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Cattolico_Romano
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Registrato il: 03/10/2008
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05/11/2008
20:02
L'ekporeusis greca non significa altro che la relazione d'origine in rapporto al solo Padre in quanto principio senza principio della Trinità. Per converso, la
processio
latina è un termine più comune che significa la comunicazione della divinità consustanziale del Padre al Figlio e del Padre per mezzo e con il Figlio allo Spirito Santo.
[3]
Confessando lo Spirito Santo "
ex Patre procedentem
", i latini non potevano dunque fare altro che supporre un
Filioque
implicito che sarebbe stato esplicitato più tardi nella loro versione liturgica del simbolo.
Il
Filioque
è stato confessato in occidente dal V secolo con il simbolo
Quicumque
(o "atanasiano", H. Denzinger,
Enchiridion Symbolorum
, edizione bilingue a cura di Peter Hünermann, EDB, Bologna 1995, n. 75), poi dai concili di Toledo nella Spagna visigota tra il 589 e il 693 (Denz 470, 485, 490, 527, 568), per affermare la consustanzialità trinitaria. Anche se tali concili non l'hanno forse inserito nel simbolo di Nicea-Costantinopoli, il
Filioque
vi si trova certamente sin dalla fine dell'VIII secolo, come ne danno testimonianza gli atti del concilio d'Aquileia-Friuli nel 796 (Mansi XIII, 836Dss) e del concilio di Aquisgrana dell'809 (Mansi XIV, 17). Nel IX secolo tuttavia, in opposizione a Carlomagno, papa Leone III, preoccupato di custodire l'unità con l'Oriente nella confessione di fede, ha resistito a questo sviluppo del simbolo, che si era spontaneamente diffuso in Occidente, salvaguardando nel contempo la verità che il
Filioque
comporta. Roma lo ha ammesso nella versione liturgica latina del Credo soltanto nel 1014.
Un'analoga teologia si era sviluppata ad Alessandria all'epoca patristica, e a partire da sant'Atanasio. Come nella tradizione latina, essa si esprimeva con il termine più comune di processione (proiénai) designante la comunicazione della divinità allo Spirito Santo a partire dal Padre e dal Figlio nella loro comunione consustanziale: "Lo Spirito procede (proeisi) dal Padre e dal Figlio; è evidente che esso è di sostanza divina, procedendo (proion) sostanzialmente (ousiodos) in essa e da essa (san Cirillo d'Alessandria,
Thesaurus
,
PG
75, 585A).
[4]
__________________________________________________
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