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1.3. Dimensione trinitaria: l’inabitazione trinitaria


La prima dimensione della “conversione antropologica” operata nel battesimo «nel nome della Trinità» è quella espressa classicamente dall’esperienza dell’inabitazione trinitaria. La partecipazione alla natura divina, di cui sopra, non può realizzarsi al di fuori della comunione con le tre Persone divine. Dalla certezza di essere figli si passa alla sicurezza di diventare eredi: «eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Rm 8,17), chiamati a godere della sua comunione nella sua stessa casa. Figli del Padre, in analogia col Verbo Incarnato, e partecipi come lui dello Spirito Santo, siamo dunque entrati in rapporto di comunione con tutta la Trinità. Siamo stati infatti battezzati «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Grazie al battesimo, entriamo in relazione con il Padre, in quanto Padre, diventandone figli; con il Figlio, in quanto Figlio, diventandone fratelli; con lo Spirito Santo, in quanto Spirito, cioè quale Dono del Padre al Figlio e agli altri suoi figli: quelli di cui Gesù è il primogenito. Lo Spirito, dono del Padre e del Figlio, impadronendosi sempre più ampiamente delle nostre facoltà operative, ci conduce a vivere una vita filiale nel Cristo, nell’intimità di un amoroso colloquio con il Padre. Il vero mistero del cristiano è proprio qui, in questo suo essersi immensamente avvicinato, grazie al battesimo, alle tre Persone divine a tal punto di intrattenere con esse misteriosi rapporti di amore.

Nell’uomo, vero figlio di Dio generato dal Padre per opera dello Spirito a somiglianza del Figlio naturale (cf. Rm 8,29; Tt 3,5), si attua una corrente di amore propriamente simile a quella ineffabile che intercorre tra il Padre e il Figlio, che è opera dello Spirito Santo. Nel nucleo della vita trinitaria, il Figlio si dà al Padre e il Padre al Figlio: da questa reciproca corrente di amore procede lo Spirito Santo. Nel figlio adottivo avviene qualcosa di simile.

La dottrina (e l’esperienza mistica da cui essa nasce) di san Giovanni della Croce illustra il pieno dispiegamento di questa novità esistenziale indotta dal battesimo. Attraverso il processo di ascesa e di purificazione, che assimila progressivamente alla morte e risurrezione del Cristo, l’anima unita e trasformata in Dio - scrive il Dottore mistico - spira in Dio a Dio la stessa spirazione divina con cui Dio spira se stesso a lei, nella quale è presente»2. E aggiunge: «Credo volesse dire questo san Paolo quando scriveva: “Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Ga14,6)».