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Dichiarazione Congiunta fra Ortodossi e Cattolici 30.11.2006

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 20:09
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Benedetto XVI e Bartolomeo I (30 novembre 2006)
Dichiarazione congiunta

"Questo è  il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso"  (Sal 117,24)

Il fraterno incontro che abbiamo avuto, noi, Benedetto XVI, Papa di Roma e Bartolomeo I, Patriarca ecumenico, è opera di Dio e per di più un dono che proviene da Lui. Rendiamo grazie all’Autore di ogni bene, che ci permette ancora una volta, nella preghiera e nello scambio, d’esprimere la nostra gioia di sentirci fratelli e di rinnovare il nostro impegno in vista della piena comunione. Tale impegno ci proviene dalla volontà di nostro Signore e dalla nostra responsabilità di Pastori nella Chiesa di Cristo. Possa il nostro incontro essere un segno e un incoraggiamento per noi tutti, cattolici ed ortodossi, a condividere gli stessi sentimenti e gli stessi atteggiamenti di fraternità, di collaborazione e di comunione nella carità e nella verità. Lo Spirito Santo ci aiuterà a preparare il grande giorno del ristabilimento della piena unità, quando e come Dio lo vorrà. Allora potremo rallegrarci ed esultare veramente.

Abbiamo evocato con gratitudine gli incontri dei nostri venerati predecessori, benedetti dal Signore: hanno mostrato al mondo l’urgenza dell’unità e hanno tracciato sentieri sicuri per giungere ad essa, nel dialogo, nella preghiera e nella vita ecclesiale quotidiana. Il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I,  pellegrini a Gerusalemme sul luogo stesso in cui Gesù è morto e risorto per la salvezza del mondo, si sono incontrati in seguito più volte, qui al Fanar ed a Roma. Essi ci hanno lasciato una dichiarazione comune che mantiene tutto il suo valore, sottolineando che il vero dialogo della carità deve sostenere ed ispirare tutti i rapporti tra le persone e tra le stesse Chiese, "deve essere radicato in una totale fedeltà all’unico Signore Gesù Cristo e nel mutuo rispetto delle tradizioni proprie" (Tomos Agapis, 195). Non abbiamo dimenticato lo scambio  di visite tra  Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II e Sua Santità Dimitrios I.  Fu proprio durante la visita di Papa Giovanni Paolo II, la sua prima visita ecumenica, che  fu annunciata la creazione della Commissione mista per il dialogo teologico. Essa ha radunato cattolici ed ortodossi con lo scopo dichiarato di ristabilire la piena comunione.

 Per quanto riguarda le relazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, non possiamo dimenticare il solenne atto ecclesiale che ha relegato nell’oblio le antiche scomuniche, le quali, lungo i secoli, hanno influito negativamente sulle relazioni tra cattolici ed ortodossi. Non abbiamo ancora tratto da questo atto tutte le conseguenze positive che ne possono derivare per il nostro cammino verso la piena unità, al quale la Commissione mista è chiamata a dare un importante contributo. Esortiamo cattolici ed ortodossi a prendere parte attivamente a questo processo, con la preghiera e con gesti significativi. 

In occasione della sessione plenaria della Commissione mista per il dialogo teologico tenutasi recentemente a Belgrado e generosamente ospitata dalla Chiesa ortodossa serba,  abbiamo espresso la nostra gioia profonda per la ripresa del dialogo teologico. Dopo un’interruzione di qualche anno, dovuta a varie difficoltà, la Commissione ha potuto lavorare di nuovo in uno spirito di amicizia e di collaborazione. Trattando il tema: "Conciliarità e autorità nella Chiesa" a livello locale, regionale e universale, essa ha intrapreso una fase di studio sulle conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Ciò permetterà di affrontare alcune delle principali questioni ancora controverse tra cattolici ed ortodossi.  Come nel passato, siamo decisi a sostenere incessantemente il lavoro affidato a questa Commissione, mentre ne accompagniamo i membri con le nostre preghiere.

Come Pastori, abbiamo innanzitutto riflettuto sulla missione di annunciare il Vangelo nel mondo di oggi. Questa missione: "Andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19), oggi è più che mai attuale e necessaria, anche in paesi tradizionalmente cristiani.  Inoltre, non possiamo ignorare la crescita della secolarizzazione, del relativismo e perfino del nichilismo, soprattutto nel mondo occidentale. Tutto ciò esige un rinnovato  e potente annuncio del Vangelo, adatto alle culture del nostro tempo. Le nostre tradizioni rappresentano per cattolici e ortodossi un patrimonio che deve essere continuamente condiviso, proposto e attualizzato. Per questo motivo,  dobbiamo rafforzare le collaborazioni e la nostra testimonianza comune davanti a tutte le nazioni.

Abbiamo valutato positivamente il cammino verso la formazione dell’Unione Europea. Gli attori di questa grande iniziativa non mancheranno di prendere in considerazione tutti gli aspetti che riguardano la persona umana ed i suoi inalienabili diritti, soprattutto la libertà religiosa, testimone e garante del rispetto di ogni altra libertà. In ogni iniziativa di unificazione, le minoranze debbono essere protette, con le loro tradizioni culturali e le loro specificità religiose. In Europa, cattolici ed ortodossi,  pur rimanendo aperti alle altre religioni e al contributo che danno alla cultura, debbono unire i loro sforzi per preservare le radici, le tradizioni ed i valori cristiani, per assicurare il rispetto della storia, come pure per contribuire alla cultura dell’Europa futura, alla qualità delle relazioni umane a tutti i livelli.  In questo contesto, come non evocare gli antichissimi testimoni e l’illustre patrimonio cristiano della terra dove ha luogo il nostro incontro, a cominciare da quanto ci dice il libro degli Atti degli Apostoli nell’evocare la figura di San Paolo, Apostolo delle nazioni. Su questa terra, il messaggio del Vangelo e la cultura ellenica si sono saldati. Questo vincolo, che così tanto ha contribuito all’eredità cristiana che ci è comune,  resta attuale e recherà ancora frutti in avvenire per l’evangelizzazione e per la nostra unità.

Abbiamo rivolto il nostro sguardo  ai  luoghi  del mondo di oggi dove vivono i cristiani e alle difficoltà che debbono affrontare, in particolare la povertà, le guerre e il terrorismo, ma anche le diverse forme di sfruttamento dei poveri, degli emigrati, delle donne e dei bambini. Cattolici ed ortodossi sono chiamati ad intraprendere insieme azioni a favore del rispetto dei diritti dell’uomo, di ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, come pure per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Le nostre tradizioni teologiche ed etiche  possono offrire una solida base alla predicazione e all’azione comuni. Innanzitutto, vogliamo affermare che l’uccisione di innocenti nel nome di Dio è un’offesa a Lui e alla dignità umana. Tutti dobbiamo impegnarci per un rinnovato servizio all’uomo e per la difesa della vita umana, di ogni vita umana.

Abbiamo profondamente a cuore la pace in Medio Oriente, dove nostro Signore ha vissuto, ha sofferto, è morto ed è risorto, e dove vive, da tanti secoli, una moltitudine di fratelli cristiani. Desideriamo ardentemente che la pace sia ristabilita su quella terra, che si rafforzi la coesistenza cordiale tra le sue  diverse popolazioni, tra le Chiese e le diverse religioni che vi si trovano. A questo fine, incoraggiamo a stabilire rapporti più stretti tra i cristiani e un dialogo interreligioso autentico e leale, per combattere ogni forma di violenza e di discriminazione.

Nell’epoca attuale, davanti ai grandi pericoli per l’ambiente naturale, vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per le conseguenze negative che possono derivare per l’umanità e per tutta la creazione da un progresso economico e tecnologico che non riconosce i propri limiti. Come capi religiosi, consideriamo come uno dei nostri doveri incoraggiare e sostenere gli sforzi compiuti per proteggere la creazione di Dio e per lasciare alle generazioni future una terra sulla quale potranno vivere.

Infine, il nostro pensiero si rivolge a tutti voi, ortodossi e cattolici presenti ovunque nel mondo, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose,  uomini e donne laici impegnati in un servizio ecclesiale, ed a tutti i battezzati. Salutiamo in Cristo gli altri cristiani, assicurando loro la nostra preghiera e della nostra disponibilità al dialogo e alla collaborazione. Vi salutiamo tutti con le parole dell’Apostolo dei Gentili: "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2 Cor  1,2).

Fanar, 30 novembre 2006





 

 



 

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INTERVISTA ESCLUSIVA


Parla Bartolomeo I: una giornata storica

Il Patriarca ecumenico: passi avanti, e ho fatto al Papa una nuova proposta
«Aspettiamo una risposta ufficiale ma Benedetto XVI mi ha già detto che la vede con favore». «Un evento importantissimo per il dialogo tra cristiani»«La visita ha un valore incalcolabile nel processo di riconciliazione, tanto più che ha avuto luogo in un momento difficile e nelle circostanze più delicate»

Dal Nostro Inviato A Istanbul

Salvatore Mazza

Una giornata «storica».
Per «il Patriarcato», per «il cammino ecumenico che le nostro Chiese stanno compiendo», e «per il dialogo interrelegioso e tra le diverse culture». Il sorriso che stamattina ha disteso il volto di Bartolomeo I durante tutto il lunghissimo incontro con Benedetto XVI, è ancora lì. Sono trascorse poche ore dalla visita di Papa Ratzinger, e domattina gli «renderà la visita» partecipando alla messa che il Pontefice celebrerà nella cattedrale cattolica dello Spirito Santo; ma il Patriarca ecumenico di Costantinopoli risponde volentieri quando gli chiediamo il senso di questa visita. Che, insiste, «è importantissima per il progresso ecumenico». E confida: «Ho fatto una nuova proposta al Papa, aspettiamo una risposta ufficiale, ma mi ha già detto che la vede con favore».

Che cosa ci può dire di questa giornata?

Per prima cosa devo affermare che sono veramente molto grato a Sua Santità per questa visita che ci ha voluto fare, nel giorno della festa di Sant'Andrea. È un passo in avanti veramente molto significativo nelle nostre relazioni, e compiuto nel quadro di un viaggio che ha dato, nel suo complesso, un contributo che credo davvero importante al dialogo interreligioso.

Lei e il Papa, tra ieri pomeriggio e oggi, vi siete trovati in diversi momenti a tu per tu, lontani da telecamere e giornalisti. Cosa vi siete detti?

Sua Santità ha dimostrato la sua benevolenza verso il Patriarcato e verso i suoi problemi, davvero gli siamo molto grati per questo. È stata un'occasione per conoscersi ancora meglio, anche con i cardinali al suo seguito, con i quali mi sembra abbiamo fatto una buona amicizia, e anche questa mi sembra una cosa molto importante. Davvero si può dire che quella che abbiamo vissuto è una giornata storica, sotto molti aspetti. Storica per il dialogo ecumenico e, come abbiamo visto questo pomeriggio seguendo quello che ha fatto il Papa, storica per il confronto tra le culture e tra le culture e le religioni . E, ovviamente e per tutto questo, storica anche per il nostro Paese.

I discorsi di stamattina e la dichiarazione comune che avete sottoscritto sono suonati «alti» e, sicuramente, impegnativi. Avete parlato anche del futuro, sul versante delle iniziative?

A questo riguardo posso dire che ho parlato con Sua Santità di qualcosa, qualcosa che potremmo fare. Gli ho fatto una proposta che ora tuttavia non posso anticipare, in quanto aspettiamo una risposta ufficiale in tal senso; però posso dire che Sua Santità s'è dimostrato molto interessato e l'ha accolta con favore. Speriamo che si possa realizzare, perché si muove proprio nella prospettiva di quel progresso ecumenico che, come abbiamo affermato e anche scritto nella Dichiarazione congiunta, siamo entrambi determinati a perseguire.

Perché questa determinazione?

L'unità è una preziosa responsabilità, ma al tempo stesso una responsabilità difficile da assumere se non è condivisa tra i fratelli. La storia dell'ultimo millennio è un doloroso «memento» di questa realtà. Siamo profondamente convinti che la visita di Benedetto XVI abbia un valore incalcolabile in questo processo di riconciliazione, tanto più che ha avuto luogo in un momento così difficile e nelle circostanze più delicate. Senza dubbio, con l'aiuto di Dio, essa ci offrirà l'occasione per compiere un passo in avanti benefico nel processo di riconciliazione tra le nostre Chiese. E forse, sempre con l'aiuto di Dio, ci offrirà l'opportunità di oltrepassare alcune delle barriere di incomprensione tra i credenti di differenti religioni, in particolare tra cristiani e musulmani.

Lei prima ha accennato all'importanza di tutto ciò anche per la Turchia. Perché?

Stando al crocevia tra l'Europa e l'Asia, questa città e questa Chiesa occupano una posizione davvero unica per favorire un tale confronto tra le civiltà moderne. Istanbul, in qualche modo, è il luogo perfetto per costituire un centro permanente di dialogo tra le diver se fedi e culture.

www.avvenire.it


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Direi che l'anticipazione di una PROPOSTA da realizzare insieme....avrà nel futuro la Benedizione di Dio perchè in questi abbracci c'era tutta la consapevolezza delle parole di Giovanni Paolo II: " E' VERO SIAMO DIVISI, CI SONO PROBLEMI TEOLOGICI DA AFFRONTARE, MA NON DOBBIAMO PARTIRE DA QUESTI MA DAL DOMANDARCI: - ABBIAMO IL DIRITTO DI TENERE LA CHIESA DIVISA?-"

Preghiamo affinchè questi progetti ispirati certamente dallo Spirito Santo si concretizzino portandoci ad una Comunione che sia uno spettacolo per il mondo intero....come passarono alla storia le immagini del Concilio Vaticano II definito "L'incontro storico del secolo senza eguali"

Grazie S.S. Bartolomeo I, grazie di cuore......

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