Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Il Catechismo Ortodosso

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 18:44
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 18:42

La fede cattolico-ortodossa

La Professione di Fede

1. In quali termini si può indicare brevemente l’oggetto princi­pale della fede cattolico-ortodossa?

a)        Coi tre nomi sacri: Padre, Figlio e Spirito Santo.

b)        Con le parole del Simbolo Niceno-Costantinopolitano così concepito:

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Lume da Lume, Dio vero da Dio vero; Generato, non creato; della stessa sostanza del Padre, per mezzo di lui tutte le cose sono state create.

Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.

Fu pure crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, e fu sepolto; e il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre.

E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e pro­cede dal Padre. E con il Padre e il Figlio è adorato e glori­ficato; e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono del peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

2. Chi ci ha insegnato a racchiudere la fede cattolico-ortodossa nelle tre Parole: Padre, Figlio e Spirito santo?

Gesù Cristo stesso, istituendo il sacramento del battesimo (Matt. 28/19).

3. Che cosa il Cristo ha voluto dire con queste parole?

Ha voluto dire che il battezzato deve credere nel Padre cele­ste che si è rivelato mediante suo figlio che ci accorda continuamente la sua grazia mediante lo Spirito.

4. Qual’è il segno col quale confessiamo ordinariamente questa fede?

Mediante il segno della croce, con queste parole: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

5. In quali circostanze facciamo ordinariamente Il segno della croce?

Prima della preghiera e quando compiamo atti religiosi importanti.

6. Cosa contiene il Simbolo Niceno-Costantinopolitano?

Contiene una spiegazione dettagliata delle verità religiose racchiuse nei tre nomi di Padre, Figlio e Spirito Santo.

7. Donde proviene il nome del Simbolo Niceno- Costantinopolitano?

Dalla città di Nicea, ove ebbe luogo nell’anno 325 un Concilio ecumenico (universale) e dalla città di Costantinopoli ove,nel 381, si tenne il secondo Concilio ecumenico. Il Simbolo Niceno-Costantinopolitano ha per base le decisioni di questi concili.

8. Questo Simbolo contiene una dottrina nata nell’anno 325?

No, poiché i Concili ecumenici hanno formulato ciò che dal principio è stato insegnato e creduto ovunque e sempre nella Chiesa.

9. Le definizioni dottrinali di un concilio ecumenico sono infallibili?

Si, le professioni di fede stabilite dai sette concili veramente ecumenici possiedono, con la Bibbia, un’autorità irrevocabile e permanente.

10. Il Credo detto “degli Apostoli” e quello di Atanasio, usati in Occidente, hanno la stessa autorità del Credo Niceno- Costantinopolitano?

No; Infatti non sono stati formulati da un concilio ecumenico. Gli ortodossi rispettano nel Credo degli Apostoli un antico atto di fede e ne accettano l’insegnamento, ma è soltanto un Credo battesimale occidentale e non è mai usato nei servizi liturgici ortodossi; ugualmente il Credo di Atanasio non è utilizzato nel culto ortodosso, ma lo si trova talvolta senza il «Filioque» nell’Horologion (il libro delle ore).

(1)



 

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 18:42

11. Dopo i sette concili ecumenici non sono più dottrine ortodosse?

Dottrine ortodosse sono state ancora formulate dopo i sette concili ecumenici. Dal 787, la Chiesa si è espressa principalmente in due maniere: dapprima con le definizioni dei concili locali (cioè quelli che riunivano membri di una o più Chiese, ma senza pretendere di rappresentare tutta la Chiesa cattolica ortodossa), poi con lettere o esposizioni di fede, espresse isolatamente da vescovi.

12. Le decisioni dottrinali emesse dai concili locali e dai vescovi isolatamente sono anch’esse infallibili?

No. Mentre le decisioni dottrinali emesse dai concili generali sono infallibili, quelle dei concili locali e dei vescovi sono sempre suscettibili di errori.

13.  Quando acquistano una portata veramente ecumenica?

Se sono accettate dal resto della Chiesa, acquistano una portata ecumenica, cioè un’autorità universale, simile a quella delle decisioni dottrinali di un concilio ecumenico.

14. Le decisioni dottrinali di un concilio ecumenico possono essere rivedute o corrette?

No, dobbiamo accettarle «in toto». Tuttavia la Chiesa è sempre stata molto selettiva nella sua maniera di trattare gli atti dei concili locali. Per quanto concerne i concili del 17° secolo, per esempio, una parte soltanto delle loro dichiarazioni di fede è stata accettata da tutta la Chiesa ortodossa, ma un’altra parte è stata messa da parte o corretta.

15. Quali sono le principali dichiarazioni dottrinali ortodosse dopo l’anno 787?

Sono le seguenti:

a) Lettera enciclica di san Fozio (867).

b) Prima lettera di Michele Cerulario a Pietro d’Antiochia (1054).

c) Le decisioni dei concili di Costantinopoli nel 1341 e 1351 circa la controversia Hesicastica.

d)        Lettera enciclica di san Marco d’Efeso (1440-1441).

e) La confessione di fede di Gennadio, patriarca di Costantinopoli (1455-1456).

f) Risposte di Geremia II ai luterani (1573-1581).

g) Confessione di fede di Metrofanio Kritopulos (1625).

h) Confessione ortodossa di Pietro di Moghila nella sua for­ma riveduta (ratificata dal concilio di Jassy nel 1642).

i) Confessione di Dositeo (ratificata dal concilio di Gerusa­lemme, nel 1672).

l) Risposte dei patriarchi ortodossi ai non giuratori (1718-1723).

m) Risposta dei patriarchi ortodossi al papa Pio IX (1848).

n)            Risposta del sinodo di Costantinopoli al papa Leone XIII (1895).

16. Che cosa esprime il concilio dei vescovi?

Esprime la coscienza della Chiesa; dà un’espressione vera, una formulazione immutabile a ciò che esiste già nella vita della Chiesa, a ciò che è dato dallo Spirito Santo che anima questa vita.

17. Agisce il concilio come un «potere»?

Il Concilio non agisce come un potere, ma come l’organo della Chiesa, come la sua testa o la sua bocca.

 18. Come dobbiamo studiare le definizioni dottrinali dei concili?

Nel contesto degli scritti dei Padri della Chiesa.

19. La Chiesa, lo abbiamo visto, è selettiva nei confronti dei concili locali. Lo è anche nel confronto dei Padri?

Si. Scritti individuali possono essere erronei e contradditori. Il frumento patristico deve essere separato dalla sua pula.

20. E’ sufficiente per un ortodosso citare i Padri?

Non è sufficiente. Egli deve penetrare il senso dei loro scritti e acquisire « lo spirito patristico ». Non deve trattare i Padri come reliquie del passato, ma come testimoni viventi, come dei contemporanei.

21. Ha mai tentato la Chiesa ortodossa di definire esattamente la situazione del Padri e di classificarli per ordine d’impor­tanza?

No. Ma essa rispetta più particolarmente gli autori del IV secolo e specialmente Gregorio di Nazianzo, Basilio Il Grande, e Giovanni Crisostomo, ch’essa ha chiamati i tre grandi ge­rarchi.

22. L’Occidente pensa che l’epoca dei Padri termina col V secolo. Cosa ne pensa l’ortodossia?

L’età dei Padri non termina col V secolo; altri scrittori più recenti sono del Padri (così Massimo, Giovanni Damasceno, Teodoro lo Studita, Simeone il nuovo teologo, Gregorio Palamas, Marco d’Efeso). E’ un errore considerare gli scritti patristici come un ciclo chiuso che apparterrebbe al passato; chi può dire se la no­stra epoca non produrrà qualche nuovo Basilio o Atanasio? Affermare che non vi possano più essere dei Padri, equivale a dire che lo Spirito Santo ha disertato la Chiesa.

23. La Chiesa Ortodossa non si è mai lasciata trascinare dalla mania dogmatizzatrice. E’ giusto affermare che certe creden­ze non formulate in dogma dall’ortodossia non fanno parte della tradizione ortodossa?

Non è giusto. Certe dottrine non definite ufficialmente sono sostenute dalla Chiesa con una convinzione interiore tal­mente evidente e un’unanimità talmente serena da equivalere largamente a una definizione esplicitamente formulata.

24. Che cosa dice San Basilio al riguardo?

«Una parte del nostro Insegnamento è scritta — dice san Basilio — e un’altra parte ci è stata misteriosamente tra­smessa dalla tradizione apostolica; queste due forme d’in­segnamento hanno lo stesso valore di pietà».

25. Ov’è conservata questa tradizione interiore «misteriosamente trasmessa»?

E’ conservata soprattutto nei servizi della Chiesa. “Lex orandi lex credendi”: la fede dell’uomo si esprime nella sua pre­ghiera. L’ortodossia ha fatto poche dichiarazioni esplicite a riguardo dell’eucaristia e degli altri sacramenti, al riguardo dell’altro mondo, della Madre di Dio, del santi e dei fedeli defunti: la credenza su questi punti è quasi interamente contenuta nelle preghiere e negli inni dei servizi.

26. Solo le parole del servizi fanno parte della tradizione?

Non soltanto. Ne fanno parte anche i gesti e gli atti: l’immer­sione nelle acque del battesimo, le diverse unzioni d’olio, il segno di Croce hanno un senso particolare ed esprimono in simboli, o drammaticamente, le verità della fede.

27. Oltre le definizioni dottrinali che cos’hanno ancora elaborato i concili ecumenici?

Hanno elaborato i canoni.

28. Di che cosa trattano i canoni?

Trattano dell’organizzazione della Chiesa e della sua disci­plina.

29.  I concili locali o certi vescovi hanno scritto canoni?

Sì. Teodoro Balsamone, Zonaras e altri scrittori bizantini, hanno compilato collezioni di canoni, con spiegazioni e commenti.

30. Qual’è il commentario moderno per eccellenza?

E’ il commentario greco «il Pedalion» -timone- pubblicato nel 1800, opera dell’infaticabile san Nicodemo della Santa Montagna.

(2)


 

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 18:42

31. Possono i canoni pretendere una validità assoluta e inalterabile come quella goduta dalle definizioni dottrinali?

No. Le definizioni dottrinali trattano delle verità eterne, men­tre i canoni riguardano la vita quotidiana della Chiesa, di cui le condizioni mutano costantemente e ove le situazioni sono infinitamente varie.

 32. Esiste un rapporto essenziale fra i canoni e i dogmi della Chiesa?

Certo. Il diritto canonico è il mezzo mediante il quale i dogmi sono applicati alla vita quotidiana di ogni cristiano. Sotto questo aspetto fanno parte della santa tradizione.

33. La tradizione della Chiesa si esprime soltanto attraverso le parole, i gesti e i simboli dei servizi?

No. Anche attraverso l’arte, attraverso le linee e i colori delle sante icone.

34. Che cos’è una Icone?

Una delle vie per le quali Dio si rivela agli uomini.

35. Che cosa ricevono gli ortodossi attraverso le icone?

Una visione del mondo spirituale.

36. Può il pittore d’icone innovare o adattare a suo piacimento?

No. Il suo lavoro non deve riflettere i suoi sentimenti estetici personali, ma lo spirito della Chiesa.

37.  E’ dunque negata al pittore d’icone l’ispirazione artistica?

L’ispirazione artistica non gli è negata ma deve essere eser­citata nei limiti di certe regole prescritte. E’ certo molto Im­portante che un pittore d’icone sia un buon artista ma è più importante ancora ch’egli sia un buon cristiano, che viva nello spirito della tradizione.

38. Per concludere: quali sono gli elementi essenziali che, dal punto di vista esteriore, formano la tradizione della Chiesa ortodossa?

Le Sante Scritture, I concili, i Padri della Chiesa, la liturgia, il diritto canonico, le icone. Queste cose non possono essere separate o contrastate, perché è il medesimo Spirito Santo che si rivela attraverso di esse, ed esse formano un tutto unico nel quale ogni elemento viene spiegato dagli altri.

39. Qual’è la ragione profonda dello smembramento del cristianesimo occidentale nel 16° secolo?

La separazione operata fra teologia e misticismo, liturgia e devozione privata. Un misticismo dissociato dalla teologia diviene soggettivo ed eretico, così come una teologia disso­ciata dalla mistica degenera in una scolastica arida ed acca­demica nel senso peggiorativo di questa parola.

(3)

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 18:43

Elementi storico-ecclesiastici

1. Quali sono gli avvenimenti che hanno profondamente influen­zato tutto il cristianesimo occidentale?

Tutti i cristiani occidentali, siano essi protestanti, angilcani o cattolico-romani, hanno un fondo comune. Tutti sono stati profondamente influenzati dai medesimi avvenimenti: la cen­tralizzazione del papato e la scolastica del Medio Evo, il Ri­nascimento, la Riforma e la Contro Riforma. «Tanto per usare il linguaggio conciso dell’algebra, l’Occidente non conosce che il dato “A “: sia esso preceduto dal segno “+” come per i cattolici romani, o dal segno negativo “-“, come per i protestanti, la “A” è la medesima». A. Khomiakov

2. E gli ortodossi?

Il passato del membri della Chiesa Cattolica Ortodossa, sia­no essi Greci, Russi, o altri, è completamente diverso. Non hanno conosciuto Medio Evo (nel senso occidentale del terrmine) non hanno subito né Riforma né Contro Riforma. I cristiani occidentali, siano essi cattolici romani o rifor­mati, cominciano in generale col porre le medesime questio­ni; il disaccordo viene con le risposte. Per gli ortodossi non sono soltanto le risposte ad essere differenti: le questioni stesse non sono quelle che l’Occidente pone. Dal punto di vista occidentale, un cattolico romano e un protestante sono due estremi; dal punto di vista orientale essi sono simili alle due facce della stessa moneta. Il protestantesimo esiste in funzione di Roma.

3. Che cos’è l’ortodossia?

L’ortodossia è un mondo nuovo e sconosciuto. L’ortodossia non è una specie di cattolicesimo romano senza il papa, ma è qualcosa di profondamente diverso dai sistemi religiosi occidentali. Chi penetra in questo mondo sconosciuto.vi troverà molte cose che, benché differenti, sono tuttavia stranamente famigliari. «E’ ciò che ho sempre creduto», questa la reazione di molti fra coloro che scoprono l’ortodossia. Questa reazione è ampiamente giustificata, perché malgrado novecento anni e più di separazione, tutti hanno le medesime radici nei primi tempi del cristianesimo. Atanasio e Basilio, pur avendo vissuto in Oriente, apparten­gono all’Occidente, e gli ortodossi di Francia, d’Italia, d’Inghilterra o d’America possono considerare i santi nazionali di questi paesi non come degli estranei, bensì come membri della loro propria Chiesa.Vi fu un tempo in cui tutta l’Europa faceva parte della Chie­sa ortodossa, come oggi lo sono la Grecia e la Russia cristiana.

4. Cosa s’intende dunque per «Chiesa Ortodossa»?

La Chiesa ortodossa è una famiglia di Chiese che si gover­nano da sole (Autocefale) o che, pur governandosi da sole su molti punti, non hanno tuttavia acquisito la loro piena indipendenza (autonome); le Chiese di Finlandia, Cina e Giappone sono Chiese autonome non autocefale.

5. A cosa deve la sua unità?

Essa deve la sua unità, non ad una centralizzazione organizzata, non all’autorità di un prelato che avrebbe sull’insieme un potere assoluto, ma al doppio vincolo d’unità nella fede e di comunione nei sacramenti. Ogni Chiesa, pur essendo indipendente, è in accordo assoluto con le altre su tutte le questioni di dottrina e in piena comu­nione sacramentale. Non esiste nella Chiesa ortodossa una sede equivalente a quella del papa nella Chiesa cattolica romana.

6. Che posto ha il patriarca di Costantinopoli nella Chiesa Ortodossa?

Il Patriarca di Costantinopoli è conosciuto sotto Il titolo di patriarca ecumenico (o universale) e dopo la defezione della Sede Romana egli occupa un posto d’onore fra le comunità ortodosse, ma senza che ciò gli dia il diritto di intervenire negli affari interni delle altre Chiese. 

http://www.ortodossia.info/Catechismo%20giovani.htm#fede

(4)



 

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 18:44

La Santa Comunione nella Chiesa Ortodossa

La Santa Comunione è il mistero più santo e sublime del culto cristiano: accostandosi al calice eucaristico, i fedeli comunicano al Corpo e al Sangue del Signore Gesù Cristo, e vengono resi partecipi dello Spirito Santo.
Nella Chiesa Ortodossa, la Santa Comunione è circondata da grande riverenza e rispetto, ma talvolta si fa sentire la necessità di una informazione chiara e lineare sulle norme e gli usi che regolano la ricezione di questo sacramento.
Le note che seguono hanno lo scopo di chiarire questi punti, a beneficio sia dei non ortodossi che assistono al rito eucaristico (o Divina Liturgia) della Chiesa Ortodossa, sia degli ortodossi che desiderano approfondire la propria tradizione.
 

1. PROFESSIONE DI FEDE
Il requisito fondamentale per ricevere la Santa Comunione (che spesso viene dato tanto per scontato da non essere neppure nominato) è quello della fede. Uno può accostarsi al Santo Calice solo se professa la fede ortodossa (o, per la comunione dei bambini, se la professa un genitore o un padrino o tutore).
La stessa ricezione della Comunione, infatti, è di per sé una professione di fede; il comunicante testimonia con il suo atto che nella chiesa che gli offre il Corpo e il Sangue di Cristo è presente la pienezza della fede apostolica. In un senso più profondo, colui che riceve i santi Misteri nella Chiesa Ortodossa denuncia la propria appartenenza a tale Chiesa, impegnandosi a professarne la fede, e a seguirne le norme e la disciplina.
Per questa ragione, ai non ortodossi non è solitamente concesso di ricevere la Comunione. È pur vero che, in casi eccezionali di una certa gravità, a cristiani non ortodossi, interamente tagliati fuori dai ministri di culto della propria Chiesa, viene concesso con permesso speciale il privilegio di accostarsi alla Comunione ortodossa, pur senza diventare di fatto membri della Chiesa Ortodossa. Bisogna ricordare, però, che tale privilegio è di norma riservato al Vescovo del luogo, e che un singolo prete non ha l'autorità di stabilire eccezioni.

2. CONFESSIONE DEI PECCATI
Poiché la singola professione di fede non implica sempre che tale fede venga vissuta in modo ideale, la Chiesa offre, per ritrovare l'equilibrio e l'orientamento della propria vita spirituale, il sacramento della Confessione. La tradizione stabilisce la confessione dei peccati, e la conseguente assoluzione sacramentale, come uno dei requisiti alla ricezione della Santa Comunione.
Poiché la Confessione è un rimedio ai mali specifici di ogni singola anima, non esistono regole generalizzate sulla frequenza della confessione. È sufficiente dire che, per coloro che si comunicano con frequenza (per esempio ogni domenica), non è necessario far precedere ogni comunione da una confessione completa. È bene, in ogni caso, attenersi alle indicazioni del proprio padre spirituale.
È invalso oggi l'uso, dove il tempo dei confessori è limitato, di far precedere la comunione da un'assoluzione sacramentale, che può essere individuale o collettiva. Questo tipo di assoluzione preliminare non è comunque un sostituto della confessione completa dei peccati (soprattutto nel caso di chi abbia colpe gravi sulla coscienza). Dato che si tratta di un sacramento, anche questa assoluzione resta riservata, così come la Comunione, a coloro che professano la fede ortodossa.

3. PREGHIERA
È richiesta a ogni partecipante, per quanto possibile, una preparazione di preghiera. Tipicamente, questa preparazione si effettua partecipando alla funzione della Grande Veglia (o quanto meno al Vespro) la sera precedente alla Divina Liturgia. Laddove
questo non sia possibile, chi desidera comunicarsi può supplire con adeguate preghiere preparatorie (per il testo di queste preghiere, che sono obbligatorie per i membri del clero, potete rivolgervi alla vostra parrocchia).
Per favorire un clima di raccoglimento, a chi si accosta alla Santa Comunione è richiesto di astenersi, alla sera precedente, da attività mondane e dispersive (come la danza) o, nel caso di sposi, da rapporti coniugali (questo non per disprezzo verso la sessualità, ma per un senso di priorità del nutrimento dello spirito).
La Santa Comunione si conclude con preghiere di ringraziamento, che dovrebbero essere recitate da un lettore dopo la conclusione della Divina Liturgia.

4. DIGIUNO
Nella Chiesa Ortodossa chi desidera ricevere la Santa Comunione non deve mangiare o bere nulla dal momento del risveglio al mattino. Questa regola vale anche nei rari casi di Liturgie vespertine, ma in tali casi è di solito tollerato un digiuno di sei ore.
Il digiuno eucaristico non include le medicine o altre sostanze amministrate a scopo terapeutico, ma include il fumo e altre sostanze assunte a scopo ricreativo.
Non sono infrequenti, nel mondo ortodosso, casi di fedeli particolarmente devoti, che prima di comunicarsi osservano anche uno o più giorni di digiuno totale: queste sono forme di devozione personale (talora legate a usi locali), del tutto rispettabili, ma che non vanno generalizzate: l'unico requisito di tempo comune a tutta la Chiesa Ortodossa è quello del digiuno completo fin dal risveglio al mattino della Comunione.
È sempre buona cosa, comunque, informarsi (v. sotto, "Usi locali") se nella parrocchia dove ci si comunica vige qualche particolare regime di digiuno, se non altro per evitare equivoci.
In casi di necessità particolari, è possibile ottenere dal sacerdote una dispensa dal digiuno.

5. L'ANTÌDORO
Alla conclusione della Divina Liturgia, ai partecipanti viene distribuito l'antìdoro, un pezzo del pane dell'offerta eucaristica, che è stato benedetto durante il rito della Presentazione dei doni, ma non consacrato. Dato il suo nome (anti-doro, ovvero "al posto del dono"), esso viene consumato da coloro che, per diverse ragioni, non hanno ricevuto la Santa Comunione.
La distribuzione dell'antidoro non è regolata ovunque dalle stesse tradizioni (alcuni sostengono che l'antidoro, così come la Santa Comunione, andrebbe consumato a digiuno; gli ortodossi più rigoristi tavolta escludono dall'antidoro i non ortodossi).
In assenza di indicazioni contrarie, comunque, tutti coloro che hanno partecipato alla Divina Liturgia sono invitati a ricevere l'antidoro, e, se lo desiderano, a portarne a casa per consumarlo con i propri cari, come segno di fraternità cristiana.

6. USI LOCALI
Vi sono particolari, nell'amministrazione della Santa Comunione, legati a tradizioni locali, che possono variare da una chiesa ortodossa a un'altra. Per fare un esempio, nelle chiese ortodosse romene vi è l'uso, legato simbolicamente alla professione dei voti battesimali, di presentarsi alla comunione reggendo una candela accesa; nelle chiese di tradizione slava, invece, è uso accostarsi alla comunione con le mani incrociate sul petto, nel gesto che simbolizza il ministero degli angeli; in alcune chiese, una volta ricevuta la Comunione,  si usa baciare la base del calice, talora la coppa del calice, o la mano del sacerdote, e così via.
Di fronte a usi non conosciuti, il miglior consiglio è quello di adeguarsi alle modalità della chiesa nella quale ci si trova, chiedendo eventualmente informazioni e spiegazioni.

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 18:44

 
La questione dei DEFUNTI

La Chiesa Ortodossa non conosce il purgatorio in quanto luogo o stato speciale. Non ci sono motivi biblici o dogmatici per ammettere l’esistenza di un “terzo luogo” di questa specie. Inoltre la questione essendo nata nel Concilio di Firenze, l'Ortodossia rifiuta tutto ciò che da li scaturì.

Tuttavia vi è una affermazione della Chiesa Ortodossa che lascia ben sperare in una futura comprensione definitiva.

Il Catechismo Ortodosso spiega che il "Purgatorio" come insegnato nella Dotrina sancita dal Concilio di Firenze,

< è contro l’insegnamento delle Sacre Scritture la teologia del Purgatorio come luogo di espiazione o purificazione temporanea dopo la morte. La dottrina del Purgatorio portò di conseguenza l’eresia delle Indulgenze che portarono alla Rivoluzione Protestante che spaccò in due il Cattolicesimo - romano >.

Questa è l'accusa di base, come vedete non esiste di fatto una motivazione biblica per contraddire ciò che insegna la Chiesa. Anzi, la spiegazione si complica resentando i limiti dell'astio dal momento che non ci si dovrebbe esprimere in questi toni in un Catechismo. Comunque sia Essi aggiungono:

< La teoria cattolica è che l’inferno è la pena della eternità, il purgatorio è un luogo temporale sempre nell’eternità ( come è possibile il tempo nell’eternità? ).  Da questo purgatorio si può uscire e si esce ma bisogna pagare il pedaggio, la tangente ( Messe da morte e indulgenze, come dire che chi non ha i soldi o santi protettori resta in purgatorio ). Può mai essere questa la paternità di Dio?>

Se avete notato essi erroneamente parlano di UN LUOGO E DI TEMPORANEITA' che di fatto non fu mai asserzione dottrinale nella Chiesa Cattolica. Il tema è talmente velato nella Bibbia che si fa difficoltà di trovare un termine e parole più adeguate, ma a noi interessa capirne il concetto e qui, leggete bene, la Chiesa Ortodossa nella sostanza dice ciò che dice la Chiesa Cattolica:

< Gesù ci ha raccontato invece la Parabola del Figliol Prodigo...e si fece gran festa dice. I meriti?  Gesù Cristo Figlio di Dio vivente ci salva con la sua morte e resurrezione. La teologia Ortodossa distingue due stati dell’aldilà: da una parte la benedizione del paradiso; dall’altra la sofferenza di cui l’anima può liberarsi grazie alle preghiere della Chiesa, specialmente attraverso il Sacrificio Eucaristico che si invoca e si offre per i Defunti e grazie anche al mutamento interiore  dell’anima medesima >.

Come avete letto, il Catechismo Ortodosso riconosce che l'anima  può liberarsi grazie alle preghiere della Chiesa, specialmente attraverso il Sacrificio Eucaristico che si invoca e si offre per i Defunti; ciò che appare strano a noi è che non ha menzionato una terza parte, l'Inferno il quale è chiaramente descritto nei Vangeli e nella parabola del ricco Epulone. Non vogliamo credere che tale Catechismo intenda parlare dell'inferno del posto in cui l'anima può liberarsi, perchè sarebbe veramente una grave eresia. Ci basta comunque aver letto quanto abbiamo evidenziato per comprendere che anche la Chiesa Ortodossa, pur non ammettendolo ufficialmente, sa perfettamente che la dottrina della Chiesa Cattolica è in qualche modo nella ragione nel parlare di uno stato in cui l'anima nell'aldilà può liberarsi, e come? Ce lo dice la Chiesa Ortodossa:

liberarsi grazie alle preghiere della Chiesa, specialmente attraverso il Sacrificio eucaristico che si invoca e si offre per i Defunti.

__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:14. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com