APPROCCIO # 4
Esegesi storico-critica
Annegando in un mare di opinioni soggettive e di divisioni, i protestanti iniziarono rapidamente a cercare un qualsiasi metodo intellettuale dotato di una foglia di fico di obiettività. Con il passare del tempo e il moltiplicarsi delle divisioni, la scienza e la ragione divennero sempre più la base sulla quale i teologi protestanti speravano di creare coerenza nelle loro interpretazioni bibliche. Questo approccio "scientifico", che ha ottenuto il predominio tra gli studiosi protestanti, e in questo secolo ha iniziato a predominare perfino tra gli studiosi cattolici romani, è generalmente chiamato "esegesi storico-critica." All’alba del cosiddetto "illuminismo," la scienza sembrava capace di risolvere tutti i problemi del mondo. Gli studiosi protestanti iniziarono ad applicare la filosofia e la metodologia delle scienze alla teologia e alla Bibbia. Dai tempi dell’illuminismo, gli studiosi protestanti hanno analizzato ogni aspetto della Bibbia: la sua storia, i suoi manoscritti, i linguaggi biblici, etc. Come se le Sacre Scritture fossero state un sito archeologico, questi studiosi tentarono di analizzare ogni frammento e osso con i metodi migliori e più recenti che la scienza aveva da offrire. Per essere onesti, bisogna ammettere che tale ricerca ha prodotto molte conoscenze utili. Sfortunatamente questa metodologia ha anche prodotto sbagli, gravi e fondamentali, ma è stata presentata con una tale aura di obiettività scientifica da tenere molti incantati.
Gli studiosi protestanti (sia "liberali" che "conservatori") hanno errato nell’applicazione delle metodologie empiriche al regno della teologia e degli studi biblici. Uso il termine "empirismo" per descrivere questi sforzi e, in senso lato, la visione razionalista e materialista che ha preso possesso della mentalità occidentale, continuando a spandersi in tutto il mondo. I sistemi di pensiero positivisti (uno dei quli è l’empirismo) tentano di ancorarsi su qualche base di conoscenza "certa". [11] L’empirismo, in senso stretto, è la credenza che tutta la conoscenza sia basata sull’esperienza, e che solo le cose che possono essere stabilite per mezzo di osservazione scientifica possano essere conosciute con certezza. Di pari passo con i metodi di osservaione empirica, venne il principio del dubbio metodologico, il cui primo esempio fu la filosofia di Rene Descartes. Questi iniziò la sua discussione della filosofia mostrando come di tutto nell’universo si può dubitare, eccetto della propria esistenza, ecosì, sulla salda base di questa singola verità indubitabile ("penso, dunque sono") tentò di costruire il proprio sistema filosofico. Ora i riformatori, al principio, si accontentavano dell’assunto che la Bibbia fosse la base di certezza su cui la teologia e la filosofia potevano riposare. Ma quando lo spirito umanistico dell’illuminismo conquistò un ascendente, gli studiosi protestanti convertirono i propri metodi razionalisti alla Bibbia stessa, tentando di scoprire ciò che di essa poteva essere conosciuto con "certezza". Gli studiosi protestanti liberali hanno già terminato questo sforzo, e dopo avere terminato di "pelare la cipolla" sono ora rimasti con null’altro che le loro opinioni e sentimentalismi come base per quel poco di fede che è loro rimasto.