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La Vergine Maria...

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:18
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05/11/2008 19:13

La Madre di Dio nella liturgia orientale

di GEORGE GHARIB

Símonos Petra, edificato sulla roccia
   

Il Monastero di Símonos Petra, denominato "Nuova Betlemme", deve la sua origine ad una apparizione della Madre di Dio. – L’Ufficio delle Ore del monaco athonita.

Il Monastero athonita Símonos Petra, che occupa il tredicesimo posto nella gerarchia dei Monasteri dell’Athos, è chiamato "Nuova Betlemme" ed è dedicato alla Natività di Cristo. La costruzione si erge maestosa su uno sperone roccioso a 270 metri dal livello del mare, costituendo una delle più audaci costruzioni della Santa Montagna, simile a quella altrettanto grandiosa dei Monasteri del Tibet. La Comunità, che pratica dal 1801 la regola cenobitica, ospita oggi una cinquantina di monaci di differenti nazionalità. Il complesso monastico porta un doppio nome: quello del monaco Simone che lo ha fondato e quello dello sperone roccioso (petra) sul quale è costruito. Il Monastero non possiede speciali icone taumaturgiche, ma la stessa sua fondazione è attribuita ad uno speciale intervento della Madre di Dio, come si vedrà.

Lato occidentale del Monastero di Símonos Petra, con il Monte Athos sullo sfondo.
Lato occidentale del Monastero di Símonos Petra, con il Monte Athos sullo sfondo.

L’interessante vita del monaco Simone

Simone, vissuto nel secolo XIV, periodo storico reso difficile dall’occupazione latina di Costantinopoli e dal trasferimento della capitale dell’Impero bizantino a Nicea, volendo fuggire le vanità del mondo, finì per recarsi nel "Giardino della Madre di Dio", sulla Santa Montagna dell’Athos, con l’intento di conquistare la salvezza della sua anima sotto la guida di un padre spirituale. La sua scelta cadde su un asceta severo ed esigente, al quale si sottomise corpo e anima, come a Dio stesso. La sua obbedienza, la sua umiltà, il suo amore per il padre spirituale, lo portarono ben presto ad un alto grado di virtù, e gli valsero l’ammirazione dei Monaci dell’Athos e il rispetto del suo stesso anziano. Ma non stimando questi segni d’onore confacenti a chi aveva scelto di soffrire per Gesù, Simone chiese e ottenne di poter vivere nella solitudine. Dopo ripetute ricerche, egli scelse di vivere in una grotta stretta e umida, sita sul pendìo occidentale dell’Athos, a 300 metri dal mare. Vi rimase giorno e notte, esposto agli assalti dei demoni, avendo per sole armi la fede, la speranza e l’invocazione del nome onnipotente di Gesù.

Una notte, prima della festa di Natale, vide un astro staccarsi dal cielo, scendere e stabilirsi sopra uno sperone roccioso che si trovava di fronte alla grotta. Sospettando un nuovo stratagemma del Maligno, egli non vi prestò fede. A Natale però, l’astro luminoso scese sulla roccia, come la stella di Betlemme, e Simone udì la voce della Madre di Dio proveniente dal cielo che diceva: "Non dubitare, Simone, fedele servo di mio Figlio. Guarda questo segno e non lasciare questo luogo per cercare una maggiore solitudine, come era tuo intento, perché è qui che voglio che stabilisca il tuo cenobio per la salvezza di un gran numero di anime". Così rassicurato dalla voce della Madre di Dio, egli fu trasportato in estasi a Betlemme, davanti al Cristo Bambino circondato da Angeli e pastori. Ritornato in se stesso, egli intraprese senza più tardare la costruzione di quello che chiamerà la Nuova Betlemme.

Poco dopo, tre giovani fratelli di una ricca famiglia di Tessaglia (Macedonia) che avevano sentito elogiare le virtù di Simone, vennero da lui, deposero ai suoi piedi tutti i loro beni, come tre nuovi Re Magi, e gli chiesero di accoglierli come discepoli. Furono allora fatti venire operai i quali però, alla vista del luogo ripido e pericoloso, rifiutarono di prendersi i seri rischi della costruzione, accusandolo di aver perso la testa. In quel momento uno dei fratelli che serviva da bere scivolò e cadde in un vertiginoso precipizio. La morte era certa e l’evento sembrava confermare i rimproveri; ma quale non fu il loro stupore quando videro che, grazie alla preghiera di San Simone, il monaco era risalito sano e salvo dall’altro versante, reggendo nelle mani il vaso di vino e i bicchieri che egli si apprestava a servire. Convertiti, i costruttori si fecero monaci e poterono a più riprese rendersi conto del gran potere che Dio conferiva al suo servitore.

Finita la costruzione, la Nuova Betlemme vide affluire un gran numero non solo di monaci ma anche di malintenzionati.

Un giorno ebbe luogo uno sbarco di pirati saraceni che infestavano i mari circostanti. Simone andò loro incontro con regali, nella speranza di impedire la spoliazione del Monastero. Non contenti dell’offerta, essi si gettarono brutalmente su Simone, ma furono accecati e uno di loro, che aveva la spada estratta, ebbe il braccio paralizzato. Guariti per la preghiera dell’uomo di Dio, essi si pentirono, ricevettero il Battesimo e si fecero tutti monaci.

Simone visse gli ultimi anni della vita circondato dai favori divini e dall’amore dei fratelli. Alla sua morte, avvenuta il 28 dicembre di un anno imprecisato, fu canonizzato; poco dopo il Monastero venne ribattezzato con il nome del suo fondatore Símonos e quello della roccia (petra). Anche il sepolcro del Santo si segnalò in seguito con il flusso, come da fonte d’acqua viva, di un balsamo profumato dalle proprietà miracolose: questo spiega il soprannome di Miroblita dato al Santo. Però le ripetute distruzioni del Monastero non hanno lasciato traccia della sua sepoltura e delle sue reliquie. Non di meno, il Santo continuò ad essere visibilmente presente, guidando e proteggendo la Comunità monastica e altri bisognosi di cura e aiuto. Nel giorno della sua festa annuale, alcuni poterono talvolta vedere uscire una luce dalla grotta e ricoprire la sua icona come in un padiglione.

Le ardite e suggestive balconate su sette piani di Símonos Petra.
Le ardite e suggestive balconate su sette piani di Símonos Petra.

Vicende storiche di Símonos Petra

Della complessa storia di Símonos Petra segnaliamo solo alcuni eventi.

Nel secolo XV la figlia del despota Giovanni Uglesh, Principe serbo di Macedonia (capitale Serres) fu liberata, per l’intercessione di San Simone, da uno spirito maligno che la possedeva. Come ringraziamento, suo padre trasformò il piccolo Monastero in una ricca fondazione dotata di numerose proprietà. Ciò spiega come Símonos Petra sia uno dei Monasteri più ricchi dell'Athos, potendo contare sulle rendite derivategli dai suoi metóchia (= possedimenti) a Salonico, nella penisola Calcidica e in altre Isole greche.

In quello stesso secolo il Monastero era già proprietario di qualche dominio al di fuori dell'Athos, e per mezzo delle relative rendite godette di una discreta prosperità fin verso la fine del XVI secolo, quando un violento incendio lo distrusse in gran parte, prima nel 1580 e poi nel 1626.

Nel sec. XIX, dal 1821 al 1830, i Monaci presero parte attiva alle lotte per l'indipendenza della Grecia, ed in tale periodo Símonos Petra restò pressoché deserto. Il 28 maggio 1891 il Monastero fu nuovamente distrutto da un incendio che mandò in fumo anche l'importante Biblioteca. Solo i monaci riuscirono a sottrarsi alle fiamme, salvando le reliquie e pochi documenti preziosi.

Il Monastero, proprio perché ebbe a soffrire diverse calamità nel corso dei secoli, è quasi privo di opere d’arte, di manoscritti e di codici miniati. L’incendio del 1891, infatti, ha distrutto la totalità dei manoscritti fino ad allora conservati, fra cui numerosi su pergamena e miniati.

All'attuale Biblioteca restano solo un migliaio di volumi, di recente pubblicazione.

Il Monastero possiede 15 Cappelle, di cui 4 entro le mura ed 11 fuori le mura; quelle interne, tutte prive di affreschi, sono dedicate a San Giorgio, a Santa Maria Maddalena, a San Caralampo di Tessalonica e agli Arcangeli Michele e Gabriele. Delle Cappelle esterne al Monastero solo quella dedicata a San Giovanni Crisostomo è decorata con affreschi del 1702.

L'attuale katholikón, consacrato alla Nascita di Cristo e situato al centro del piccolo cortile del Monastero, risale al 1893 ed è stato edificato dall'igumeno Neofito a seguito del violento incendio che nel 1891 aveva distrutto la costruzione precedente. Realizzato secondo lo schema tradizionale agiorita, ha il nartece incorporato nell'ala ovest del Monastero ed è privo di affreschi. La costruzione attuale è dovuta alla munificenza dell'ultimo zar Nicola II (1894-1917).

Madre di Dio ‘Allattante’ – icona del katholikón di Símonos Petra.
Madre di Dio ‘Allattante’icona del katholikón di Símonos Petra.

Liturgia mariana del monaco athonita

La giornata del monaco athonita è divisa grosso modo in tre parti: otto ore di preghiera liturgica, otto ore di lavoro, per lo più manuale, e otto ore per il riposo. La preghiera liturgica si svolge in chiesa dove si legge e si cantano le Ore dell’Ufficio così composto: Messoniktikón (= di Mezzanotte), Mattutino, le cosiddette ‘Piccole Ore’ (ossia Prima, Terza, Sesta e Nona), Vespro e Compieta.

Il testo dell’Ufficio, composto di Salmi, Preghiere e Inni, è ricco di spunti spirituali che, attraverso la poesia, la musica e il canto, sintonizza l’anima e la mette all’unisono con l’insieme del mistero cristiano. Nei testi abbondano gli Inni e le invocazioni alla Madre di Dio che danno alla celebrazione una vera dimensione mariana.

Abbiamo già proposto ai nostri lettori gli Inni e le Preghiere che il monaco recita ogni giorno a Compieta, l’ora che prelude al sonno. Proponiamo ora qualche brano di Inni mariani che giornalmente ricorrono nelle Ore minori (o Piccole Ore), ispirate ai maggiori misteri della vita di Cristo.

Simpatici volti gioiosi di Monaci dell’Athos.

Nell’Ora Prima, all’inizio del giorno, vengono recitati, tra l’altro, due Tropari, ispirati alla lode mariana. Il primo recita così:

  • "Come chiamare te, o Piena di grazia?
  • Cielo: poiché hai fatto sorgere il Sole di giustizia.
  • Paradiso: ché in te è sbocciato il Fiore dell'immortalità.
  • Vergine: perché sei rimasta inviolata.
  • Madre pura: ché hai portato in braccio un Figlio, Dio di tutti.
  • Pregalo di salvare le nostre anime".

Nell’Ora Terza, recitata in ricordo della discesa dello Spirito Santo sui discepoli riuniti nel Cenacolo, il Libro delle Ore offre tre Tropari, nei quali Maria è chiamata Vite, Speranza, Porto, Avvocata. Eccone un brano:

"O Madre di Dio, tu sei la Vera Vite che dette il frutto della vita.
Ti supplichiamo: intercedi, o Sovrana, con gli Apostoli e tutti i Santi, ché si abbia pietà delle nostre anime"
.
"Speranza, protezione, rifugio dei Cristiani, muro inespugnabile, porto tranquillo per i naufraghi sei tu, o pura Madre di Dio.
Come tu salvi il mondo per la tua incessante intercessione, così ricordati anche di noi, o Vergine degna di lode"
.

Nell’Ora Sesta, che rievoca l’ora della crocifissione di Cristo, i Monaci cantano antifone mariane, contenenti commoventi invocazioni all’intercessione della Madre di Dio. Ne ricordiamo una:

"Poiché non abbiamo alcuna confidenza per i nostri numerosi peccati, supplica tu colui che è nato da te, o Vergine Madre di Dio; molto può difatti la preghiera di una madre per ottenere la benevolenza del Maestro.
Non disprezzare le suppliche dei peccatori, o Venerata.
Egli è infatti misericordioso e può salvare, lui che ha accettato di soffrire per noi nella carne"
.

L’Ora Nona, infine, che rievoca la morte di Cristo sulla Croce, contiene il seguente "Stavrotheotókion", nome dato ai numerosi Inni mariani che evocano la presenza e i sentimenti provati dalla Madre di Dio ai piedi della Croce:

"La Madre, alla vista dell'Agnello, Pastore e Salvatore del mondo appeso alla Croce, diceva lacrimando: ‘Il mondo si rallegra per la salvezza ricevuta, ma le mie viscere bruciano alla vista della crocifissione che tu sopporti per tutti, Figlio e Dio mio!’ ".

George Gharib

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