00 18/06/2010 19:27
Giustamente un amico privatamente mi ha fatto notare che una mia risposta in questo forum sulla validità dell'eucarestia contraddice il Concilio di Trento che giustamente recita che i sacramenti sono validi ex opere operato, dunque la mia proposizione dovrebbe essere eretica secondo la dottrina cattolica.

Riporto qui la mia risposta dove ho meglio chiarito il mio pensiero:

Nel forum ho scritto direi precipitosamente, cercherò quindi di chiarire il mio pensiero che non contraddice Trento poichè è parte della Traditio ecclesiae.
Nei Sacramenti come ben sai ci sono delle condizioni richieste AD SUBSTANTIAM, cioe' a pena di nullita': la materia, la forma ed il ministro. Nel caso dell'Eucaristia, materia e' il pane(anche non azzimo) ed il vino. La forma e' la formula della consacrazione.(per incidens:consacrare,intenzionalmente, il SOLO pane o il SOLO vino e' un delitto "graviora").
La forma e' valida se a pronunciarla e' un ministro valido.Tale validita' e' OGGETTIVA(deve essere un prete e non un diacono,ad esempio)e SOGGETTIVA(deve avere l'intenzione,almeno generale,di fare cio' che vuole la Chiesa).
E' richiesto inoltre lo stato di Grazia per la LICEITA' del Sacrificio, ma non per la sua VALIDITA': quindi un sacerdote che celebrasse in istato di peccato celebrerebbe "illicite sed valide"(Summa).

Per cio' che concerne il punto dell'intenzione, la dottrina, pur apparentemente sottile, e' oltremodo chiara. Essa,per la validita' del sacramento, non deve giungere, pur essendo cio' auspicabile, ad un assenso di tutte le facolta' dell'animo del celebrante(volonta',memoria,intelletto).
Per esser concreti, l'animo del celebrante puo', sub specie intellectus, aver dei dubbi(che entro certi limiti sono addirittura MERITORI,tanto e' ENORME il miracolo della transustanziazione).
L'animo puo' anche, sub specie memoriae, aver delle disattenzioni(pensare ad altro, fai conto all'assillo d'una malattia o ai debiti da assolvere).
L'animo,sub specie voluntatis, NON puo' avere altra disposizione che quella d'assolvere, in quel momento, cio' che il munus conferito(sacerdozio) e l'officium rivestito(cura d'anime), impone.
Questa disposizione d'animo non deve essere continuamente espressa, potendo arguirsi dalle circostanze oggettive del contesto: l'aver indossato i paramenti, l'aver salito i gradini dell'altare, l'aver recitato le preci prescritte, e via discorrendo.
PER LO STESSO PRINCIPIO(electa una via non datur recursus ad alteram), se il celebrante professasse(anche sine verbis, in foro coscientiae)la volonta' contraria di NON VOLER FARE cio' che
intende la Chiesa, in tal caso la celebrazione NON AVREBBE LUOGO.

Ribadisco:un conto e' aver dei dubbi(se non provengono dall'orgoglio sono anzi MERITORI, purche' ci si sottometta alla parola finale della Chiesa), ed un altro conto e' NON VOLER FARE DICHIARATAMENTE(anche in foro interno)cio' che la Chiesa intende fare.
Ti ricordo che la RISERVA MENTALE (di uno degli sposi)rende nullo il Matrimonio(sacramento ove gli sposi sono MINISTRI,come tu ben sai).

Dio ti benedica