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G L O S S A R I O DEI TERMINI NELLE MISTAGOGIE

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:02
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05/11/2008 19:02

G L O S S A R I O

NB: I termini greci contenuti nel presente lavoro sono stati traslitterati in due modi diversi, il primo: secondo la pronuncia "bizantina" o "greco-moderna" per i termini più usati nell’uso liturgico quotidiano; l’altro, per i termini meno usati, secondo la pronuncia cosiddetta "classica". Così, ad esempio, abbiamo scritto Amín e non Amen, Víma e non Béma.

Agiasmatárion: Libro liturgico contenente i riti e le preghiere per la celebrazione dei Sacramenti.

Akoluthía: Indica l’ordine da seguire per la celebrazione di una determinata ufficiatura, o la stessa ufficiatura. Es: "Akoluthia dell’Esperinos", cioè Ufficiatura del Vespro, o Modo di celebrare il vespro.

Amartía: E’ il termine che indica il peccato in sé, come dimenticanza, trasgressione e ribellione alla divina legge.

Amnós: Significa "Agnello" e indica il pane eucaristico di forma quadrata, corrispondente all’Ostia grande del rito romano.

Anámnêsis: E’ l’attualizzazione dell’azione salvifica del Signore, cioè della sua vita morte e risurrezione, ogni qualvolta se ne fa memoria, cioè si celebra la Divina Liturgia.

Apoftégma E’ il nome greco di un "detto" o un insegnamento di una persona autorevole per saggezza, ad esempio di un anziano dato ad un suo discepolo. Celebri sono gli apoftégmi o i detti dei Padri del deserto.

Ekfónisis: E’ la parte conclusiva di una preghiera che viene generalmente cantata a voce forte per distinguerla dalla parte recitata misticamente (non sottovoce, come purtroppo si è soliti fare).

Ekténia: E’ una serie di intercessioni o invocazioni per i vari bisogni dei fedeli, a cui si risponde col Kyrie eléison.

Epigonátion: E’ una parte delle vesti liturgiche del vescovo e di alcuni prelati a forma romboidale, su cui è dipinta una spada, portata all’altezza del ginocchio (da cui il nome: epí-sopra e gónaton-ginocchio. Anticamente conteneva i fogli dell’omelia.

Epíklêsis: E’ la preghiera rivolta al Padre, perché nel nome di Gesù invii la Spirito Santa per la consacrazione: dell’individuo, del pane e del vino, dell’acqua, dell’olio, ecc.

Epitrachílion: E’ il nome della "stola", cioè di quell’indumento liturgico composto da due bande di stoffa che scendono dalle spalle (da cui il nome: epí-sopra e tráchilos-collo). E’ l’insegna distintiva della dignità sacerdotale, comune ai presbiteri e ai vescovi.

Eukológion: E’ il libro che raccoglie tutte le preghiere e i riti per i sacramenti e sacramentali.

Felónion: E’ la veste liturgica indossata dai presbiteri e qualche volta anche dai vescovi, corrispondente alla casula del rito romano.

Kolimvíthra: Corrisponde alla vasca battesimale. Può essere fissa nel battistero o mobile, come nelle nostre chiesa.

Lex orandi – Lex credendi: La legge di colui che prega è la legge di colui che crede. Cioè un cristiano non può pregare diversamente da come crede. Il fedele comprende il mistero salvifico alla luce dello Spirito Santo nella Chiesa e di conseguenza, prega secondo la comprensione che ha del mistero stesso. In questo caso possiamo dire che la spiritualità è il dogma vissuto, mentre la celebrazione è il dogma manifestato.

Litania: Nel rito bizantino sono chiamate così le preghiere che caratterizzano abitualmente la serie di petizioni diaconali dette anche: synaptí, ektenía, étisis e iriniká. Anticamente venivano recitate durante le processioni, da cui il nome.

Magnália Dei: Sono le grandi opere che Dio ha compiuto e compie a favore del suo popolo: la creazione, la liberazione dalla schiavitù, l’Incarnazione del suo Figlio, la sua opera redentrice, i miracoli, ecc.

Megalinárion: Si tratta di ritornelli di tropári della nona ode del Mattutino, che si ripropongono nella liturgia eucaristia in onore della Madre di Dio, dopo la sua commemorazione o in onore dei santi celebrati prima dell’ekfónisis della prece eucaristica. Sono detti megalinárion/a perché iniziano con Megalíni : Magnifica il Signore, anima mia".

Metánoia: Con questo termine indichiamo il cambiamento di mentalità dal peccato alla grazia e l’inchino profondo o la prostrazione che si compie davanti all’altare o a un’icona, accompagnati dal segno della croce.

Myron: E’ l’unguento ricavato dall’olio e dalle essenze profumate che il vescovo consacra durante la divina liturgia del giovedì santo, detto anche Crisma. Con esso vengono unti i battezzati, l’altare, le chiese e le reliquie dei martiri.

Nartéce: E’ la parte che precede l’ingresso nella navata della chiesa. Era destinato ai catecumeni e ai penitenti. In alcune chiese è situato il fonte battesimale: la kolimvíthra. E’ detto anche prónao.

Omofórion: Paramento liturgico proprio del vescovo. E’ costituito da una lunga banda di stoffa, ornata di croci, che viene indossato sopra il sákkos e le cui estremità cadono una davanti al petto e l’altra dietro le spalle. Fuori dalla liturgia pontificale il vescovo usa un piccolo omofórion che, poggiato sulle spalle, scende sul davanti come una stola. Corrisponde al pallio dei metropoliti latini e raffigura la pecorella che il buon Pastore porta sulle spalle.

Orárion: Lunga e stretta banda di stoffa, indossata dal diacono sulla spalla sinistra. Corrisponde alla stola diaconale dei latini, benché questa molto più corta.

Prefazio: E’ la preghiera di introduzione della prece eucaristica, recitata dal celebrante prima del canto del "Santo, Santo, Santo…". Ma è anche la parte introduttoria delle preghiere delle nozze, della benedizione delle acque, ecc.

Ripídion: Significa ventaglio o flabello. E’ uno strumento liturgico, attualmente usato dal diacono dopo lo svelamento dei doni eucaristici. E’ di forma circolare e ha dipinto da entrambe le parti un serafino dalle sei ali, da cui il nome di exaptérigon. Anticamente serviva per scacciare le mosche dai santi doni.

Sákkos: Abito liturgico proprio del vescovo. Viene indossato al posto del felónion. Assomiglia alla tunicella dei latini.

Sêmeion: In questo lavoro è usato col valore di "significato".

Sinassi: Riunione comunitaria per una celebrazione (Divina Liturgia, Messa), o per un’ufficiatura (celebrazione del Mattutino o del Vespro).

Soléa: E’ un gradino a semicerchio che lega il santuario, o Vima, dove si trova l’altare, col presbiterio. Nel presente lavoro, come nel linguaggio liturgico corrente, indica tutta l’area del presbiterio.

Stichárion: E’ una lunga tunica di stoffa bianca o a colori, corrispondente al camice latino. Oggigiorno è di foggia uguale per i vescovi e i presbiteri, varia per i diaconi e gli altri membri del clero.

Théosis: Corrisponde alla parola italiana Divinizzazione, Diventare Dio, grazie all’opera redentrice del Signore Gesù, gratuitamente data nella Spirito Santo e liberamente accettata dall’uomo.

Theotokíon: Composizione poetica (tropárion, vedi sotto) dedicata alla Madre di Dio.

Theotókos: Letteralmente: Madre di Dio - Genitrice di Dio, ossia madre dell’umanità della Persona divina del Verbo incarnato e dunque veramente partorito da una donna. Il titolo, attribuito alla S. Vergine dal Concilio di Efeso (anno 431), è il più antico e venerando dei titoli della Santissima Vergine.

Trisájion: Si tratta dell’invocazione "Santo Dio, Santo forte, Santo immortale, abbi pietà di noi", che si richiama alla visione di Isaia (6,3), e che apre fuori dal tempo pasquale, salvo qualche eccezione, tutte le ufficiature della chiesa bizantina.

Tropárion: Breve composizione poetica della innodia liturgica, con precise leggi ritmiche e melodiche. Il suo nome deriva dal greco trópos, cioè prototipo, perché costituiva il modello per la composizione di altri inni della stesso metro. Nell’ufficiatura si aggiungono altri nomi per specificarne il compito: anastásimon cioè: tropário della risurrezione, apolytíkion cioè tropário di congedo, martitikón cioè tropário dei martiri, ecc.

Typikón: Libro liturgico contenente le regole secondo cui si svolgono le cerimonie religiose, fornendo e completando le indicazioni contenute nelle rubriche.

Vima: Luogo dove è posto l’altare, separato dal resto della chiesa dall’iconostasi, cioè da quella parete in muratura o legno su cui sono poste le sante icone.

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