00 19/01/2010 16:20
A Bruxelles arriva Mons. Léonard che difese B-XVI dal Parlamento

Il belga André-Mutien Léonard, 69 anni, vescovo di Namur dal 1991, è il nuovo arcivescovo di Malines-Bruxelles e, insieme, primate del Belgio. Prende il posto del cardinale Godfried Danneels, in sella alla chiesa del paese dal 1980. La notizia è stata diffusa ieri in mattinata dalla Santa Sede anche se, già nelle ore precedenti l’annuncio, Léonard aveva parlato della cosa via tv rispondendo con un sorriso a chi gli chiedeva se davvero, come riportavano i media locali, egli sia un presule “conservatore”.
La “qualifica” di “conservatore” è stata appiccicata addosso a Léonard dai media del suo paese.
Complice, a onor del vero, è stata anche la rivista progressista francese “Golias” la quale, già nel 2007, aveva scritto d’essere preoccupata per le voci che volevano Léonard prossimo a prendere l’incarico di Danneels.
Le caratteristiche di Léonard, secondo la rivista, dicono molto della sua personalità: ha accolto con entusiasmo il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, la disposizione papale che liberalizza l’antico messale, ha difeso pubblicamente Papa Pio XII dalle accuse di essere stato insensibile al dramma degli ebrei, è intervenuto più volte sui valori cosiddetti “non negoziabili” difendendo la morale naturale.
Dopo “Golias” sono stati un po’ tutti i giornali e le riviste del Belgio a insistere sul cliché Léonard “vescovo tradizionalista”. Tanto che, a loro dire, la successione ufficializzata ieri segna una svolta: da un porporato ritenuto di idee progressiste (Danneels) si passa a un presule conservatore, appunto Léonard.
Come se, dal Vaticano, si volesse mandare un segnale: la linea mantenuta fino a oggi in Belgio dalle gerarchie della chiesa non ha portato i frutti sperati, dunque occorre cambiare.
Che la chiesa belga stia attraversando una crisi profonda è cosa nota. Come è noto che la crisi è atavica: affonda cioè in radici lontane.
I seminari sono vuoti, i fedeli praticanti sono ridotti all’osso e molti dei vescovi del paese non godono più del prestigio e della presa sulla vita pubblica che avevano un tempo.
A mo’ di esempio è sufficiente ricordare come, qualche mese fa, è stato il cattolico re Alberto II a promulgare, senza dare peso alle critiche dei vescovi, una legge che definisce embrioni e feti “materiale corporeo umano” disponibile per le applicazioni mediche.
La drammaticità della situazione nella quale si trova la chiesa belga è dimostrata anche dai dati riportati sull’annuario pontificio della Santa Sede e relativi al numero dei seminaristi presenti nelle diverse diocesi: in tutto ci sono soltanto 71 candidati al sacerdozio.
E 35 di questi sono della diocesi di Namur, quella governata da Léonard. Un numero, quest’ultimo, che pare non sia stato irrilevante nel momento in cui la plenaria della congregazione dei vescovi governata dal cardinale Giovanni Battista Re ha dovuto indicare quale nome tra quelli della terna da presentare al Papa era quello maggiormente ritenuto degno della nomina.
A Danneels parte della chiesa locale imputa di non aver fatto altro che portare avanti la linea progressista del suo predecessore, il cardinale Léon-Joseph Suenens, il quale battagliò in aperto contrasto con l’Humanae Vitae di Papa Paolo VI a favore del controllo delle nascite.
Non solo, si dice anche non abbia fermato la deriva dottrinale presa dalla prestigiosa (e cattolica) Università di Lovanio dove illustri docenti hanno apertamente sostenuto la legittimità delle unioni omosessuali.
Ma trovarsi a governare una chiesa in gran parte “sciolta nella modernità” non è un’impresa facile per nessuno. E non lo è stato neppure per Danneels.
La candidatura di Léonard ha cominciato a prendere sempre più corpo dopo il viaggio che Benedetto XVI ha fatto in Africa nel marzo dello scorso anno.
Era il 2 aprile del 2009, infatti, quando il Parlamento del paese prendeva ufficialmente posizione contro le affermazioni espresse dal Papa sui preservativi poco prima di spiccare il volo per il Camerun e l’Angola. E fu nei giorni successivi che Léonard, più di altri presuli belgi, prese la parola per difendere il Papa e condannare ogni forma di contraccezione.
Su Léonard in Vaticano si sanno tante cose. Membro della commissione teologica internazionale, non è stata senza peso l’amicizia che il presule aveva col grande cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger.
Léonard dal 1978 è stato rettore del seminario universitario “Saint-Paul” di Lovanio. Ed è qui, in una delle città europee che ha vissuto più di altre grandi fermenti post-conciliari, che Léonard ha cercato di offrire una sua lettura più moderata del rinnovamento della chiesa. E’ stato Wojtyla, nel 1991, a volerlo vescovo. E nel 1999 fu ancora Giovanni Paolo II a “puntare” su di lui affidandogli la predicazione degli esercizi spirituali per la curia romana in occasione della quaresima.

Pubblicato sul Foglio martedì 19 gennaio 2010

© Copyright Corriere della sera, 19 gennaio 2010 consultabile online anche
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