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La Vergine Maria...3

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:57
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05/11/2008 19:56

 
Le feste mariane nella Chiesa copta d’Egitto

 
di GEORGE GHARIB

L’Assunzione, pasqua mariana
   

Si tratta per la Chiesa copta di una festa solenne, preparata da un lungo digiuno e accompagnata da pellegrinaggi, dalla celebrazione dei riti d’iniziazione (battesimo, cresima, eucaristia) e da un clima gioioso.
  

La Chiesa copta, oltre a celebrare la festa della Dormizione il 21 tubah (29 gennaio) e a ripeterne la celebrazione il 21 di tutti i mesi dell’anno liturgico, celebra anche con rara solennità la festa dell’Assunzione al cielo in corpo e anima. Per i copti difatti, trascorsi 206 giorni dalla Dormizione di Maria, si celebra in un solo giorno la sua risurrezione e la sua assunzione al cielo in anima e in corpo. La solennità cade il 16 del mese di misri, corrispondente al 22 agosto del nostro calendario.

La celebrazione è accompagnata da numerose manifestazioni devozionali e folcloristiche che in altri tempi condivideva con la Dormizione. È preceduta da quindici giorni di digiuno, accompagnata da pellegrinaggi a un santuario mariano. Fra i riti della celebrazione il più atteso è quello della messa solenne e della processione con l’icona mariana. Precedono o seguono i riti dell’iniziazione cristiana, i voti da assolvere, nonché altri riti più o meno folcloristici. Il tutto culmina nel congedo solenne e nella promessa di ritornare l’anno seguente.

Il Sinassario della festa

Il documento liturgico che fornisce i vari elementi narrativi della festa è il Sinassario che viene letto il giorno stesso della festa. Ne esistono diverse edizioni più o meno lunghe. Proponiamo qui ai nostri lettori quello che viene letto in lingua araba, in uso presso i fedeli. Eccone il testo.

«In questo giorno avvenne l’Assunzione del corpo della eccelsa e pura Signora, Marta-Maria, Madre del Dio Verbo. Infatti, dopo la sua morte, gli apostoli piangevano dal desiderio di riaverla presente tra loro. Allora il Signore promise che certamente l’avrebbe di nuovo fatta rivedere a loro nel corpo. E in realtà, nel giorno corrispondente a oggi, essi la rividero ornata di grande gloria, seduta alla destra di colui che è Figlio suo e Dio suo. E lei, stendendo la mano, benedisse tutti i discepoli. La circondavano le schiere degli angeli e dei giusti, mentre il profeta David la lodava con queste parole : "La Regina sta alla tua destra in vestito dorato". In vista di ciò le anime dei discepoli esultarono d’immenso gaudio. Lei intanto, alla loro presenza, sedette sul carro dei cherubini e, salendo in alto, disparve dai loro occhi. Ed essi fecero adorazione a Dio, e con letizia tornarono a casa. L’odierna festa fu istituita a perpetua memoria della Genitrice di Dio. Che la sua benedizione sia con noi» (Patrologia orientalis 17, 727).

Cristo in trono sopra la Vergine e gli apostoli (Bawit).
Cristo in trono sopra la Vergine e gli apostoli (Bawit).

Il digiuno dell’Assunta

I copti fanno precedere la festa dell’Assunzione da un digiuno di quindici giorni. Il calendario liturgico copto ortodosso così lo annuncia il primo del mese di misri: «Inizio del digiuno della Signora Vergine». La disciplina dei copti cattolici è la stessa e viene così espressa: «L’astinenza dell’Assunzione della Vergine consta di quindici giorni, il cui inizio è costituito dal primo giorno del mese misri».

Ibn Al-Assal, il grande teologo copto del secolo XIII, che ne fa menzione nei suoi Canoni, lascia supporre l’istituzione del digiuno come già tradizionale, ne indica l’osservanza soprattutto nei monasteri, e ne ricorda le modalità: «Tra i digiuni, vi è quello della festa della Vergine. Molti lo hanno conservato, particolarmente gli anacoreti e le case religiose. Il suo inizio è al primo misri, e il suo termine alla fine della festa della Vergine. Questa festa è la sua pasqua. Simili digiuni devono essere praticati sino all’ora nona del giorno. Durante il loro corso non è consentito mangiare carne, all’infuori del pesce».

Nel secolo seguente Abû’l Barakât, oltre all’indicazione delle generalità, insiste sulla diffusione della pratica: «Vi è il digiuno della nostra Signora, che la maggior parte [dei copti] osserva. Il suo inizio cade al primo misri, e la sua pasqua (poiacha) è la festa della nostra Signora». Con l’andare del tempo non si è attenuato il senso del digiuno in onore di Maria. Anzi, pur con le attenuanti cui accennano gli scrittori medioevali or ora citati, va detto che la pratica del medesimo è piuttosto persistente e diffusa.

Salamah, teologo che scrive nel secolo XX, ne fa un’esplicita dichiarazione: «I cristiani danno grande importanza al digiuno della Vergine, ossia dell’Assunta. Ve la danno anche i non cristiani, alcuni dei quali usano perfino praticarlo. Ibn Al-Assal lo annovera tra i digiuni prescritti dalla Chiesa. Il modo di praticarlo consiste nell’assumere solo pane e sale. La sua durata decorre dall’1 al 15 misri, cioè sino alla festa dell’Assunzione, che ricorda l’ascesa al cielo della Vergine in anima e in corpo. La festa menzionata fu istituita con tale nome in detto giorno in memoria, in onore e in perpetuità del suo ricordo in tutti i secoli, secondo Luca».

L’autore continua con una nota storica circa la festa dell’Assunzione, alla quale il digiuno rimane legato. Afferma che «la festa è antichissima». Anzi, aggiunge, «secondo alcuni risalirebbe al tempo degli apostoli, dopo il decesso della Vergine, al fine di glorificarla». Il digiuno preparatorio, continua a dire Salamah, «in base a un’antica tradizione», lo avrebbe praticato la Vergine stessa. Noi non faremmo che seguire il suo esempio per la purificazione delle nostre anime e per rallegrarci con ragione della sua glorificazione. Del resto è sull’autorità della Sacra Scrittura che siamo tenuti a imitare l’esempio pio dei buoni. E quindi, conclude lo scrittore copto, «dobbiamo praticare il digiuno della Vergine secondo la vita e la fede dei santi».

E i copti effettivamente lo praticano, come afferma padre Giamberardini: «Le nostre personali e ripetute constatazioni ci consentono di ripeterlo. Non carne, non uova, non latticini, non bevande, in quei quindici giorni di elevatissima temperatura. Nella coscienziosa preparazione alla festa della Madre divina, solo vegetali e olio costituiscono il vitto e il condimento degli egiziani. Il vegetale di base, comune a tutti, è la mulukhiah, cioè il corchorus olitorius dei botanici, pianta tigliacea disseccata e confezionata con acqua, olio e limone. Così preparata, la mulukhiah costituisce un piatto prelibato, reso appetitoso dall’abitudine e, soprattutto, dalla fame. Ai copti, nella pratica penitenziale, si associano molti musulmani, come è stato possibile osservarlo soprattutto nei villaggi dell’Alto Egitto. Anche essi, non-cristiani, conoscono e venerano la Madonna.

«Tutti, così predisposti, arrivano al giorno della vigilia. Traguardo tra il digiuno e la festa, questo giorno è un vero avvenimento. Da ogni villaggio, prossimo o remoto, partono carovane e si dirigono verso il Santuario della Madre di Dio. Sono cattolici, ortodossi, musulmani che, senza distinguersi in quella occasione, formano il popolo di Maria che si è messo in cammino. In questa circostanza si manifesta pienamente la tradizionale fiducia degli egiziani verso la Madre della Luce e, di ricambio, la tenerezza della Madre verso i figli dolenti e devoti. Nel ritmo di un canto nostalgico, l’inno lontano giunge prima dei passi nell’area del Santuario. E si ode: "O Madre di Dio, Maria, ti sei innalzata al di sopra dei cieli! Ti sei elevata al di sopra di tutte le cose terrestri: perché tu sei la Madre di Dio!".

«Finalmente, al passo cadenzato del cammello, sul cui dorso siedono a cinque, a sei, a sette, arrivano i gruppi e sciolgono il digiuno. Tutti, indistintamente, dinanzi all’immagine della Vergine Madre, con voce elevata che porta l’anima lontano, ripetono : "O Vergine, veniamo a rivederti ogni anno!". È il fenomeno del più reale ecumenismo che, mediante Maria, si verifichi in Oriente. Su questa base, a nostro avviso, dovrebbero costruire tutti coloro che dell’ecumenismo hanno la missione».

Assunzione di Maria, chiesa di San Menas (Il Cairo).
Assunzione di Maria, chiesa di San Menas (Il Cairo).

Il pellegrinaggio

«La celebrazione dell’Assunzione della Vergine è accompagnata da grandi e piccoli pellegrinaggi che portano i fedeli verso i santuari mariani numerosi, come si è visto, presenti in Egitto e diffusi in molte regioni del paese delle piramidi.

«Il pellegrinaggio si organizza sin dai più remoti punti periferici e si dirige verso il santuario della Vergine col senso di una vera glorificazione, degna di Maria, degna di una fede secolare e sempre ardente. I fedeli vanno, perché la festa deve essere solennizzata accanto a Maria, nella sua chiesa, anche se lontana, anche se obbliga a rischi economici e ad enormi difficoltà logistiche. A Daìr Drunkah i pellegrini affluiscono da tutto l’Egitto, da Alessandria e da Luxor che sono due estremi distanziati da circa novecento kilometri. Essi appartengono a tutte le confessioni religiose: alla cattolica, all’ortodossa, alla protestante, alla musulmana. Nel nome di Maria si attua, in Oriente, il reale ecumenismo. Le note festose dei luoghi abitati ridanno ai deserti circostanti il senso della vita. I sentieri affollati e movimentati della montagna, visti in distanza, suggeriscono l’idea di un industrioso grex formicarum. Le arterie del villaggio non hanno più spazio. Dai terrazzi delle case si espongono le donne, a gruppi, in fila» (pp. 290-291).

La santa messa

«La celebrazione liturgica, che costituisce uno dei momenti salienti della festa, ha inizio verso le ore 23 della vigilia e termina verso le ore 3 del mattino della festa. Durante il rito sono numerose le comunioni, devote le preghiere, entusiasmanti i canti. Durante la lettura del Vangelo si raggruppano, coloro che riescono a farlo, sotto il leggio che sostiene il libro dei Vangeli per assicurarsi una barakah, o benedizione speciale, attaccata a questo rito solenne.

«Il rito della Messa, contenuto nel libro liturgico detto Kholagi, o Eucologio, viene completato con cantici e inni tratti dagli altri libri liturgici. Il libro del Difnar, o Antifonario, offre il seguente testo che rievoca la costernazione degli apostoli per il fatto della morte di Maria:

«Elevazione del corpo della Vergine Marta-Maria. Piangono gli apostoli, piangono tutti gli uomini, perché sulla terra sono rimasti orfani della Madre di Dio, della Madre del nostro Salvatore. Riaccorsi sul luogo della Dormizione da ogni contrada della terra, da Gerusalemme e dal Monte Oliveto vennero, si riunirono e piansero i vergini. Così da tutto il mondo vi accorsero gli apostoli. Gesù confortò tutti con la promessa della prossima glorificazione» (Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, III, p. 93).

Il Libro delle glorificazioni, a sua volta, ci offre la seguente Dossologia da dirsi il giorno della festa. Il canto si esegue dopo la lettura del Sinassario e davanti all’icona della Madonna. Ne diamo qui la versione italiana tratta dall’arabo.

«Tu, [o Maria], sei elevata più dei cherubini, /sei glorificata più dei serafini: / poiché hai attratto il tuo Figlio, lo hai portato / sulle tue braccia, ed hai dato il latte alla sua bocca! / Se dico che tu sei un cielo, / ecco che tu sei degna di onore più del cielo dei cieli: / poiché Colui che sta al di sopra dei cherubini è venuto, / e ha preso carne da te senza ledere la tua verginità! / Oh te beata, Maria! O Regina, / o agnella immacolata, o Madre del Re! / Il suo nome sarà benedetto in tutti i tempi / dalla bocca dei fedeli, che gridano e dicono: / Ave Maria! A te un Ave santo! / Ave a Colei che è degna di onore più di tutta la terra! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave alla Vergine di tutti i dolori! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave alla Regina, a Colei che è figlia di re. / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave al nuovo cielo che sta sulla terra! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave a Colei della cui grandezza / si sono onorati i patriarchi! / Ave Maria! Un Ave santo! / Ave a Colei, di cui i profeti hanno predetto l’onore! / Sì, ti supplichiamo, o Maria, o Regina: / intercedi per noi presso il Cristo Re! / E tu, o Signore, per l’intercessione della Madre di Dio, / Santa Maria : dona a noi la grazia / del perdono dei nostri peccati» (Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, III, p. 117-118).

Vergine in trono, cupola dipinta del monastero di San Tommaso (Akhmim).
Vergine in trono, cupola dipinta del monastero di San Tommaso (Akhmim).

La processione

A una determinata ora della giornata la processione, partendo dall’atrio della chiesa, si snoda tra le vie dell’abitato, con l’icona della Vergine che svetta sulla folla. Tutti, infatti, si sentono in dovere di parteciparvi. Alle manifestazioni devozionali si abbinano con facilità, come diremo, le scene coreografiche.

L’iniziazione cristiana e i voti

I copti, per quanto consentito dalle autorità religiose, riservano per questa circostanza l’amministrazione ai loro bambini dei tre misteri dell’iniziazione cristiana: il battesimo, la cresima e la prima comunione. Questi tre sacramenti nella Chiesa copta – e nell’insieme delle Chiese orientali – non vengono separati e si ricevono insieme. Gli stessi musulmani talora non sottraggono i loro bambini alla cerimonia del battesimo, cui però attribuiscono la sola virtù di una barakah (benedizione). I presenti seguono il rito con dignità, e lo concludono festosamente con i sibili delle donne, le detonazioni delle armi da fuoco degli uomini e gli spari.

Molti pellegrini arrivano al santuario con un voto nel cuore. Intendono emetterlo o scioglierlo nella casa di Maria. E fanno offerta di danari, di dolci, di agnelli, di capretti, di vitelli, di polli. Nella ripartizione delle loro offerte pensano ai ministri del santuario e ai poveri che chiedono nel nome della Vergine.

Il folklore

Non manca la parte coreografica nella festa dell’Assunzione. Danze di uomini con uomini, di donne con donne, di fantini e di cavalli ammaestrati si alternano a colpi di darabukkah, specie di tamburella con cassa di risonanza. Talora, alla danza si fa partecipare la stessa icona della Madonna: i quattro uomini che la sostengono a spalla, davanti o all’interno della chiesa, offrono lo spettacolo di movimenti cadenzati e di volute regolate al ritmo della solita darabukkah, mentre lo sguardo della folla pende dall’immagine della Santa Vergine che svetta in alto e segue i movimenti dei suoi sostenitori. Completano lo spettacolo giochi acrobatici, lanci di dolci in mezzo alla folla, vendita di mercanzie, pasti consumati all’aperto.

Il congedo

L’elemento religioso riprende il sopravvento al momento della partenza. Al saluto rivolto a Maria segue l’elevazione di un canto. È un canto che, a misura che si allontana, muore a poco a poco nella solitudine del deserto. Nella sua flessione patetica ripete l’esortazione dei padri: «Pace a tutti coloro che celebrano la memoria della Madre divina»; e la speranza profondamente nutrita dai figli: «Veniamo, o Vergine, a vederti ogni anno».

George Gharib

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