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CEI: BAGNASCO, ANCHE SE SCOMODA, CHIESA E' AMICA E NON PADRONA

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    00 22/09/2009 05:54
    CEI: BAGNASCO, CON ATTACCO A AVVENIRE COLPITA TUTTA LA CHIESA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 21 set.

    Con parole misurate, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, e' tornato a condannare oggi l'attacco del Giornale di Vittorio Feltri al direttore di Avvenire Dino Boffo, che in seguito a questo ha presentato le sue dimissioni.
    "E' ancora vivo in noi - dice Bagnasco aprendo i lavori del Consiglio Episcopale Permanente - un passaggio amaro che, in quanto ingiustamente diretto ad una persona impegnata a dar voce pubblica alla nostra comunita', ha finito per colpire un po' tutti noi: la gravita' dell'attacco non puo' non essere ancora una volta stigmatizzata, come segno di un allarmante degrado di quel buon vivere civile che tanto desideriamo e a cui tutti dobbiamo tendere".
    "La telefonata che il Santo Padre ha avuto la bonta' di farmi, per raccogliere notizie e valutazioni sulla situazione contingente, e le parole di grande benevolenza che egli ha riservato al nostro impegno - confida il presidente della Cei agli altri porporati e presuli riuniti a Roma - ci hanno non poco confortato".
    Ribadendo che "la Chiesa e' in questo Paese una presenza costantemente leale e costruttiva che non puo' essere coartata ne' intimidita solo perche' compie il proprio dovere", in sintonia con l'invito pronunciato ieri dal Papa
    all'Angelus, a rinunciare ad ogni aggressivita', nel suo intervento Bagnasco indica una linea di condotta ("che non va pero' equivocata") volta a non acuire le tensioni nel Paese e anche quelle che possono essersi create all'interno della comunita' ecclesiale.
    "Seguendo la sapienza della Croce - afferma - liberi da interpretazioni estranee alla logica della Chiesa e nel rispetto delle persone, tutto acquista una prospettiva diversa, e le tribolazioni, che pur non cerchiamo, diventano il germe misterioso di salvezza e di bene gia' in questa vita e poi per l'eternita' ". "Siamo ben coscienti - scandisce - che gli altri, guardandoci, hanno il diritto di ricevere da noi, dal tessuto della nostra vita comunitaria, una testimonianza genuinamente cristiana. E anche quando i punti di vista possono essere legittimamente diversi, non possiamo comportarci in maniera triste, come quelli che non hanno speranza".

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    CEI: BAGNASCO, ANCHE SE SCOMODA, CHIESA E' AMICA E NON PADRONA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 21 set.

    "La comunita' cristiana mai potra' esimersi dal dire, sulla base di un costume di liberta' che sarebbe ben strano fosse proprio a lei inibito, cio' che davanti a Dio ritiene sia giusto dire. Peraltro, anche quando annuncia una verita' scomoda, la Chiesa resta con chiunque amica". Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, tiene a riaffermarlo nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. La Chiesa, sottolinea, "non ha avversari, ma davanti a se' ha solo persone a cui parla in verita', dunque mai con parole che possano essere scambiate o accomunate a quelle legittimamente espresse in nome della politica o del costume. Questo servizio, che consegue alla nostra missione di Pastori, non puo' non essere colto nel suo intreccio di verita' e carita', e rimane vivo e libero da qualsiasi possibile strumentalizzazione di parte". E, scandisce il porporato, "niente ci e' piu' estraneo della volonta' di far da padroni: cittadini di questo Paese: conosciamo bene i principi e le regole che reggono una democrazia pluralista, nella quale tuttavia le religioni sono presenze ne' abusive ne' sconvenienti, puntando esse in tutta trasparenza, e fuori da ogni logica mercantile, al colloquio con le coscienze e alla lievitazione della riflessione comune". E d'altra parte "nell'agenda della vita socio-politica nazionale, sono in evidenza - rileva Bagnasco - questioni importanti, alcune delle quali non possono, per la valenza etico-umanistica che racchiudono, non interessare il nostro ministero.

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    00 22/09/2009 06:01
    PAPA: BAGNASCO, SONO STATE FRAINTESE LE SUE PAROLE SUI LAGER

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 21 set.

    Con "rammarico" il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha notato, nella sua
    prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, "un evidente fraintendimento" delle parole del Papa sui rischi del ritorno di un nichilismo che nella storia ha prodotto i lager, presentate dai media come se per il Papa l'umanesimo non cristiano sia automaticamente nichilista e che il nichilismo porti invariabilmente ai lager.
    "Il suo discorso - ha tenuto a sottolineare Bagnasco - era naturalmente assai meno semplicistico, come si puo' facilmente evincere da una lettura serena dell'intero suo testo.
    Il cristianesimo non esclude cio' che e' il portato di vita di ciascuno, ossia che ci possano essere persone non credenti capaci di una loro moralita' forte, estranee alla tentazione nichilista. Ma bisogna fare attenzione per non edulcorare mai questo ospite inquietante del nostro tempo.
    Il nichilismo non e' paragonabile ad una qualsiasi posizione filosofica. Se la sua sostanza, sempre identica a se stessa, e' il nulla, il non senso, esso si manifesta sotto varie espressioni, dallo scetticismo esistenziale al libertarismo, che pero' non devono trarre in inganno, trattandosi sempre di un avversario terribilmente serio, mai da trattare con dilettantismo".
    Anziche' le polemiche, le parole del Papa, per Bagnasco, avrebbero meritato riflessioni profonde: infatti, "se Dio non c'e', e dunque tutto manca di fondamento, diventa arduo se non impossibile giustificare la differenza qualitativa e irriducibile dell'uomo rispetto al resto della natura, e diventa ugualmente arduo se non impossibile riconoscere la liberta' intesa in senso proprio, come facolta' squisitamente umana, sottratta alla casualita'. Vi e' un discutere, talora, che lascia interdetti: bisognerebbe evitare che il gusto dell'azzardo intellettuale porti a tagliare il ramo stesso sul quale ci si trova a disquisire".
    E inoltre, "se, come esige il nichilismo, anche solo parlare di princìpi e' considerata una deriva liberticida ed autoritaria e si ritiene lesivo dell'intelligenza qualsiasi riferimento ad un bene oggettivo che preceda le nostre scelte, allora davvero educare diventa un'impresa impossibile. Nonostante gli esiti di estraneazione e smarrimento cui e' pervenuta una parte non irrilevante della nostra societa', in particolare della popolazione giovanile, si ha come l'impressione che siano troppo pochi coloro che accettano di fare effettivamente i conti con questo tarlo inesorabile che polverizza ogni voglia di futuro. E per converso siano ancora troppi i maestri che lusingano i giovani indicando loro un "dio sbagliato".

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    00 22/09/2009 06:03
    ORA DI RELIGIONE: BAGNASCO, OPPORTUNO IL RICORSO DELLA GELMINI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 21 set.

    Quello presentato dal ministro Maria Stella Gelmini riguardo al pronunciamento del Tar del Lazio sull'ora di religione, rappresenta un ricorso "opportuno".
    Lo afferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, per il quale le motivazioni del Tar "appaiono speciose, perche' in nome di una supposta non discriminazione, di fatto si finisce, e come, per discriminare la stragrande maggioranza degli studenti. Opportunamente, il Ministero della Pubblica Istruzione ha gia' avanzato ricorso al Consiglio di Stato, ribadendo con altro suo atto la validita' della presenza dell'insegnamento di religione nel curriculum scolastico". Accanto ai vescovi, rileva il president edella Cei, hanno fatto sentire la loro voce anche "gli stessi insegnanti di religione: soprattutto da loro e' venuta un'importante segnalazione: questa reiterata offensiva, su un punto apparentemente limitato della normativa in atto gia' passata al vaglio di altre sentenze, puo' fuorviare dal nocciolo della vera questione, depotenziando l'aspetto motivazionale legato all'interesse per la conoscenza del fenomeno religioso".
    Nella suaprolusione al Consiglio Episcopale Permanente, il card. Bagnasco tiene anche a rilevare "che la posizione italiana sull'argomento e' in sintonia con i piu' avanzati sistemi scolastici nazionali", come sottolinea la Lettera diffusa nel maggio scorso dalla Congregazione vaticana per l'Educazione cattolica". L'ora di religione, infatt, "non richiede cioe' l'adesione di fede, ma assicura una riflessione argomentata sulle grandi domande di senso e sulla religione cattolica che offre i codici indispensabili per decodificare i segni della storia, dell'identita', dell'arte e della musica dell'Occidente. Per cui - conclude il president edella Cei - parlare in modo sbrigativo di catechismo di Stato finisce per far incespicare quell'indispensabile e prezioso dialogo interculturale, per altri versi e in altri contesti auspicato".

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    ITALIA-VATICANO: BAGNASCO, CONTRO CONCORDATO ATTACCHI VELLEITARI

    (AGI) - CdV, 21 set.

    Contro il Concordato "di tanto in tanto si riversano riserve e velleitarismi anche da settori insospettabili dell'opinione pubblica". Lo rileva il card. ANgelo Bagnasco, nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. "Trascorsi ormai venticinque anni dalla felice riforma che ha riguardato il Concordato in vigore nel nostro Paese, risulta ulteriormente confermata - sottolinea da parte sua il presidente della Cei - l'importanza e l'attualita' di quel grande accordo di liberta' che accomuna Stato e Chiesa non solo nel riconoscimento della reciproca autonomia, ma anche nell'impegno condiviso di collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese".
    Quanto all'atteggiamento dei cattolici, Bagnasco suggerisce pero' di non sottrarsi in alcun caso al dialogo: "se restiamo costantemente aperti al confronto con tutte le posizioni culturali, la nostra Chiesa - spiega - potra' uscirne migliorata, senza tuttavia trovarsi per cio' stesso condizionata negli orientamenti e nelle scelte da operare. La nostra comunita' ecclesiale ha davanti a se' infatti una stagione fervida di incontri e impegni annunciati nel segno della sinergia intellettuale rispetto a sensibilita' diverse dalla propria, e cio' non per un eclettismo fine a se stesso, ma perche' approfondendo continuamente la nostra identita', e mai rinunciando ad essa, non possiamo non avvertire il vincolo che ci lega all'autentica ricerca condotta da tante persone nei vari campi dell'attivita' umana. In altri termini - conclude - la Chiesa pellegrina in Italia non indietreggia, e mai rinuncera', secondo la sua tradizione, ad un atteggiamento di apertura virtuosa collaudato negli anni, e spera che altri si affaccino o continuino ad affacciarsi nell'agora' pubblica con onesta' e passione, amore disinteressato per le sorti comuni, autentica curiosita' intellettuale, in vista - se ci saranno - di alcune convergenti sintonie".

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    CEI: BAGNASCO, IN ITALIA C'E' CHIESA DI POPOLO


    (AGI) - CdV, 21 set.

    Quella italiana e' "una Chiesa di popolo che tale si conserva con suoi connotati e sue proprie caratteristiche, nonostante il processo di scristianizzazione in atto in tutto l'Occidente". Lo afferma il card. Angelo Bagnasco nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, sottolinenando con le parole di un recente intervento del Papa, che tale caratteristica "non comporta certo alcuna attenuazione delle esigenze che si presentano a chi vuole seguire il Signore, il quale non si contenta di una appartenenza superficiale e formale, non gli e' sufficiente una prima ed entusiastica adesione; occorre, al contrario, prendere parte per tutta la vita al suo pensare e al suo volere comporta difficolta' e rinunce perche' molto spesso si deve andare controcorrente".
    "Vorremmo - confida il porporato dando voce alle aspirazioni dell'intero episcopato italiano - che le nostre comunita' crescessero senza sosta in una fede pensata, che si concepisce nella forma della comunione ecclesiale in riferimento al Magistero ascoltato e amato. Una fede per cio' stesso capace di dare a tutti ragione della speranza cristiana, affrontando le sfide antropologiche che caratterizzano questa stagione e che chiedono ai cattolici di essere presenti e propositivi grazie ad una ragione illuminata dalla fede". "La Chiesa - ricorda - quando parla di temi antropologici, lo fa non per invadere campi di competenza altrui, o ancor meno per distogliersi dal proprio Signore, ma per il dovere di trarre le conseguenze necessarie dal mistero di Cristo, che rivela all'uomo le sue reali dimensioni, esattamente come insegna il Concilio Vaticano II. L'etica evangelica non e' una gabbia che si vuole imporre alla liberta', ma la via della vera umanizzazione (cfr. GS, 22). Essa e' intrinseca alla fede proprio perche' una fede che non diventi pratica coerente resta fuori dalla vita. La Chiesa offre questo servizio con la passione che nasce dall'amore verso Dio e verso l'umanita', senza arroganza o pregiudizio".

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    CRISI: BAGNASCO, ITALIA IMPOVERITA MA FIERA; AFFATICATA MA SOLIDALE

    (AGI) - CdV, 21 set.

    L' Italia ha saputo fino ad oggi affrontare "con grande dignita'" una crisi economica che l'ha "complessivamente impoverita, chiedendo sacrifici pesanti a tutti, e soprattutto ai meno abbienti". A riconoscerlo e' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei che ricorda come il "compito essenziale" della politica sia "la giustizia, e quindi la promozione del bene comune, ossia del bene di quel 'noi tutti', formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunita' sociale': un bene non impersonale ne' qualunquistico, ma rivolto a persone concrete".
    Preoccupazione esprime pero' Bagnasco per il fatto che la nostra Repubblica "appare ciclicamente attraversata da un malessere tanto tenace quanto misterioso, che non la fa essere talora una nazione serena e del tutto pacificata al proprio interno, perche' attraversata da contrapposizioni radicali e da risentimenti".
    "Questa stessa Italia, nostra patria - sottolinea - chiede a tutti e a ciascuno un supplemento di amore, un amore fiducioso anche nel coinvolgimento degli altri, un amore capace, nel discernimento sapiente, di inglobare pure le ragioni diverse dalle proprie, rinunciando innanzitutto alla polemica pur di raggiungere un consenso sulla verita' piu' generale. In quest'ottica, non vi e' dubbio che". "Servire gli altri secondo questa via istituzionale, possiamo anche dire politica, della carita' - per il presidente della Cei - non e' meno qualificato e incisivo di quanto lo sia la carita' che incontra il prossimo direttamente, fuori dalle mediazioni istituzionali della polis' (ib). e' il motivo per cui la Chiesa non cessa di raccomandare ai giovani e all'intero laicato la strada non solo del volontariato sociale, ma anche della politica vera e propria, nelle sue diverse articolazioni, quale campo di missione irrinunciabile e specifico". L'invito rivolto ai giovani laici cattolici, in definitiva, e' a "prendersi cura, da una parte, e avvalersi, dall'altra, di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale, che in tal modo prende la forma di polis, di citta''. Nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, Bagnasco accenna anche al grande tema dell'emergenza educativa che sara' il centro del prossimo piano pastoralee al quale e' dedicato il rapporto-proposta che, curato dal Comitato per il Progetto culturale, ha visto la luce appena una settimana fa: "uno strumento stimolante di riflessione e di confronto che varra' la pena rilanciare nelle singole realta' ecclesiali, anche come degno pretesto per un dialogo con altre agenzie che sul territorio avvertono al pari di noi i morsi, appunto, dell'emergenza educativa".

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    RU 486: BAGNASCO, NEI FATTI INCORAGGIA PRASSI CHE 194 ESCLUDE

    (AGI) - CdV, 21 set.

    La registrazione della RU486 di fatto favorisce "una ulteriore banalizzazione del valore della vita, con l'incremento di una mentalita' secondo cui l'aborto stesso finisce per essere considerato un anticoncezionale. Che e' esattamente cio' che la controversa legge 194 nella sua prima parte esclude".
    A denunciarlo e' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua prolusioen al Consiglio Episcopale Permanente. "Sulla pillola Ru486 - afferma - e' stata assunta una decisione controversa, sottovalutando probabilmente, e a giudizio di molti, le notizie circa i casi avversi ". Per il president edella Cei, si tratta di "una decisione solo apparentemente rispettosa della liberta', in quanto annulla i diritti di una delle parti in causa, la piu' indifesa, cioe' della vita appena affiorata ma gia' reale. E anche nei confronti della donna, il principio di precauzione poteva e doveva suggerire altre cautele. Lo stesso vincolo ad un ricorso al farmaco solamente tramite ricovero ospedaliero, al di la' delle obiezioni che esso incontra e a misure sempre meno rigorose che la prassi in simili casi finisce per incoraggiare, nei fatti non determina quell'allerta adeguato che la natura del farmaco imporrebbe".
    "Si e' ora in attesa - sottolinea il cardinale - delle delibere tecniche che dovrebbero essere emesse a breve, e soprattutto si e' in attesa di quel dibattito parlamentare che potra' consentire di arrivare ad una maggiore verita' sul farmaco stesso, e su cio' che ha gia' obiettivamente causato anche in varie altre nazioni. Ci pare giusto ribadire il collegamento stretto che intercorre tra etica della vita ed etica sociale nella consapevolezza che non puo' avere solide basi una societa' che - mentre afferma valori quali la dignita' della persona, la giustizia e la pace - si contraddice radicalmente accettando e tollerando le piu' diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata'.

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    BIOTESTAMENTO: BAGNASCO, PARLAMENTO SCONGIURI NUOVI CASI ELUANA

    (AGI) - CdV, 21 set.

    Sul tema del "fine-vita", i vescovi italiani si attendono "una legge che possa scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana". Lo afferma il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. Definendo "quanto meno ambiguo" il recente oronunciamento del Tar del Lazio, il porporato ha ricordato che "e' ora alla Camera l'articolato di legge gia' approvato al Senato, che attende di essere discusso in sede di Commissione". "Nel rispetto delle prerogative del Parlamento, ci limitiamo ad auspicare - ha scandito - che un provvedimento, il migliore possibile, possa essere quanto prima varato a protezione e garanzia di una categoria di soggetti tra i piu' deboli della nostra societa', senza lasciarsi fuorviare da pronunciamenti discutibili. In questo senso, il lavoro gia' compiuto al Senato e' prezioso, perche' dice la volonta' di assicurare l'indispensabile nutrimento vitale a chiunque, quale che sia la condizione di consapevolezza soggettiva".

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    IMMIGRATI: BAGNASCO, NON DISGIUNGERE SICUREZZA E RISPETTO DIRITTI UMANI

    (AGI) - CdV, 21 set.

    "Il rispetto della legalita' e della sicurezza dei cittadini non puo' essere disgiunto dalla garanzia dei diritti umani riconosciuti nell'ordinamento nazionale e internazionale, ne' puo' portare a trascurare stati di necessita' e doveri da sempre radicati nel cuore della nostra gente". Lo riafferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, nella quale ripete con el eparole del Papa che "la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati". Per il porporato, "si e' di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, da inquadrare in una vigorosa e lungimirante politica di cooperazione internazionale", e le analisi, prima ancora che le soluzioni non sono semplici: "allorche' si tenta di dirimere il fenomeno entro parametri piu' ristretti, di fatto - rileva Bagnasco - esso sfugge da ogni parte". Ma d'altro canto "vi e' la necessita' di soluzioni in grado di contemperare esigenze diverse ma, a guardare bene, non antitetiche, l'appello a procedere celermente attraverso soluzioni internazionali e multilaterali non puo' rappresentare una via di fuga solo dialettica rispetto alle emergenze concrete e lancinanti che nel frattempo si avvicendano".
    "A piu' riprese - ricorda il presidente della Cei - l'Italia ha cercato negli ultimi lustri delle risposte alle questioni provenienti dai flussi migratori, e ultimamente cio' e' accaduto con il varo delle disposizioni in materia di sicurezza pubblica, sulle quali in verita' non sono mancate da parte cattolica riserve variamente espresse". Infatti, "l'esclusione dal circuito della legalita' puo' dar luogo infatti a non previste situazioni di ulteriore auto-emarginazione delle persone, indotte per la paura a nascondersi e a ritirarsi definitivamente dalla fruizione di servizi essenziali che le strutture pubbliche fino a ieri garantivano a tutti. In altre parole - conclude il cardinale - i problemi che si tenta di risolvere per una certa via fatalmente ritornano, riproponendo l'esigenza di dispositivi meglio calibrati, come opportunamente e' stato fatto per le badanti. e' illuminante ricordare il criterio di recente enunciato: 'Ogni migrante e' una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione'".

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    ANNIVERSARIO UNITA': BAGNASCO, SERVE NUOVO INNAMORAMENTO PER LA PATRIA

    (AGI) - CdV, 21 set.

    La vicina ricorrenza dei 150 anni dall'Unita' dell'Italia deve "trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani, dentro l'Europa unita e in un mondo piu' equilibratamente globale". Lo chiede il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. "Storici ed esperti vari - rileva - hanno discusso negli ultimi mesi sul carattere dei festeggiamenti e sulle opere da lasciare a ricordo. Noi pensiamo che ci sia qualcosa di importante da far succedere nelle coscienze, il riflettere cioe' sulla base secolare del nostro essere, alla radice, italiani, segnati da confini così caratteristici che e' impossibile guardare sulla carta geografica l'Italia e non pensare ad una sua naturale vocazione unitaria".
    Per il card. Bagnasco, "la storia e il costume ci hanno insegnato ad apprezzare le articolazioni, i diversi territori, le citta', ma tutto questo ormai in un invincibile processo di coesione per valorizzare le appartenenze confluenti nell'unita' della nazione, a sua volta inserita in processi di cittadinanza sempre piu' ampi. Servono visioni grandi, non per fare della retorica, ma per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, vitale ottimismo". "Ha ragione - aggiunge il cardinale - chi dice che l'anniversario deve alimentare la cultura dello stare insieme, di questo c'e' oggi bisogno, abbassare le difese e gettarci maggiormente nell'incontro con gli altri. In questo, le nostre comunita' cristiane distribuite a reticolo continueranno a fare la loro parte. L'Italia - conclude - sa che puo' contare sempre sulla Chiesa, sulle sue risorse e sulla sua leale dedizione, sul suo spirito di sacrificio e la sua volonta' di dono".
    «In una societa' in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana, vale a dire della comunita' dei popoli e delle nazioni'. A partire da questo criterio fondamentale, l'enciclica si rivela un testo provvidenziale, che offre una cornice solida entro cui cercare risposte all'altezza dei grandi cambiamenti in atto, in particolare dei cambiamenti esigiti da quella crisi economico-finanziaria che nell'ultimo periodo ha investito il mondo intero. Nel momento stesso infatti in cui sembra farsi strada l'idea che questa crisi non sia poi troppo diversa da quelle che l'hanno preceduta, e per qualcuno si potra' quindi tornare senza piu' pericoli all'esuberanza del passato, l'enciclica assesta un opportuno scossone, affinche' non si diffondano comode o improponibili illusioni. Se, come effettivamente succede, cresce la ricchezza del mondo ma aumentano le disparita', nessuno puo' ritenersi tranquillo. Se continua lo scandalo di un supersviluppo dissipatore a fronte di poverta' sempre piu' desolanti, se le distorsioni gravi e gli effetti deleteri di un'attivita' finanziaria mal utilizzata quando non speculativa continuano a ricadere sulla fasce piu' indifese della popolazione mondiale, se la corruzione e l'illegalita' non vengono arginate e superate, se i vari protezionismi economici e culturali non sono riconsiderati per la quota di egoismo che racchiudono, se le politiche degli aiuti internazionali non seguono una logica meno auto-referenziale e dunque piu' efficiente, se i piani di cooperazione intergovernativi non approdano a concrete e verificate realizzazioni, se gli organismi internazionali non recuperano uno scatto di iniziativa, se i poteri pubblici non sapranno rinnovare la loro capacita' di presa sui problemi, e se proporzionatamente non crescera' una piu' sentita partecipazione dei cittadini alla res publica, se tutto questo e altro ancora non comincia ad accadere allora davvero questa crisi si sara' dispiegata invano, limitandosi ad impoverire il mondo. Gia' lo sapevamo, e' una crisi di sistema che ha come inceppato gli oliati meccanismi di un'economia inadeguata alle complessita' delle sfide attuali, e da essa non si esce - osserva il Papa - senza «riprogettare il nostro cammino', senza «darci nuove regole' e «trovare nuove forme di impegno', senza «puntare sulle esperienze positive e rigettare quelle negative'. Deve cioe' guadagnare un'evidenza maggiore la consapevolezza che solo «la via solidaristica allo sviluppo dei Paesi poveri possa costituire un progetto di soluzione della crisi globale' (n. 27). Il che include un «allargamento del nostro concetto di ragione e dell'uso di essa' (Benedetto XVI, Discorso all'Universita' di Regensburg, 12 settembre 2006, cit. in Caritas in veritate, n. 31), per «renderla capace di conoscere e di orientare queste imponenti nuove dinamiche' (n. 33) all'interno di una nuova sintesi umanistica (cfr. n. 21). Solo se ci poniamo lungo questa strada, la crisi si rivelera', nella sua durezza, un'«occasione di discernimento e di nuova progettualita'' (cfr n. 21).

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    G8: BAGNASCO, INCONTRO HA SUSCITATO SPERANZE IN PAESI POVERI

    (AGI) - CdV, 21 set.

    Il G8 che nello scorso mese di luglio si e' svolto all'Aquila e "si e' via via allargato coinvolgendo altre nazioni, fino a configurare ipotesi concrete di nuovo governo dell'economia del mondo", per il card. Angelo Bagnasco ha rappresentato "un appuntamento importante, dal quale sono scaturite decisioni che in una certa misura gia' si collocano su logiche innovative, quali sono suggerite dalla recente enciclica papale". "In particolare - ha detto il porporato aprendo i lavori del Consiglio Episcopale Permanente - citiamo il Fondo annunciato per fronteggiare la grave emergenza alimentare, e che attende di essere ora concretamente partecipato e quindi efficacemente distribuito". "Come vescovi italiani, nel momento stesso in cui ringraziamo con tutto l'affetto il Papa per il dono dell'enciclica "Caritas in veritate" destinata alla Chiesa ma come non mai messa a disposizione all'intelligenza del mondo, non possiamo non incoraggiare - ha aggiunto - queste nuove dinamiche, auspicando che il nostro Paese sia un protagonista avveduto e coraggioso dei nuovi scenari".

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    Bagnasco snobba il gossip: giudicare il governo sui fatti

    di Andrea Tornielli

    Se qualcuno si aspettava che il presidente della Cei partisse lancia in resta contro il governo è rimasto deluso.
    Aprendo ieri pomeriggio i lavori del consiglio permanente, il «parlamentino» dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco ha archiviato il caso Boffo e nell’ampia parte della sua equilibrata
    prolusione dedicata all’attualità politica non ha attaccato l’esecutivo, riportando i rapporti in un quadro di serenità istituzionale.
    Il cardinale ha parlato all’inizio del suo discorso del caso Boffo, senza nominare l’ex direttore di Avvenire e senza citare il giornale della Cei: con un accenno al sacrificio e alla croce - che rievoca le parole dette sull’argomento qualche giorno fa a Venezia dal patriarca Angelo Scola - Bagnasco ha parlato di «passaggio amaro» e di attacco grave «ingiustamente diretto a una persona impegnata a dar voce pubblica alla nostra comunità», definendolo come un «segno di allarmante degrado» del «buon vivere civile». Ha ricordato la telefonata con cui Benedetto XVI ha riconfermato la sua fiducia nella presidenza della Cei e ha ribadito come «la Chiesa non può essere coartata né intimidita».
    Ma il cardinale non ha rinnovato solidarietà a Dino Boffo, così come non è entrato direttamente nel merito della vicenda, né ha rivendicato la continuità del ruolo svolto dal quotidiano cattolico, anche se questo può essere spiegato con il riserbo necessario nella fase di individuazione del nuovo direttore.
    Accenti positivi sono stati usati nei confronti del ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini, per il ricorso presentato contro la decisione del Tar del Lazio sui crediti prodotti dall’insegnamento della religione. Bagnasco ha inoltre implicitamente riconosciuto l’attenzione con cui il governo segue il via libera all’uso della pillola abortiva Ru486 e il dibattito sul fine vita. Mentre sull’immigrazione, terreno di confronto particolarmente «caldo» degli ultimi mesi, si è limitato a ripetere quanto già affermato chiedendo «una lungimirante politica di cooperazione internazionale» e il rispetto «della legalità e della sicurezza dei cittadini» ma non «disgiunto dalla garanzia dei diritti umani», mettendo in guardia dai rischi dell’esclusione dal «circuito della legalità» degli immigrati clandestini. Ha poi aggiunto un giudizio positivo sulla regolarizzazione delle badanti.
    Decisivo, per comprendere l’attitudine del presidente della Cei, l’ampio paragrafo riferibile alle vicende private del premier e alla bufera mediatica che ne è scaturita. Il cardinale ha precisato che il «criterio fondamentale per un’onesta valutazione dell’agire politico» è la capacità di individuare le esigenze della popolazione e di «corrispondervi con la gradualità e i tempi compatibili». I politici vanno innanzitutto giudicati, dunque, per ciò che fanno «rispetto ai problemi concreti del Paese». Subito dopo, Bagnasco ha introdotto l’unico accenno alla vita privata del presidente del Consiglio: «Occorre che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà della disciplina e dell’onore che esso comporta». Ma ha quindi precisato che la comunità cristiana, quando richiama, «resta comunque amica» e dunque non interviene mai «con parole che possano essere scambiate o accomunate a quelle legittimamente espresse in nome della politica o del costume». Un modo con cui il presidente dei vescovi intende smarcarsi e prendere le distanze da coloro che «legittimamente» criticano il Cavaliere «in nome della politica o del costume».
    I contenuti della prolusione sono stati discussi da Bagnasco con il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone una settimana fa in Vaticano, e venerdì scorso con il Papa a Castel Gandolfo, ma senza che il testo, limato fino all’ultimo, fosse stato inviato anticipatamente nei sacri palazzi d’Oltretevere. Con il suo intervento, in linea con le indicazioni vaticane, il presidente della Cei ha inteso superare quello che era apparso come un conflitto istituzionale tra il governo e la Chiesa. Ma la partita vera si gioca in queste ore, in seno al Consiglio permanente, dove potrebbero non mancare le voci critiche nei confronti della presidenza. Si allungano, invece, i tempi per la successione a Boffo: il cda di Avvenire in programma per venerdì, che doveva ratificare la nomina del nuovo direttore, è stato rinviato.

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    00 22/09/2009 10:50

    Prolusione del card. Bagnasco: raccolta di articoli

    CORRIERE DELLA SERA "LO SCONTRO CEI - BERLUSCONI HA RAFFORZATO LO STATO"

    CORRIERE DELLA SERA SODDISFATTA LA SANTA SEDE "PAROLE EQUILIBRATISSIME" (VECCHI GIAN GUIDO)

    LIBERO PURE BAGNASCO SI FA TIRARE LA TONACA E CRITICA IL CAVALIERE (CARIOTI FAUSTO)

    REPUBBLICA "LA CHIESA NON SI FARA' INTIMIDIRE ALLA POLITICA CHIEDIAMO SOBRIETA' " (POLITI MARCO)

    TEMPO Int. a COSSIGA FRANCESCO - "BAGNASCO RISPETTA I CATTOLICI PACIFISTI" (PALAZZOLO LANFRANCO)
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    00 23/09/2009 06:07
    Cossiga scrive a Bagnasco: la chiesa italiana è stata colpita molto di più dalla reticenza con cui il caso Boffo è stato trattato dalla gerarchia

    Signor Cardinale,

    ho letto con grande attenzione e deferenza la prolusione da Lei pronunziata in apertura della sessione in corso del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana.
    Lei sa come io sia un "cattolico infante". E cioè uno di quei cattolici che ritengono di dover uniformare anche le loro decisioni in materia politica pur anche a livello parlamentare agli insegnamenti della Chiesa in materia di dottrina e morale, ed anche a quelli della legge naturale come dalla Chiesa accolta, illuminata e annunziata.

    Posizione, questa, certo non comune a tutti i politici cattolici che infatti, non molto tempo fa, senza alcuna reazione della Conferenza Episcopale, dichiararono in un documento scritto e sottoscritto da ben sessanta parlamentari, di respingere le critiche rivolte ad un disegno di legge presentato anche da membri "cattolici militanti" del governo volto a dare valore sul piano dei diritti e dei doveri alla unioni di fatto anche tra non eterosessuali.
    Lei sa come io abbia militato dall'età di sei anni nell'Azione Cattolica; che mi sia dimesso da essa quando venni eletto alla presidenza della Repubblica; che avessi poi intenzione di riassociarmi ad essa, ma non lo potei fare perché la presidenza dell'epoca mi fece comprendere che la mia presenza non sarebbe stata gradita.
    Ma sa anche come io sia anche strenuo sostenitore di uno Stato laico, che anni fa un grande teologo cattolico - che poi elaborò il concetto di "laicità positiva" - dichiarò essere nel XXI secolo l'unico tipo di Stato compatibile con la odierna dottrina sociale della Chiesa dopo che il Concilio Vaticano II ha abbandonato la teoria bellarminiana della "potestas indirecta Ecclesiae in rebus temporalibus", teoria fino ad allora sostenuta perfino dal teorico cristiano della democrazia Jacques Maritain.

    Il caso dell'ex-direttore de L'Avvenire dott. Dino Boffo è un caso doloroso. Ma affermare, come Lei ha fatto, che l'attacco ''ha finito per colpire un po' tutti noi'', non mi convince affatto.

    La Chiesa italiana, in particolare i fedeli più semplici, è stata io credo molto più colpita dal clima di reticenza ed ambiguità nel quale il caso Boffo è stato trattato dalle nostre Gerarchie ecclesiastiche responsabili, facendo ritornare la mente al clima cupo ed omertoso nel quale alcuni vescovi delle Chiesa americana e irlandese vollero gestire casi dolorosi di preti pedofili, creando sconcerto tra i fedeli e arrecando gravi danni spirituali ed anche materiali alle loro diocesi.

    In fondo, alle "rivelazioni" del giornale (alimentate chiaramente da fonti interne all'organizzazione ecclesiastica) bastava rispondere: il dott. Boffo non è omosessuale, oppure è un omosessuale che vive in castità, e come suggerito dalla Chiesa, ha portato come una croce questa sua innata tendenza, dato che la tendenza omosessuale anche se è un sentimento disordinato non è in sé una colpa se non vi si acconsenta con atti contro natura.
    Nella stessa dichiarazione in cui si condanna il comportamento omosessuale e le giustificazioni portate ad esso da personalità e associazione che vogliono dirsi cattoliche, oltre a usarsi parole di incoraggiamento a chi abbia tendenze omosessuali e si mantenga casto, facendo brillare il suo comportamento come sequela della Croce di Nostro Signore, si condanna come peccato contro la carità e la giustizia chi del'omosessualità di una persona, anche se praticata, faccia motivo di disprezzo e discriminazione.
    Dal che io ne deduco che Dino Boffo, anche se omosessuale (e anche se omosessuale non casto) sarebbe dovuto esser rispettato non soltanto da un periodico laico e diretto da un giornalista laico come Il Giornale, ma dalle stesse autorità ecclesiastiche che lo hanno indotto alle dimissioni.
    E che anzi, data la totale ortodossia della sua linea editoriale e dei suoi scritti, egli avrebbe potuto ben continuare a dirigere il quotidiano cattolico.

    E poi, dette autorità ecclesiastiche avrebbero potuto fare definitiva chiarezza sul doloroso caso, convincendo il dott. Boffo a rendere pubbliche le carte giudiziarie che giacciono nell'archivio del Tribunale di Terni: carte alla cui pubblicazione non si opporrebbero certo la ragazza "molestata" e la di lei mamma, entrambe cattoliche di stretta osservanza e aperta militanza cattolica.

    D'altra parte, per critiche e insulti, quelli pubblicati su Il Giornale cedono il campo a quelli più volte formulati ed espressi dal nuovo segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana che, eccitato dalla carica che gli è stata conferita e per essere fedele al suo nome ("nomina sunt consequentia rerum") si è lanciato in una "crociata" contro il Presidente del Consiglio dei Ministri con accuse, critiche e insulti che avrebbero portato all'arresto da parte della Police National, a scelta nella sua sede o nella Cattedrale di Notre Dame o nell'Abbazia di Saint Denis, il suo collega francese ove egli si fosse comportato nei confronti del presidente Sarkozy o della premier dame francese come ha fatto nei confronti del dott. Berlusconi.
    Quest'ultimo, guarda caso, è il capo dell'Esecutivo di uno Stato i cui rapporti con la Chiesa Cattolica Italiana (e non solo con la Santa Sede) sono regolati oltre che da un Trattato anche da un Concordato, che è un accordo di diritto internazionale che ha vigenza cogente non soltanto nell'ordinamento giuridico italiano o nell'ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano, ma anche nell'ordinamento giuridico canonico cui credo che sottostia anche il detto monsignore.
    Nella Sua alta prolusione Lei mi ha fatto l'onore di un riferimento anche se non esplicito, là dove difende il Concordato che sarebbe "impugnato" o messo in questione da parte di "ambienti insospettabili".
    Io mi sono limitato a considerare che i così detti "concordati" furono una categoria di particolari accordi tra Stato e Chiesa, che quest'ultima promosse per tutelare uno spazio di libertà nei confronti degli Stati totalitari o autoritari. Esempi sono il concordato con il Reich hitleriano fortemente voluto dal prima Nunzio Apostolico e poi Segretario di Stato vaticano Eugenio Pacelli; il concordato con lo Stato fascista concluso essendo Segretario di Stato il card. Gasparri; e infine il Concordato con lo Stato franchista. Con paesi di antica libertà come il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America la Santa Sede non ha mai pensato di stipulare concordati.
    Io mi sono limitato a considerare che il Concordato italiano e le leggi finanziarie ad esso collegate garantiscono certamente diritti e vantaggi anche economici alla Chiesa italiana, ma anche pongono a suo carico dei limiti e dei doveri, limiti e doveri che mons. Crociata ha certamente violato.
    Io sono per la più ampia libertà della Chiesa in Italia. E per questo mi sono chiesto se non sia il caso di rivedere il concordato o meglio di sostituirlo con accordi specifici e limitati.
    Sono lieto che Lei abbia dichiarato che un solo sguardo alla carta geografica basti per comprendere come fondata fosse ed oggi debba essere solennemente celebrata l'Unità d'Italia. Certo, il Beato Pio IX, Papa Leone XIII e San Pio X la pensavano diversamente, e non pochi cattolici liberali "unitari", come il Beato Antonio Rosmini, ne pagarono lo scotto...
    Chiudo questa mia lettera, il cui spirito sono certo Lei comprenderà, dandole di nuovo atto dell'aver voluto Lei dare con grande delicatezza, un segnale di comprensione e di rispetto verso la parte più vasta della Chiesa italiana: vescovi, presbiteri e laici che - seguendo l'insegnamento dato con le parole e la preghiera da Papa Giovanni Paolo II durante la prima e la seconda Guerra del Golfo con la sua dura condanna dell'intervento della così detta "Coalizione", Italia compresa, in quel Paese - sono "pacifisti senza se e ma" e chiedono che l'Italia ritiri il suo contingente dall'Afghanistan, anche per aprire spazi sempre più ampi al dialogo tra cristiani e islamici, talebani compresi. E ciò Lei ha coraggiosamente fatto non presiedendo il rito funebre per i caduti di Kabul.
    Auguro buon lavoro a Lei ed ai suoi confratelli nell'Episcopato riuniti nel Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale e affidandomi alla Sua preghiera, mi confermo nel Signore

    Suo affezionatissimo amico

    Francesco Cossiga

    Fonte: sottoosservazione.wordpress.com/2009/09/22/cossiga-sul...
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    BAGNASCO: CEI, VESCOVI UNITI SU LINEE PROLUSIONE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 22 set.

    I vescovi del Consiglio Episcopale Permanente hanno condiviso le linee della prolusione del presidente della Cei Angelo Bagnasco. Lo afferma una nota del portavoce dell'Episcopato italiano, mons. Domenico Pompili. ''La giornata di oggi - sottolinea il prelato - ha registrato al mattino un'ampia ed articolata riflessione alla luce della prolusione del Presidente. Tutti gli interventi hanno esplicitamente ringraziato il card. Bagnasco per i contenuti e il tono del suo intervento introduttivo che e' apparso lucido e sereno allo stesso tempo''.
    ''Questa prima fase di confronto e di approfondimento - continua la nota sui lavori del parlamentino della Cei - sta cercando di dissodare il terreno per giungere entro il prossimo anno a rintracciare nella sfida educativa, vista come testimonianza credibile e non semplicemente come metodo pedagogico, uno snodo decisivo per l’attuale contesto, segnato da un nichilismo diffuso''. ''Tale situazione problematica - conclude il testo - si allentera' infatti non solo grazie a valori proclamati, ma soltanto in virtu' di figure di riferimento che incarnano il Vangelo fino a farne derivare concrete e puntuali indicazioni per la vita quotidiana''.

    © Copyright (AGI)

    RUINI: SERVE CONVERGENZA PER AFFRONTARE EMERGENZA EDUCATIVA

    (AGI) - CdV, 22 set.

    ''L'educazione costituisce oggi un'urgenza, o meglio un'emergenza, ma rimane per sua natura una sfida di lungo periodo: per questo e' indispensabile realizzare intorno ad essa una convergenza che superi, almeno in qualche misura, il variare delle situazioni, delle idee, degli interessi''. Lo ha affermato il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato per il Progetto Culturale promosso dalla Cei, presentando a Roma il Rapporto-proposta ''La sfida educativa'' edito da Laterza.
    Un libro, ha sottolineato, ''rivolto non solo alla Chiesa, ma all’intero Paesee alle sue classi dirigenti, per offrire un contributo per un'alleanza educativa di lungo periodo''. Per il cardinale, si tratta della ''prima iniziativa importante'' da quando l'anno scorso e' stato costituito il Comitato, ed e' un Rapporto ''che analizza la situazione italiana, ma e' anche una proposta che cerca di offrire un orientamento, un’indicazione di massima per il breve ma anche per il medio e lungo periodo'', a partire dalla consapevolezza della ''gravita' che la questione dell'educazione ha in Italia, nel mondo occidentale e forse nel mondo intero''. Un ''approccio globale, e non settoriale'', dunque, quello del volume curato dalla Cei, che ''prende in considerazione certo le agenzie educative classiche, come la famiglia, la scuola e la Chiesa, ma anche gli ambienti e i contesti di vita che plasmano le persone, sia nel fare - il lavoro, l'impresa, il consumo - sia nell'immaginare: la comunicazione, lo spettacolo, lo sport''. .
    Al centro del Rapporto, ha spiegato il card. Ruini, c'e' l'educazione intesa come ''processo umano globale e primordiale, in cui entrano in gioco gli aspetti fondamentali dell'uomo e della donna, come la relazionalita' e il bisogno di amore e di essere amati''. In gioco, quindi, e' la ''credibilita' degli educatori'', all'interno di una concezione di educazione ''come nascita, generazione, genesi del soggetto umano'', e nella quale e' dunque ''decisiva la domanda antica e sempre nuova su chi e' l'uomo, chi siamo noi''. Oggi, per il porporato, ''c'e' una grande difficolta' a fare sintesi sull'idea di uomo, sottoposta a molte tensioni: quando non si sa con precisione cosa sia l'uomo, e' difficile educare''. Di qui la necessita' di ''incrociare'' l'idea di educazione alle ''situazione umane in cui ha luogo l'educazione in Italia''. Per quanto riguarda il ''versante interno'', il Rapporto si pone in relazione agli Orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio, ma ''la sua finalita' principale e' molto piu' vasta''.

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    IMMIGRATI: GELMINI, SCUOLA LI INTEGRI MA SALVAGUARDI IDENTITA'

    (AGI) - CdV, 22 set.

    La scuola italiana deve impegnarsi per integrare i bambini stranieri immigrati, ma deve essere anche ''un momento di difesa dell'identita' del Paese''. Ne e' convinta il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini che condivide la linea espressa su questo tema dal card. Camillo Ruini in occasione della presentazione del Rapporto-proposta ''La sfida educativa'', promosso dal Comitato per il Progetto Culturale della Cei e edito da Laterza. ''Il primo vero passo verso una pacifica integrazione - ha affermato il ministro - avviene attraverso l'insegnamento della lingua italiana. Inoltre c'e' la nuova materia di cittadinanzache servira’ anche ai ragazzi italiani''.
    Per la Gelmini, nella difesa dell'identita' giocano un ruolo ''importante'' l'ora di religione e la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche. ''Condivido - ha poi aggiunto il ministro - anche l'auspicio del Rapporto-proposta, affinche' finalmente nel nostro Paese si superi quella barriera ideologica che vorrebbe assegnare soltanto alla scuola statale il carattere di 'scuola pubblica', contravvenendo in questo a piu' elementari diritti di liberta' di scelta dei cittadini''.

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    IMMIGRATI: GELMINI, SCUOLA LI INTEGRI MA SALVAGUARDI IDENTITA'

    (AGI) - CdV, 22 set.

    La scuola italiana deve impegnarsi per integrare i bambini stranieri immigrati, ma deve essere anche ''un momento di difesa dell'identita' del Paese''. Ne e' convinta il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini che condivide la linea espressa su questo tema dal card. Camillo Ruini in occasione della presentazione del Rapporto-proposta ''La sfida educativa'', promosso dal Comitato per il Progetto Culturale della Cei e edito da Laterza. ''Il primo vero passo verso una pacifica integrazione - ha affermato il ministro - avviene attraverso l'insegnamento della lingua italiana. Inoltre c'e' la nuova materia di cittadinanzache servira’ anche ai ragazzi italiani''.
    Per la Gelmini, nella difesa dell'identita' giocano un ruolo ''importante'' l'ora di religione e la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche. ''Condivido - ha poi aggiunto il ministro - anche l'auspicio del Rapporto-proposta, affinche' finalmente nel nostro Paese si superi quella barriera ideologica che vorrebbe assegnare soltanto alla scuola statale il carattere di 'scuola pubblica', contravvenendo in questo a piu' elementari diritti di liberta' di scelta dei cittadini''.

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    RUINI: CON GELMINI E MARCEGAGLIA A PRESENTAZIONE ''LA SFIDA EDUCATIVA''

    (AGI) - CdV, 22 set.

    Scuola, famiglia, comunita' cristiana, lavoro, impresa, mass media, spettacolo, tempo libero, sport sono i temi portanti de ''La sfida educativa'', il Rapporto-Proposta curato dal Comitato per il progetto culturale della CEI ed edito dall'Editrice Laterza. Il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Progetto Cuturale lo ha presentato questa sera a Roma, presso la sede della storica casa editrice, con il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini e il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
    Il Rapporto-proposta sull'educazione, un volume di oltre 200 pagine, e' articolato in un capitolo fondativo di taglio antropologico, nel quale vengono approfonditi il carattere e i requisiti essenziali del processo educativo. Nei capitoli successivi sono trattati i vari ambiti concreti nei quali l’educazione si sviluppa: dalla famiglia alla scuola, alla comunita' ecclesiale, ai luoghi di lavoro, ai media, allo sport e allo spettacolo. Un ultimo capitolo presenta i risultati di molte ricerche empiriche svolte in questi anni, da diverse fonti, sulle problematiche dell'educazione, al fine di ancorare meglio alla realta' le valutazioni e le proposte.
    ''Il Comitato per il progetto culturale ha ritenuto che possa essere utile pubblicare, probabilmente a scadenza biennale, rapporti su questioni di particolare rilievo e attualita', precisando pero' che non dovra' trattarsi soltanto dell'analisi di un determinato problema ma anche di suggerimenti riguardo al modo di affrontarlo, di qui il titolo di 'Rapporto-proposta' con l'ambizione di rivolgersi non solo alla Chiesa e ai cattolici ma al Paese nel suo complesso, in una prospettiva di sollecitudine per il bene comune, alla luce dell'antropologia cristiana'', ha spiegato da parte sua Sergio Belardinelli, coordinatore delle iniziative del Comitato per il Progetto Culturale della Cei.

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