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La Vergine Maria...

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:18
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05/11/2008 19:14

La Madre di Dio nella liturgia orientale

di GEORGE GHARIB

Il Monastero della Grande Lávra
   

La Grande Lávra, fondata da Sant’Atanasio, è il più prestigioso dei Monasteri dell’Athos. – La storia di Giovanni Koukouzélis e della Panaghía Koukouzélissa.

Il Monastero della Grande Lávra, sito all'estremità sud-est della penisola athonita, ai piedi dei contrafforti del Monte Athos, occupa il primo posto nella gerarchia dei Monasteri. Lo destina a questo posto il prestigio di essere stato fondato da Sant’Atanasio, il primo grande organizzatore della vita monastica sul santo Monte. Il termine lávra che lo distingue non indicava in origine un Monastero, ma un insieme di abitazioni monastiche indipendenti che facevano capo a una chiesa comune. Quando Sant'Atanasio iniziò la sua fondazione già esistevano all'Athos numerosi di questi raggruppamenti; ma solo a quello di Atanasio fu dato il nome di Meghísti Lávra, ossia "la lávra più grande ", benché in seguito sia rimasta la sola a conservare questo nome.

L'origine della Grande Lávra coincide con le origini stesse della vita monastica organizzata all'Athos per opera di Sant'Atanasio (+ 1003), che godette dell'appoggio degli imperatori Niceforo II Foca (963-969) e Giovanni I Zimisce (969-976). La costruzione della chiesa principale (katholikón) fu ultimata nel 1004, un anno dopo la morte di Sant'Atanasio. Anche il successore di Giovanni I Zimisce, Basilio II (976-1025), favorì la Grande Lávra, assegnandole in proprietà vasti territori. Il voivoda di Valacchia Neagoe Basarab (1512-1521) procurò la copertura di piombo del katholikón. Alla fine del XVI secolo il Monastero, come altri, attraversò un periodo di decadenza e di povertà, che ridusse di molto il numero dei monaci. La sua ripresa data dal 1655, in seguito a un cospicuo lascito. Nel 1744 il patriarca di Costantinopoli Paisios II, al suo terzo mandato (fu patriarca quattro volte), aiutò finanziariamente il Monastero e lo restituì al suo antico grado, il primo posto nell'ordine gerarchico. Ciò favorì la venuta di nuovi monaci e dette luogo ad un forte impulso finanziario. Il rilancio del Monastero subì una breve interruzione solamente all'epoca delle lotte per l'indipendenza greca; ma l'offuscamento durò soltanto un decennio, dal 1821 al 1830. Dal 1980 la Grande Lávra ha ripreso la regola cenobitica.

Essa gode la fama di essere non solo il più antico ma anche il più bello dei Monasteri athoniti, dotato persino di un piccolo porto dal quale una strada, fiancheggiata da folti oleandri, in venti minuti di salita conduce davanti al suo ingresso, costituito da una specie di pronáo coperto da una cupola e protetto in alto da grandi vetrate colorate. Oltre i portoni blindati e chiodati si arriva in un cortile quasi rettangolare: questa è l'area occupata dal katholikón, dalla fontana (fiáli) e dal refettorio (trápesa). Gli edifici del Monastero sono quasi tutti racchiusi dentro mura merlate, munite di terrazzi coperti e vegliate dall'alta torre, pure merlata, dalla parte della montagna. Ciò dà al Monastero un aspetto di castello fortificato. Due cipressi altissimi occupano gli angoli del cortile davanti al refettorio; secondo la tradizione, furono piantati mille anni fa dallo stesso Sant'Atanasio.

Veduta panoramica del Monastero della Grande Lávra.
Veduta panoramica del Monastero della Grande Lávra.

Il katholikón e il refettorio

Il katholikón della Grande Lávra costituisce la più antica chiesa conventuale dell'Athos. Edificato nel 963 da Atanasio l'Athonita e dedicato all'Annunciazione, è servito da modello per tutti quelli della Santa Montagna; qualche anno più tardi, probabilmente intorno all'anno mille, quand'era ancora in vita Atanasio, la cupola crollò, forse a causa dell'eccessiva ampiezza del quadrato di appoggio, e venne ricostruita secondo la configurazione odierna; le sue dimensioni (6,25 metri di diametro) sono le maggiori di tutto l'Athos. Nel corso del XV secolo la chiesa fu consacrata, in onore del suo fondatore, alla Dormizione di Sant’Atanasio l'Athonita.

Nel 1535 la chiesa venne affrescata da Teofane, il maggior rappresentante della scuola pittorica cretese, che espresse qui il proprio capolavoro. Le considerevoli dimensioni delle pareti e delle volte gli consentirono di sviluppare in fasce parallele sui muri delle navate, su quelli dei transetti e dei cori, i temi iconografici della vita di Cristo, dei miracoli, delle parabole e delle teorie dei Santi, mentre nella calotta della cupola riprese i tradizionali temi del Cristo Pantocrátor, delle Potenze celesti e dei Profeti. Lo stile sobrio e austero, i toni scuri degli affreschi e la severità delle composizioni che caratterizzano la scuola "cretese", si contrappongono al dinamismo ed ai toni chiari delle composizioni degli affreschi della scuola "macedone".

Nel santuario (víma) sono conservate numerose reliquie, fra cui il cranio di San Basilio di Cesarea, alcune ossa dell'apostolo Andrea e dell'evangelista Luca, dell'imperatore Costantino e di sua madre Elena, la mano destra di San Giovanni Crisostomo, la mascella di San Teodoro Stratilate nonché, dono dell'imperatore Niceforo Foca, un frammento della Vera Croce.

Di fronte al katholikón si trova il refettorio, senza dubbio il più antico dell'Athos, essendo stato eretto probabilmente da Sant’Atanasio: è uno dei più vasti, potendo contenere fino a 400 monaci (24 tavoli da 12 a 18 posti ciascuno). Di pianta cruciforme e arredato di sobri e monolitici tavoli in marmo risalenti con ogni probabilità all'epoca della sua costruzione, è stato nel corso della prima metà del XVI secolo affrescato da maestri cretesi, a capo dei quali figura lo stesso Teofane. I cicli pittorici comprendono il Giudizio Universale, scene della vita della Vergine e del Battista, l'inno Acátisto con le sue 24 ‘stanze’ o strofe di grande effetto estetico e teologico, scene del Menologio, teorie di Santi asceti ed altri temi iconografici.

Interno del refettorio della Grande Lávra.
Interno del refettorio della Grande Lávra.

Manifestazioni di venerazione alla Madre di Dio

La Grande Lávra vanta molte manifestazioni di culto e di venerazione alla Madre di Dio. Le prime provengono dalla vita dello stesso fondatore del Monastero, Sant’Atanasio.

Apparendogli in un momento di profondo scoraggiamento, la celeste Patrona gli avrebbe promesso di avere cura lei stessa dei bisogni materiali del monastero: per questo la Madonna è venerata come "Iconomíssa", o Amministratrice del Monastero.

Altra manifestazione di culto si ritrova nelle innumerevoli sue icone che si possono vedere in tutti gli angoli del grande insediamento monastico. Fra queste ve ne sono alcune miracolose e ricche di interventi della Madre di Dio in favore dell’uno o dell’altro degli innumerevoli monaci che hanno trascorso la loro vita ascetica sotto l’occhio vigile della Patrona del monastero. Di questi ricordiamo solo alcuni, iniziando dai due che sono stati ricompensati dalla Madonna per il loro talento musicale.

Il katholikón della Grande Lávra.
Il katholikón della Grande Lávra.

Giovanni Koukouzélis e la Vergine Koukouzélissa

Presso l'ingresso del Monastero si trova la Cappella della Vergine Portaítissa (= Portinaia, custode della porta) in cui è venerata l'icona della Panaghía Koukouzélissa o di Giovanni Koukouzélis. Questi, vissuto a cavallo fra secolo XIII e XIV, era un cantore molto apprezzato del Palazzo imperiale di Costantinopoli; ma rinunciò al matrimonio con la figlia dell'Imperatore per ritirarsi nella Grande Lávra. Essendosi presentato all’igumeno senza svelare la sua identità, ricevette lì l'incarico di pascolare i caproni nelle montagne. Lontano così da tutti, egli trascorreva il giorno intero nella preghiera ed elevava a Dio tante dolci melodie che il gregge smetteva di pascolare e tutta la creazione sembrava fermarsi per non distrarlo. Un giorno però fu udito da un monaco il quale, colpito da un talento così straordinario, andò a rivelare la cosa all'igumeno. Giovanni dovette così svelare la sua vera identità. Grazie però all'intervento dell'igumeno presso l'Imperatore (che l'aveva fatto cercare dappertutto), egli poté rimanere sul Monte Athos. Si sistemò in prossimità della Laura, in una cella dedicata ai Santi Arcangeli, dove egli dimorava nella solitudine per sei giorni alla settimana, ritornando nel Monastero solo la domenica, per cantare in chiesa e far rapire al cielo le schiere dei numerosi monaci.

In un sabato dell'Acátisto, mentre egli si sforzava di cantare degnamente la santa Madre di Dio, questa gli apparve e gli dette una moneta d'oro, dicendo: "Rallegrati, o Giovanni, figlio mio, canta per me e io non ti abbandonerò". Fu così che la Tuttasanta lo guarì miracolosamente dalla cancrena che aveva colpito le sue gambe, a causa delle lunghe ‘stazioni’ in piedi nel Coro. Egli trascorse il resto della sua vita nel digiuno, la penitenza e la preghiera continua. Avendo appreso in anticipo il giorno della morte, radunò i monaci, chiedendo loro perdono e raccomandando di deporre il suo corpo nella cella dei Santi Arcangeli.

Il Monastero conserva e mostra a tutti i pellegrini la moneta d’oro, dono della Madre di Dio. L’icona stessa del prodigio, detta Panaghía Koukouzélissa, completamente coperta da una ricca lastra d’oro e tempestata di gioielli, è una delle più venerate dell'Athos ed è circondata da numerose altre leggende.

Il Koukouzélis è festeggiato come santo il primo ottobre, assieme al famoso altro cantore del secolo VI, San Romano il Melode. Il Sinassario, o calendario dei Santi della Chiesa bizantina, celebra lo stesso giorno la memoria di un altro poeta sacro, vissuto nella Grande Lávra ai tempi di Giovanni Koukouzélis: si tratta di Gregorio, che porta il nome di Domestico, titolo equivalente a quello di capocoro. Di lui si racconta che, un giorno vigilia della festa dell’Epifania, improvvisamente ispirato, egli non cantò durante la santa Liturgia l'inno Àxion éstin (= È veramente giusto…), ma lo sostituì con quello di San Giovanni Damasceno, che comincia con le parole "Epì sòi chairéi…" (= In te si rallegra…). La Madre di Dio gli apparve per ringraziarlo e gli dette in pegno del suo favore, come a San Giovanni Koukouzélis, una moneta d'oro, ancora custodita dai monaci della Grande Láura.

San Nicola – frammento di affresco del XIV sec. conservato nello scholíon della Grande Lávra.
San Nicola – frammento di affresco del XIV sec. conservato nello scholíon della Grande Lávra.

Questo inno è conosciuto a memoria da tutti i fedeli della Chiesa bizantina. Eccone il testo:

"In te si rallegra, o Piena di grazia, tutto il creato:
le schiere degli angeli e il genere umano.
O tempio santificato e paradiso spirituale,
vanto delle vergini, per la quale Dio si è incarnato
divenendo bambino, lui nostro Dio di prima dei secoli.
Del tuo seno egli ha fatto un trono
e lo ha reso più vasto dei cieli.
In te, o Piena di grazia, si rallegra tutta la creazione.
Gloria a te!".

L’inno, di grande effetto poetico e musicale, esalta con immagini splendide la maternità divina di Maria, e ha ispirato molte icone già conosciute ai nostri lettori. Più o meno gli stessi accenti ha trovato uno dei grandi teologi del secolo XIV, Gregorio Palamas: egli è vissuto lunghi anni nella Grande Lávra, prima di diventare Arcivescovo della vicina città di Salonicco (+1359). Egli esalta così la spirituale bellezza di Maria:

"Volendo creare un’immagine assoluta della bellezza e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto veramente tutta bella Maria.

Egli, infatti, ha riunito in lei tutte le bellezze particolari distribuite tra le altre creature e l'ha costituita come comune ornamento di tutti gli esseri visibili e invisibili; o piuttosto ha fatto di lei come una sintesi di tutte le perfezioni divine, angeliche e umane, una bellezza sublime che abbellisce i due mondi, che si eleva dalla terra fino al cielo e che sorpassa anche quest’ultimo...".

George Gharib

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