00 19/04/2010 19:05
Il quattordicesimo viaggio internazionale conclude il quinto anno di pontificato

Dio ama tutti e la Chiesa non rifiuta nessuno


In un clima intenso e commosso l'incontro con otto vittime di abusi

 Dio ama ogni persona e la Chiesa non rifiuta nessuno. Da Malta Benedetto XVI indica ancora una volta la strada della carità e della misericordia per "guarire le ferite del peccato" e testimoniare al mondo "la nobile vocazione di amore e di servizio" a cui sono chiamati i cristiani. Bastano poco più di ventisette ore al Papa per riproporre alla popolazione dell'arcipelago del Mediterraneo - che lo accompagna durante la visita con grandi manifestazioni di affetto - il cuore stesso del messaggio evangelico. Quello che 1950 anni fa l'apostolo Paolo, naufragato sulle coste maltesi durante il viaggio che lo portava a Roma, predicò alle genti dell'isola, invitandole "alla conversione, a una nuova vita e a un futuro di speranza".
Il Vangelo - ha ricordato il Pontefice già durante il volo di sabato pomeriggio, 17 aprile, anticipando ai giornalisti i temi del viaggio - "è la vera forza che purifica e guarisce" la Chiesa, il cui corpo è spesso "ferito dai nostri peccati". Un richiamo che ha trovato espressione visibile nell'incontro, svoltosi domenica mattina nella cappella della nunziatura a Rabat, tra Benedetto XVI e otto uomini che in passato hanno subito abusi sessuali da parte di sacerdoti o religiosi.
In un clima intenso ma sereno, senza "timore o senso di oppressione", il Papa ha ascoltato le loro storie cariche di sofferenza. Ne è rimasto "profondamente commosso" - riferisce chi ha assistito all'incontro - e ha espresso la propria vergogna e il proprio dolore per quanto accaduto, assicurando al tempo stesso che la Chiesa "sta facendo, e continuerà a fare, tutto ciò che è in suo potere per indagare sulle accuse, per assicurare alla giustizia i responsabili degli abusi e per mettere in pratica misure efficaci volte a tutelare i giovani in futuro". Dal Pontefice anche la preghiera perché tutte le vittime di abusi "sperimentino guarigione e riconciliazione" in vista di "una rinnovata speranza" nel loro cammino di fede e di vita.
Poco prima, celebrando la messa a Floriana, Benedetto XVI aveva già ricordato che oggi c'è bisogno di riscoprire la misericordia e la fiducia in Dio per guarire "le ferite spirituali" provocate dal peccato. Non sono le realizzazioni materiali o la moderna tecnologia - aveva avvertito - a poter dare risposte autentiche ai desideri profondi dell'uomo. "In ogni ambito della nostra vita - aveva affermato - necessitiamo dell'aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare ogni cosa:  senza di lui non possiamo fare nulla". Un invito rivolto in modo particolare ai sacerdoti, chiamati dal Papa a rendere "un servizio alla gioia" adempiendo la loro missione in spirito di umiltà, mitezza e generosità.
Anche ai giovani, incontrati nel pomeriggio a Gozo, il Papa ha rievocato l'esperienza di san Paolo per riaffermare che "la potenza dell'amore" è più forte dell'odio e della rabbia che segnano talvolta i comportamenti umani. Di fronte al "potere persuasivo" dei media e dei gruppi di pressione - è stato il suo appello - i cristiani non devono smarrire la centralità di valori come la sacralità della vita e la dignità della persona, soprattutto dei più poveri, dei deboli, degli emarginati. Tra questi il Pontefice ha indicato in particolare gli immigrati alla ricerca di asilo lungo le rotte del Mediterraneo:  per loro - ha raccomandato nel discorso conclusivo prima di rientrare in Vaticano - occorrono accoglienza e soccorso, senza dimenticare il dovere di rispettarne i diritti fondamentali.



(©L'Osservatore Romano - 19-20 aprile 2010)