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La Vergine Maria...3

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:57
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Segue da qui:

La Dormizione della Beata Vergine
   

Dice la Liturgia siro-occidentale: "Questa si chiama festa della Morte [di Maria] ma è la fonte della vita; si chiama festa del Transito ma è l’inizio della vita".
  

La festa della "Dormizione", celebrata il 15 Agosto, è tra le feste maggiori della Madre di Dio per tutte le Chiese Orientali che la celebrano con rara solennità, estendendo di fatto la celebrazione a tutto il mese d’Agosto, o quasi; facendo perciò di questo il mese mariano per eccellenza. E ciò, se vale per tutte le Chiese Orientali, nella diversità delle loro Liturgie e lingue liturgiche, vale anche per la Chiesa Siro-Occidentale di cui ci occupiamo in questa rubrica.

"Grande solennità", "festa divina"

La Liturgia sira chiama la festa indifferentemente "dipartita", "migrazione", "assunzione" e "dormizione" della Madre di Dio. Si parla nei testi di "grande solennità" e di "festa divina". Risulta dai vari nomi che l’oggetto della festa non è solo quello della morte della Vergine Maria, ma anche quello della sua assunzione in corpo e anima in Cielo, dove è costituita "Regina del cielo e della terra" e "Avvocata del genere umano" presso il suo Figlio. "Questa festa – si legge in una strofa – si chiama festa della morte ma è la fonte della vita; si chiama festa del trapasso ma è l’inizio della vita". "È festa grande, fonte di grazie …".

"Dormizione di Maria" : la composizione dell'icona è nettamente distinta in due zone, una terrena [con il Salvatore dietro il letto di morte della Vergine che ne raccoglie l'anima], e una celste [con gli Apostoli che volano sulle nubi, affrettandosi dalle estremità della terra per giungere al capezzale della Vergine defunta] - Icona del XIII sec. circa, Novgorod [Galleria Tret'jakov di Mosca].
"Dormizione di Maria" :
la composizione dell’icona è nettamente distinta in due zone, una terrena
[con il Salvatore dietro il letto di morte della Vergine che ne raccoglie l’anima], e una celste
[
con gli Apostoli che volano sulle nubi, affrettandosi dalle estremità della terra per giungere
al capezzale della Vergine defunta
] – Icona del XIII sec. circa, Novgorod [Galleria Tret’jakov di Mosca].

Per dare maggiore rilievo alla celebrazione di questa festa, la Chiesa sira prepara i fedeli con un digiuno di quattordici giorni (dal 1° al 14 del mese d’Agosto), fa recitare preghiere speciali dal 7 al 14 dello stesso mese e prolunga la festa con un’altra settimana di festeggiamenti che costituisce un vero Ottavario.

La data della celebrazione è fissata fin dall’inizio al 15 Agosto, come del resto è d’uso in tutte le Comunità cristiane dell’Oriente, salvo presso i Copti d’Egitto che la celebrano il 9 Agosto [= 16 Misri]. Il più antico documento che parla di una memoria della santa Vergine nel mese d’Agosto, è l’Apocrifo siriaco di cui abbiamo parlato in precedenza e secondo il quale gli Apostoli, dopo l’Assunzione in Cielo di Maria, hanno prescritto di commemorare la Madre di Dio tre volte nell’anno: alla semina del grano in Gennaio, alla mietitura o raccolta delle spighe in Maggio e alla raccolta dell’uva in Agosto. Questa terza commemorazione è venuta a confondersi con quella dell’Assunzione-Dormizione, istituita un po’ più tardi.

Questo spiega come la Liturgia sira associ alla festa del 15 Agosto la memoria di "Nostra Signora della Vite", o della "Vergine Protettrice delle viti" [o anche "dell’uva"]. I testi liturgici esaltano Maria nel giorno della sua Assunzione, comparandola ad "una vite superba e senza macchia, che ha dato al mondo il grappolo celeste il cui vino ha vivificato il mondo".

"Il giorno della tua Assunzione, vale a dire della tua partenza da questo mondo – si canta in una strofa – tu sei celebrata come Protettrice della vite, perché sia benedetta dalla tua memoria …". Anche l’Apocrifo siriaco del Transitus Mariae chiama Maria "la vite della gioia, preferita da Dio a tutte le altre creature …".

Ciò spiega come molte Comunità orientali procedono alla benedizione dell’uva in questo giorno. Sembra che anche in alcune Regioni dell’Occidente, come in Germania, si sia proceduto in questo stesso giorno alla benedizione dei campi e dei prodotti della terra.

"Dormizione di Maria" : al centro la figura di Cristo che regge solennemente, nelle vesti dorate della Risurrezione, l'anima di Maria - Icona di fine sec. XIV, Mosca [Galleria Tret'jakov].
"Dormizione di Maria" :
al centro la figura di Cristo che regge solennemente,
nelle vesti dorate della Risurrezione, l’anima di Maria
– Icona di fine sec. XIV, Mosca [Galleria Tret’jakov].

Ufficiatura sira della festa

L’ufficiatura sira della festa della "Dormizione della Madre di Dio" è quella delle grandi occasioni; gli Autori dei testi, insieme a poeti e teologi, ricorrono alle più belle immagini già suggerite dai Padri, specialmente da Efrem Siro (sec. IV) e Giacomo di Sarug (sec. VI), per tessere alla Madre di Dio gli elogi più belli e le lodi più sentite.

La preghiera d’inizio dei Vespri chiede a Cristo d’essere fatti degni di celebrare la festa di sua Madre:

"Rendici degni, o Messia Iddio di tutti, di onorare e di celebrare con animo puro e corpo immune da peccato, questo gran giorno festivo di tua Madre benedetta, assieme alle Schiere dei celesti e ai Cori dei Giusti e degli Apostoli; conservaci per le sue preghiere; liberaci per le sue suppliche da ogni male del corpo e dell'anima, o Cristo, nostro Signore e nostro Dio, nei secoli. Amen".

I testi non mancano di evocare il raduno degli Apostoli per celebrare la ricorrenza, ma anche quello degli Angeli che, tutti insieme, uniscono la loro voce a noi della terra per celebrare come si deve il grande evento della fine della vita terrena di Maria:

"Nel giorno del Transito della Vergine, tutti gli Apostoli celebrano un sacro rito; le Gerarchie ignee e spirituali, insieme alle anime dei Giusti, organizzano una processione per la sua sepoltura.

In questo giorno, le legioni dei Vigili ignei e spirituali, assieme alle Potenze angeliche, onorano il giorno del Transito della Vergine Maria, figlia di Davide, Madre genitrice di Dio.

‘La pace sia con te, o figlia di David, Vergine piena di grazia, santa e tutta bella, che, con la tua morte hai benedetto la terra, e con la tua elevazione l'etere del cielo, o Madre che hai messo al mondo il Dio di tutti’ ".

Dormizione e glorificazione della Vergine: Cristo tiene in braccio l'anima della Madre, portata "in gloria fra gli Angeli" mentre si aprono le porte del Paradiso - Icona d'inizio sec. XIX, Scuola di Jaroslav.
Dormizione e glorificazione della Vergine:
Cristo tiene in braccio l’anima della Madre,
portata "in gloria fra gli Angeli"
mentre si aprono le porte del Paradiso – Icona d’inizio sec. XIX, Scuola di Jaroslav.

Proemio, Sedro e Preghiera dell’incenso

Il Sedro, come sappiamo, è la Preghiera sacerdotale che riempie i libri liturgici della Chiesa sira, e si compone di tre parti: Proemio, Sedro propriamente detto e Preghiera dell’incenso.

La festa della "Dormizione" ne contiene molti; e qui di seguito diamo quello dei Vespri della festa:

1] Il Proemio eleva la mente fino alla radice del mistero celebrato, evocando quello che ne è l’Autore primo:

"Lode, riconoscenza, gloria, onore ed esaltazione, incessantemente e senza pausa, in ogni tempo e in ogni luogo, perché siamo resi degni di offrire a Cristo nostro Dio, Sole di giustizia che per sua grazia è sorto dall'Oriente da Maria, Vergine pura, e apparve nel mondo con la sua immensa misericordia, illuminandolo con i suoi divini raggi. Egli ha onorato il giorno dell'Assunzione della sua Madre e l'ha esaltata nel Cielo e sulla terra; noi lo adoriamo e l’onoriamo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

2] Il Sedro propriamente detto ne approfondisce in modo più esteso i concetti, mentre cerca di scrutare nel mistero di Maria, alzando le lodi più belle e riservandole una serie senza fine di titoli e di nomi che formano il più sentito ritratto spirituale e teologico, tanto più bello perché fa intervenire gli Apostoli e gli stessi Angeli:

"A te la lode, o Cristo Dio nostro, magnifico e nascosto, che sei disceso per abitare nel seno della Vergine tua Madre ignara di nozze. Tu ti sei fatto in tutto simile a noi eccetto che nel peccato, e ci hai liberati dalle catene della morte e di Satana. Tu hai inoltre onorato la memoria di tua Madre pura che hai dotato di tutte le bellezze spirituali, e tu hai riempito i cuori dei figli degli uomini di lodi eccelse e senza numero in suo onore, facendo muovere tutte le lingue per esaltare il giorno della sua Assunzione con canti sublimi. E noi, tuoi servitori della terra, accorriamo per lodarla sotto l’ispirazione dello Spirito Santo ed esclamare:

‘Tu sei la Sposa integra e la Madre pura ignara di nozze, la sorgente dei benefici, la nave delle gioie carica di beni indescrivibili! […].

Raffaello Sanzio, Maria assunta e incoronata Regina del Cielo e della terra - Pinacoteca Vaticana.
Raffaello Sanzio, Maria assunta e incoronata Regina del Cielo e della terra – Pinacoteca Vaticana.

Nel giorno del tuo Transito, tu hai riempito il mondo di meraviglia; gli Eserciti celesti sono accorsi per porgerti onore e congiungersi agli Apostoli che, giunti dalle più lontane contrade, si erano radunati per rendere gli onori alla tua morte. Alcuni erano usciti dai loro sepolcri, altri giunti da Paesi lontani, e tutti uniti alle Schiere ignee e spirituali, volevano seppellire il tuo bellissimo corpo. Essi ti scorsero distesa sul letto e avvolta di una gloria indicibile, mentre i Cieli erano aperti e gli Eserciti di luce volavano e scendevano per onorarti’.

O giorno felice e stupendo in cui la Madre se n’è andata per raggiungere il suo Unico!

Gli Apostoli portano il suo feretro, la terra si accomiata da lei con gioia ed i Cieli la accolgono con giubilo. Colei che aveva contenuto nel suo seno l’Altissimo Signore, giace morta come gli altri uomini e la nave di cristallo vede rinchiudersi le porte del destino.

Pietro, il capo degli Apostoli che tiene le chiavi del destino, portava la tua bara. Gabriele, il primo degli Angeli, cantava in presenza del tuo corpo ed i Servitori ignei gridavano con gioia:

‘Benvenuta sei, o Madre benedetta e sposa pura e senza difetto! Noi t’acclamiamo, o dimora dello Spirito Santo e Camera nuziale del Re celeste, o Vigna fertile sulla quale crebbe il Grappolo della gioia, il cui vino ubriaca tutta la creazione! […].

Benvenuta sei, o Mensa benedetta che hai offerto il Pane della vita alle anime morte per il peccato, Pane che fu per loro un cibo spirituale che dona una nuova vita. Tu sei beata, o piena di grazia , e benedetta sei fra le donne, o sorgente viva piena di ricchi doni!’.

Ed ora noi supplichiamo te, o Madre pura e Vergine sempre intatta, e ti chiediamo di intercedere per noi presso il tuo unico Figlio, il Verbo eterno, perché conceda il perdono dei peccati e delle colpe, allontani ogni tentazione del Diavolo, esalti la sua Chiesa santa e apostolica, e ci aiuti per lodarlo del nostro meglio, assieme al suo Padre e al suo Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

Processione ortodossa con l'Icona della "Dormizione della Madre di Dio" .
Processione ortodossa con l’Icona della "Dormizione della Madre di Dio" .

3] La Preghiera dell’incenso, che conclude regolarmente il Sedro tra il profumo dell’incenso abbondantemente profuso, riempie il cuore e la mente dei fedeli, così esprimendosi:

"Cristo Dio nostro, che accogli le domande dei peccatori e ascolti i gemiti degli afflitti, che magnifichi la memoria dell’Assunzione di tua Madre, la Vergine pura, accogli ora, o Signore, il profumo di questo nostro incenso, perdona le nostre colpe e rimetti i nostri peccati per la sua intercessione. Nella tua immensa misericordia, accetta in nome della tua Chiesa le offerte ed i doni che ti offrono i suoi figli credenti in onore di tua Madre, la Regina degli Angeli e la Sovrana dei Santi, e noi ti loderemo ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

George Ghar

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La Natività della Madre di Dio
   

I testi della liturgia della festa sono ispirati dai grandi Padri della Chiesa Sira e riportano elementi della tradizione apocrifa del "Protovangelo di Giacomo".
  

La Chiesa Siro-Occidentale, come del resto tutte le Chiese Orientali, celebra tre feste dell'infanzia di Maria: quella della sua "Concezione" [9 Dicembre], quella della sua "Natività" [8 Settembre] e quella della sua "Presentazione al Tempio" [21 Novembre]. Come risaputo, fonte di ispirazione delle suddette feste è il Vangelo apocrifo detto Protovangelo di Giacomo, la cui prima versione in greco risale al II secolo. L’Autore apocrifo, che si presenta come "Giacomo, fratello del Signore", cerca di diradare il silenzio dei Vangeli canonici sugli eventi della vita di Maria che precedettero l’Annunciazione. Il libro si divide in venticinque capitoli di cui solo i primi otto riguardano l'infanzia di Maria, dalla Concezione tramite i genitori Gioacchino ed Anna fino all'Annunciazione. Il resto contiene una vita di Gesù dalla Nascita all'Adorazione dei Magi, e una relazione sulla Strage degli Innocenti e sul martirio di Zaccaria, padre del Battista.

Le tre feste dell’infanzia sono nate a Gerusalemme, sui luoghi stessi degli eventi narrati da questo Protovangelo. Da lì sono passate a Costantinopoli che ha dato loro una impronta di solennità e le ha trasmesse alle altre Chiese in Oriente e in Occidente, che le hanno recepite e messe in rilievo conformemente al genio di ognuna di esse.

Icona della Madre di Dio nell'ordine delle grandi feste liturgiche: la prima in alto, a sinistra, raffigura la Natività di Maria - Mosca, Ufficio Archeologico presso l'Accademia Ecclesiastica Moscovita.
Icona della Madre di Dio nell’ordine delle grandi feste liturgiche:
la prima in alto, a sinistra,
raffigura la Natività di Maria
– Mosca, Ufficio Archeologico presso l’Accademia Ecclesiastica Moscovita.

La Festa Siro-Occidentale della Natività di Maria

La Festa Siro-Occidentale della Natività di Maria è quella delle grandi occasioni e comprende abbondanti testi che si leggono e cantano nei Vespri, nelle diverse Ore diurne e notturne dell’Ufficio, e nella stessa Liturgia eucaristica. I testi ecclesiastici, in maggioranza inni, si ispirano ai grandi Padri della Chiesa Sira, specie Efrem Siro (+ 373) e Giacomo di Sarug (+ 521), anche se questi non conoscono ancora la festa. I pochi testi che qui citeremo sono tratti dall’Ufficio dei Vespri celebrati la Vigilia della festa.

La Preghiera d’inizio

Nella Preghiera d’inizio, recitata ad alta voce dal celebrante, si fa il confronto tra la sterilità di Gioacchino ed Anna con quella di Abramo e di Sara, e anche con quella di Zaccaria e di Elisabetta:

"Signore Iddio, consolatore degli afflitti e sollievo dei provati, o tu che hai consolato l’afflizione di Abramo e di Sara con la nascita di Isacco, il figlio del prodigio, e rallegrato il sacerdote Zaccaria e la moglie sterile Elisabetta con la nascita di Giovanni, il nobile profeta; tu procuri anche oggi gioia ai giusti Gioacchino ed Anna, per mezzo di Maria, la Madre tua diletta, gloria delle vergini e ornamento dei casti. Per questo, Signore, noi ti chiediamo: deliziaci per la vittoria della tua destra, consolaci con la visione del tuo volto, sostentaci con l’abbondanza della tua casa e abbeveraci con i flussi della tua grazia, e noi ti loderemo nei secoli".

Le seguenti strofe che accompagnano il canto del Salmo 140, dopo aver espresso la convinzione della scelta di Maria da parte di Dio, si soffermano sulla gioia di Gioacchino e di Anna alla notizia a loro fatta da parte di un Angelo della nascita della loro figlia:

"Colui che plasma tutti i bimbi e impera su ogni creatura, si è prescelto una Madre per apparire attraverso di lei al mondo.

Oggi il giusto e casto Gioacchino si rallegra ed esulta, e Anna rende grazie e inneggia a Colui che ha dato vita alla loro attesa.

Dall’alto Gabriele discese presso il giusto Gioacchino e gli annunziò la nascita della tutta pura e benedetta.

Anna, colma della gioia dello Spirito Santo, disse a Gioacchino: ‘Benedetto Dio che ha santificato il frutto del mio seno!’.

Il giusto Gioacchino esulta, e Anna la sterile giubila: ‘Il Signore si è difatti ricordato della sua Alleanza e ha usato misericordia ad Abramo’ ".

Natività della Madre di Dio - Icona russa della prima metà del sec. XIV, Pskov [Museo P. Korin, Mosca].
Natività della Madre di Dio – Icona russa della prima metà del sec. XIV, Pskov [Museo P. Korin, Mosca].

L’Ufficiatura contiene il seguente Sedro, ossia la Preghiera sacerdotale, divisa come al solito in tre parti: Proemio introduttivo, Sedro propriamente detto e Preghiera dellincenso.

La lunga Preghiera, partendo dalle manifestazioni divine nei tempi dell’Antico Testamento e dalla loro realizzazione attraverso la nascita di Maria da Gioacchino ed Anna, si dilunga in un canto di lode a Dio, ai fortunati genitori e alla stessa Madre di Dio; e si chiede che, come la sua nascita ha rallegrato il Cielo e la terra, rallegri anche le menti e i cuori dei fedeli, fino a giungere alla vita beata.

Proemio e Sedro

Proemio – "Lode, riconoscenza, gloria, onore ed esaltazione, incessantemente e senza pausa, in ogni tempo e in ogni luogo siamo degni di offrire a Dio eccelso e stupendo che nei tempi antichi si è manifestato al popolo di Israele in modi velati e segreti, svelando che sarebbe venuto nel corpo per compiere le visioni dei profeti; nella pienezza dei tempi egli si è fatto uomo da Maria, la santa e pura Vergine, la quale è nata in questo giorno contro ogni speranza colmando di consolazione il cuore dei suoi genitori Gioacchino ed Anna. È lui che noi glorifichiamo e lodiamo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli".

Sedro"Celebrando la solennità della Natività della Vergine, la più eccelsa delle creature, ci sentiamo pieni di gioia spirituale e intoniamo dolci melodie, dicendo con il divino Davide: ‘Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso’ [Sal 117, 24]. Ed insieme alla nostra Madre, diciamo: ‘Tu sei benedetto, Signore Iddio, che hai visitato il tuo popolo e hai suscitato nella casa di Davide, tuo servo, una potenza di salvezza, il Cristo nostro Signore, che prese carne nel seno di Maria, la Vergine pura’.

Questa, oggi è nata in modo stupendo ed è apparsa nel mondo; i suoi genitori si rallegrano in un modo indicibile ed esultano; prima di tale nascita essi erano rattristati e afflitti, e senza smettere pregavano il Signore di concedere loro una prole, promettendo che l’avrebbero offerta alla sua maestà, come aveva fatto la profetessa Anna con il figlio Samuele […].

Natività della Madre di Dio - Icona russa di fine XVI sec., Rostov [Museo-comprensorio di Sergiev Posad].
Natività della Madre di Dio – Icona russa di fine XVI sec., Rostov [Museo-comprensorio di Sergiev Posad].

Oggi tutto il genere umano si rallegra ed esulta per la nascita della sua Sovrana, la benedetta e onorata al di sopra di tutte le creature. E noi, suoi servitori peccatori, ci rechiamo presso di lei in questo giorno e la felicitiamo dicendo: ‘Tu sei beata, o vergine Maria, pura e piena di grazia, fonte dei beni e della vita duratura; tu sei beata, perché hai messo al mondo Colui che gli Apostoli hanno predicato, Colui per il quale i Martiri si sono lasciati trucidare con amore, la cui brama fece abbandonare il mondo ai Confessori, e che infiamma del suo amore le Vergini’.

Ed ora, o Cristo Dio nostro, noi ti supplichiamo: ‘Rallegraci tutti come hai rallegrato i giusti Gioacchino ed Anna per la nascita della Vergine tua Madre. Dacci in dono la gioia del perdono dei peccati e della remissione delle colpe. Possa tale solenne festa portare a noi le gioie spirituali e la pace della coscienza; siano guariti i nostri mali, abbia fine la nostra tristezza e possa la luce della tua sapienza splendere nelle nostre anime; risplenda questo giorno con la promessa di un futuro luminoso e favorevole […]; e noi ti loderemo e glorificheremo con il tuo Padre ed il tuo Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen’ ".

Madre di Dio "Pietra non staccata da mano d'uomo" - Icona russa d'inizio sec. XVII, Scuola degli Stroganov [Museo di Sol'vycegodsk].
Madre di Dio "Pietra non staccata da mano d’uomo"
– Icona russa d’inizio sec. XVII,
Scuola degli Stroganov [Museo di Sol’vyčegodsk].

Preghiera dell'incenso e Antifone dopo il Sedro

Preghiera dell’incenso"O Figlio dell’Eterno Padre, che consoli e conforti con la tua misericordia gli afflitti e i disperati, tu hai consolato e rallegrato oggi gli sterili Gioacchino ed Anna con la figlia tanto bramata, concepita senza la colpa originale. O Dio, rallegra anche la tua Chiesa con il perdono dei peccati dei suoi figli; per la sua intercessione accogli il nostro incenso e le nostre suppliche; e nel giorno della risurrezione del nostro corpo, accordaci di stare alla tua destra con i nostri defunti deceduti nella fede; lì noi loderemo te, assieme al tuo Padre ed al tuo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

Nelle Antifone destinate ad essere cantate dopo il Sedro, la Nascita di Maria viene paragonata a quella di Geremia e di Samuele; tutte e due, queste, avvenute in seguito ad un voto. Vi è anche l’affermazione della santità di Maria nel corpo e l’anima:

Antifone"Il Figlio unico di Dio, il Verbo del Padre, avendo deciso di salvare il nostro genere, scelse la sua madre fin dal seno materno e ne fece una magnifica camera nuziale per la gloria della sua maestà, la colmò della grazia dello Spirito, la esentò dalle passioni della carne e la fece entrare nella casa dei suoi misteri per esservi fatta crescere".

"La vergine Maria è stata scelta fin dal seno di sua madre come Geremia, e come Samuele è stata ottenuta in seguito ad un voto. Il suo corpo fu ricolmo di santità e la sua anima fu pura da ogni macchia; dedita al servizio dei sacerdoti, abitava nella casa di Dio, e la potenza dell’Altissimo scese per prendere in lei dimora.

Da un seno sterile e infruttuoso nacque la Vergine santa, la figlia di David. Nella sua nascita non conobbe il peccato universalmente legato alla natura per decisione del Creatore. Il suo padre è nella gioia e la sua madre esulta; ancora di più si rallegra tutto il creato. Anche la Chiesa è in giubilo nel giorno della sua nascita".

Sant'Anna, Maria e Gesù Bambino - Statua lignea policroma nella Basilica di Sant'Anna, Gerusalemme.
Sant’Anna, Maria e Gesù Bambino – Statua lignea policroma nella Basilica di Sant’Anna, Gerusalemme.

"Voti" conclusivi attribuiti a Mar Giacomo

L’Ufficio dei Vespri si conclude, come al solito, dal cosiddetto Bo’utho, ossia "domande", "voti" di Mar Giacomo, la cui attribuzione a Giacomo di Sarug si concretizza più nell’ispirazione poetica che nella formulazione letteraria. La Chiesa mette in bocca ai fedeli una intensa lode a Maria e ai suoi genitori in cui si compiono gli annunci dei Profeti:

"Le tue preghiere siano con noi, o tutta benedetta, siano con noi; ascolti il Signore le tue preghiere e ci perdoni.

O piena di grazia, intercedi e chiedi al Misericordioso di concedere la misericordia alle nostre anime imploranti.

Per Maria la tutta benedetta, la figlia di Gioacchino, i misteri dei Profeti sono stati svelati, tutti gli enigmi dei Veggenti si sono compiuti, i simboli nascosti e velati sono stati svelati, perché la verità è apparsa.

Profeti, Sacerdoti, Pontefici e Re di Israele avevano simbolicamente raffigurato il tipo del Figlio, ma quando apparve con un corpo assunto dalla figlia di David, egli ha messo un termine ai loro simboli e ha manifestato che egli era il Signore di tutti […].

Per le preghiere di Colei che ti ha portato per nove mesi, o Figlio di Dio, allontana da noi le verghe della tua collera".

George Gharib

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La Presentazione di Maria al Tempio
   

La Chiesa Siro-Occidentale celebra con particolare splendore la festa dell’ "Ingresso di Maria nel Tempio", ispirandosi alla narrazione del "Protovangelo di Giacomo".
  

La Chiesa Siro-Occidentale celebra con particolare splendore la festa dell’ "Ingresso di Maria nel Tempio". Questo episodio della vita di Maria bambina s’ispira al capitolo VII del "Protovangelo di Giacomo", che riferisce come Maria in età di tre anni fu portata nel Tempio dai suoi genitori Gioacchino ed Anna, per realizzare un voto fatto a Dio per il dono di una prole tanto attesa. La festa, nata a Gerusalemme sui luoghi stessi dell’evento, fu solennizzata con la costruzione fra il 530 e il 560 di una grande Basilica ad iniziativa del Vescovo della Città e dell’imperatore Giustiniano. Da Gerusalemme la festa fu accolta a Costantinopoli che la tramandò all’insieme delle Chiese in Oriente e in Occidente. La Chiesa Sira, che ha accolto la festa fra i secoli ottavo e decimo, la celebra con testi di grande slancio spirituale e teologico, molti dei quali ispirati a quelli della liturgia bizantina. Ne diamo la versione italiana di alcuni fra i più caratteristici.

L'ingresso della Madre di Dio nel Tempio - Icona della Scuola di Mosca [XVI sec.].
L’ingresso della Madre di Dio nel Tempio – Icona della Scuola di Mosca [XVI sec.].

Preghiera d’inizio

Il lungo Ufficio, composto di letture bibliche, inni e preghiere in prosa, è quello delle grandi occasioni: comprende Vespri, Compieta, Ufficio Notturno, Mattutino e Liturgia eucaristica. Il Vangelo scelto per la ricorrenza è quello della Visitazione e del Magnificat [cfr. Luca 1, 39-56]. Il lungo Ufficio comincia con la seguente breve "Preghiera d’inizio" recitata ad alta voce dal Celebrante ai piedi dell’Altare:

"Concedici, Signore Iddio, che con spirito puro e grave, e con cuore pieno d’ardente amore per le cose del cielo, possiamo entrare nel sacro tempio con rispetto di Dio, sull’esempio della benedetta Maria la quale, in questo giorno quando era ancora bambina, entrò nel Tempio di nostro Padre e dedicò la sua vita a te. Possiamo anche noi, sul suo esempio, offrire la nostra vita a te, al tuo Padre e al tuo Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

Tiziano Vecellio, Presentazione di Maria al Tempio [part.] - Venezia, Accademia.
Tiziano Vecellio, Presentazione di Maria al Tempio [part.] – Venezia, Accademia.

Alcuni riferimenti al ‘Protovangelo di Giacomo’

Colpisce nei testi la discreta allusione al testo apocrifo del "Protovangelo di Giacomo", contrariamente a quanto succede, ad esempio, nei testi liturgici bizantini. Portiamo come esempio le strofe del seguente Inno che, pur evocando i genitori di Maria, si fermano sulla figura della Vergine destinata ad essere la Madre di Dio:

"Gioacchino ed Anna erano giusti e devoti,
osservando fedelmente tutti i comandamenti del Signore
.
Essi però non avevano avuto figli, perché Anna era sterile,
e tutti e due erano avanti nell’età
.

Tutti e due facevano preghiere ardenti davanti al Signore:
‘Donaci una prole ed essa sarà per te,
noi ti offriremo il bambino per il resto della sua vita’
.
Essi non smettevano di pregare davanti al Signore.

R] Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Benedetto è il Signore che gradì il loro modo di vivere.
Accogliendo la loro preghiera egli li rallegrò con una bambina, Maria,
scelta dall’inizio per essere la Madre di Dio,
nata nella purezza, tuttasanta, libera da ogni macchia
.

R] Ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

La bambina Maria cresceva nella grazia e la sapienza
e fu offerta nel Tempio per essere al servizio di Dio
.
Gloria a Colui che la scelse da tutte le generazioni
e ne fece il luogo della sua permanenza sulla terra"
.

Maria accompagnata al Tempio dai genitori e da un Angelo - Icona russa moderna.
Maria accompagnata al Tempio dai genitori e da un Angelo – Icona russa moderna.

Maria è il vero Tempio di Dio

I grandi Padri della Chiesa, che hanno celebrato la festa con testi talvolta bellissimi, non hanno mancato di sottolineare che Maria con la sua dimora nel Tempio di Gerusalemme sia diventata lei stessa il vero Tempio di Dio. È quanto fanno anche gli Autori dei testi della Liturgia sira, sostenendo che Maria offerta al Tempio sia da considerare il vero Tempio di Dio, essendo stata destinata a diventare luogo della sua abitazione, come si può leggere nelle seguenti strofe tratte dai Vespri:

"Come l’arca della testimonianza dell’amore di Dio
fu portata nel tempio dell’Altissimo,
così Maria entrò nel tempio di Dio
per offrire se stessa in vero sacrificio
a Dio che l’aveva destinata per sua abitazione
.

Benedetta Madre, Vergine piena d’ogni bellezza,
Maria Madre di Dio, noi chiediamo e supplichiamo
l’amato Figlio da te sorto,
di salvare noi e tutti i popoli dalle prove
e dalle tribolazioni ordite per noi dal Nemico
.
Noi lo invochiamo in una maniera confacente a Dio:
‘Tu sei benedetto, Signore Forte e Dio dei nostri padri’.

Chi può aprire bocca e parlare in modo adeguato
e dire parole degne del tuo concepimento,

o santa Vergine Maria, Madre di Dio?
Tu hai partorito, senza sperimentare dolore,
l’amatissimo Figlio che procede dal Padre
.
Prega e supplicalo in ogni tempo per la nostra stirpe,
per liberare noi mortali da ogni corruzione"
.

George Gharib

Francesco Mancini, Maria fanciulla è accolta nel Tempio - Basilica "Madonna della Misericordia", Macerata.
Francesco Mancini, Maria fanciulla è accolta nel Tempio – Basilica "Madonna della Misericordia", Macerata.

 

Proemio e Sedro dell’Ufficio dei Vespri

Il Sedro, come già sanno i nostri lettori, è una preghiera più o meno lunga che recita il Celebrante nei momenti più solenni della celebrazione liturgica. Si tratta di una composizione in prosa solitamente divisa in tre parti: Proemio, Sedro propriamente detto e Preghiera dell’incenso. Il Proemio [così chiamato perché introduttivo] eleva la mente e il cuore alla dimensione trinitaria del mistero celebrato; il Sedro propriamente detto introduce nel cuore stesso del mistero ed esalta la figura celebrata ricorrendo ad immagini prestate dalla Bibbia e dal mondo della natura, offrendo così un ritratto spirituale e teologico di Maria; la Preghiera dell’incenso, infine, rivolge un invito ai fedeli a partecipare al mistero e a viverlo come si deve.

Proemio

"Innalziamo i nostri cuori.
Li abbiamo rivolti verso il Signore.
Diamo lode al Signore.

Lode, riconoscenza, gloria, onore ed esaltazione incessantemente e senza smettere, in ogni tempo e in ogni luogo siamo degni di offrire all’eterna Luce sorta dall’eterna Luce e uscita da grembo verginale, grembo di sua Madre, la speranza di vita.

A lui che magnifica e glorifica la memoria di sua Madre in cielo e sulla terra conviene onore e adorazione, in questo tempo serale e in tutti i tempi, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen".

Sedro

"Chi può magnificare la tua celeste bellezza, o Vergine pura e immacolata, che facesti vedere Dio quando prese carne nel tuo puro e verginale grembo? O chi non sarebbe stupefatto quando con il patriarca Giacobbe sente dire: ‘Com’è terribile questo luogo! Questo non è altro che la porta del cielo!’.

Gabriele stesso, capo delle Potenze celesti, ti ha salutata come piena di grazia. E in mezzo ai fedeli redenti, o Vergine Madre di Dio, la tua fama è ugualmente esaltata, perché tu sei la causa di salvezza per tutta la terra.

Tu sei in verità la Madre dell’Agnello vivente di Dio che toglie i peccati del mondo. All’inizio l’Adamo terrestre per mezzo della sua costola ha messo in mano ad Eva il potere di diffondere nel mondo la nostra razza. Ma alla fine dei tempi tu hai portato nella carne l’Adamo celeste, in purezza e senza i tormenti della nascita terrena, la nostra nascita nuova e spirituale per la nostra salvezza.

Per questo noi ti supplichiamo, o piena di grazia, che hai libertà di parola davanti all’Emanuele da te nato: chiedi per noi di poter rinascere veramente tramite la sua parola vivente ed eterna.

Se la carne non può dare nascita che alla carne, lo Spirito invece fa nascere lo Spirito: ottieni per la Chiesa, sposa di tuo Figlio, quei doni e carismi dello Spirito Santo che sono il suo ornamento nuziale.

E noi, qui riuniti in sua presenza per rendere omaggio al tuo Ingresso nel Tempio, possiamo essere sempre degni di offrire adorazione in spirito e verità a Colui per il cui avvento la verità venne in questo mondo.

E noi potremo offrire lode e azione di grazie a lui, al suo Padre e allo Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen".

Sano di Pietro, Il ritorno della Vergine a casa dei genitori dopo la vita nel Tempio - Museo Statale di Lindenau, Altenburg.
Sano di Pietro, Il ritorno della Vergine a casa dei genitori dopo la vita nel Tempio
Museo Statale di Lindenau, Altenburg.

Preghiera dell’incenso

"O incenso puro che profuma tutti gli esseri celesti e spirituali, e che fa vivere tutte le creature e tutte le cose, effluvio della vita e soffio della purezza, noi ti preghiamo, o Signore Iddio, e supplichiamo la tua misericordia di accogliere da noi tuoi servi peccatori questo incenso fragrante, offerto a te in questo giorno della gloriosa e santa commemorazione di Maria, tua santa Madre.

Noi preghiamo che per suo tramite tu ci procuri ogni abbondante benedizione, il perdono dei peccati e delle trasgressioni commesse da noi, poveri peccatori. Donaci, per le sue preghiere, pace ininterrotta e tranquillità durevole, che possiamo offrire a te e a tuo Padre e al Santo Spirito lode e azione di grazia senza mai smettere, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

Altri Inni tratti dal Notturno

Dai numerosi Inni cantati durante l’Ufficio Notturno offriamo ai nostri lettori le seguenti strofe che contengono un bell’accenno ai genitori di Maria che offrono al Signore la figlia da lui a loro data:

"Quando l’amato Figlio di Dio, il Verbo del Padre,
volle venire per salvare la nostra razza, egli la scelse per sua Madre,
riposò nel suo grembo e fece di lei il luogo glorioso della sua maestà
.
Egli sparse il suo Spirito in lei e la riempì della sua grazia,
la purificò dalle passioni della carne e la fece abitare
nella casa dei suoi misteri per farla crescere per loro tramite
.

Oggi il giusto e nobile Gioacchino ed Anna, la sua sposa,
compiono il voto fatto al Signore, mettendo a suo servizio
il frutto che il Signore aveva gradito di accordare loro,
un’offerta e un sacrificio al Signore di tutte le creature,
affinché tramite questa oblazione possa esaudire le richieste
e accogliere le domande dei suoi servitori
.

R] Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

La vergine Maria era stata scelta dall’inizio
per diventare la Madre del Verbo di Dio
.
Il suo nobile corpo si era conservato in tutta purezza e santità,
e la sua anima libera da ogni macchia,
per poter offrire un culto puro
.
E la potenza dell’Altissimo riposò nel suo grembo.

R] Ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

O Maria, tu sei la vera Arca dell’Alleanza.
Questa contenne il vaso della manna, le Tavole della Legge
e il bastone di Aronne, il glorioso sacerdote,
che sbocciò misteriosamente e portò candidi germogli
Tuo Figlio è quel pane celeste venuto dal cielo,
il frutto che i mortali mangiano raggiungendo la vita"
.

Preghiera di chiusura

"Per Cristo nostro Dio, che volle che la sua santa madre, della quale fece il Tempio dello Spirito Santo, entrasse nel Tempio di Gerusalemme per consacrare se stessa al tuo Padre per una vita di puro culto, donaci o Padre di offrire tutto l’universo a lui in sacrificio di lode, e di essere degni di partecipare al culto della corte celeste; e noi grideremo tre volte: ‘Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison’ ".


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Le Feste mariane della Chiesa Copta d'Egitto

 
di GEORGE GHARIB

Lamento della Vergine
   

La pietà e la devozione hanno espresso in molti modi la partecipazione della Vergine alla passione e morte del Figlio. Ecco come la manifesta una omelia copta di Ciriaco di Al-Bahnasa (secolo VIII).
  

La partecipazione di Maria alla passione e morte del Figlio ha trovato espressioni indimenticabili nella pietà e nella devozione di tutte le Chiese in Oriente e in Occidente. Questo è vero anche della Chiesa Copta d’Egitto, che evoca il dolore di Maria con molte manifestazioni liturgiche e popolari. Nel breve spazio consentito vogliamo presentare il testo di un’omelia, risalente al secolo VIII, di Ciriaco, vescovo di Al-Bahnasa. La città è ricordata nei documenti copti col nome greco di Ossirinco. Situata a circa 200 km a sud del Cairo, è celebre per i numerosi papiri ivi scoperti. In epoca tolemaica, romana e bizantina era uno dei più importanti centri dell’Egitto. Dopo la dominazione araba decadde, e ora è ridotta a un semplice villaggio.

A Ciriaco, che fu vescovo della città in periodo islamico, i manoscritti attribuiscono quattro discorsi di contenuto mariologico. Il terzo, che porta il titolo di Omelia sul lamento della Vergine, è destinato a essere letto all’alba del sabato santo, dalla liturgia copta chiamato "sabato della gioia". Ne proponiamo i brani salienti.

Ciriaco comincia rivolgendosi ai fedeli e chiedendosi perché Maria non dovrebbe piangere e lamentarsi, e trova nel patriarca Giacobbe e in Rachele esempi ben noti dell’Antico Testamento. Rivolgendosi poi a Maria le ricorda i vari momenti tristi della sua vita. Salome che egli cita è la levatrice che venne in aiuto alla Vergine al momento del parto a Betlemme e che promise di accompagnarla dovunque sarebbe andata, come risulta dagli apocrifi dell’infanzia. Dopo questo preambolo l’oratore dà la parola a Maria, che si rivolge direttamente al Figlio. La Vergine lamenta, tra l’altro, l’assenza degli apostoli, il tradimento di Pietro e di Giuda. Il discepolo Giovanni cerca di consolarla, accompagnandola al Golgota e al sepolcro, dove Maria rinnova il pianto. Ritroviamo poi Maria al sepolcro il mattino della domenica. Ciriaco fa incontrare Maria con il Figlio risorto ricorrendo a un procedimento spesso usato dagli orientali, in cui la Vergine è identificata con la Maddalena. Alla fine del suo discorso Ciriaco parla delle sue fonti, riferendosi al Vangelo di Nicodemo, che tra i copti ebbe larga diffusione sotto il titolo da loro preferito di Acta Pilati.

Theotokos (Madre di Dio) addolorata, icona copta del secolo XVIII.
Theotokos (Madre di Dio) addolorata, icona copta del secolo XVIII.

Perché Maria non dovrebbe piangere il Figlio diletto?

«O miei cari, oggi si è rinnovato il pianto del patriarca Giacobbe. Perché allora non deve piangere la Santa Maria sul Figlio unico che aveva concepito con affanno, portato in grembo nove mesi e sopportò più di ogni creatura umana tante difficoltà nel fuggire di città in città e di paese in paese per paura delle sventure? Se Rachele aveva pianto i figli che non aveva amato perché lei non dovrebbe piangere sul Figlio che aveva amato e portato lunghi anni sulle braccia? Se Rachele aveva pianto figli con i quali non era fuggita di luogo in luogo, perché la Vergine non dovrebbe piangere il Figlio diletto con il quale era fuggita di paese in paese e di luogo in luogo? Se Rachele aveva pianto figli di cui non vide le tombe, perché lei non dovrebbe piangere all’ingresso del sepolcro del Figlio suo unico? [...]

«A te conveniva, o Vergine, di piangere quando ti giunse la triste notizia della condanna pronunciata dai capi criminali dei Giudei; nel giorno in cui ti fu detto che tuo figlio era stato ingiustamente condannato per odio. Cosa ti avrebbe impedito di farlo, mentre il Figlio tuo stava per essere crocifisso, dopo che avevano deciso di appenderlo sul legno della croce tra due ladroni? Davvero, o Signora Vergine, il tuo pianto nella casa di Giovanni, allorché pervenne ai tuoi orecchi la notizia di questo triste misfatto, è cosa che spezza il cuore. E si deve dire che quel giorno fu più duro di quello in cui Lot aveva appreso la notizia che la sua città era stata incendiata e che i prodi figli di Israele erano morti. La triste notizia ti pervenne mentre eri con la tua amata Salome che aveva deciso di non abbandonarti né nel tempo della gioia, né nel tempo della tristezza».

Maria, afflitta, si rivolge al Figlio

«È a questo punto che la Vergine iniziò il suo lamento, rivolta al Figlio diletto e dicendo:

«"O Figlio diletto, non mi è mai accaduto di tenermi alla presenza di un giudice, non ho mai visto torturare un ladrone né mettere a morte un criminale. Non conoscevo nemmeno la via per il Cranio e il Golgota dove tu eri destinato a essere crocifisso [...]. Io aspettavo con impazienza l’arrivo della festa di Pasqua per celebrarla insieme con gioia; e invece la festa mi è giunta tra pianti e lamenti. La mia festa a me è piena di pianto e la mia pasqua è fatta di tristezza.

«"O Figlio mio diletto, i tuoi santi apostoli sono tutti fuggiti per paura dei Giudei; tanto che non ho più trovato chi mi accompagnasse. Ho cercato Pietro, ma mi fu detto che ti aveva rinnegato per paura e che era fuggito per nascondersi. Giacomo si era dato alla fuga dopo averti lasciato sul monte dove eri stato arrestato. Andrea non è nemmeno venuto in città. Tommaso abbandonò i vestiti e si è dato alla fuga. Bartolomeo fu il primo a scappare per paura dei Giudei. Filippo ebbe paura dal primo istante e fuggì appena vide le torce accese. Giacomo non si fermò nemmeno. Matteo il pubblicano ebbe tanta paura dei Giudei e dei capi dei sacerdoti, dato anche che essi lo odiavano da quando esigeva da loro i tributi da pagare. In breve io non ho trovato nessuno tranne Giovanni. Piaccia a Dio che egli accetti di venire con me sul luogo del Cranio e sul Golgota! [...]

«"O Pietro, poiché egli era tuo amico e non solo tuo Signore, non dovevi tenergli compagnia nelle difficoltà anziché rinnegarlo e abbandonarlo in quel modo? Dio perdoni la tua debolezza nella fede e la misericordia di Dio sia sul capo del mio vecchio padre Giuseppe che sopportò tante difficoltà con me da meritare buona memoria"».

Crocifissione, icona copta, secolo XIX, Il Cairo.
Crocifissione, icona copta, secolo XIX, Il Cairo.

Giovanni rivolge parole di consolazione a Maria

«Giovanni disse allora alla Vergine: "Non rimpiangere, Madre mia, ciò che è accaduto a Pietro. Egli non merita il rimprovero, perché io ho udito ieri il mio Maestro che parlava con lui del suo rinnegamento. E io ho udito Pietro che gli diceva: Signore, non sarà mai! Preferisco piuttosto morire, anziché commettere una cosa simile (cf Mc 14, 29-31). La risposta del Signore fu: Questa stessa notte prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte (Mt 26,34). Lontano da me, Satana, tu sei diventato per me uno scandalo, tu non ragioni secondo Dio, ma secondo gli uomini (cf Mt 16,23). Egli disse la stessa cosa per tre volte".

«A questo punto il pianto della Vergine aumentò ed essa chiese a Giovanni di accompagnarla fino al Cranio e al Golgota, per vedere il luogo dove era stato crocifisso il Signore nel giorno in cui egli si era ritrovato solo, senza un fratello tra i suoi discepoli, quegli stessi che egli aveva preferiti e scelti fra tutti. Maria ripeté la richiesta più volte».

Maria sale in compagnia di Giovanni sul Calvario

«Cammin facendo, lei notò che vari gruppi di gente la guardavano con rispetto, non avendo mai ancora visto una persona simile a lei. Alcuni dicevano: "È una donna estranea alla città". Altri dicevano che lei somigliava al Cristo. In genere le rivolgevano sguardi rispettosi. Alcuni, poi, riconobbero Giovanni come il discepolo del Signore e conclusero che la donna era la stessa madre di Gesù Cristo, che si recava per vedere il suo figlio. Lei però non guardava né a destra né a sinistra, perché era triste e inquieta. La seguivano Salome e altre donne che le tenevano la testa coperta, finché non giunsero sul Golgota.

«La Vergine vide attorno al Figlio appeso al legno della croce una gran folla. [...] Piangeva a calde lacrime e non riuscì a vedere il volto del suo Figlio diletto per l’enorme calca di gente. Fece allora cenno a Giovanni, dicendo: "Dov’è il figlio mio unico, che possa vederlo?". Giovanni rispose: "O Madre mia, volgi il tuo sguardo verso occidente, è da quella parte che il Signore è appeso alla croce". Entrambi si spinsero tra la folla, finché non giunsero presso di lui. La Vergine prese posto a destra, e Giovanni a sinistra. Quando egli li vide, si voltò verso di loro, si rivolse a Giovanni e disse: "O uomo, da questo momento sarà tua Madre". Guardò poi in direzione della Madre e disse: "Donna, questi da oggi sarà tuo figlio" (Gv 19, 26-27).

«Giovanni allora prese la mano della sua Signora, con l’intenzione di ricondurla a casa; lei però si oppose, dicendo: "Lasciami piangere sul mio Figlio, poiché egli è solo, senza fratelli, senza sorella, senza padre, senza terra. O figlio mio unico, come vorrei porre sul mio capo la corona di spine per associarmi ai tuoi dolori! Se i ladroni meritano di essere crocifissi, perché non hanno essi crocifisso Giuda che fu ladrone noto? Perché non lo hanno spogliato dei suoi abiti, come hanno fatto con te, o figlio mio?

«"O Giovanni, mira la mia costernazione e lascia che i miei occhi si sazino del volto del mio figlio diletto. Lasciami sedere, o Giovanni, su questo monte, poiché non potrò più vederlo, solo oggi. Questa è casa d’orfani, lasciami piangere qui. È il giaciglio del giusto Giacobbe nelle sue sventure, che poi furono niente in confronto alla sventura mia. Lasciami trovare respiro su questo monte: è il rifugio degli afflitti, e io oggi sono un’orfanella, senza padre, senza madre, senza figlio". E continuò a piangere in questo modo in presenza di Giona, la moglie di Khuzi, di Maria Maddalena e di Salome: queste piangevano per il suo pianto, mentre le donne degli ebrei la prendevano in giro quando vedevano i suoi lamenti».

Maria accanto al Figlio morto in croce

«Quando la Vergine vide suo figlio in quello stato dopo che fu spirato sulla croce, provò come se una folgore si fosse abbattuta dal cielo su di lei, sospirò, riprese a lamentarsi e disse: "O Figlio mio, io affido a Dio te e la croce sulla quale tu sei stato innalzato. Addio a te, al tuo abito regale, alla corona di spine che cinge il tuo capo. A chi farò io il mio ricorso? Io non ho aiuto né consolatore. O governatore, tu hai giudicato ingiustamente. A te io dico: Tu hai condannato mio Figlio e, al suo posto, tu hai liberato dal carcere il ladrone. Il suo sangue grida verso di te e chiede conto. O principe dei sacerdoti, non sarebbe stato più giusto condannare il ladrone, anziché far spogliare delle sue vesti il figlio mio? Tu hai liberato il criminale e ucciso il giusto. Voi, insieme, renderete conto di ciò che le mani perfide hanno commesso, versando il sangue innocente. Quale sarà la vostra risposta, allorché il Signore Dio vi chiederà conto? Indubbiamente il vostro castigo sarà con coloro che hanno preso parte a questo atto, sarà tra i vermi che non dormono e nel fuoco che non si estingue [...]"».

Crocifissione, icona copta moderna.
Crocifissione, icona copta moderna.

Maria al sepolcro di Gesù

«Quando la Vergine udì che il suo figlio diletto era stato sepolto in un sepolcro nuovo dopo essere stato avvolto in un lenzuolo nuovo con aromi profumati e con mirra, volle conoscere chi aveva compiuto quell’opera buona. Le fu detto che erano stati Giuseppe e Nicodemo, notabili degni d’onore. Allora lei disse: "Se mio Figlio fosse stato deposto sotto l’albero della vita, io non mi sarei consolata sino a quando non lo avessi visto; né mi sarei consolata anche se fosse stato rivestito dell’abito di Salomone. Se avessero effuso il balsamo d’Aronne sopra il suo corpo, io non mi sarei consolata se non lo avessi visto con i miei occhi. Se mio figlio fosse stato seppellito nei sepolcri dei profeti, io non mi sarei consolata se non lo avessi intravvisto. Se il giardino ove è stato deposto mio figlio fosse il paradiso, io non mi consolerei se prima non vedessi la sua tomba" [...]».

Dialogo con Giovanni

«"O Giovanni, io ti supplico di usarmi benevolenza e di portarmi al sepolcro di mio Figlio unico: io lo voglio vedere dopo che i Giudei mi avevano proibito di vederlo quando pendeva dal legno della croce. Pur sapendo che tu sei stanco per tutto ciò che ti è successo per causa mia, io torno tuttavia a supplicarti di voler pazientare fino alla fine, onde tu possa ricevere le benedizioni celesti come compenso delle tue fatiche".

«Giovanni, quando udì le sue commoventi parole, pianse e cercò di consolare la sua tristezza, dicendo: "O mia Signora Vergine, non piangere e sii sicura che il mio Signore è stato avvolto nella sindone, ed è stato sepolto in un sepolcro nuovo nel giardino, dopo essere stato cosparso di rose e di profumi, e dopo essere stato avvolto in una sindone nuova" [...]».

Dolore di Maria dinanzi al sepolcro vuoto

«Il primo giorno della settimana, cioè il mattino della domenica, la Vergine si recò al sepolcro dove era stata preceduta da Maria Maddalena. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro. Entrando, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Ne furono sconcertate, e Maria riprese il suo lamento e disse:

«"Ahimè, Figlio mio unico! Chi ha rimosso la pietra, chi ha trafugato il tuo corpo puro per aumentare le mie pene? Io non andai a visitare la tomba del padre mio e della madre mia dopo la loro morte, avvenuta nella mia prima infanzia; non ho visitato neanche la tomba del mio sposo Giuseppe, che pure tante cose sopportò per me. E oggi, o mio figlio e Signore, ecco che io vengo alla tua tomba per vederti, e non ti trovo! Vengo per la consolazione di vederti, per alleggerire il mio dolore, e non trovo chi mi indichi dove sei. Nel giorno della tua nascita a Betlemme, brillò la tua stella, ma Erode non ti rese gloria. Nel giorno della tua crocifissione, il sole si è oscurato, ma i sacerdoti dei Giudei non hanno creduto in te. [...]

«"Povera e infelice la madre tua! Io mi sono recata sul Golgota e non ti ho trovato. Venni al sepolcro e non ti ho visto. Grande è la mia afflizione, spezzato è il mio cuore, raddoppiati sono i miei dolori. Scongiuro i quattro soldati che ti fanno guardia di ridarmi il tuo corpo o di indicarmi dove ti hanno deposto. Supplico Giuseppe e imploro Nicodemo di venire con me come si erano recati da Pilato per ottenere il tuo corpo onde collocarlo nel sepolcro [...]"».

Dialogo col Figlio risorto

«La Signora Vergine era rimasta in piedi fuori dal sepolcro e piangeva il suo unico. E mentre era così, si chinò verso la tomba e vide due angeli vestiti di bianco seduti l’uno al capo, l’altro ai piedi ove era stato deposto il corpo di Gesù. Le dissero: "Perché piangi, o donna?". Rispose loro: "Hanno portato via mio Figlio e Dio e non so dove lo hanno deposto". Appena ebbe detto ciò, si girò indietro e vide Gesù in piedi senza sapere che era Gesù colui che le aveva chiesto perché piangeva e chi stava cercando, credendo invece che era l’ortolano. Gli chiese: "Signore, se sei tu ad averlo portato via, dimmi dove lo hai deposto perché lo prenda". Il Signore allora, a lui la gloria, le disse: "Maria!". Lei si voltò e gli disse: "Rabbuni!", cioè Maestro.

«Lui le disse: "Non aver paura, madre mia! Mira il mio volto e riconosci che io sono il Figlio tuo Gesù che ha risuscitato Lazzaro a Betania da tra i morti. Io sono Gesù, la risurrezione, la verità e la vita. Io sono Gesù che fu crocifisso sul legno della croce. Io sono Gesù, consola quindi la tua tristezza. Io sono Gesù che tu rimpiangi. Il mio corpo non è stato portato via, come pensavi. Io sono invece risuscitato da tra i morti per volere di mio Padre che sta nei cieli, e per la salvezza di quanti erano stati legati dal vincolo del peccato".

«Udito ciò, la Vergine riprese coraggio, smise di piangere, alzò gli occhi verso il Figlio diletto e lo benedì. Vedendolo nello splendore della sua divinità, gli disse: "Sei risuscitato, Figlio e Signore mio! È cosa buona che tu sia risuscitato!". Poi si chinò verso di lui per abbracciarlo. Ma lui le disse: "Ti basti la gioia della mia risurrezione. Vedi quanta gente ho liberato dall’Ade, essi ne sono usciti lieti, perché io li presenterò come sacrificio puro al Padre mio prima di entrare in paradiso". E difatti lei vide grandi folle vestite di bianco.

«Il Signore la guardò e le disse: "Vai dai miei fratelli e di’ loro che io salgo dal Padre mio e Padre vostro, dal mio Dio e Dio vostro". Lei andò e riferì di aver visto il Signore e che egli le aveva rivolto tali parole [...]».

Epilogo Finale

«Io, Ciriaco, ho scritto questa omelia. Le notizie che io vi ho dato, fratelli miei, le ho trovate scritte a cura di Gamaliele e di Nicodemo, capi degni di rispetto, e conservate nella città santa di Gerusalemme. Per questo io ho reso grazie per questa grande grazia a Dio, cui gloria ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen».

George Gharib

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Alle nozze di Cana Gesù mostra la sua gloria
   

La Chiesa copta d’Egitto è l’unica, sia in Oriente sia in Occidente, ad aver istituito la festa del miracolo operato da Gesù a Cana di Galilea, riportato dal Vangelo di Giovanni (2, 1-12).
  

Il libro liturgico copto detto Perle preziose così presenta il fatto: «Gesù ha operato molti segni straordinari, che la Chiesa celebra a differenza di tutti gli altri: 1 perché è il primo dei prodigi da lui operati all’inizio della sua missione salvifica; 2 egli vi ha manifestato la sua gloria; 3 ha aperto la via alla fede invogliando molti a credere in lui; 4 e con la sua presenza alle nozze santificò queste, elevando il mistero delle nozze alla dignità di sacramento».

Festa insieme di Cristo e di Maria

La festa delle nozze di Cana nella liturgia copta fa parte delle feste minori di Cristo e porta il nome di "Memoria della trasformazione dell’acqua in vino a Cana di Galilea"; la sua celebrazione ricorre il 13 del mese copto di tubah, corrispondente all’8 gennaio del calendario giuliano (21 dello stesso mese nel calendario gregoriano). La data si situa quindi dopo la festa di Natale-Epifania, in corrispondenza dell’inizio della vita pubblica di Gesù. I libri liturgici copti non contengono molto materiale per mettere in risalto la festa. Un’attenta ricerca ci ha permesso però di trovare tre testi interessanti letti o cantati per l’occasione, che presentiamo qui di seguito: il testo del Sinassario, un’Omelia letta nel giorno della festa e una Dossologia dal libro liturgico omonimo.

Nozze di Cana, icona ortodossa moderna.
Nozze di Cana, icona ortodossa moderna.

Il racconto del Sinassario

Il libro liturgico del Sinassario, che contiene anche una presentazione del significato della festa, ha la seguente lezione storica, che riprende pressappoco il racconto del Vangelo di Giovanni. Eccone il testo tradotto dall’arabo: «In questo giorno la Chiesa celebra la memoria del primo miracolo che Gesù fece in Cana di Galilea. Si tratta del primo miracolo operato da Gesù dopo il suo battesimo. Egli era stato invitato insieme alla sua santa Madre Maria alle nozze, assieme ad alcuni dei suoi discepoli. Essendo venuto a mancare il vino, la Signora Vergine disse: "Non hanno più vino". Gesù le rispose: "Che ho da fare con te, o Donna? Non è ancora giunta la mia ora". Disse allora sua Madre agli inservienti: "Quello che vi dirà fatelo". Vi erano là sei giare di pietra, e Gesù disse: "Riempite le giare d’acqua", ed essi le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al capo tavola". Essi portarono il vino che era stato cambiato per il suo ordine divino in vino eccellente, come lo stesso maestro di tavola confermò quando disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai tenuto fino ad ora il vino buono". Questo è l’inizio dei miracoli che Gesù fece in Cana di Galilea, manifestando la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. A lui la gloria assieme al suo Padre buono e al Santo Spirito in eterno. Amen».

L’Omelia del patriarca Beniamino sulle nozze

Il secondo testo sulla festa è un’omelia destinata a essere letta il giorno della celebrazione. L’autore è Beniamino I, trentottesimo patriarca della sua Chiesa, che resse dal 623 al 662. Il suo lungo patriarcato fu reso difficile dalla frizione con la Chiesa melchita calcedonense locale, dall’occupazione persiana dell’Egitto con il suo seguito di distruzioni e dalla successiva invasione arabo-islamica (639-640). Con quest’ultima l’Egitto si liberò, è vero, dal giogo bizantino; ma l’autentica fisionomia dei dominatori musulmani non tardò a rivelarsi nella sua dura realtà, obbligando molti cristiani a passare all’Islam.

Beniamino ha lasciato poche opere letterarie, e non sempre è sicuro quel tanto che gli si attribuisce. Fra gli scritti certi si segnala la sua Omelia sulle nozze di Cana, consistente in un commento al testo di Giovanni; egli presenta interessanti elementi circa la ragione della presenza di Maria alle nozze, il suo intervento presso il Figlio, dapprima restio a compiere il miracolo. Secondo l’autore, Maria era parente della famiglia degli sposi ed era arrivata prima di Gesù per aiutare i preparativi delle nozze. L’autore si sofferma sui commensali, gli stessi ricordati nel testo sacro, di cui dà i nomi e fornisce le ragioni della presenza. Egli si sofferma specialmente sul ruolo che ebbe Maria nel convincere il Figlio. Il racconto è intercalato da esclamazioni di ammirazione per comunicare ai fedeli in ascolto la grandezza del miracolo. Diamo qui di seguito i brani più significativi.

Nozze di Cana, icona copta di Isaac Fanous (1919-2007).
Nozze di Cana, icona copta di Isaac Fanous (1919-2007).

Motivo della presenza di Maria alle nozze

«Il terzo giorno si fecero delle nozze a Cana di Galilea e c’era la Madre di Gesù. Alle nozze fu pure invitato Gesù con i suoi discepoli. O evento mirabile! La Madre di Gesù era là, dice. Ma era là per quale motivo? Era là per il servizio al banchetto nuziale, che lei svolgeva con tutte le donne. Mosè, infatti, camminava davanti agli uomini, quelli cioè della casa d’Israele. Anche Miriam camminava davanti alle donne con il suo tamburino (cf Es 15, 20). Ma tu mi dirai: Perché Maria si trovava là prima di Gesù? Ti persuaderò, amico mio. Che cosa c’è dunque di strano? Coloro che si sposavano non erano forse della parentela della Vergine? Per questa ragione era stata invitata in anticipo per preparare le cose necessarie al banchetto nuziale nel lasso di tempo che precedeva la venuta degli uomini. Voi sapete anche che sono le donne a fare il servizio durante la festa di nozze».

Motivo della presenza degli apostoli

«Anche Gesù era stato invitato alle nozze, ma con i suoi discepoli. Vuoi sapere perché furono invitati anche i discepoli? Te lo spiegherò.

«Pietro fu invitato perché era il primo degli apostoli, affinché, quando Gesù avrebbe concluso la sua passione sulla croce, Pietro sostituisse il vero Sposo, nostro Signore Gesù Cristo, e prendesse il calice dal quale far colare su tutti gli uomini il sangue santo del Figlio di Dio, vita di tutti.

«Andrea fu invitato perché avrebbe fatto conoscere ai giovani il vero banchetto nuziale della Chiesa, affinché questi non si macchino col peccato, ma siano santi nel loro corpo.

«Giacomo fu invitato per annunciare non solo a tutti i convitati ma al mondo intero: "Ho visto il volto del mio Salvatore brillare come il sole e i suoi vestiti diventare bianchi come la neve".

«Giovanni fu invitato perché avrebbe insegnato a tutti i convitati, o piuttosto al mondo intero, che quello era il Verbo incarnato e che era l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.

«Filippo fu invitato perché era stato lui a invitare tutti alla festa nuziale nella sua famiglia; e così invitasse il mondo intero al vero festino nuziale della Chiesa.

«Bartolomeo fu invitato perché inizialmente era stato contadino che vendeva legumi a chi glieli chiedeva; e annunciò all’intero festino nuziale, o meglio al mondo intero: "Io ho smesso di vendere legumi", donando la parola di Dio gratuitamente a chi la voleva.

«Tommaso fu invitato per proclamare al mondo intero che ci sarebbe stato un banchetto nuziale per il mondo intero, cioè la Chiesa; e questa si sarebbe riempita di gioia [...].

«Matteo fu invitato per fare al banchetto nuziale quest’annuncio: "Ero un pubblicano ma ora sono diventato un evangelista [...]".

«Fu invitato Giacomo, il figlio di Alfeo che nel suo cuore era avvolto dalla cintura spirituale e gridava a tutta l’assemblea del banchetto nuziale: "Ancora un poco e voi vedrete un prodigio che il mio Salvatore compirà affinché voi tutti crediate in lui".

«Taddeo fu invitato al banchetto nuziale per rendere testimonianza davanti al mondo intero: "Ho bevuto dell’acqua diventata vino; e non io solo, ma tutta l’assemblea del banchetto nuziale".

«Simone il Cananeo fu invitato affinché, dopo aver visto gli uomini che riempivano d’acqua gli otri e che questa, allorché fu versata per loro, era diventata vino per la potenza del Cristo, uscisse e annunciasse i miracoli che aveva visto.

«Siediti anche tu, o Giuda, con colei che ti ha suggerito quel consiglio malvagio, in altre parole con tua moglie; prepara una corda per impiccarti insieme con lei; tu stai difatti per morire e perdere l’anima tua [...].

Nozze di Cana, icona greca moderna.
Nozze di Cana, icona greca moderna.

Il vino venne a mancare

«Ma ritorniamo alle parole di Giovanni il teologo: Gesù fu pure invitato, dice, insieme ai discepoli alle nozze. O cosa assai mirabile! Colui che invita tutti al suo banchetto nuziale, quello vero, è stato pure invitato dagli uomini a mangiare e a bere con loro, come un uomo. Colui che ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, è venuto anch’egli al banchetto nuziale e si è seduto a tavola con gli uomini. Chi ha creato il vino per la gioia degli uomini, ha bevuto anche lui il vino che egli aveva operato. Colui che ha fatto il pane affinché l’uomo lo mangi per rafforzare il proprio corpo, ha allungato anche lui la mano e ha mangiato con tutti i convitati.

«Mentre quelli si rallegravano, mangiando e bevendo, come si conveniva, ecco che venne a mancare il vino. E non ce n’era proprio più da offrire. Era certo un motivo di vergogna per lo sposo che il vino venisse a mancare prima del termine del banchetto. Si comprende allora il senso della parola: "Non hanno più vino!". Ad ogni modo la cosa venne a conoscenza della Vergine tramite le donne che servivano con lei, le quali le dissero: "Il vino manca e noi non ne abbiamo più da offrire. Siamo davvero imbarazzate a causa dei commensali. Non abbiamo nessuna possibilità di comprarne e rendere la nostra gioia completa. Ecco che i suoi discepoli diranno: Se non sono in grado di portare a termine questa faccenda, perché ci hanno invitati? A farla breve: non sappiamo proprio cosa dobbiamo fare"».

Intervento di Maria

«Quando la Vergine ebbe inteso questo, rispose loro con gioia: "Non temete, il mio Figlio è qui. Egli rimuoverà da loro l’imbarazzo della miseria. Anche mio Figlio è seduto a tavola con i convitati e farà per voi un grande prodigio". Si diresse allora verso Gesù, lei che aveva offerto il suo seno alla sua bocca divina, e gli disse: "Non hanno più vino". Egli volle obbedire a sua Madre e le rispose: "Che c’è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora venuta. Ma adempirò il desiderio del tuo cuore e non ti rattristerò".

«Se qualcuno infatti, o amatissimi, si rivolge a una donna, la quale vede che il proprio figlio ben l’ama nel suo cuore, e chiede a questa donna di dire al figlio una parola in suo favore, fiducioso che il figlio ascolterà la madre, questa allora si rivolge al figlio per trasmettergli la preghiera degli uomini e il figlio soddisfa con sollecitudine il desiderio della madre; allo stesso modo la Vergine ebbe fiducia che il Figlio suo avrebbe fatto quello che gli avrebbe chiesto. Ella si diresse verso di lui e lo informò della mancanza di vino. "Che c’è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora giunta. Lo so, o Madre mia, che il vino e venuto a mancare, ancora prima che tu mi informassi. Ma la mia ora non è ancora giunta. Lo sapevo, o Madre mia, che si tratta di gente povera, ancora prima di venire al loro banchetto nuziale. Ma sono i poveri di questo mondo quelli che io ho scelto. Tuttavia la mia ora non è ancora venuta. Però se tu lo desideri, o Madre mia, soddisferò il desiderio del tuo cuore. Farò conoscere al mondo intero la potenza della mia divinità; mostrerò la mia gloria ai miei discepoli; farò abitare le mie benedizioni in questo banchetto nuziale; farò in modo che tutti rendano gloria a me, al Padre mio e allo Spirito Santo"».

Gesù compie il miracolo

«Gesù disse allora: "Riempite le idrie d’acqua" (Gv 2, 7). Ed essi riempirono le idrie d’acqua e le riempirono fino all’orlo. L’evangelista Giovanni così si esprime: "Vi erano là sei idrie collocate per la purificazione dei Giudei, le quali potevano contenere ciascuna due o tre misure. Gesù disse: Riempite le idrie d’acqua. Ed essi le riempirono fino all’orlo. Egli aggiunse: Ora attingetene e portatene al maestro di tavola. Ed essi glielo portarono. Come il maestro di tavola ebbe gustato l’acqua cambiata in vino, non vino di qualità ordinaria, ma vino migliore di quello servito all’inizio, egli non sapeva da dove venisse quel vino, ma lo sapevano i servitori che avevano attinto acqua" (Gv 2, 7-9), che prima era acqua e che loro stessi avevano attinta con le loro mani.

«O miracolo di Dio! O gioia della Vergine in quel momento! Certamente, ecco le parole dette da Gesù a sua Madre: "O Madre mia, ecco io ho compiuto ciò che mi hai chiesto. Ecco che ho cambiato l’acqua in vino. Essi non hanno pagato nessun prezzo per questo vino. O Madre mia, io ho manifestato la gloria della mia divinità. Questo miracolo che si è compiuto è opera mia e del Padre mio. Io e il Padre mio siamo una cosa sola. Io non faccio nulla da solo, se non me lo dice il Padre che mi ha mandato. Ecco che i miei discepoli hanno creduto in me e nel Padre mio. Infatti io ho già detto loro: Voi siete i miei fratelli, i miei discepoli, i miei evangelisti. Per questo ho fatto ciò davanti ad essi, affinché annuncino i miracoli che hanno visto e tutti rendano gloria al Padre mio e a me". «Il maestro di tavola interrogò lo sposo e gli disse: "Ogni uomo serve il vino buono all’inizio; e dopo, quando sono ebbri, serve quello meno buono. Tu invece hai conservato il vino buono fino a questo momento". Questo è in effetti il vino della benedizione; questo è il vino della gioia, il vino in cui si trova ogni letizia, il vino puro, nel quale non c’è nessuna frode».

Dossologia per la festa delle nozze di Cana

L’ultimo testo che la liturgia copta propone per la festa delle nozze di Cana si trova nel libro detto Dossologia annuale, che contiene vario materiale per la celebrazione delle diverse feste del calendario copto. Il testo, piuttosto breve, in prosa rimata, porta il nome di Dossologia per la festa delle Nozze di Cana e contiene un invito alla gioia scambiato tra il celebrante e il coro. Eccone la traduzione:

«Venite a vedere il prodigio, o popoli che amate il Cristo, su questo mistero che ci è stato manifestato oggi.

«Il nostro Signore Gesù Cristo difatti si è riunito con la sua Madre Vergine e e coi nostri padri gli apostoli, e ha manifestato loro la sua divinità.

«Sei idrie di acqua, egli le ha mutate in vino eletto, per mezzo della Sua grande gloria, alle nozze di Cana di Galilea.

«Colui che siede sui Cherubini manifestò la sua divinità, fece dei prodigi e delle cose stupende, e sedette con gli uomini in quanto Dio.

«Colui che è consustanziale al Padre, che esiste da prima di tutti i tempi, è presente oggi alle nozze di Cana di Galilea.

«Lo lodiamo, lo glorifichiamo e lo sopraesaltiamo in quanto buono e amante dell’umanità: abbi pietà di noi secondo la tua grande pietà».

George Gharib

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La Dormizione di Maria
   

La tradizione copta usa distinguere la morte di Maria (celebrata il 29 gennaio) dalla sua Assunzione in cielo (22 agosto). Per questo il mese mariano dei copti è agosto. Vediamo alcuni testi della liturgia.
  

La festa mariana della Dormizione, intesa come celebrazione, insieme, della fine della vita terrena e inizio di quella al cielo, è la festa maggiore di Maria per tutti gli orientali, che sono concordi nel fare di agosto un vero mese mariano. Ciò è vero anche per la Chiesa copta d’Egitto che, non contenta di avere un’unica festa, ha voluto due celebrazioni distinte: la Dormizione (o morte) e l’Assunzione in cielo. Così per i Copti Maria è morta il 21 tubah (il nostro 29 gennaio); il 16 misri (22 agosto), dopo 206 giorni nel sepolcro, il suo corpo, per opera del Figlio, si è riunito all’anima ed è stato assunto in paradiso dove Maria trionfa, in prossimità del trono di Dio, con grado di gloria che supera tutto ciò che si possa concepire. Questo modo di fare della Chiesa copta è frutto del ricorso a numerosi apocrifi del transitus che illustrano la sorte escatologica di Maria. Se ne trovano indizi e prove anche nei diversi testi liturgici per la celebrazione, ivi compresa l’omiletica mariana, come vedremo.

Il discorso di Teodosio patriarca di Alessandria

Merita attenzione una lunga omelia così intestata: «Sermone pronunciato dal beatissimo nostro padre, l’abba Teodosio, arcivescovo di Alessandria, confessore cristoforo. Lo tenne il 16 misri (22 agosto), per l’assunzione di nostra Signora Maria. Iniziò con l’economia di Cristo, terminando con la consumazione e l’assunzione beata della santa Vergine. Pronunziò il discorso l’ultimo anno di vita, quello stesso in cui si sarebbe riposato nella pace di Dio. Amen».

L’autore del discorso è Teodosio, patriarca di Alessandria dal 536 al 566. Contrastato da Giustiniano che lo tenne in esilio a Costantinopoli per tutto il periodo del suo patriarcato, con l’appoggio di Teodora riuscì a riorganizzare la Chiesa monofisita in Egitto, Siria e Arabia, divenendone il primo capo. Svolse una feconda carriera di scrittore e di teologo. Della sua produzione, tutta in greco, restano pochi frammenti nella redazione originale, una raccolta di opere teologiche e canoniche in traduzione siriaca e alcune omelie (probabilmente "cattedrali") in traduzione copta; tra queste, spicca quella sulla Dormizione e l’Assunzione di Maria.

In questa lunga omelia, pronunciata nel 566 e pervenuta a noi in lingua copta, dopo aver inquadrato la figura di Maria negli avvenimenti che vanno dall’Annunciazione al Natale, egli tratta nella seconda parte della morte e Dormizione di Maria; nella terza parte tratta invece della risurrezione, Assunzione e gloria celeste di Maria. L’autore sostiene di aver attinto le notizie in un manoscritto conservato nella biblioteca di Alessandria e proveniente da Gerusalemme. Secondo l’omelista 206 giorni separano la morte dall’Assunzione della Vergine, spiegando così il fatto che la Chiesa copta e anche quella etiopica festeggiano separatamente la Dormizione e l’Assunzione di Maria (discorso completo in Testi mariani del primo millennio, vol. IV, pp. 53-69).

Basilica della Dormizione a Gerusalemme, costruita nel 1906-10 dai tedeschi.
Basilica della Dormizione a Gerusalemme, costruita nel 1906-10 dai tedeschi.

Il Sinassario del giorno

Per la festa della Dormizione, il 21 tubah, la liturgia copta trova nei suoi numerosi libri liturgici i testi poetici o in prosa da cantare. Si tratta, nella maggioranza dei casi, di veri contrappunti meditativi cantati in coro da tutta la comunità. Si intrecciano lunghe litanie che esaltano Maria con una infinità di titoli tratti dalla Bibbia, dalla storia sacra o dalle bellezze della natura. Per la festa della Dormizione che qui ci interessa, i testi s’incontrano in tre libri diversi: 1) il Sinassario; 2) ilDifnar (o Antifonario); 3) il libro detto Psallie e Turahat.

Il Sinassario, libro che fornisce informazioni storiche ed esegetiche sull’origine e il senso della festa, ci dà un testo relativamente lungo che si sofferma sugli eventi che hanno preceduto e accompagnato la morte della Vergine e l’ordine dato dallo stesso Cristo di custodire il corpo della Madre nel Getsemani. Il racconto si sofferma sui diversi eventi più o meno leggendari, come il gesto sacrilego degli Ebrei che vollero disturbare il corteo funebre, quello dell’apostolo Tommaso giunto in ritardo, ecc. Il racconto si conclude fornendo un calcolo degli anni di vita della Vergine. Eccone il testo.

«Oggi si è riposata la Vergine, la pura Madre di Dio, Mart (Signora) Maria, la Signora di tutte le donne. Mentre la Santa [Vergine] se ne stava presso il santo sepolcro, assorta in assidua preghiera, fu informata dallo Spirito Santo che sarebbe stata portata via da questo mondo caduco. Allora tutte le vergini di Gerusalemme, avvertite dal Signore, si recarono presso di lei. Fecero similmente tutti i discepoli che erano ancora in vita. Tutti si disposero intorno a lei, che giaceva sul letto. Le si avvicinò anche il Cristo Signore, unitamente ad una moltitudine di angeli che scesero a miriadi.

«II Figlio le fece animo, preannunziandole la pace e il riposo che stava per ricevere. E dato che la Vergine aveva timore sia degli angeli addetti ai tormenti, che in quell’ora si aggiravano nell’aria, sia del fuoco, egli la rassicurò che nessuno di essi poteva avere potestà su di lei. Intanto, essendosi avvicinata l’ora della sua traslazione, gli apostoli e le vergini la supplicarono di benedirli. E lei, poste le mani su di loro, li benedisse. Dopo questo, il Signore prese la sua anima beata, l’avvolse in una stola candida, e la portò con sé nella sede eterna.

«Quanto al corpo, [Cristo] ordinò agli apostoli di trasferirlo al Getsemani e di dargli una degna sepoltura. Ma i Giudei, risaputa la cosa e considerando che lei era la santa Mart Maria, andarono incontro al corteo, e uno di loro afferrò il feretro e lo trattenne in modo da ostacolarne la sepoltura. Ma le sue mani furono rescisse e rimasero aderenti al feretro sino a quando, convertitosi al Cristo Signore, si abbandonò a suppliche, emise calde lacrime, e si pentì del suo gesto. Finalmente, intervenendo le preghiere degli apostoli, le sue mani tornarono al proprio posto.

«Dopo che la Vergine fu sepolta, il Signore nascose il suo corpo, dato che era noto al pubblico. Nel frattempo l’apostolo Tommaso era assente. Ma in seguito questi, essendo portato da una nuvola, s’incontrò con il suo corpo circondato e trasportato dagli angeli. Uno di questi gli disse: "Affrettati a baciare il corpo della pura Mart Maria". Ed egli in fretta lo baciò. E allorché pervenne ove erano gli apostoli, questi lo misero al corrente della morte della Vergine. Ma Tommaso disse loro: "Sappiate che io, come dubitai della risurrezione del Cristo Signore, così ora non crederò finché non avrò visto il corpo [della Vergine]". Pervenuti al sepolcro per mostrare a lui il corpo, lo scoprirono e lo trovarono vuoto. Allora Tommaso, vedendoli stupefatti ed atterriti, narrò loro come egli si fosse incontrato con quel corpo. In più, lo Spirito Santo rivelò loro che non era volontà del Signore che il corpo di sua madre restasse sulla terra. Però il Signore aveva promesso ai suoi discepoli di mostrare di nuovo ad essi quel corpo. Così rimasero in attesa di vedere realizzata tale promessa. Poterono rivederlo il giorno del 16 misri.

La Tomba di Maria a Gerusalemme, un'antica cripta risalente al V secolo.
La Tomba di Maria a Gerusalemme, un’antica cripta risalente al V secolo.

«Il totale degli anni della vita terrena della Signora Vergine Maria assomma a 60 anni: 12 li trascorse nel tempio, 34 nella casa di Giuseppe sino all’ascensione del Signore e 14 dopo l’ascensione del Signore nella casa di Giovanni evangelista, secondo quanto raccomandò il Signore che disse a Maria: "Questi è tuo figlio", e a Giovanni: "Questa è tua Madre". Che la sua intercessione e la sua benedizione sia con noi tutti sino all’ultimo respiro, e nei secoli dei secoli. Amen» (G. Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, vol. III, pp. 54-56).

Testi liturgici dal Difnar

Il libro liturgico copto del Difnar, nome abbreviato di Antifonario, contiene i due testi che seguono, chiamati il primo Considerazione (valutazione teologica), il secondo Dossologia, una specie di glorificazione che si recita, come indicato nel libro, davanti all’icona della Vergine. Ne diamo qui la traduzione italiana.

Considerazione

«Eva fu ingannata dal serpente sino al punto di mangiare il frutto dell’albero, tanto che contro di lei fu pronunziata la sentenza: "Partorirai figli nel dolore". Ma Dio, vedendo che la forza di Satana si era impossessata del genere umano, inviò il suo Figlio per salvare il mondo e per liberare Adamo e i suoi discendenti. Dimora del Dio Verbo è stata la Vergine, la figlia di Gioacchino, per merito della sua purità e della sua verginità. Nessun eletto poteva rassomigliare a lei: poiché il Figlio di Dio, come ebbe pietà del nostro genere umano, inclinò il cielo e scese sulla terra. Dalla sua divinità emanò come un raggio e prese carne da lei, sua Genitrice. Così il seno di Maria diventò la dimora di Dio. Lei lo partorì al mondo e rimase vergine. Se tutti i sapienti si riunissero, essi non potrebbero esporre lo splendore di Maria. Per questo noi ci prostriamo dinanzi a lei, e la supplichiamo di intercedere per noi e di chiedere al suo Figlio unigenito di usarci misericordia e di perdonare i nostri peccati. Sì, preghiamo e supplichiamo per ottenere pietà, per l’intercessione della Vergine presso l’Amante degli uomini» (Giamberardini, pp. 83-84).

Dossologia

«Ave, o Maria, Vergine santa. Ave alla Madre di Dio, che è Luce vera. / Ave alla Vergine che si è elevata tra cielo e terra. / Ave alla sorgente d’acqua, che ristora gli assetati. / Ave a te, o Maria, Vergine senza macchia. / Ave a colei che è insieme Madre di Dio e sua ancella. / Ave alla seconda cupola, destinata al Figlio. / Ave alla dimora del Dio Verbo. / Ave alla Vergine che ha portato nel suo seno il Salvatore, al fine di liberare noi dai nostri peccati. / Ave al tempio dello Spirito Santo. / Ave alla corona, che è l’onore delle nostre assemblee. / Ave a colei che ha irraggiato sull’universo, e che è stata educata nel tempio di Dio. / Ave al paradiso spirituale e santo. / Ave all’albero della vita, che non conosce la privazione causata dalla morte. / Ave al campo puro, benedetto da Dio. / Ave alla vigna del Signore Sabaot. / Ave allo scettro santo della testimonianza. / Ave all’albero d’ulivo, piantato nella casa del Signore. / Ave all’origine pura della profezia. / Ave alla corona apostolica, che non trapassa. / Ave a colei che ha generato il Dio Verbo, il nostro Signore Gesù Cristo, che è venuto e ci ha salvati. / Noi, o Maria, per la tua intercessione presso l’Amante degli uomini, supplichiamo per ricevere misericordia» (Giamberardini, pp. 83-84).

Psallie e Turuhat

Il libro liturgico che si chiama Psallie e Turuhat (Salmi e glosse), una raccolta di inni sacri per celebrare i misteri cristiani, fornisce per la festa della Dormizione due Psallie che ripetono all’incirca gli stessi concetti. Ecco il testo della prima, tradotto dall’arabo.

Particolare della basilica della Dormizione.
Particolare della basilica della Dormizione.

Psallia per la Signora Santa Vergine Maria

«Guardami, o Signore, e ascoltami, che possa aprire la mia bocca e cominciare con fiducia [...] a proclamare l’onore di colei che è piena di gloria, Maria, Madre del Messia.

«Sì, veramente, il giorno commemorativo della sua morte è il 21 del mese di tubah: per questo è necessario che noi, popolo ortodosso, ci riuniamo per celebrare la gloria di colei che è sposa senza talamo.

«Per lo stesso motivo si riuniscono intorno a lei gli angeli e i patriarchi, ognuno nel proprio ordine. Ecco: il nostro padre Adamo, Abele che fu il primo giusto, Noè, Abramo, Isacco il beniamino. Tutti gli eletti della Chiesa, dal principio alla fine, di generazione in generazione, hanno disposto il loro tempo: per primo viene Giacobbe-Israele, poi Mosè l’iniziatore della legge, Salomone e David suo padre, che è il salmista giusto, e i primi profeti: tutti la circondano in questo giorno, perché di lei hanno proclamato la gloria.

«Ugualmente si riuniscono intorno a lei i nostri santi padri apostoli: in primo luogo il nostro padre Pietro e il vergine Giovanni; poi vengono le vergini, che si trovano sul monte Uliveto; e, ancora, le donne libere, che sono venute presso di lei dalla loro vita.

«Ma prima di ogni altro, ecco il suo Figlio unigenito, Gesù Cristo, il Creatore. Con lui vi è Giovanni, il suo parente.

Subitamente arrivano Elisabetta, Salome ed Anna: e tutte si recano presso la Sposa. Vengono insieme alla madre Eva. Queste unitamente a tutte le schiere dei giusti, prendono un posto a sedere intorno a lei, mentre lei lascia il suo corpo con timore e tremore.

«Il nostro Signore buono dice alla Vergine, sua Madre: "Ave, o paradiso, o tabernacolo puro. O voi tutti, rallegratevi con esultanza nel regno dei cieli, per causa della sua morte, per questo monte spirituale".

«Maria a Gesù: "Ascolta, o mio caro, o Figlio di David: tu che hai esaudito la mia preghiera: perché costoro sono venuti a prendere la mia anima?". In quel momento stesso lei aprì la bocca e rese la sua anima nelle mani del Signore. Così uscì dal suo corpo.

«Tutte le schiere degli angeli, a migliaia e migliaia, cantavano animosamente davanti a lei, in direzione del cielo: mentre i discepoli, l’uno dopo l’altro, portavano il suo corpo verso il Getsemani secondo le parole del Signore, il quale è mirabile nelle sue opere.

«Ave a te, o Vergine, che hai generato per noi colui che è vita! Tu sei morta secondo il mondo, però hai ereditato la vita! Tutte le anime degli ortodossi, passate da questo mondo, implorano te, o Pura, alfine di abitare nel paradiso.

«O Madre di tutti i viventi, prega per chi è umiliato. Donagli consiglio in tutte le sue azioni, sino alla fine della sua vita» (Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, vol. III, pp. 95-96).

Dal Libro delle glorificazioni

Il Libro delle glorificazioni, che contiene testi poetici celebranti nei giorni della loro festa la Vergine, gli apostoli, i martiri e altri santi, ci offre per la festa della Dormizione la Dossologia che segue, da dirsi il 21 tubah.

«Questa Vergine oggi ha ricevuto l’onore, oggi questa Sposa ha ricevuto la gloria. È stata rivestita di ornamenti d’oro, con rifiniture di ogni qualità!

«Davide ha mosso la prima corda della sua arpa e ha alzato la voce dicendo: "La Regina, o Re, sta in piedi alla tua destra".

«Poi ha mosso la seconda corda della sua arpa, e ha alzato la voce dicendo: "Ascolta, o Figlia, e porgimi il tuo orecchio, dimentica il tuo popolo e tutta la casa di tuo Padre".

«E ha mosso la terza corda della sua arpa, e ha alzato la voce, dicendo: "Tutta la gloria della figlia del Re è dall’interno. È rivestita di ornamenti d’oro!".

«Poi ha mosso la quarta corda della sua arpa, e ha alzato la voce, dicendo: "Le vergini al suo seguito sono entrate dal Re".

«Ha mosso la quinta corda della sua arpa, e ha alzato la voce, dicendo: "Grande è il Signore, ed è molto benedetto nella città del nostro Dio, nel suo santo monte!".

«Poi ha mosso la sesta corda della sua arpa, e ha alzato la voce, dicendo: "Le ali della colomba sono coperte d’argento, e le sue estremità sono del pallore dell’oro".

«Poi ha mosso la settima corda della sua arpa, e ha alzato la voce, dicendo: "II monte di Dio è monte pingue, monte elevato e monte ferace".

«Poi ha mosso l’ottava corda della sua arpa, e ha alzato la voce, dicendo: "Le sue fondamenta sono sui monti santi, e il Signore ama le porte di Sion".

«E ha mosso la nona corda della sua arpa, e ha alzato la voce, dicendo: "II Signore ha scelto Sion, l’ha scelta ed ha abitato in essa"» (Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, III, pp. 114-115).

Segnaliamo infine che i Copti hanno adottato l’abitudine di fare memoria della Dormizione il 21 di ogni mese, «per ordine dei santi padri» (Sinassario). Il fatto, che dà alla celebrazione il valore di una festa anche mensile, è proprio insieme alla Chiesa copta d’Egitto e alla Chiesa etiopica.

George Gharib

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Le feste mariane nella Chiesa copta d’Egitto

 
di GEORGE GHARIB

L’Assunzione, pasqua mariana
   

Si tratta per la Chiesa copta di una festa solenne, preparata da un lungo digiuno e accompagnata da pellegrinaggi, dalla celebrazione dei riti d’iniziazione (battesimo, cresima, eucaristia) e da un clima gioioso.
  

La Chiesa copta, oltre a celebrare la festa della Dormizione il 21 tubah (29 gennaio) e a ripeterne la celebrazione il 21 di tutti i mesi dell’anno liturgico, celebra anche con rara solennità la festa dell’Assunzione al cielo in corpo e anima. Per i copti difatti, trascorsi 206 giorni dalla Dormizione di Maria, si celebra in un solo giorno la sua risurrezione e la sua assunzione al cielo in anima e in corpo. La solennità cade il 16 del mese di misri, corrispondente al 22 agosto del nostro calendario.

La celebrazione è accompagnata da numerose manifestazioni devozionali e folcloristiche che in altri tempi condivideva con la Dormizione. È preceduta da quindici giorni di digiuno, accompagnata da pellegrinaggi a un santuario mariano. Fra i riti della celebrazione il più atteso è quello della messa solenne e della processione con l’icona mariana. Precedono o seguono i riti dell’iniziazione cristiana, i voti da assolvere, nonché altri riti più o meno folcloristici. Il tutto culmina nel congedo solenne e nella promessa di ritornare l’anno seguente.

Il Sinassario della festa

Il documento liturgico che fornisce i vari elementi narrativi della festa è il Sinassario che viene letto il giorno stesso della festa. Ne esistono diverse edizioni più o meno lunghe. Proponiamo qui ai nostri lettori quello che viene letto in lingua araba, in uso presso i fedeli. Eccone il testo.

«In questo giorno avvenne l’Assunzione del corpo della eccelsa e pura Signora, Marta-Maria, Madre del Dio Verbo. Infatti, dopo la sua morte, gli apostoli piangevano dal desiderio di riaverla presente tra loro. Allora il Signore promise che certamente l’avrebbe di nuovo fatta rivedere a loro nel corpo. E in realtà, nel giorno corrispondente a oggi, essi la rividero ornata di grande gloria, seduta alla destra di colui che è Figlio suo e Dio suo. E lei, stendendo la mano, benedisse tutti i discepoli. La circondavano le schiere degli angeli e dei giusti, mentre il profeta David la lodava con queste parole : "La Regina sta alla tua destra in vestito dorato". In vista di ciò le anime dei discepoli esultarono d’immenso gaudio. Lei intanto, alla loro presenza, sedette sul carro dei cherubini e, salendo in alto, disparve dai loro occhi. Ed essi fecero adorazione a Dio, e con letizia tornarono a casa. L’odierna festa fu istituita a perpetua memoria della Genitrice di Dio. Che la sua benedizione sia con noi» (Patrologia orientalis 17, 727).

Cristo in trono sopra la Vergine e gli apostoli (Bawit).
Cristo in trono sopra la Vergine e gli apostoli (Bawit).

Il digiuno dell’Assunta

I copti fanno precedere la festa dell’Assunzione da un digiuno di quindici giorni. Il calendario liturgico copto ortodosso così lo annuncia il primo del mese di misri: «Inizio del digiuno della Signora Vergine». La disciplina dei copti cattolici è la stessa e viene così espressa: «L’astinenza dell’Assunzione della Vergine consta di quindici giorni, il cui inizio è costituito dal primo giorno del mese misri».

Ibn Al-Assal, il grande teologo copto del secolo XIII, che ne fa menzione nei suoi Canoni, lascia supporre l’istituzione del digiuno come già tradizionale, ne indica l’osservanza soprattutto nei monasteri, e ne ricorda le modalità: «Tra i digiuni, vi è quello della festa della Vergine. Molti lo hanno conservato, particolarmente gli anacoreti e le case religiose. Il suo inizio è al primo misri, e il suo termine alla fine della festa della Vergine. Questa festa è la sua pasqua. Simili digiuni devono essere praticati sino all’ora nona del giorno. Durante il loro corso non è consentito mangiare carne, all’infuori del pesce».

Nel secolo seguente Abû’l Barakât, oltre all’indicazione delle generalità, insiste sulla diffusione della pratica: «Vi è il digiuno della nostra Signora, che la maggior parte [dei copti] osserva. Il suo inizio cade al primo misri, e la sua pasqua (poiacha) è la festa della nostra Signora». Con l’andare del tempo non si è attenuato il senso del digiuno in onore di Maria. Anzi, pur con le attenuanti cui accennano gli scrittori medioevali or ora citati, va detto che la pratica del medesimo è piuttosto persistente e diffusa.

Salamah, teologo che scrive nel secolo XX, ne fa un’esplicita dichiarazione: «I cristiani danno grande importanza al digiuno della Vergine, ossia dell’Assunta. Ve la danno anche i non cristiani, alcuni dei quali usano perfino praticarlo. Ibn Al-Assal lo annovera tra i digiuni prescritti dalla Chiesa. Il modo di praticarlo consiste nell’assumere solo pane e sale. La sua durata decorre dall’1 al 15 misri, cioè sino alla festa dell’Assunzione, che ricorda l’ascesa al cielo della Vergine in anima e in corpo. La festa menzionata fu istituita con tale nome in detto giorno in memoria, in onore e in perpetuità del suo ricordo in tutti i secoli, secondo Luca».

L’autore continua con una nota storica circa la festa dell’Assunzione, alla quale il digiuno rimane legato. Afferma che «la festa è antichissima». Anzi, aggiunge, «secondo alcuni risalirebbe al tempo degli apostoli, dopo il decesso della Vergine, al fine di glorificarla». Il digiuno preparatorio, continua a dire Salamah, «in base a un’antica tradizione», lo avrebbe praticato la Vergine stessa. Noi non faremmo che seguire il suo esempio per la purificazione delle nostre anime e per rallegrarci con ragione della sua glorificazione. Del resto è sull’autorità della Sacra Scrittura che siamo tenuti a imitare l’esempio pio dei buoni. E quindi, conclude lo scrittore copto, «dobbiamo praticare il digiuno della Vergine secondo la vita e la fede dei santi».

E i copti effettivamente lo praticano, come afferma padre Giamberardini: «Le nostre personali e ripetute constatazioni ci consentono di ripeterlo. Non carne, non uova, non latticini, non bevande, in quei quindici giorni di elevatissima temperatura. Nella coscienziosa preparazione alla festa della Madre divina, solo vegetali e olio costituiscono il vitto e il condimento degli egiziani. Il vegetale di base, comune a tutti, è la mulukhiah, cioè il corchorus olitorius dei botanici, pianta tigliacea disseccata e confezionata con acqua, olio e limone. Così preparata, la mulukhiah costituisce un piatto prelibato, reso appetitoso dall’abitudine e, soprattutto, dalla fame. Ai copti, nella pratica penitenziale, si associano molti musulmani, come è stato possibile osservarlo soprattutto nei villaggi dell’Alto Egitto. Anche essi, non-cristiani, conoscono e venerano la Madonna.

«Tutti, così predisposti, arrivano al giorno della vigilia. Traguardo tra il digiuno e la festa, questo giorno è un vero avvenimento. Da ogni villaggio, prossimo o remoto, partono carovane e si dirigono verso il Santuario della Madre di Dio. Sono cattolici, ortodossi, musulmani che, senza distinguersi in quella occasione, formano il popolo di Maria che si è messo in cammino. In questa circostanza si manifesta pienamente la tradizionale fiducia degli egiziani verso la Madre della Luce e, di ricambio, la tenerezza della Madre verso i figli dolenti e devoti. Nel ritmo di un canto nostalgico, l’inno lontano giunge prima dei passi nell’area del Santuario. E si ode: "O Madre di Dio, Maria, ti sei innalzata al di sopra dei cieli! Ti sei elevata al di sopra di tutte le cose terrestri: perché tu sei la Madre di Dio!".

«Finalmente, al passo cadenzato del cammello, sul cui dorso siedono a cinque, a sei, a sette, arrivano i gruppi e sciolgono il digiuno. Tutti, indistintamente, dinanzi all’immagine della Vergine Madre, con voce elevata che porta l’anima lontano, ripetono : "O Vergine, veniamo a rivederti ogni anno!". È il fenomeno del più reale ecumenismo che, mediante Maria, si verifichi in Oriente. Su questa base, a nostro avviso, dovrebbero costruire tutti coloro che dell’ecumenismo hanno la missione».

Assunzione di Maria, chiesa di San Menas (Il Cairo).
Assunzione di Maria, chiesa di San Menas (Il Cairo).

Il pellegrinaggio

«La celebrazione dell’Assunzione della Vergine è accompagnata da grandi e piccoli pellegrinaggi che portano i fedeli verso i santuari mariani numerosi, come si è visto, presenti in Egitto e diffusi in molte regioni del paese delle piramidi.

«Il pellegrinaggio si organizza sin dai più remoti punti periferici e si dirige verso il santuario della Vergine col senso di una vera glorificazione, degna di Maria, degna di una fede secolare e sempre ardente. I fedeli vanno, perché la festa deve essere solennizzata accanto a Maria, nella sua chiesa, anche se lontana, anche se obbliga a rischi economici e ad enormi difficoltà logistiche. A Daìr Drunkah i pellegrini affluiscono da tutto l’Egitto, da Alessandria e da Luxor che sono due estremi distanziati da circa novecento kilometri. Essi appartengono a tutte le confessioni religiose: alla cattolica, all’ortodossa, alla protestante, alla musulmana. Nel nome di Maria si attua, in Oriente, il reale ecumenismo. Le note festose dei luoghi abitati ridanno ai deserti circostanti il senso della vita. I sentieri affollati e movimentati della montagna, visti in distanza, suggeriscono l’idea di un industrioso grex formicarum. Le arterie del villaggio non hanno più spazio. Dai terrazzi delle case si espongono le donne, a gruppi, in fila» (pp. 290-291).

La santa messa

«La celebrazione liturgica, che costituisce uno dei momenti salienti della festa, ha inizio verso le ore 23 della vigilia e termina verso le ore 3 del mattino della festa. Durante il rito sono numerose le comunioni, devote le preghiere, entusiasmanti i canti. Durante la lettura del Vangelo si raggruppano, coloro che riescono a farlo, sotto il leggio che sostiene il libro dei Vangeli per assicurarsi una barakah, o benedizione speciale, attaccata a questo rito solenne.

«Il rito della Messa, contenuto nel libro liturgico detto Kholagi, o Eucologio, viene completato con cantici e inni tratti dagli altri libri liturgici. Il libro del Difnar, o Antifonario, offre il seguente testo che rievoca la costernazione degli apostoli per il fatto della morte di Maria:

«Elevazione del corpo della Vergine Marta-Maria. Piangono gli apostoli, piangono tutti gli uomini, perché sulla terra sono rimasti orfani della Madre di Dio, della Madre del nostro Salvatore. Riaccorsi sul luogo della Dormizione da ogni contrada della terra, da Gerusalemme e dal Monte Oliveto vennero, si riunirono e piansero i vergini. Così da tutto il mondo vi accorsero gli apostoli. Gesù confortò tutti con la promessa della prossima glorificazione» (Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, III, p. 93).

Il Libro delle glorificazioni, a sua volta, ci offre la seguente Dossologia da dirsi il giorno della festa. Il canto si esegue dopo la lettura del Sinassario e davanti all’icona della Madonna. Ne diamo qui la versione italiana tratta dall’arabo.

«Tu, [o Maria], sei elevata più dei cherubini, /sei glorificata più dei serafini: / poiché hai attratto il tuo Figlio, lo hai portato / sulle tue braccia, ed hai dato il latte alla sua bocca! / Se dico che tu sei un cielo, / ecco che tu sei degna di onore più del cielo dei cieli: / poiché Colui che sta al di sopra dei cherubini è venuto, / e ha preso carne da te senza ledere la tua verginità! / Oh te beata, Maria! O Regina, / o agnella immacolata, o Madre del Re! / Il suo nome sarà benedetto in tutti i tempi / dalla bocca dei fedeli, che gridano e dicono: / Ave Maria! A te un Ave santo! / Ave a Colei che è degna di onore più di tutta la terra! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave alla Vergine di tutti i dolori! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave alla Regina, a Colei che è figlia di re. / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave al nuovo cielo che sta sulla terra! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave a Colei della cui grandezza / si sono onorati i patriarchi! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave a Colei, di cui i profeti hanno predetto l’onore! / Sì, ti supplichiamo, o Maria, o Regina: / intercedi per noi presso il Cristo Re! / E tu, o Signore, per l’intercessione della Madre di Dio, / Santa Maria : dona a noi la grazia / del perdono dei nostri peccati» (Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, III, p. 117-118).

Vergine in trono, cupola dipinta del monastero di San Tommaso (Akhmim).
Vergine in trono, cupola dipinta del monastero di San Tommaso (Akhmim).

La processione

A una determinata ora della giornata la processione, partendo dall’atrio della chiesa, si snoda tra le vie dell’abitato, con l’icona della Vergine che svetta sulla folla. Tutti, infatti, si sentono in dovere di parteciparvi. Alle manifestazioni devozionali si abbinano con facilità, come diremo, le scene coreografiche.

L’iniziazione cristiana e i voti

I copti, per quanto consentito dalle autorità religiose, riservano per questa circostanza l’amministrazione ai loro bambini dei tre misteri dell’iniziazione cristiana: il battesimo, la cresima e la prima comunione. Questi tre sacramenti nella Chiesa copta – e nell’insieme delle Chiese orientali – non vengono separati e si ricevono insieme. Gli stessi musulmani talora non sottraggono i loro bambini alla cerimonia del battesimo, cui però attribuiscono la sola virtù di una barakah (benedizione). I presenti seguono il rito con dignità, e lo concludono festosamente con i sibili delle donne, le detonazioni delle armi da fuoco degli uomini e gli spari.

Molti pellegrini arrivano al santuario con un voto nel cuore. Intendono emetterlo o scioglierlo nella casa di Maria. E fanno offerta di danari, di dolci, di agnelli, di capretti, di vitelli, di polli. Nella ripartizione delle loro offerte pensano ai ministri del santuario e ai poveri che chiedono nel nome della Vergine.

Il folklore

Non manca la parte coreografica nella festa dell’Assunzione. Danze di uomini con uomini, di donne con donne, di fantini e di cavalli ammaestrati si alternano a colpi di darabukkah, specie di tamburella con cassa di risonanza. Talora, alla danza si fa partecipare la stessa icona della Madonna: i quattro uomini che la sostengono a spalla, davanti o all’interno della chiesa, offrono lo spettacolo di movimenti cadenzati e di volute regolate al ritmo della solita darabukkah, mentre lo sguardo della folla pende dall’immagine della Santa Vergine che svetta in alto e segue i movimenti dei suoi sostenitori. Completano lo spettacolo giochi acrobatici, lanci di dolci in mezzo alla folla, vendita di mercanzie, pasti consumati all’aperto.

Il congedo

L’elemento religioso riprende il sopravvento al momento della partenza. Al saluto rivolto a Maria segue l’elevazione di un canto. È un canto che, a misura che si allontana, muore a poco a poco nella solitudine del deserto. Nella sua flessione patetica ripete l’esortazione dei padri: «Pace a tutti coloro che celebrano la memoria della Madre divina»; e la speranza profondamente nutrita dai figli: «Veniamo, o Vergine, a vederti ogni anno».

George Gharib

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Cronache apocrife di Maria di Nazareth

 
di SIMONE MORENO

Il mistero nascosto del "transito" di Maria
   

Dalla Meryem Ana Evi, la casa di madre Maria ad Efeso, alla Chiesa della Dormizione e alla Tomba della Vergine a Gerusalemme, un dato di fede che storicamente è oggetto di tradizioni e mistero.
 

Dei sette "quadri" che compongono la narrazione apocrifa della vita della Vergine:

1 origini e nascita di Maria
2
Maria al tempio
3
il matrimonio con Giuseppe
4
l’Annunciazione
5
Maria, madre-vergine
6
Maria nella passione e risurrezione di Gesù
7 Dormizione e Assunzione di Maria, mentre il sesto è il più povero di riferimenti, per quello sulla Dormizione e Assunzione della Vergine, le fonti apocrife non scarseggiano.

Della sorte della Madre del Signore negli ultimi anni della sua esistenza terrena (come risulta negli scritti accomunati dalla tematica del transitus, il ciclo narrativo di almeno cinque apocrifi che raccorda l’ultima parte della vita di Maria in terra e la prima della sua vita in cielo), abbiamo già detto in precedenza (nei numeri di luglio 2006, pp. 20-22; agosto-settembre 2006, pp. 20-22).

Ci limitiamo qui a sottolineare che gli autori apocrifi cosiddetti "assunzionisti" presentano gli ultimi istanti della vita terrena della Vergine come un evento ineluttabile, sperimentato dallo stesso Cristo; e si preoccupano di far presagire al lettore che nel caso di Maria non tutto termina con la morte, perché ella è vergine-madre e ha conservato intatta la sua verginità. Le motivazioni della sua Assunzione al cielo in anima e corpo sono, perciò, riposte più sulla verginità che sulla maternità; e la grandezza della verginità consiste nel fatto che Maria è stata dimora di Gesù.

E proprio sui testi di questo gruppo "assunzionista" ci sarebbe da discorrere.

Morte e assunzione della Vergine di Fernando Llanos (1507), nella cattedrale di Valencia.
Morte e assunzione della Vergine di Fernando Llanos (1507), nella cattedrale di Valencia.

La "tradizione gerosolimitana"

Ma veniamo intanto alla cosiddetta "tradizione gerosolimitana" sulla fine terrena di Maria: si tratta di racconti e testimonianze tramandati piuttosto tardivamente e registrati solo verso la fine del III secolo. Infatti, i primi solchi leggeri, nei quali si incanalerà il racconto della storia di Maria, non si intravvedono prima dell’inizio del secolo successivo: troppo tardi per ricordare morte singolare, tomba o destino miracoloso del suo corpo mortale.

Così dobbiamo arrivare al secolo VI per trovare l’imperatore d’Oriente Mauro che fissa, con decreto particolare, al 15 agosto la celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria (cf Historia Ecclesiastica, XVII, 28).

Le varie liturgie successive (nelle Chiese orientali armena, copta, abissina, siriaco-giacobita) non esprimeranno in modo inconfutabile il concetto di un’Assunzione di Maria come è sancito nel dogma cattolico, mentre faranno riferimento a una morte miracolosa. Ma dove, come e quando? Non lo sappiamo.

In assenza di qualsiasi documento storico, è peraltro prodigiosa l’intuizione dell’innumerevole schiera di devoti di Maria che, nel corso dei secoli, hanno creduto che a questa "divina creatura" non sia toccato, alla fine, il medesimo destino dei comuni mortali, soggetti alla corruzione della morte.

E tuttavia ci dobbiamo rassegnare al fatto che, mentre per l’Ascensione di Gesù al cielo c’è una cronaca dei Vangeli (cf Mc 16,19; Lc 24,51) e degli Atti (cf At 1,6-11), e c’è la testimonianza degli apostoli, per la dipartita della Madre del Signore da questa terra è steso un velo oltre il quale nulla ci è dato di vedere.

Come ha scritto Epifanio di Salamina a quei tempi (IV secolo), e René Laurentin ha riassunto ai nostri giorni: «Siamo cauti in tali questioni, perché ignoriamo quasi tutto: sia il meccanismo della morte della Vergine, l’esperienza dell’aldilà e il modo esatto della risurrezione (dei corpi), sia la fine terrena del destino di Maria, interamente ignorato dalla storia. La morte di Maria è verosimile senza dubbio; verosimiglianza resa rispettabile dall’ondata di autori che l’hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare con Epifanio che la fine di Maria resti un mistero nascosto in Dio, che ci dobbiamo rassegnare a ignorare quaggiù».

La "tomba di Maria" a Gerusalemme, in una chiesa non lontana dal Getsemani.
La "tomba di Maria" a Gerusalemme, in una chiesa non lontana dal Getsemani.

Il racconto della Emmerick

Quasi in appendice, e a puro titolo di curiosità – perché si tratta comunque di una "rivelazione privata" – riportiamo alcuni passi del racconto della morte e Assunzione della Vergine Maria fatto dalla monaca tedesca stigmatizzata Anna Katharina Emmerick e raccolto da Clemens Brentano (Vita della Santa Vergine Maria, San Paolo 2004, cap. 10, pp. 207-226).

Si narra della Madonna a Efeso sul letto di morte, attorniata dagli apostoli, chiamati dai diversi luoghi della loro missione evangelizzatrice per assistere alla sua dipartita da questo mondo.

«Verso sera, quando si rese conto che la sua ora si avvicinava, la santa Vergine, secondo la volontà di Gesù, volle prendere congedo dagli apostoli, dai discepoli e dalle donne presenti [...].

«La santa Vergine pregò e benedisse ognuno con le mani disposte a croce, toccando con queste a tutti la fronte. Parlò poi a tutti e fece esattamente come Gesù a Betania le aveva detto di fare. Dopo gli apostoli si avvicinarono a lei i discepoli, che ricevettero anch’essi la sua benedizione [...]. Intanto era stato predisposto l’altare per il sacrificio e gli apostoli avevano indossato i loro lunghi abiti bianchi [...]. Pietro le amministrò l’unzione con l’olio santo e le portò la particola consacrata. Ella era come in estasi, con lo sguardo rivolto verso l’alto [...].

«Ed ecco – aggiunge la Emmerick – che mi è apparso qualcosa di commovente e meraviglioso. Il soffitto sopra alla stanza di Maria scomparve e la Gerusalemme celeste discese su di lei. Ho visto nubi luminose e tanti angeli divisi in due cori, e dalle nubi un raggio di luce raggiunse Maria. Ella stese le braccia con indicibile nostalgia e ho osservato il suo corpo librarsi al di sopra del giaciglio, totalmente sollevato in aria. Ed ecco che la sua anima uscì dal corpo come una piccola purissima figura di luce, con le braccia tese verso l’alto e salì verso il cielo, condotta dal raggio di luce [...]. Era come Gesù quando era asceso al cielo.

«Quindi le donne coprirono il santo corpo con un lenzuolo e gli apostoli e i discepoli si recarono nella parte anteriore della casa: in una grotta là presso, non spaziosa, le donne deposero la bara con il corpo della santa Vergine che Pietro e Giovanni avevano portato a spalla, percorrendo la piccola via crucis ricostruita sulla Collina dell’Usignolo, dove la santa Vergine aveva trascorso i suoi ultimi anni [...].

«Dopo alcuni giorni dal "transito" della Madre del Signore, gli apostoli e i discepoli tornarono alle loro case e alle loro terre di missione».

Ma anche alla fine del "racconto" della Emmerick rimaniamo con il nostro dubbio: come conciliare la "tradizione di Efeso" (della asserita dipartita della Madonna in questa cittadina) con quella di Gerusalemme? Rimane un mistero che noi devotamente veneriamo sia ad Efeso, presso la Meryem Ana Evi, la casa di madre Maria, sia a Gerusalemme, nella chiesa della Dormizione presso il Santo Sepolcro e nella Tomba della Vergine (nella Chiesa dell’Assunzione), tagliata e isolata dalla roccia circostante e con tutte le caratteristiche di una tomba del I secolo d.C.

Di fede c’è soltanto l’affermazione dogmatica della Costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII che, proclamando il 1° novembre 1950 il dogma di Maria assunta in cielo, scrive: «compiuto il corso della sua vita terrena, la Beata Vergine Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Dove, come e quando, non ci è dato davvero di conoscere.

Gli ultimi anni di vita e la fine terrena di Maria restano un mistero nascosto in Dio: vaghiamo dalla Meryem Ana Evi, la casa di Madre Maria ad Efeso, alla Chiesa della Dormizione e alla Tomba della Vergine a Gerusalemme, cercando inutilmente di venirne a capo.

Duccio da Buoninsegna, Annuncio di morte alla Vergine (1308); la palma è simbolo di morte e del paradiso.
Duccio da Buoninsegna, Annuncio di morte alla Vergine (1308); la palma è simbolo di morte e del paradiso.

Un’ipotesi suggestiva: le Catacombe di Priscilla

Ma, riandando al libro Una Madonna nuova di Giuliano Patelli (Edizioni Self-Pubblished, 1998), notiamo come – dopo avere raccolto e interpretato i dati della "tradizione di Efeso" ed essersi posto il problema: «Perché una tomba (della Madonna) a Gerusalemme?» – l’autore dedica un capitoletto a La scomparsa (di Maria): altre ipotesi (pp. 127-131). Vediamo di che si tratta.

In sostanza, viene ricordato che nelle Catacombe di Priscilla, sulla via Salaria a Roma, troviamo la prima "M" in un epitaffio databile alla fine dell’anno 200, sicuramente riferito alla Madonna. «È poco», scrive Giuliano Patelli; «ma la segnalazione del nome di Maria che più sconcerta, nome graffito per intero, è quello decifrato sull’umile tomba di Pietro scoperta in Vaticano. Nome graffito con quelli di Cristo e di Pietro, ora una "M", ora con "Ma" e finalmente anche per intero: "MARIA", con il verbo greco "NICA", esclamazione di vittoria. Questo può essere il segno della certezza del primitivo culto della Madonna o cos’altro?». Domanda suggestiva, suffragata dal fatto che, insieme alle ossa di Pietro, si sono trovati sul Colle vaticano resti «di sette individui, e la maggiori parte dei frammenti apparteneva a una fragile vecchia (catalogati da Margherita Guarducci, l’archeologa scopritrice della tomba di Pietro, con le sigle T e K)».

Non esiste alcuna traccia della presenza di Maria a Roma; ma il ritrovamento di graffiti accanto alla tomba di Pietro rende suggestiva l’ipotesi.

Simone Moreno

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Le feste mariane nella Chiesa copta d’Egitto

 
di GEORGE GHARIB

Il trittico dell’Infanzia
   

La liturgia copta celebra tre feste dell’Infanzia di Maria: la Concezione, la Natività e la Presentazione al tempio. Come per la liturgia bizantina, da cui hanno origine, le tre feste si ispirano all’apocrifo Protovangelo di Giacomo.
  

La liturgia copta celebra, come tutte le altre Chiese orientali, le tre feste dell’Infanzia di Maria: la Concezione, la Natività e la Presentazione al tempio di Gerusalemme. Queste feste, nate a Gerusalemme e solennizzate dalla Chiesa bizantina, provengono molto probabilmente da quest’ultima, anche se la Chiesa copta se ne era distaccata al concilio di Calcedonia (451) per il suo rifiuto di accettare la definizione conciliare di due nature, umana e divina, di Cristo unite nell’unica persona del Verbo. Come nella liturgia bizantina, le feste copte si ispirano al Protovangelo di Giacomo, come risulta dai testi liturgici letti o cantati durante l’ufficiatura di ognuna delle tre feste.

Istruzione della vita della Vergine, attribuita a Cirillo di Gerusalemme

È interessante segnalare che la liturgia copta possiede fra il suo tesoro omiletico una lunga e bellissima Catechesi, o Istruzione attribuita a san Cirillo di Gerusalemme (morto nel 386). L’omelia è introdotta dal seguente titolo che ne dettaglia il contenuto: «21a catechesi del santo patriarca, l’apa Cirillo, arcivescovo di Gerusalemme, concernente la vita della santa Madre di Dio, Maria. Egli rammenta che i genitori di lei furono un uomo e una donna, come i genitori di qualsiasi altro, e ricorda pure il giorno in cui terminò di vivere, il 21 tubah (16 gennaio) nella pace di Dio. Amen».

Il contenuto, anche se si riallaccia ad alcuni temi cirilliani contenuti nella dodicesima omelia di Cirillo di Gerusalemme, è una composizione egiziana posteriore, che può risalire agli anni 550-600, secondo la datazione proposta dal traduttore italiano Erbetta. L’omelia, che contiene una lunga digressione contro gli eretici ebioniti, offre un breve profilo biografico di Maria basato sugli apocrifi dell’infanzia e del transito; ma contiene anche piccoli dettagli originali circa i parenti di Maria e le sue relazioni con la parente Elisabetta.

Inoltre il lungo periodo trascorso tra la morte di Maria e la sua assunzione al cielo riflette la tradizione egiziana al riguardo, la stessa che si tramanda nel calendario liturgico con l’istituzione di due feste distinte, come abbiamo avuto modo di esporre.

Pala d'altare di Quentin Massys (1508): Offerta di Anna e Gioacchino ai poveri (sinistra) e Il sacerdote rifiuta l'offerta di Gioacchino (perché è sterile).
Pala d’altare di Quentin Massys (1508): Offerta di Anna e Gioacchino ai poveri (sinistra)

e Il sacerdote rifiuta l’offerta di Gioacchino
(perché è sterile).

Brevi estratti dell’Istruzione

Il santo Padre della Chiesa di Gerusalemme, o l’autore che si nasconde sotto il suo nome, dopo una prolusione omiletica (paragrafi 1-3) e una istanza antidoceta (paragrafo 4), si rivolge direttamente a Maria per farle prendere coscienza della eccellenza delle sue origini:

Eccellenza di Maria

«Ora, di che genere è la grazia di cui è venuto in possesso uomo o donna da Adamo fino al giorno d’oggi? Comprendi ciò che ti è accaduto, Vergine savia: sei diventata cielo e trono di chi ti ha formata! Ai patriarchi non fu concesso tale favore. Eppure essi usufruirono della familiarità con Dio, mangiarono con lui e lo attendevano, pensando che sarebbe giunto certamente nel loro tempo. Questo favore non fu concesso ai profeti, ma lo videro da lontano e lo salutarono. Predissero l’arrivo del Verbo di Dio finché arrivò e si manifestò nel seno della vergine Maria, la quale divenne la madre del re Cristo. Dimmi il tuo popolo e la casa di tuo padre, poiché io voglio istruire ogni individuo a proposito della tua stirpe eletta» (paragrafo 5).

Maria risponde a Cirillo e gli narra le sue origini familiari e territoriali

«Ed ecco che la Vergine, dal canto suo, stendendo la mano verso di me, mi dice: "Cirillo, se vuoi conoscere la mia stirpe e la casa dei miei padri, ascolta: sono stata una bambina, votata a Dio. Questa promessa l’hanno fatta i miei genitori, prima di darmi alla luce. I genitori che mi misero al mondo appartengono alla tribù di Giuda e alla casa di Davide. Gioacchino è mio padre, lo stesso che Cleopa. Anna è mia madre, che mi generò ed era chiamata Mariham. Io sono Maria Maddalena, dal nome del villaggio in cui sono nata: Magdalia. Il mio nome è Maria di Cleopa. Io inoltre sono Maria di Giacomo, figlio di Giuseppe il falegname, a cui mi consegnarono. Esamina le Scritture e rimarrai convinto appieno a proposito di ciò che chiedi.

«Quando Giosuè, figlio di Nave, divise la terra, a suo tempo, tra i figli d’Israele, la tribù di Giuda ebbe come eredità Jebuselia, cioè Gerusalemme, insieme al territorio dintorno. Da quel tempo, ciascuna delle tribù rimase nei limiti assegnati. Non era possibile che una tribù entrasse nel territorio di un’altra tribù e potesse possedere in quella o nei suoi confini. E neppure si prendevano moglie o marito da tribù che non fosse la propria. Ciò accadde finché il Verbo del Padre si compiacque di venirci a salvare dalla schiavitù del peccato. Egli inoltre rivestì da una donna la nostra carne, così come volle, non essendo a noi possibile salvare noi stessi» (par. 6).

Origine di Maria

«Ora io, dopo attenta ricerca nelle storie antiche di Giuseppe, di Ireneo e in quelle degli Ebrei, che io stesso ho esaminate, mi sono convinto della correttezza di ciò che dirò. Maria difatti è giudea, appartenente alla tribù di Davide, conforme alla benedizione che il Signore pronunciò su Abramo, cioè: "Tutte le tribù della terra saranno benedette per la tua discendenza" (Gn 12,3). Abramo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Nostro Signore sorse dalla tribù di Giuda, nella quale ebbe compimento la benedizione rivolta ad Abramo» (par. 7).

«Venendo incontro al vostro comune desiderio di conoscere quello che ora sto per dire, ecco che vi espongo quello che i nostri padri ci hanno insegnato. Così infatti si esprime il salmista Davide: "Ciò che i nostri padri hanno detto non è stato celato ai loro figli, cioè alla generazione seguente" (Sal 73,3)» (par. 7).

«Quando la Vergine venne al mondo, c’era una campagna vicino a Gerusalemme, che chiamavano Magdala. C’era ivi pure un paesetto dallo stesso nome, in cui vivevano poche persone. Questi erano giudei e uno di loro si chiamava Davide. Era molto ricco e disponeva di ogni bene. Il suo cuore era dedito alla legge di Mosè e ai profeti, che per lui erano più dolci del miele. Faceva molte elemosine a chi era indigente, mentre attendeva con ansia la salvezza di Israele, domandandosi in quale tempo sarebbe giunta. Mentre una notte si trovava coricato, ebbe una visione. Gli sembrò che un tale gli dicesse: "Aronne, la salvezza di Israele uscirà dalla tua stirpe. Il tempo è ormai giunto e la radice ha portato il frutto". Egli pensava nel suo interno: che cosa mai significava quella visione che aveva avuta? "Tuttavia, si compia pure ciò che il Signore vuole"» (par. 8).

«Davide aveva pure una moglie fedele, di nome Sara. Questa gli diede un figlio maschio, che il padre chiamò Gioacchino. Sua madre, per conto suo, lo chiamò Cleopa. Il padre Davide gli diede come sposa Anna, la figlia di suo fratello Aminadab. Ambedue vivevano in modo grato al Signore. Passato un periodo di tempo i genitori diedero tutto ciò che avevano in tutto il villaggio di Magdalia a Gioacchino, loro figlio, e a sua moglie Anna. Anna però, essendo sterile, non aveva mai un figlio. Il fatto era per loro causa di ansia e dicevano: "Chi sarà il nostro erede?". Gioacchino, passato un periodo di tempo, disse ad Anna: "Andremo al tempio del Signore e lo supplicheremo perché usi misericordia anche a noi, concedendoci ciò che gli chiediamo"» (par. 9).

Ancora dalla Pala d'altare di Massys: Un angelo annuncia a Gioacchino la nascita di Maria.
Ancora dalla Pala d’altare di Massys: Un angelo annuncia a Gioacchino la nascita di Maria.

Gioacchino ed Anna nel tempio del Signore per offrire a Dio la figlia

«Si misero dunque in cammino, diretti al tempio del Signore, dove lo pregarono e offrirono al sacerdote i loro voti. Mentre supplicavano il Signore, la loro faccia era rivolta a terra. Ed ecco la preghiera di Gioacchino: "Signore Dio onnipotente, il quale ascoltò il padre nostro Abramo nella sua vecchiaia e gli concesse Isacco, il figlio promesso, ascolta noi pure oggi e concedici una discendenza. Se ciò avverrà e tu ci darai un bimbo o una bambina, lo consegneremo al tuo tempio per tutta la sua vita, perché là ti serva".

«Sull’istante una voce proveniente dall’altare così parlò a loro: "Gioacchino Cleopa, ciò che tu domandi, l’hai ottenuto. Il Signore ti ha esaudito e ha compiuto la tua richiesta. Sorgi dunque, e va’ a casa tua. Hai ricevuto tale favore, che simile non è stato concesso agli antichi". Gioacchino pensava che fosse il sacerdote colui che dall’altare gli rivolgeva la parola. Pertanto gli rispose: "Sia fatto con me conforme alla tua parola, o signor mio". Si misero quindi in cammino per il ritorno.

«Passato un po’ di tempo Gioacchino, esaminando Anna, trovò che era incinta. Quanti la conoscevano si rallegrarono con lei. Giunto il giorno in cui doveva dare alla luce, la disposizione divina volle che partorisse una bambina. La grazia di Dio traspariva dal suo volto. I genitori le diedero nome Maria e questa cresceva in beltà ogni dì. Quanti la vedevano, restavano meravigliati a causa della gloria divina che in ogni momento la circondava» (par. 11; tutti i brani sono tratti da Testi mariani del primo millennio, vol. IV, Città Nuova 1991, pp. 686-697, passim).

Da questa Istruzione della vita della Vergine, che ricalca quasi letteralmente il Protovangelo di Giacomo, la liturgia copta, ritrova abbozzate le tre feste dell’Infanzia di Maria, e in primo luogo quella della sua Concezione.

La festa della Concezione di Anna

La festa della Concezione di Anna (o anche di Maria, come si spiegherà di seguito) nel calendario copto ricorre il 7 del mese copto di misri, corrispondente al 31 luglio del calendario giuliano e al 13 agosto del calendario gregoriano. La festa si intitola "Annuncio a Gioacchino della nascita della Vergine". Oggetto principale della festa è naturalmente la concezione della Vergine, vista però più dalla parte di Anna che concepisce che di Maria che viene concepita, come del resto avviene in tutte le altre Chiese orientali. I Copti non si pongono il problema della Concezione immacolata, come avviene nella Chiesa latina.

Nei testi copti mai si fa cenno che Maria si sia trovata nello stato di colpa, e che a un certo momento ne sia stata liberata. Del suo rapporto col peccato originale mai se ne tratta specificamente, mentre si afferma nei modi più vari che fu sempre senza colpa. Fu senza macchia, senza contaminazione, senza corruzione. Le Theotokie sono ridondanti di espressioni analoghe. Così pure, quanto ai suoi rapporti con i protogenitori, mai si dichiara che lei ne abbia ereditato la colpa. Al contrario, si afferma frequentemente che «da lei venne la salvezza ad Adamo e ai suoi discendenti». Concludendo crediamo di poter affermare che oggetto della festa della concezione sia almeno anche Maria, creatura innocente e santa.

La festa si ispira naturalmente al racconto del Protovangelo di Giacomo, come risulta anche dal seguente riassunto dato dal Sinassario della festa. Il testo presenta Anna e Gioacchino giunti al limite della vecchiaia e disprezzati per la loro sterilità. Dio però vede la loro tristezza e manda l’angelo Gabriele a Gioacchino per annunciare la concezione di sua moglie Anna e la nascita di una bimba «che avrebbe rallegrato il suo cuore, incantato i suoi occhi e sarebbe stata causa di gioia e di contento per il mondo». La nascita stessa di Maria, Madre di Dio secondo la carne, glorifica Anna al di sopra di tutte le donne.

Sacerdoti copti a una festa mariana nel santuario di Addis Salem.
Sacerdoti copti a una festa mariana nel santuario di Addis Salem.

Sinassario della festa

«In questo giorno Dio inviò il suo grande angelo Gabriele per annunciare al giusto Gioacchino la concezione di nostra Signora, la Madre di Dio secondo la carne. Questo uomo giusto, infatti, e sua moglie Anna erano molto vecchi e non avevano avuto prole, per il fatto che Anna era sterile. Per questo erano molto afflitti, poiché i figli d’Israele ritenevano degni di disprezzo tutti coloro che non avevano avuto figli, considerandoli come persone prive di benedizione. In preda a tale tristezza, quel giusto e sua moglie non cessavano notte e giorno d’innalzare a Dio preghiere e suppliche. Raggiunta la vecchiaia e perseverando nella preghiera, fecero voto di offrire al servizio del tempio il figlio, se per grazia lo avessero avuto.

«Un giorno il giusto Gioacchino, mentre si trovava sul monte assorto in preghiera, si addormentò. Durante il sonno gli apparve l’angelo del Signore, Gabriele, e gli annunciò che la sua moglie Anna avrebbe concepito e partorito un figlio, in vista del quale il cuore del padre avrebbe esultato e i suoi occhi avrebbero gioito; un figlio, che per il mondo intero sarebbe stato causa di gioia e di allegrezza.

«Gioacchino, destatosi dal sonno, tornò a casa e narrò la visione alla moglie, e insieme vi prestarono fede. Presto Anna divenne incinta e mise in seguito al mondo nostra Signora Maria e fu glorificata nel mondo più di tutte le donne» (il Sinassario della festa si trova in Patrologia Orientalis, vol. 17, pp. 708-709).

George Gharib


 

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