00 15/01/2010 19:47

In Egitto i cristiani copti chiedono un freno al clima di violenza


Il Cairo, 15. Il clima di violenza e intolleranza religiosa, sfociato alla vigilia del Natale copto nell'attentato alla chiesa di Nagaa Hamadi, nell'Egitto centrorientale, che è costato la vita a sei cristiani e a un poliziotto musulmano, va fermato prima che possa scorrere altro sangue. È quanto chiede - secondo l'agenzia Efe - il portavoce della Chiesa copta, il vescovo Marcus. "C'è - ha detto il presule - un crescente aumento delle tensioni settarie. Gli attacchi contro i cristiani si ripetono e si devono affrontare le cause di questi attacchi".
I cristiani copti, circa il dieci per cento della popolazione, denunciano infatti un clima di avversione sempre più pesante e temono altri attacchi. Diverse fonti - riprese dall'Assyrian international news agency - segnalano dalla fine della scorsa settimana l'arresto di oltre cento giovani cristiani. Secondo la comunità copta, questi provvedimenti farebbero parte di una strategia con la quale le autorità intenderebbero spingere la Chiesa e i famigliari delle vittime dell'assalto del 6 gennaio scorso alla "riconciliazione" e a rinunciare ai propri diritti nell'azione penale. Anche il vescovo Kirillos - secondo l'Assyrian international news agency - avrebbe subito pressioni per rilasciare dichiarazioni che minimizzassero le responsabilità delle forze di sicurezza in occasione dell'assalto alla chiesa di Nagaa Hamadi. Su questo episodio è intervenuto anche il vicesegretario di Stato statunitense per la democrazia e i diritti umani, Michael Posner, il quale, facendo tappa in Egitto, ha riconosciuto l'esistenza di un'"atmosfera di intolleranza" e ha richiamato la necessità "che ci sia una breccia nel senso di impunità e che sia fatta giustizia".



(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2010)