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La Vergine Maria...3

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:57
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05/11/2008 19:56

Cronache apocrife di Maria di Nazareth

 
di SIMONE MORENO

Il mistero nascosto del "transito" di Maria
   

Dalla Meryem Ana Evi, la casa di madre Maria ad Efeso, alla Chiesa della Dormizione e alla Tomba della Vergine a Gerusalemme, un dato di fede che storicamente è oggetto di tradizioni e mistero.
 

Dei sette "quadri" che compongono la narrazione apocrifa della vita della Vergine:

1 origini e nascita di Maria
2
Maria al tempio
3
il matrimonio con Giuseppe
4
l’Annunciazione
5
Maria, madre-vergine
6
Maria nella passione e risurrezione di Gesù
7 Dormizione e Assunzione di Maria, mentre il sesto è il più povero di riferimenti, per quello sulla Dormizione e Assunzione della Vergine, le fonti apocrife non scarseggiano.

Della sorte della Madre del Signore negli ultimi anni della sua esistenza terrena (come risulta negli scritti accomunati dalla tematica del transitus, il ciclo narrativo di almeno cinque apocrifi che raccorda l’ultima parte della vita di Maria in terra e la prima della sua vita in cielo), abbiamo già detto in precedenza (nei numeri di luglio 2006, pp. 20-22; agosto-settembre 2006, pp. 20-22).

Ci limitiamo qui a sottolineare che gli autori apocrifi cosiddetti "assunzionisti" presentano gli ultimi istanti della vita terrena della Vergine come un evento ineluttabile, sperimentato dallo stesso Cristo; e si preoccupano di far presagire al lettore che nel caso di Maria non tutto termina con la morte, perché ella è vergine-madre e ha conservato intatta la sua verginità. Le motivazioni della sua Assunzione al cielo in anima e corpo sono, perciò, riposte più sulla verginità che sulla maternità; e la grandezza della verginità consiste nel fatto che Maria è stata dimora di Gesù.

E proprio sui testi di questo gruppo "assunzionista" ci sarebbe da discorrere.

Morte e assunzione della Vergine di Fernando Llanos (1507), nella cattedrale di Valencia.
Morte e assunzione della Vergine di Fernando Llanos (1507), nella cattedrale di Valencia.

La "tradizione gerosolimitana"

Ma veniamo intanto alla cosiddetta "tradizione gerosolimitana" sulla fine terrena di Maria: si tratta di racconti e testimonianze tramandati piuttosto tardivamente e registrati solo verso la fine del III secolo. Infatti, i primi solchi leggeri, nei quali si incanalerà il racconto della storia di Maria, non si intravvedono prima dell’inizio del secolo successivo: troppo tardi per ricordare morte singolare, tomba o destino miracoloso del suo corpo mortale.

Così dobbiamo arrivare al secolo VI per trovare l’imperatore d’Oriente Mauro che fissa, con decreto particolare, al 15 agosto la celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria (cf Historia Ecclesiastica, XVII, 28).

Le varie liturgie successive (nelle Chiese orientali armena, copta, abissina, siriaco-giacobita) non esprimeranno in modo inconfutabile il concetto di un’Assunzione di Maria come è sancito nel dogma cattolico, mentre faranno riferimento a una morte miracolosa. Ma dove, come e quando? Non lo sappiamo.

In assenza di qualsiasi documento storico, è peraltro prodigiosa l’intuizione dell’innumerevole schiera di devoti di Maria che, nel corso dei secoli, hanno creduto che a questa "divina creatura" non sia toccato, alla fine, il medesimo destino dei comuni mortali, soggetti alla corruzione della morte.

E tuttavia ci dobbiamo rassegnare al fatto che, mentre per l’Ascensione di Gesù al cielo c’è una cronaca dei Vangeli (cf Mc 16,19; Lc 24,51) e degli Atti (cf At 1,6-11), e c’è la testimonianza degli apostoli, per la dipartita della Madre del Signore da questa terra è steso un velo oltre il quale nulla ci è dato di vedere.

Come ha scritto Epifanio di Salamina a quei tempi (IV secolo), e René Laurentin ha riassunto ai nostri giorni: «Siamo cauti in tali questioni, perché ignoriamo quasi tutto: sia il meccanismo della morte della Vergine, l’esperienza dell’aldilà e il modo esatto della risurrezione (dei corpi), sia la fine terrena del destino di Maria, interamente ignorato dalla storia. La morte di Maria è verosimile senza dubbio; verosimiglianza resa rispettabile dall’ondata di autori che l’hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare con Epifanio che la fine di Maria resti un mistero nascosto in Dio, che ci dobbiamo rassegnare a ignorare quaggiù».

La "tomba di Maria" a Gerusalemme, in una chiesa non lontana dal Getsemani.
La "tomba di Maria" a Gerusalemme, in una chiesa non lontana dal Getsemani.

Il racconto della Emmerick

Quasi in appendice, e a puro titolo di curiosità – perché si tratta comunque di una "rivelazione privata" – riportiamo alcuni passi del racconto della morte e Assunzione della Vergine Maria fatto dalla monaca tedesca stigmatizzata Anna Katharina Emmerick e raccolto da Clemens Brentano (Vita della Santa Vergine Maria, San Paolo 2004, cap. 10, pp. 207-226).

Si narra della Madonna a Efeso sul letto di morte, attorniata dagli apostoli, chiamati dai diversi luoghi della loro missione evangelizzatrice per assistere alla sua dipartita da questo mondo.

«Verso sera, quando si rese conto che la sua ora si avvicinava, la santa Vergine, secondo la volontà di Gesù, volle prendere congedo dagli apostoli, dai discepoli e dalle donne presenti [...].

«La santa Vergine pregò e benedisse ognuno con le mani disposte a croce, toccando con queste a tutti la fronte. Parlò poi a tutti e fece esattamente come Gesù a Betania le aveva detto di fare. Dopo gli apostoli si avvicinarono a lei i discepoli, che ricevettero anch’essi la sua benedizione [...]. Intanto era stato predisposto l’altare per il sacrificio e gli apostoli avevano indossato i loro lunghi abiti bianchi [...]. Pietro le amministrò l’unzione con l’olio santo e le portò la particola consacrata. Ella era come in estasi, con lo sguardo rivolto verso l’alto [...].

«Ed ecco – aggiunge la Emmerick – che mi è apparso qualcosa di commovente e meraviglioso. Il soffitto sopra alla stanza di Maria scomparve e la Gerusalemme celeste discese su di lei. Ho visto nubi luminose e tanti angeli divisi in due cori, e dalle nubi un raggio di luce raggiunse Maria. Ella stese le braccia con indicibile nostalgia e ho osservato il suo corpo librarsi al di sopra del giaciglio, totalmente sollevato in aria. Ed ecco che la sua anima uscì dal corpo come una piccola purissima figura di luce, con le braccia tese verso l’alto e salì verso il cielo, condotta dal raggio di luce [...]. Era come Gesù quando era asceso al cielo.

«Quindi le donne coprirono il santo corpo con un lenzuolo e gli apostoli e i discepoli si recarono nella parte anteriore della casa: in una grotta là presso, non spaziosa, le donne deposero la bara con il corpo della santa Vergine che Pietro e Giovanni avevano portato a spalla, percorrendo la piccola via crucis ricostruita sulla Collina dell’Usignolo, dove la santa Vergine aveva trascorso i suoi ultimi anni [...].

«Dopo alcuni giorni dal "transito" della Madre del Signore, gli apostoli e i discepoli tornarono alle loro case e alle loro terre di missione».

Ma anche alla fine del "racconto" della Emmerick rimaniamo con il nostro dubbio: come conciliare la "tradizione di Efeso" (della asserita dipartita della Madonna in questa cittadina) con quella di Gerusalemme? Rimane un mistero che noi devotamente veneriamo sia ad Efeso, presso la Meryem Ana Evi, la casa di madre Maria, sia a Gerusalemme, nella chiesa della Dormizione presso il Santo Sepolcro e nella Tomba della Vergine (nella Chiesa dell’Assunzione), tagliata e isolata dalla roccia circostante e con tutte le caratteristiche di una tomba del I secolo d.C.

Di fede c’è soltanto l’affermazione dogmatica della Costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII che, proclamando il 1° novembre 1950 il dogma di Maria assunta in cielo, scrive: «compiuto il corso della sua vita terrena, la Beata Vergine Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Dove, come e quando, non ci è dato davvero di conoscere.

Gli ultimi anni di vita e la fine terrena di Maria restano un mistero nascosto in Dio: vaghiamo dalla Meryem Ana Evi, la casa di Madre Maria ad Efeso, alla Chiesa della Dormizione e alla Tomba della Vergine a Gerusalemme, cercando inutilmente di venirne a capo.

Duccio da Buoninsegna, Annuncio di morte alla Vergine (1308); la palma è simbolo di morte e del paradiso.
Duccio da Buoninsegna, Annuncio di morte alla Vergine (1308); la palma è simbolo di morte e del paradiso.

Un’ipotesi suggestiva: le Catacombe di Priscilla

Ma, riandando al libro Una Madonna nuova di Giuliano Patelli (Edizioni Self-Pubblished, 1998), notiamo come – dopo avere raccolto e interpretato i dati della "tradizione di Efeso" ed essersi posto il problema: «Perché una tomba (della Madonna) a Gerusalemme?» – l’autore dedica un capitoletto a La scomparsa (di Maria): altre ipotesi (pp. 127-131). Vediamo di che si tratta.

In sostanza, viene ricordato che nelle Catacombe di Priscilla, sulla via Salaria a Roma, troviamo la prima "M" in un epitaffio databile alla fine dell’anno 200, sicuramente riferito alla Madonna. «È poco», scrive Giuliano Patelli; «ma la segnalazione del nome di Maria che più sconcerta, nome graffito per intero, è quello decifrato sull’umile tomba di Pietro scoperta in Vaticano. Nome graffito con quelli di Cristo e di Pietro, ora una "M", ora con "Ma" e finalmente anche per intero: "MARIA", con il verbo greco "NICA", esclamazione di vittoria. Questo può essere il segno della certezza del primitivo culto della Madonna o cos’altro?». Domanda suggestiva, suffragata dal fatto che, insieme alle ossa di Pietro, si sono trovati sul Colle vaticano resti «di sette individui, e la maggiori parte dei frammenti apparteneva a una fragile vecchia (catalogati da Margherita Guarducci, l’archeologa scopritrice della tomba di Pietro, con le sigle T e K)».

Non esiste alcuna traccia della presenza di Maria a Roma; ma il ritrovamento di graffiti accanto alla tomba di Pietro rende suggestiva l’ipotesi.

Simone Moreno

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