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Il Filioque

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 20:06
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05/11/2008 20:05

Il carattere originale della persona dello Spirito come dono eterno dell'amore del Padre per il Figlio suo diletto manifesta che lo Spirito, pur derivando dal Figlio nella sua missione, è quello che introduce gli uomini nella relazione filiale di Cristo a suo Padre, poiché tale relazione trova soltanto in lui il suo carattere trinitario: "Dio ha inviato nei nostri cuori lo Spirito di suo Figlio che grida: Abbà, Padre!" (Gal 4,6). Nel mistero di salvezza e nella vita della chiesa, lo Spirito fa molto di più che prolungare l'opera del Figlio. Infatti, tutto ciò che Cristo ha istituito - la rivelazione, la chiesa, i sacramenti, il ministero apostolico e il suo magistero - richiede la costante invocazione (epiklhsis) dello Spirito Santo e la sua azione (enérgeia) affinché si manifesti "l'amore che non avrà mai fine" (1Cor 13,8) nella comunione dei santi alla vita trinitaria.



Note:

[1] Si tratta dei termini adoperati da san Tommaso d'Aquino nella Summa theologica , Ia q. 36 a.3, 1o e 2o .

[2] È stato Tertulliano a porre le fondamenta della teologia trinitaria nella tradizione latina, sulla base della comunicazione sostanziale del Padre al Figlio e per mezzo del Figlio allo Spirito Santo: "Cristo dice dello Spirito: "Esso prenderà del mio" (Gv 16,14), come lui dal Padre. Così la connessione del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito rende i tre coerenti l'uno a partire dall'altro. Essi sono una realtà sola ( unum ) non uno solo ( unus ) a causa dell'unità della sostanza e non della singolarità numerica" ( Adv. Praxean XXV, 1-2). Tale comunicazione della consustanzialità divina secondo l'ordine trinitario è espressa da Tertulliano con il verbo " procedere " ( ivi VII, 6). Si ritrova la stessa teologia in sant'Ilario di Poitiers che dice al Padre: "Che io ottenga il tuo Spirito che è a partire da te per mezzo del Figlio tuo unigenito" ( De Trinitate XII, PL 10, 471). Egli fa rilevare: "Se si crede che vi sia una differenza tra ricevere dal Figlio (Gv 16,15) e procedere ( procedere ) dal Padre (Gv 15,26), è certo che è una sola e stessa cosa ricevere dal Figlio e ricevere dal Padre" ( ivi , VIII, 20, PL 10, 251A). In questo senso della comunicazione della divinità per mezzo della processione, sant'Ambrogio da Milano formula per primo il Filioque : "Lo Spirito Santo, quando procede ( procedit ) dal Padre e dal Figlio non si separa dal Padre, non si separa dal Figlio" ( De Spiritu Sancto , I, 11, 120, PL 16, 733A = 762D). Sviluppando la teologia del Filioque , sant'Agostino prenderà tuttavia la precauzione di salvaguardare la monarchia del Padre in seno alla comunione consustanziale della Trinità: "Lo Spirito Santo procede dal Padre a titolo di principio ( principaliter ) e, per mezzo del dono intemporale di questi al Figlio, dal Padre e dal Figlio in comunione ( communiter )" ( De Trinitate , XV, 25, 47, PL 42, 1095; san Leone, Sermone LXXV, 3, PL 54, 402; Sermone LXXVI, 2, ivi , 404).

[3] Tertulliano adopera per primo il verbo procedere in un senso che è comune al Verbo e allo Spirito in quanto essi ricevono la divinità dal Padre: "Il Verbo non è stato proferito a partire da qualcosa di vuoto e di vano e non manca di sostanza, lui che è proceduto ( processit ) da una tale sostanza [divina] e ha fatto tante sostanze [create]" ( Adv. Praxean , VII, 6). Sant'Agostino, a seguito di sant'Ambrogio, riprende tale concezione più comune della processione: "Tutto ciò che procede non nasce affatto, anche se tutto ciò che nasce procede" ( Contra Maximinum , II, 14, 1, PL 42, 770). Molto più tardi, san Tommaso d'Aquino farà notare che: "la natura divina è comunicata in ogni processione che non è ad extra ( Summa theologica Ia, q. 27, a. 3, 2o ). Per lui, come per tutta questa teologia latina che adopera il termine processione sia per il Figlio che per lo Spirito "la generazione è una processione che fa accedere la persona divina al possesso della natura divina" ( ivi Ia, q. 43, a. 2, c) poiché "il Figlio procede da tutta l'eternità per essere Dio" ( ivi ). In modo analogo, egli afferma che "con la sua processione, lo Spirito Santo riceve la natura dal Padre, allo stesso modo del Figlio" ( ivi Ia, q. 35, a. 2, c). "Tra le parole che si riferiscono a una qualsivoglia origine, la parola processione è la più generale. Noi ne facciamo uso per designare una qualunque origine; si dice ad esempio che la retta procede dal punto, che il raggio procede dal sole, il fiume dalla sua sorgente, come in ogni specie di altri casi. Così, dal fatto che si ammette l'una o l'altra di queste parole che evocano l'origine, si può concludere che lo Spirito Santo procede dal Figlio" ( ivi , Ia, q. 32, a. 2, c).

[4] San Cirillo testimonia con ciò di una dottrina trinitaria comune a tutta la scuola d'Alessandria da sant'Atanasio, il quale scriveva: "Come il Figlio dice "tutto quello che il Padre possiede è mio" (Gv 16,15), così troveremo che, per mezzo del Figlio, tutto ciò è anche nello Spirito" ( Lettere a Serapione , III, 1, 33, PG 26, 625. Sant'Epifanio di Salamina ( Ancoratus , VIII, PG 43, 29C) e Didimo il Cieco ( Trattato dello Spirito Santo , CLIII, PG 34, 1064A) coordinano il Padre e il Figlio con la stessa proposizione ek nella comunicazione allo Spirito Santo della divinità consustanziale.

[5] "Le due relazioni del Figlio al Padre e dello Spirito Santo al Padre ci obbligano a porre nel Padre due relazioni, riferendo l'una al Figlio e l'altra allo Spirito Santo" (san Tommaso d'Aquino, Summa theologica Ia, q. 32, a. 2, c).

[6] Cfr. Catechismo della chiesa cattolica , n. 248.

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