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LA MISTAGOGIA DELL’UNZIONE DEI MALATI

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 18:58
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05/11/2008 18:57

LA MISTAGOGIA DELL’UNZIONE DEI MALATI

" Signore, colui che tu ami è ammalato! " (Gv 11, 3), è il grido supplice che da tutta la Chiesa continuamente sale al Dio filántropo, a favore delle sue membra sofferenti. Ed egli risponde a questa implorazione con la confortante risposta: "Io verrò e lo curerò " (Mt 8, 7).
Nel corso della vita, prima o poi, la sofferenza bussa alla porta di ogni uomo. Essa è una realtà ineluttabile, un disordine subentrato nella natura, creata buona da Dio.
" Dio - afferma la Sapienza – non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi… La morte (e quindi la malattia) è entrata nel mondo per invidia del diavolo " (Sap 1,13. 2,24 a).
La missione di Gesù nel mondo è stata, e lo è tuttora, quella di distruggere il regno del demonio, instaurando il "Regno di Dio", e di riscattare coloro che appartengono al regno della morte. La cura degli ammalati fa parte di questa instaurazione del Regno e di questa liberazione.
Infatti, durante il suo ministero pubblico, il Signore ha avuto cura degli infermi o personalmente: "Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: "Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie" " (Mt 8, 16-17); o tramite gli Apostoli, ai quali ha dato il potere di cacciare i demoni e curare le malattie, essi mandati in missione nel suo Nome: "predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano "(Mc 6, 12-13).
E’ significativo il segno dell’unzione dei malati con l’olio compiuto dagli apostoli, benché riportato dal solo Marco, in esso la Chiesa tutta ha intravisto un preludio del sacramento dell’Euchélaion, esplicitato da San Giacomo. L’Apostolo invita a ricevere l'unzione in caso di malattia: " Se qualcuno di voi è ammalato, chiami i presbiteri della Chiesa, ed essi preghino su di lui, dopo averlo unto con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà l'ammalato; il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti " (Gc 5, 14-16).
La cura dei malati da parte della Chiesa ha dunque radici scritturistiche e non è un’invenzione dei secoli successivi, come alcuni hanno affermato. Essa è sempre rimasta viva nella tradizione della Chiesa d’oriente e d’occidente, grazie al Mystêrion dell’olio santificato dallo Spirito per la guarigione. "Ora l’olio, dice S. Cirillo d’Alessandria, fa riposare il corpo stanco e produce insieme la luce e la gioia. L’olio dell’unzione figura la misericordia di Dio, la guarigione delle infermità, la luce del cuore. Cose tutte le quali sono il frutto della preghiera".
Il rito dell’unzione non è nato così come la tradizione sacramentaria della chiesa d’oriente ce lo trasmette. Inizialmente consisteva nella semplice benedizione dell’olio e dell’acqua e l’unzione accompagnata dalla preghiera da parte del Vescovo, assistito dal presbitero e dal diacono, così come prevedeva l’Eucológio di Serapione.
In seguito il rito si è arricchito di preghiere e di lezioni della Scrittura, fino ad assumere l’attuale struttura settenaria, ossia di sette sacerdoti concelebranti, sette pericopi dell’Apóstolos e dell’Evangelo, sette preghiere e sette unzioni.
Cosa è dunque l'Unzione dei malati secondo la tradizione liturgica bizantina: un rito magico o una espressione di fede di tutta la Comunità? Una unzione "ultima", quando l'ammalato magari non è più cosciente o una certezza che l'uomo nella sua malattia non è solo, ma accanto a sé ha la Chiesa tutta, con la sua fede e con la sua potente intercessione? (38). Dio agisce se l'uomo è disposto ad accogliere la divina Grazia che lo sana. Il ministero della Chiesa è impotente davanti alla richiesta dell'ultimo minuto o davanti alla disperazione che accompagna l'entrata in casa dei sacerdoti o del sacerdote per l'unzione (39).
Bisogna dire che, una tal concezione negativa del sacramento, è frutto, ancora una volta, di una mancata mistagogia e di una interpretazione erronea del sacramento dei malati. L'unzione non è un viatico quindi non è conveniente darla ai moribondi, a questi bisogna assicurare l'aiuto a ben morire, per mezzo dell’assoluzione dei peccati e dell’Eucaristia. In quest'ottica l'Unzione acquista un significato che le è proprio fin dal principio: " Unzione per la guarigione e non per la morte ". Essa infatti, come si è visto, nacque nella Chiesa vivente Gesù, con lo scopo non di procrastinare all’infinito la morte, bensì di curare gli infermi, ed Egli continua ancor oggi la sua opera come ai suoi tempi e ai tempi apostolici, grazie al ministero dei sacerdoti. " In questo segno si condensa, dunque, tutta l’attività caritativa della Chiesa, che non è, perciò, pura assistenza o filantropia, ma atto sacro, liturgia, testimonianza dell’amore, del Regno di Dio e della sua salvezza ".
" La guarigione è chiesta non come un fine in se stessa, bensì nel quadro del pentimento e della salvezza. La vita - quella vera, l'eterna - non finisce con la morte dell'uomo. Qualunque sia l'esito della malattia, la guarigione o la morte, l'uomo ha bisogno di pentirsi e ha bisogno del perdono divino.
Questa è la vera guarigione".
La Chiesa, con il sacramento dell’Euchélaion, non intende prendere il posto del medico o della scienza; ma intende semplicemente rimettere l'uomo sofferente e angosciato nell'amore e nella vita di Dio che è il senso della nostra esistenza su questa terra (42).
In tal modo la Chiesa può ridare la salute all'ammalato o perlomeno ridargli coraggio, un aumento di forze, la necessaria sopportazione delle malattie, l'accettazione delle sofferenze in unione con le sofferenze del Cristo, per completarne misteriosamente la Passione a beneficio della intera umanità, nella propria carne (cf. Col 1, 24) .
" In Cristo, tutte le cose hanno un senso: la gioia come la sofferenza, la salute come la malattia, la vita come la morte. Tutto può essere un cammino verso la Vita. L'uomo viene chiamato, aiutato ad andare incontro a Dio con fiducia, come un uccello si slancia nell'aria o un pesce nell'acqua, e a continuare a cantare la sua Gloria, sia quaggiù se ricupera la salute, sia nella vita che verrà.
L'uomo viene chiamato a cantare la Gloria di Dio e anche a dire: "abbi pietà di me, peccatore", in un atteggiamento di sottomissione alla volontà del Signore, con fiducia e con umiltà aspettando tutto dalla misericordia divina ".

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