00 26/05/2010 12:21
Lodi, arrestato un prete di 73 anni accusato di "abusi"

Vittima un tredicenne. Città sotto choc


Fausto Ragni

Lodi
Un altro episodio che scuote il mondo ecclesiastico. I contorni sono ancora da chiarire. Arrestato a Lodi – con l'accusa di violenza sessuale ai danni di minori – un sacerdote di 73 anni, D.P. Il sacerdote, arrestato lunedì scorso dagli agenti della Mobile di Milano, è accusato di aver avuto rapporti sessuali con un ragazzino che all'epoca dei presunti abusi aveva 13 anni e che ora ne ha 16. La città è sotto choc.
Nel corso di una perquisizione in casa del sacerdote, a Milano, gli agenti avrebbero anche trovato materiale pedopornografico, nell'ambito di un'inchiesta che prosegue da alcuni mesi. Il prete arrestato è molto conosciuto nella comunità omosessuale, in particolare, dagli anni 80, è animatore di gruppi di omosessuali credenti che approfondiscono le tematiche relative all'omosessualità e ai suoi rapporti con il cristianesimo. Gruppi attivi in diverse città d'Italia e trasversali a tutte le chiese italiane e che dal 2004 hanno anche un coordinamento nazionale. Partecipano a manifestazioni come il "World Pride" e il "Milano Pride" per organizzare momenti ecumenici con i partecipanti.

INTANTO, per la prima volta dall'esplosione dello scandalo pedofilia, la Cei – tramite il proprio segretario generale, mons. Mariano Crociata – fornisce un dato numerico sull'entità del fenomeno nella Chiesa italiana. Sono «un centinaio» i casi di sacerdoti accusati di abusi sessuali, «rilevati in Italia con procedimenti canonici nell'ultimo decennio».
Durante la conferenza stampa sui lavori dell'assemblea generale dei vescovi italiani, Crociata, ha detto che quello dei circa cento processi canonici aperti in 10 anni è «un dato che indica il quadro complessivo della situazione», ricordando comunque che «anche un solo caso è sempre di troppo». Per il numero due della Cei, tra l'altro, in Italia non c'è bisogno di «alcuna commissione speciale» sui casi di pedofilia nel clero, sul modello di quella istituita ad esempio dalla Conferenza episcopale tedesca. «Le indicazioni del Papa nella Lettera ai cattolici irlandesi e le linee-guida della Congregazione per la Dottrina della fede – ha detto mons. Crociata – contengono tutti gli elementi necessari per continuare ad affrontare i casi che si presentano». Dal punto di vista canonico la Congregazione dell'ex Sant'Uffizio e da quello civile le autorità competenti, «hanno nei responsabili della vita della Chiesa tutta la collaborazione possibile per accertare la verità dei fatti».
Crociata ha ribadito che «la normativa italiana non prevede l'obbligo di denuncia». «Evidentemente – ha proseguito – questo non esclude, ma anzi richiede e prevede, per nostra specifica iniziativa, che ci siano tutta la collaborazione e la cooperazione per rendere possibile l'accertamento dei fatti, incoraggiando le denunce da parte di chi è a conoscenza e di chi ha subito eventuali abusi».
Sempre per Crociata, il «dramma» della pedofilia non sta provocando cali delle pre-iscrizioni alle scuole cattoliche né disaffezione dei credenti, anzi viene visto come «l'occasione per la Chiesa per un salto di qualità». Pur ammettendo «l'assoluta gravità e drammaticità del problema», Crociata ha definito «una grave distorsione» guardare alla vita della Chiesa «solo dall'angolo visuale di questa specifica questione». «La Chiesa è ferita, dopo le vittime e con le vittime, perché – ha detto – viene stravolto quello che la totalità dei credenti, dei responsabili e degli educatori, tranne alcune eccezioni, fa ogni giorno in maniera positiva, costruttiva, a volte anche eroica».

© Copyright Gazzetta del sud, 26 maggio 2010