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2. L'affermazione dell'Apostolo, il quale parlando del Figlio dice che " fu fatto a Lui dal seme di David )> (Rom., I, 3), è chiaro come dev'essere intesa da quello che segue: "secondo la carne)). Poiché egli non dice in assoluto che il Figlio di Dio fu fatto; ma che " fu farlo dal seme di David secondo la carne ", per aver assunto la natura umana; ossia perché "il Verbo si è fatto carne)) (Giov., I, 14), come dice il Vangelo. — Da ciò risulta chiaro che anche l'espressione seguente, " il quale fu predestinato ad essere Figlio di Dio quanto a potenza " [v. 4], va riferita al Figlio secondo la natura umana. Poiché il fatto che la natura umana sia unita al Figlio di Dio in modo che un uomo possa chiamarsi Figlio di Dio, non è derivato dai meriti dell'uomo^ bensì dalla grazia di Dio che così aveva predestinato.

3. Anche l'affermazione paolina secondo la quale " Dio esaltò Cristo per i meriti della sua passione ", va riferita alla sua natura umana, in cui si era attuata l'umiliazione della passione. — Quindi anche l'espressione seguente, " gli diede un nome che è sopra ogni nome ", va riferita al fatto che il nome spettante al Figlio per la sua generazione eterna doveva essere riconosciuto al Figlio incarnato dalla fede dei popoli.

4. Da ciò risulta evidente che anche la dichiarazione in cui S. Pietro dice, che " Dio costituì Gesù Cristo e Signore ", va riferita al Figlio per la sua natura umana, nella quale questi cominciò ad avere in un dato tempo quello che nella sua natura divina aveva dall'eternità.

[cfr. e. 5]. - Anche i testi addotti da Sabellio a favore dell'unità di Dio : " Ascolta, Israele, il Signore Dio tuo è l'unico Dio " ; " Vedete che io sono solo e non c'è altro dìo all'mfuori di me", non contraddicono l'insegnamento della fede cattolica, la quale, come abbiamo visto [e. 8] confessa che Padre e Figlio non sono due dèi, ma un unico Dio.

Parimente, le affermazioni di Cristo : " II Padre che è in me, è lui che compie le opere ", " Io sono nel Padre e il Padre è in me ", non dimostrano l'unità di persona come voleva Sabellio, ma l'unità di essenza, che sarà invece negata da Ario [cfr. e. 6]. Infatti se fosse unica la persona del Padre e del Figlio, non sarebbe giusto affermare che il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre: poiché, in senso proprio, non si può dire che l'identico soggetto è in se stesso, ma si ama il Figlio, e ha dato tutto in suo potere" (Gtoy., Ili, 35); affermazione la quale dimostra che nel Figlio c'è la pienezza della divinità, come sopra abbiamo spiegato [cfr. n. 4].

Perciò è evidente che quei passi della Scrittura, che gli Ariani portavano a sostegno della loro tesi; non sono incompatibili con la verità insegnata dalla fede cattolica.


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