00 16/02/2010 09:13

ANTONIO DA PADOVA/ Il frate portoghese che combatté l’eresia conciliando ragione e miracolo

Rino Cammilleri

martedì 16 febbraio 2010

In occasione della riesumazione e dell’ostensione delle spoglie di sant’Antonio da Padova, che verranno esibite al pubblico fino a sabato 20 febbraio 2010, Rino Cammilleri traccia un breve profilo agiografico del santo portoghese

Fernando de Bulhões, canonico agostiniano portoghese e discendente di Goffredo di Buglione, si fece francescano e divenne Antonio (poi) di Padova. Francesco d’Assisi non voleva che i suoi uomini studiassero perché temeva perdessero l’umiltà. Poi seppe di frate Antonio e a lui permise di istruire i francescani.

Francesco aveva due crucci: l’islam e i catari, i nemici esterno e interno della Chiesa (la Chiesa ha sempre un doppio nemico). Per giunta, il catarismo infestava la Provenza, luogo di origine di sua madre (a onor di lei Bernardone aveva chiamato il figlio “Francesco”). All’islam pensò personalmente, andando a cercar di convertire il sultano. Contro i catari mandò il suo uomo migliore, Antonio. Il quale fu prima provinciale del Limosino e poi di Lombardia (a quel tempo tutta l’Italia settentrionale), le zone dei catari. Il «Cantico delle creature» è un inno anti-cataro, teso a elogiare la creazione, che i catari odiavano. I più strepitosi miracoli di Antonio furono in funzione anti-catara, entrambi nella roccaforte catara di Rimini.

Il primo fu quello dei pesci. Saputo che arrivava in città Antonio a predicare - e conoscendone l’incredibile eloquenza - i catari intimidirono la popolazione e Antonio trovò le piazze deserte. Allora si recò sul lido, e i pesci uscirono dall’acqua per ascoltarlo. I catari erano vegetariani ma mangiavano i pesci, gli unici animali scampati al Diluvio. Ebbene, Antonio volle mostrare che i pesci stavano a sentire lui, non loro.

Il secondo miracolo (la mula che si inginocchia davanti al Santissimo) fu un’ordalia contro un capo cataro (i catari non credevano nell’Eucarestia).

 

Sempre contro i catari Domenico di Guzman aveva fondato i Predicatori (prima potevano predicare solo i vescovi), cui venne affidata la neonata Inquisizione. Ma non bastavano. Grazie all’opera di Antonio si affiancarono loro i francescani. Ambedue ordini mendicanti, potevano opporre l’austerità cattolica a quella catara. E disputare con i catari alla pari (i catari erano preparatissimi, un po’ come gli odierni Testimoni di Geova).

 

Antonio di Padova è un “unicum” nella storia del cristianesimo: un po’ san Tommaso per l’erudizione, un po’ Padre Pio per i miracoli spettacolari e le lotte, anche fisiche, col demonio. Per questo gli ho dedicato un intero libro: “Io e il diavolo”.

 

Le spoglie di sant’Antonio in ostensione, da domenica 14 febbraio, presso la basilica di Padova, saranno accessibili al pubblico fino al prossimo sabato 20 febbraio 2010. Gli orari d’apertura vanno dalle 6:20 del mattino fino alle 19:00. Sabato l’apertura dell’ingresso verrà prolungata fino alle 19:45.

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