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c. Roma vista dagli altri: i titoli ufficiali

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Per quanto riguarda i titoli istituzionali che vediamo riservati alla sede romana

in questo primo periodo di effettivo governo pentarchico della Chiesa imperiale,

essi mi sono sembrati esemplarmente compendiati in due espressioni. La prima è

la
presidenza apostolica (apostolikè proedria), che il patriarca Giovanni VI

riconosce nel 713 a papa Costantino. Essa non allude necessariamente alle

origini petrine: anzi, a fronte della frequenza con cui Roma viene definita, nella

corrispondenza ufficiale dall’oriente,
trono apostolico, il richiamo all’apostolo

fondatore della Chiesa romana è decisamente infrequente, almeno fino al

concilio del 680-81. Proprio in questa sede - dopo che nel 642-43 Sergio di

Cipro aveva applicato direttamente al papa il
loghion mattaico sulla promessa

del primato - il passaggio delle prerogative dell' apostolo ai suoi successori sulla

sede romana viene affermato con un procedimento prolettico, trasferendo

all' apostolo lati tolatura di cui gode la Chiesa di Roma nel concerto delle Chiese:

vediamo così l' imperatore Costantino IV professare nella lettera al papa di avere

visto in lui «con la vista intelletuale nientemeno che Pietro, l' esarco del coro

degli apostoli e titolare della prima sede, che teologizzava il mistero

dell' economia». Al titolo petrino per eccellenza,
esarco del coro degli apostoli,

equivalente qui a primo dei due capicoro (protokoryphaios), si aggiunge quelloecclesiastico-giurisdizionale, proprio del vescovo di Roma (

titolare della primasede): sembra quasi che Pietro stesso, anziché essere lui a determinare, come

apostolo fondatore, la posizione primaziale della sede romana, goda di riflesso

del primato ecclesiasticamente riconosciuto alla Chiesa da lui fondata. Il termine