00 23/01/2010 06:15

Il Papa e l'insegnamento della laicità


di Gianni Letta

L'Italia è un Paese laico che ha il privilegio di ospitare la Sede Apostolica e convive con lo Stato della Città del Vaticano, il più piccolo degli Stati che detiene, al contempo, la più universale delle  vocazioni. La Santa Sede riconosce la radicata laicità della Repubblica Italiana, ma non si sottrae - e ciò ci conforta - a un importantissimo  ruolo di formazione delle coscienze.  Nel  pieno rispetto della reciproca  autonomia, la collaborazione tra Stato e Chiesa, specie in un Paese come l'Italia, può condurre a traguardi  importanti nell'opera di costruzione di una società giusta, libera e improntata al rispetto fra gli uomini.
Le visite del Papa in Italia, che in molti casi ho avuto l'onore di seguire, ci hanno consentito di toccare con mano questa profonda e feconda osmosi tra Chiesa e Stato. Quasi da "cronista" ho avuto modo di appurare come il tema della laicità, e dell'affermazione della laicità stessa, costituisca uno degli argomenti portanti delle omelie rivolte dal Papa alle tante comunità visitate, non meno che dei discorsi che il Pontefice ha tenuto per le Istituzioni culturali e scientifiche alle quali è stato invitato.
La laicità, peraltro, è strettamente legata ai rapporti fra fede e cultura, fra Chiesa e comunità politica, tra coscienza ed etica sociale e civile. Il principio di laicità dello Stato altro non è se non il riconoscimento di un invalicabile limite del potere politico nei confronti della persona umana, nella cui coscienza nasce in libertà, e secondo ragione, la risposta dell'uomo a Dio:  una risposta che non può essere in alcun modo condizionata, minacciata o impedita dal potere. La questione trova la sua più efficace formulazione nelle pagine del Vangelo, quando alcuni farisei, provocando Gesù sulla liceità del tributo da pagare a Cesare, si sentono rispondere dal Signore "Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Per connessione d'argomento, desidero inoltre ricordare che anche questo tema è illustrato nella mostra "Il Potere e la Grazia", tuttora esposta a Palazzo Venezia e recentemente arricchita dalla presenza del "San Giovanni Battista" di Leonardo da Vinci. Penso al "Tributo della moneta" di Bernardo Strozzi, che raffigura proprio il passaggio del Vangelo che ho poc'anzi evocato.
E vorrei a questo proposito riallacciarmi a ciò che ebbi modo di sottolineare proprio qui, a Palazzo Borromeo, lo scorso mese di settembre in occasione  della presentazione del libro di Andrea Tornielli dedicato a Paolo vi. Il contributo, ancora oggi attualissimo, fornito da Papa Montini in materia è quello della ricerca di una vera laicità, che mai degeneri né in laicismo né in nostalgie temporalistiche, tenendo ben ferma la distinzione dei piani sancita da Maritain. Una laicità che non impediva affatto a Papa Paolo vi di seguire da vicino l'evolversi della situazione politica nel nostro Paese.
Benedetto XVI ci ricorda inoltre che la novità introdotta dal cristianesimo nel rapporto fra fede e politica è l'affermazione del rispetto della reciproca libertà, ma anche il concetto di "umanità". Egli ci invita a esserne rispettosi e ad applicare in modo convinto la regola evangelica in base alla quale "tutte le cose che voi volete gli uomini vi facciano, fatele anche voi al loro" (Matteo, 7, 12). Un assunto, quest'ultimo, che il liberalismo moderno ha declinato in maniera diversa, coniando il principio del rispetto della libertà altrui in funzione dell'esercizio della propria. Ed è per questo motivo che mi sembra opportuno sottolineare quanto l'Italia sta facendo a livello internazionale ed europeo per contrastare gli effetti della sentenza emessa lo scorso 3 novembre dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, in relazione all'esposizione del crocifisso nelle aule della scuola pubblica, contro la quale il Governo ha deciso di richiedere il rinvio alla Grande Camera della Corte stessa. Personalmente, da laico, ritengo strumentale e fuorviante annoverare fra i "laici" coloro che vogliono togliere i segni religiosi dai luoghi pubblici e fra i "non laici" chi invece vuole mantenerli.
Vorrei, infine, dedicare qualche parola a un momento particolarmente significativo che il Papa ha profondamente desiderato condividere con noi il 28 aprile scorso e che è ben documentato nel libro che viene presentato oggi. Mi riferisco alla visita che Benedetto XVI ha compiuto nelle zone terremotate dell'Abruzzo, pochi giorni dopo il sisma, per testimoniare la propria solidarietà e la propria sentita vicinanza alle popolazioni colpite. È stato un momento di grande commozione, che ho personalmente vissuto accanto al Papa e che, da abruzzese d'origine, mi ha toccato molto da vicino. La compartecipazione del Pontefice alla sofferenza della gente si riassume in una semplice frase, spontaneamente pronunciata agli abruzzesi - e riportata nel libro - che desidero citarvi testualmente:  "Vorrei abbracciarvi con affetto a uno ad uno. Ho ammirato il coraggio, la dignità, la fede con cui avete affrontato questa dura prova. C'è in voi una forza d'animo che suscita speranza". Ed è proprio il messaggio di speranza che il Papa porta con sé a ogni visita pastorale, a ogni incontro con il popolo italiano e che speriamo questo libro contribuisca  a  diffondere  ulteriormente.


(©L'Osservatore Romano - 23 gennaio 2010)