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3.3. Il sigillo spirituale indelebile o «carattere» sacramentale

La dottrina del carattere sacramentale (del battesimo), per quanto fondata sui contenuti impliciti della Scrittura e della dottrina e prassi della Chiesa primitiva, si è evoluta in modo esplicito relativamente tardi.

Già nell’Antico Testamento si parla di «segno» o «marchio» in senso religioso. «Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato» (Gn 4,15). Così pure il profeta segna con un tau sulla fronte coloro che saranno risparmiati dal castigo divino (Ez 9,4; cf. Ap 9,4). In questo stesso senso sarà interpretato dalla tradizione cristiana il sangue dell’agnello sugli stipiti e sull’architrave delle case degli ebrei, segno che salverà dal flagello dello sterminio i primogeniti d’Israele (Es 12,7-13).

Nel Nuovo Testamento si parla di «sigillo » (Ef 1,13; 4,30; Ap 7,2-4) sempre in contesto battesimale: significa il passaggio dalla sfera del peccato alla sfera di appartenenza a Cristo.

Secondo sant’Agostino il battesimo, incorporando il battezzato al corpo di Cristo, che è la Chiesa, fissa in lui un marchio indelebile (il “sigillo” o “carattere battesimale”), impresso dal Cristo, che lo autentica come tale membro.

Per San Tommaso d’Aquino il battesimo garantisce un effetto fondamentale, che viene chiamato “carattere” che può essere considerato come un effetto permanente. Esso implica una potenza spirituale che abilita all’esercizio del culto divino.

Il Concilio di Trento ribadisce che il battesimo (la confermazione e l’ordine) imprimono un carattere che è incancellabile sulla terra, in modo che questi sacramenti non possono essere reiterati. Non viene detto però che cos’è precisamente questo carattere. Si dice solo che è un «segno indelebile» nell’anima22.

Se tralasciamo da parte le concezioni sviluppate dalle diverse scuole teologiche, possiamo affermare che – nonostante la molteplicità delle opinioni dei teologi – si è sviluppato in modo particolare la dimensione ecclesiologica del carattere, inteso come una certa relazione tra colui che l’ha ricevuto e la comunità ecclesiale visibile. Trasformato nel suo rapporto con Dio è passato dalla “generazione malvagia” al popolo dei redenti. Anzi, è la sua nuova situazione, l’appartenenza alla Chiesa di Cristo, a costituire il segno visibile del suo nuovo essere di fronte a Dio. Che il cristiano possa ora invocare Dio come Padre e partecipare al sacrificio eucaristico è segno della sua nuova situazione di fronte a Dio realizzata nel battesimo. Il carattere non è solo interiore né solo esteriore: concerne l’essere totale della persona trasformata dallo Spirito nell’essere  nell’agire, in rapporto a Dio e agli altri, nel presente verso il futuro.