«Con particolare attesa si guarda qui a Roma e in Vaticano non tanto all’arrivo del signor Weizsaecker quanto a quello del suo compagno della Cancelleria del Partito. Le voci allarmanti recentemente sparse ad arte da alcuni interessati circa un’offensiva antivaticana del Reichsleiter Bormann sono state da me smentite nella forma già altre volte comunicata, usando di nuovo i ben conosciuti argomenti» (9).
«Il Führer: È perfettamente uguale, io entro subito in Vaticano. Credete che il Vaticano mi dia fastidio? Quello è subito preso. Là dentro c’è prima di tutto l’intero corpo diplomatico. Non me ne importa nulla. La canaglia è là, e noi tiriamo fuori tutta la p... canaglia. Che cos’è? Poi, a cose fatte, ci scuseremo; per noi fa lo stesso. Laggiù noi siamo in guerra... ». All’accenno di uno dei presenti (Hewel) sulla possibilità di scoprire dei documenti, Hitler rispose con entusiasmo: «Certo, noi vi buscheremo dei documenti, vi troveremo qualcosa del tradimento» (10).
«Egli era non solo profondamente indignato, ma prevedeva chiaramente che l’estensione dei metodi da gangster, ormai divenuti una consuetudine dei nazisti in altri settori, giunta adesso ad una testa coronata e addirittura al papa, avrebbe distrutto definitivamente l’ultimo resto di prestigio goduto ancora dal popolo tedesco nel mondo ed avrebbe reso indicibilmente più duro il destino che aspettava la Germania alla fine della guerra» (12).
«L’intenzione di Hitler, di allontanare da Roma il papa, venne allora anche alle mie orecchie. Ne diedi notizia immediatamente all’ambasciatore presso il Vaticano, barone von Weizsaecker, che fu assai colpito da questa comunicazione. Di fatto però nulla fu intrapreso contro la Santa Sede» (13).
«Credo che, secondo una prima versione, il governo del Reich voleva espellere la Curia papale da Roma e trasferirla nel Liechtenstein. Da principio non presi sul serio la cosa. Nella prima metà di ottobre ebbi un’udienza di Sua Santità, nella quale il papa accennò alle voci che i tedeschi nel caso di una ritirata da Roma volevano evacuarlo con loro. Sua Santità aveva saputo ciò da italiani seri, i quali a loro volta si riferivano a tedeschi di alti gradi. Il papa aggiunse con un sorriso: “Io resto qui”. Io gli domandai se potevo fare uso di tali accenni, perché me ne ripromettevo vantaggi. Sua Santità non lo desiderò. Io corrisposi a tale desiderio».
«A Roma simili voci corrono già da parecchio tempo. Non sono rimaste inosservate anche in Vaticano e non sono rimaste del tutto senza qualche effetto. Quando mi si accenna al sospetto che noi vogliamo deportare il papa, io smentisco categoricamente. Se i sospetti non cessassero, una rettifica ufficiale vi starebbe forse bene».