00 16/09/2009 18:21
Preoccupazione dei cattolici e delle organizzazioni per i diritti umani

Diventa legale a Sumatra la lapidazione degli adulteri


Banda Aceh, 16. Inquietudine nella Chiesa indonesiana e preoccupazione da parte delle organizzazioni per i diritti umani dopo l'approvazione di una nuova legge nella provincia di Aceh, nel Nord dell'isola di Sumatra:  il provvedimento autorizza, applicando alla lettera la sharia, la lapidazione (e dunque la pena di morte) per chi commette adulterio.

Il progetto è stato approvato all'unanimità dall'Assemblea regionale ed entrerà in vigore tra un mese. La legge prevede, inoltre, l'applicazione di altri precetti della sharia, infliggendo punizioni estremamente severe per altri comportamenti considerati moralmente inaccettabili, inclusa l'omosessualità, punibile con otto anni di prigione. Gli oppositori alla nuova normativa avevano cercato di ritardare il provvedimento, chiedendo se ne discutesse di più, visto che è in gioco la pena capitale.
La popolazione della provincia di Aceh ha combattuto una lunga guerra separatista contro l'Indonesia che si è conclusa solo nel 2005. Da quel momento gode di larghe autonomie e ha progressivamente irrigidito l'applicazione della legge islamica.

La notizia della nuova legge ha creato sconcerto nella comunità cristiana presente sull'isola e in tutta l'Indonesia. Anche difensori dei diritti umani, organizzazioni non governative, accademici e giuristi hanno condannato apertamente il provvedimento definito "contrario a ogni rispetto dei diritti umani".

"La lapidazione è una pratica contraria alla Costituzione indonesiana; è crudele, disumana e degrada il valore dell'umanità", affermano numerosi osservatori ed esponenti dei partiti politici indonesiani. La graduale stretta ricezione della legge islamica nel diritto pubblico rende la provincia sempre più inospitale per i cittadini non musulmani.

Nella capitale Banda Aceh esiste un'unica parrocchia cattolica e i fedeli cattolici sono circa 1.500 su una popolazione di duecentomila abitanti.


(©L'Osservatore Romano - 17 settembre 2009)
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