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Tale origine dello Spirito Santo a partire dal solo Padre quale principio di tutta la Trinità è chiamata ekporeusis dalla tradizione greca sulla scia dei padri cappadoci. In effetti, san Gregorio Nazianzeno, il Teologo, caratterizza la relazione d'origine dello Spirito a partire dal Padre con il termine proprio di ekporeusis che egli distingue da quello di processione (tò proiénai) che lo Spirito ha in comune con il Figlio: "Lo Spirito è veramente lo Spirito procedente (proion) dal Padre, non per filiazione, poiché non è per generazione, ma per ekporeusis" ( Discorso 39, 12, Sources Chrétiennes 358, 175).

Anche se talvolta accade a san Cirillo d'Alessandria di applicare il verbo ekporeuesthai alla relazione d'origine del Figlio a partire dal Padre, egli non l'adopera mai per la relazione dello Spirito al Figlio (cfr. tra l'altro Commento su san Giovanni X, 2, PG 74, 910D; Ep. 55, PG 77, 316D). Anche in san Cirillo il termine ekporeusis a differenza del termine "procedere" (proiénai) può caratterizzare soltanto una relazione d'origine al principio senza principio della Trinità: il Padre.

Per questa ragione l'Oriente ortodosso ha sempre rifiutato la formula tò ek tou Patròs kaì tou Yiou ekporeuomenon e la chiesa cattolica ha rifiutato che sia aggiunto kaì tou Yiou alla formula ek tou Patros ekporeuomenon nel testo greco del simbolo di Nicea-Costantinopoli, anche nel suo uso liturgico da parte dei latini.
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