Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La Vergine Maria...

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:18
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 19:12

La Madre di Dio nella liturgia orientale

di GEORGE GHARIB

Il Monastero Xenofóntos
e l’icona della
Panaghía Odighítria
   

Consacrato a San Giorgio ‘megalomartire’, il Monastero è noto per il singolare rito della "elevazione della Panaghía" che i monaci compiono nelle grandi feste di Cristo e della Madonna, come a voler rendere visibilmente presente la Madre di Dio nella Comunità monastica e nella loro stessa vita.

Il Monastero Xenofóntos, che ospita attualmente una cinquantina di monaci di nazionalità greca, segue la regola cenobitica ed occupa il sedicesimo posto nella gerarchia dei Monasteri dell'Athos. Si tratta del secondo insediamento monastico che si incontra lungo la costa sud-occidentale della penisola athonita. Il Monastero è consacrato a San Giorgio Megalomartire, la cui festa cade il 23 di aprile, occasione che attira numerosi monaci e fedeli dalla Grecia per venerare le numerose reliquie custodite nel Monastero, fra cui le due icone taumaturgiche: quella di San Giorgio e quella della Panaghía Odigítria: queste due icone fanno parte della leggenda riguardante la lotta iconoclastica, come si vedrà.

Storia del Monastero

Una incerta tradizione vuole che il Monastero sia stato fondato da Xenofonte, senatore bizantino vissuto nel VI secolo. È più probabile però che la fondazione risalga ad un monaco dello stesso nome che, con l’aiuto dall'Imperatore Basilio II Bulgaroctono (976-1025), intraprese agli inizi del secolo XI la costruzione dei primi edifici, che consacrò a San Giorgio. Questo Xenofonte viene citato anche, come igumeno, nella ‘Vita di Atanasio’, per averne guarito il fratello Teodoro, gravemente ammalato. La sua firma, con la medesima grafia, si ritrova su tre atti, uno del 998, un secondo del 1001 ed un altro ancora del 1007, ed è citato anche in due documenti, rispettivamente del 1035 e del 1071.

Qualche anno più tardi, il drugarios (= ammiraglio) Stefano, che era stato al servizio di Niceforo III Botaniate (1078-1081), mutato il nome in quello di Simeone, volle ritirarsi a vita monastica a Xenofóntos, e decise di ampliarlo. L'attività e l'energia dell'ex ammiraglio lo resero però inviso agli ígumeni di altri Monasteri, che lo consideravano troppo invadente, e che riuscirono a farlo deporre. Egli fu in seguito reintegrato al suo posto dall’Imperatore Alessio I Comneno (1081-1118), che, come il suo predecessore, in più di una occasione accordò il proprio benevolo favore ai monaci.

Madre di Dio Odighítria (con riza in argento, del XVIII sec.), icona russa del tipo della Panaghía Odighítria venerata nel Monastero di Xenofóntos.
Madre di Dio Odighítria (con riza in argento, del XVIII sec.), icona russa del tipo
della Panaghía Odighítria venerata nel Monastero di Xenofóntos.

Nel 1225 il Monastero fu danneggiato da una incursione di pirati; in seguito, le sue condizioni economiche migliorarono tanto che nel 1394 si trovò ad occupare l'ottavo posto nella gerarchia athonita. Verso la fine del XV secolo, per l’occupazione turca, iniziò la crisi: oberato di tasse, vide ridursi la sua popolazione ad una decina di elementi soltanto. Successivamente, con il flusso di sostanziosi aiuti da parte del nobile valacco Bornikos e di suo fratello Radolos, si ripopolò soprattutto di monaci serbi e bulgari.

Verso la fine del XVIII secolo il Monastero incominciò a rifiorire, specialmente per opera di Paissios di Mitilene, ieromonaco di Kafsokalívia, che lo rinnovò ed ampliò con l'aiuto del tesoriere Costantino e dell'archimandrita Zaccaria, i quali compirono numerosi viaggi per raccogliere fondi a questo scopo. Paissios ottenne anche nel 1784 dal patriarca di Costantinopoli Gabriele IV (1780-1785) un sighíllion che lo autorizzava a riconvertire Xenofóntos, primo fra tutti i Monasteri dell'Athos, alla regola cenobitica propria della tradizione athonita. Nel 1808 il metropolita Filotheos di Lesbo si ritirò come semplice monaco a Xenofóntos, dove tra il 1809 ed d 1819 si impegnò alla costruzione di un secondo katholikón, destinato a diventare uno dei più ampi del Monte Athos. Nel 1817 un grande incendio distrusse quasi completamente il Monastero, risparmiando tra l'altro il refettorio con gli affreschi del XVI secolo e l'antico katholikón. In questa occasione fu ancora Filotheos che trovò il denaro necessario alla rapida ricostruzione, opera continuata poi dall'ígumeno Niceforo di Kimi (Eubea).

Il Monastero di Xenofóntos e il suo porticciolo.
Il Monastero di Xenofóntos e il suo porticciolo.

Il doppio katholikón

Il Monastero Xenofóntos dispone tuttora di un duplice katholikón. L'antico katholikón si trova nell'ala sud del Monastero ed occupa il centro del vecchio cortile. Edificato probabilmente tra la fine dell'XI secolo e gli inizi del XII e dedicato a San Giorgio, è uno dei più piccoli dell'Athos; il doppio coro e la lití, che gli conferiscono la caratteristica pianta agiorita, sono aggiunte post-bizantine del 1545. Sul lato sud è fiancheggiato da due Cappelle, quella di San Demetrio (uno degli edifici più antichi del Monastero) e quella di San Lazzaro.

Il nuovo katholikón, come quello antico dedicato a San Giorgio, è stato edificato tra il 1809 e il 1819 nell'ala nuova del Monastero. È uno dei più maestosi e vasti dell'Athos; vi sono conservate alcune antiche e pregevoli icone fra cui quelle musive di San Giorgio e di San Demetrio, appese a due colonne all'ingresso del naós, che rappresentano i due Santi militari in piedi, vestiti con gli abiti sontuosi degli alti dignitari imperiali: sono ritratti in atteggiamento di preghiera, rivolti uno a destra (San Giorgio) e uno a sinistra (San Demetrio) del Cristo, raffigurato nell'angolo alto di ciascuna icona. Si ritiene che i due mosaici, realizzati probabilmente nel XIII secolo, siano dei frammenti di un mosaico murale che decorava l'antico katholikón.

Le icone taumaturgiche di San Giorgio e della Panaghía Odighítria

Il Monastero venera non meno di due icone considerate taumaturgiche. Presso la colonna sud-est del naós è conservata l'icona miracolosa di San Giorgio che, secondo la tradizione, sarebbe stata gettata in mare durante il periodo iconoclastico da un uomo devoto, affinché non subisse profanazioni, e sarebbe stata condotta integra dalle onde al litorale di Xenofóntos; raccolta dai monaci, fu posta nella Cappella appositamente costruita.

Nel katholikón è venerata inoltre l'icona miracolosa della Panaghía Odighítria, pittura su legno coperta da una spessa lastra dorata ornata di numerosi gioielli, in maggioranza ex-voto per grazie ricevute. Come sanno i nostri lettori, l’Odighítria (che significa "Colei che indica la via") è il nome che nel mondo bizantino viene dato all’originale ritratto di Maria fatto da San Luca e venerato nell’omonimo Santuario mariano di Costantinopoli. Secondo la leggenda, l’icona athonita apparteneva al Monastero di Vatopédi da cui sparì misteriosamente nel 1730 per riapparire, altrettanto misteriosamente, a Xenofóntos. Riportata a Vatopédi, il fenomeno si ripeté nuovamente nonostante misure severe di custodia; ciò indusse i monaci di Xenofóntos a custodirla definitivamente, convinti che la Madonna fosse a conoscenza di una colpa commessa da qualche monaco di Vatopédi.

Il cortile e l’antico katholikón (in restauro) del Monastero.
Il cortile e l’antico katholikón (in restauro) del Monastero.

Nel santuario (víma) sono conservati arredi ed oggetti sacri, abiti sacerdotali e reliquari, fra cui un frammento della Vera Croce, reliquie di San Giorgio, una parte del cranio di Santo Stefano protomartire, il piede destro di San Teodoro Tirone, i crani di San Trifone e Sant’Arcadio, le mascelle degli apostoli Barnaba e Filippo, varie reliquie di San Giovanni Crisostomo e di San Modesto. Degna di nota è una piccola icona a rilievo in steatite, raffigurante la Trasfigurazione, risalente al XII secolo.

A Xenofóntos vi sono tre torri degne di nota, due di difesa ed una campanaria. Le prime due sono state edificate e protezione dell'ingresso al Monastero, una verso l'esterno (1667-68), in cui ha sede la Cappella dei Santi Apostoli, ed una verso l'interno (1660-61), in cui ha invece sede la Cappella di Santo Stefano. La torre campanaria, edificata nel 1814, si erge isolata nell'ala nord presso l'ingresso del nuovo katholikón.

Nella Biblioteca, situata nell'ala sud-ovest del Monastero, sono conservati circa 300 manoscritti, di cui 8 su pergamena, e 2 rotoli lunghi complessivamente più di 16 metri. I volumi stampati sono più di 4.000.

Il rito della ‘elevazione della Panaghía’

I monaci, in occasione delle grandi feste di Cristo e della Madonna, compiono un commovente rito che rende effettivamente presente la Madre di Dio nella comunità monastica e nella vita degli stessi monaci. Il rito, chiamato "elevazione della Panaghía", si svolge nel refettorio nel seguente modo: alla fine della liturgia eucaristica, durata parecchie ore, i monaci si recano in refettorio cantando e portando l’icona della Madonna; giunti ai loro posti l'ígumeno pone sulla mensa un frammento di pane triangolare riservato alla Madre di Dio che era stato tolto dal pane eucaristico (prósfora) durante l'Ufficio. Alla fine del pasto, il superiore si rivolge ai presenti e dice: "Benedite, padri santi, e perdonate al peccatore che sono".

Il nuovo katholikón, edificato tra il 1809 e il 1819.
Il nuovo katholikón, edificato tra il 1809 e il 1819.

Tutti rispondono: "Dio ti dia e faccia misericordia". Il superiore, prendendo tra le dita il pane della Panaghía, lo eleva dicendo ad alta voce: "Grande è il nome della SS.ma Trinità". E, rivolto verso l’icona della Madre di Dio, traccia un segno di croce con il pane e dice: "Santissima Madre di Dio, vieni in nostro aiuto". I monaci rispondono: "Madre di Dio, abbi pietà di noi e salvaci!". E proseguono dicendo: "Tutte le generazioni ti proclameranno beata, o Vergine Madre di Dio". E si canta il seguente inno, molto caro alla pietà dei fedeli:

"E' veramente giusto proclamare beata te, o Madre di Dio, che sei beatissima, tutta pura e Madre del nostro Dio. Tu, che sei più venerabile dei Cherubini ed incomparabilmente più gloriosa dei Serafini; tu che senza ombra di corruzione hai generato il Verbo di Dio, te magnifichiamo come vera Madre di Dio".

L'abate spezza quindi il pane e lo distribuisce ai monaci che, prima di consumarlo, lo profumano con le volute d’incenso che escono dall’incensiere acceso e bevono un sorso di vino alla coppa. Il superiore termina dicendo: "Per l’intercessione di nostra Signora immacolata Madre di Dio e sempre vergine Maria". Tutti rispondono: "Per le sue preghiere, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci".

Il rito ha una storia non del tutto chiarita e viene così spiegato in una nota del Libro delle Ore:

"Dopo l'Ascensione di Cristo e la discesa dello Spirito Santo, quando gli Apostoli chiusi nel Cenacolo consumavano i pasti, essi lasciavano il posto di Gesù vuoto e vi ponevano un cuscino sul quale mettevano un pezzo di pane. Finito il pasto e dopo la preghiera di ringraziamento, prendevano il pezzo di pane riservato a Cristo, lo elevavano e, al posto della dossologia trinitaria, dicevano: "Signore Gesù Cristo, vieni in nostro aiuto". Continuarono a fare in questo modo anche dopo essersi dispersi per predicare il Vangelo. Quando il Signore li riunì per la dormizione della Vergine, mentre cenavano dopo la sepoltura, essi come al solito fecero la benedizione del pane in onore di Cristo. E... prodigio! La Vergine vivente apparve in una nube di Angeli luminosi e disse loro: "Salve! Io sono con voi tutti i giorni". Sorpresi per questo miracolo, gli Apostoli allora, alla fine della cena, invece della preghiera: "Signore Gesù Cristo, vieni in nostro aiuto!", presero a dire: "Santissima Madre di Dio, vieni in nostro aiuto!". Recatisi alla tomba, la trovarono vuota, persuasi con ciò che la Vergine era veramente risuscitata dai morti come suo Figlio, ed era salita al Cielo con Cristo, per regnarvi per i secoli dei secoli".

George Gharib

__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:22. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com