00 25/05/2010 21:51
P. Stefano M. Manelli F.I. - MEDITAZIONI PER IL MESE DI MAGGIO - Venticinquesimo giorno

25 MAGGIO - LA PAZIENZA



Siamo tutti d'accordo: non c'è virtù pratica che sia così necessaria nella vita cristiana come la pazienza. Non ci sono dubbi.

La pazienza è la virtù che fa sopportare, con amico tranquillo, i disagi e le sofferenze della vita.

Chi non ha noie e tribolazioni nella vita? Chi può risparmiarsi da fastidi e disagi? Chi può mai sfuggire al peso quotidiano di prove e contrasti?

Perciò «è necessaria la pazienza - diceva san Paolo - per compiere la volontà di Dio e conseguire i beni della promessa» (Ebr. 10, 36).

Pazienza in casa e fuori casa. Pazienza nell'ufficio o in fabbrica. Pazienza con i padroni e con i sudditi. Quante occasioni ogni giorno!

Dobbiamo veramente pregare la Madonna di concederci questa virtù, per poter imitare Lei, sempre dolce, forte e serena in mezzo alle prove e ai travagli più grandi: a Betlemme, fra le angustie per la ricerca di un luogo; in Egitto, dove arrivò con Gesù Bambino e san Giuseppe, poveri fuggiaschi fra gente sconosciuta; nei tre giorni del ritrovamento di Gesù nel Tempio, con quell'ambascia che le amareggia il cuore; nel distacco di Gesù all'inizio della vita pubblica, con le prospettive degli scontri inevitabili con i farisei; nelle sequenze strazianti del Calvario, ai piedi della Croce del suo Gesù adorato.

La pazienza della Madonna! Vedremo in Paradiso come la sua pazienza abbia superato la pazienza di tutti gli uomini messi insieme!


Gli mostrò il Crocifisso

«Una risposta dolce calma la collera - insegna san Giovanni Crisostomo - il fuoco non si smorza con il fuoco, né il furore si calma con il furore».

Un giorno santa Luisa di Marillac presenta una bevanda a un turco infermo, ricoverato all'ospedale. Questi reagisce violentemente al gesto di carità, sbattendo il bicchiere in faccia alla suora.

Senza aprir bocca, santa Luisa si ritira; ma torna poco dopo con un'altra bevanda. Ancora una reazione furiosa dell'infermo, che ripete il gesto brutale di prima.

Di nuovo la suora tace, e si allontana. Ma torna ancora una volta, si avvicina a quell'infermo e gli rivolge parole di tale bontà che quell'uomo non crede ai suoi occhi: si volge alla religiosa, la fissa sul bel volto luminoso e dolce, e le dice: «Voi non siete una creatura della terra... Chi vi ha insegnato a trattare così colui che vi ha offeso?».

Santa Luisa non risponde, ma gli mostra il Crocifisso che porta sul petto.

Lo stesso successo a santa Maria Bertilla nell'ospedale di Treviso. Un giorno un infermo isterico le gettò addosso l'uovo che ella gli aveva portato. La Santa non si turbò minimamente. Andò a cambiarsi il grembiule e tornò dall'infermo portando una tazza di brodo: «Le farà bene», gli disse sorridendo!

Cosa non abbiamo da imparare noi così pronti a impazientirci e a reagire per un nonnulla?


I noccioli delle ciliegie

«Con la vostra pazienza - ha detto Gesù - salverete le vostre anime» (Lc. 21, 19). Di più, con la pazienza si conquistano e salvano anche le anime degli altri, perché «l'uomo paziente vale più dell'uomo forte, e chi domina l'animo vale più di un espugnatore di città» (Prov. 16, 32).

San Giuseppe Cafasso era il cappellano dei condannati a morte. Per questo poteva entrare nelle loro celle e stare in mezzo a loro. Sembrava davvero un angelo di serenità e di pazienza in quell'ambiente fetido e ripugnante.

Portava sempre un regalino ai carcerati, e un giorno portò un cestello di ciliegie. Poco dopo, i carcerati si divertivano a tirargli addosso i noccioli delle ciliegie. «Lasciateli fare! - disse a chi voleva opporsi - Poveretti, non hanno altra distrazione!».

Con questa dolce pazienza egli poteva penetrare nei loro cuori e disporli ad affrontare la morte baciando il Crocifisso e invocando la Madonna.


Spose e mamme pazienti

Molto spesso è soprattutto in casa che bisogna esercitarsi nella pazienza. San Paolo raccomandava agli Efesini: «Comportatevi... con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore» (Ef. 4, 2).

Quanti litigi, beghe e scherzi si potrebbero evitare con pochi granelli di pazienza e di silenzio!

Quando le amiche chiesero a santa Monica come facesse a vivere in pace con un marito così insensibile e violento, la Santa rispose: «Tengo a freno la mia lingua».

Chi non ricorda come santa Rita arrivò a convertire il brutale e volgare marito? Soffrendo in silenzio, «con molta pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, sotto le battiture» (2 Cor. 6, 4).

Grande fu anche la pazienza della beata Anna Maria Taigi, madre di sette figli. Ogni giorno erano prove che la poverina doveva affrontare per le bizzarrie del marito ben poco gentile, per i problemi dei figli bisognosi di una buona formazione, per le contrarietà e i disturbi che capitano inevitabilmente ad ogni famiglia.

Una volta le ruppero un magnifico vaso di maiolica, che era un prezioso e caro ricordo della famiglia. La Santa guardò i cocci e poi disse con serenità: «Pazienza... Se lo sapessero i negozianti di maioliche ne sarebbero contenti. Devono vivere anch'essi, non è vero?». Questa pazienza è uno dei frutti più preziosi dello Spirito Santo (Gal. 5, 22).


Guardiamo a Lei

La prima dote della carità è la pazienza, dice san Paolo (1 Cor. 13, 4). La più grande carità porta con sé la più grande pazienza. Per questo la Madonna, Madre dell'Amore, è esemplare perfettissimo ed è la sorgente della nostra pazienza.

A Lei che visse con l'anima trapassata da una spada (Lc. 2, 35), noi dobbiamo guardare per imparare a saper accettare con pazienza eroica anche un pugnale piantato nel cuore.

A Lei che fu la «Vergine sofferente» e la «Madre corredentrice» non solo nel Tempio, ma anche, e soprattutto, sul Calvario (Marialis cultus, 20), dobbiamo attaccarci per attingere energia d'amore paziente e «offerente» nelle tribolazioni della vita e della morte.



Fioretti

- Trattare gentilmente e sorridere a chi mi maltratta.

- Offrire una piccola spina della giornata alla Madonna.

- Meditare sui dolori della Madonna.