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bioetica

Ultimo Aggiornamento: 08/11/2008 00:21
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08/11/2008 00:21

Bioetica: da Pdl, Lega e Udc un Disegno di Legge per dire no a eutanasia,
testamento biologico e dichiarazioni anticipate di trattamento

Una scelta per la vita, senza se e senza ma.

E allora niente eutanasia, ma anche no a testamento biologico e
dichiarazioni anticipate di trattamento.

Sono i punti cardine del ddl presentato al Senato da oltre trenta
parlamentari di Pdl, Lega e Udc, che punta a segnare "la linea del Piave"
contro la "deriva" che parte anche dalla discussione a Palazza Madama
sull'introduzione del Dat.

Gli obiettivi, spiega Laura Bianconi, prima firmataria del provvedimento,
sono la tutela della vita dal concepimento alla sua fine naturale e la
tutela della salute in quanto diritto della persona intesa come parte di una
collettività, "principio su cui si basa ogni ordinamento giuridico".

Specularmente, si dice no a qualsiasi forma di atto eutanasico così come
all'accanimento terapeutico, di fatto vietato dalla Costituzione. Il ddl,
l'undicesimo approdato in commissione Sanità in materia, parte sottolineando
il principio della inviolabilità della vita: questo, spiega Bianconi, "è il
principio cardine del nostro ordinamento giuridico, morale ed etico".

Mentre "l'enfatizzazione dell'autodeterminazione ci porta a correre incontro
a fini eutanasici che ci spaventano moltissimo".

Il rischio, secondo i promotori del ddl, è che la discussione sul testamento
biologico rappresenti un "grimaldello" che finisca per aprire la strada alla
riflessione sull'eutanasia, come già successo in Olanda e Spagna.

E anche se "il termine buonistico di Dat non è direttamente collegabile
all'eutanasia", proprio dietro ciò si nasconde il "rischio più grande,
quello dell'eutanasia passiva, dell'abbandono terapeutico".

Allora, spiegano Massimo Polledri della Lega e Barbara Saltamartini del Pdl,
bisogna "stabilire" e "difendere" una "linea del Piave": "da Zapatero -
commenta l'esponente del Carroccio - non si torna più indietro e si lascia
spazio a questi nuovi barbari".

In ogni caso, fermare subito questa "deriva" per evitare episodi come quello
di Modena, dove il Tribunale ha consentito a un cinquantenne in perfetta
salute di mettere nero su bianco le sue volontà.

Insomma, un no netto contro la possibilità che si vorrebbe dare al
legislatore di plasmare una sorta di "diritto della morte", che passa per
l'accettazione della 'dolce morte' e che costituisce, secondo gli estensori
del ddl, "una implicita ma chiara sollecitazione a scegliere la morte,
sollevando così la società dalle proprie responsabilità".

Quindi, niente testamento biologico, ovvero volontà che disciplinano in
astratto le modalità di fine vita di una persona ancora in salute, fermo
restando il diritto al consenso informato e l'obbligo per i medici di non
praticare alcuna forma di accanimento terapeutico, nel rispetto della nostra
Costituzione e della Convenzione di Oviedo. Il ddl non disciplina, quindi, i
casi in cui è impossibile per il paziente offrire un consenso informato,
come nell'evento di un grave trauma provocato per esempio da un incidente.

E' il caso, ad esempio, di Eluana Englaro, la giovane da 17 anni in stato di
coma vegetativo in seguito a un incidente stradale: se una situazione del
genere dovesse ripetersi, spiega Bianconi, "sarà il medico ad agire, nel
rispetto dell'etica e della deontologia professionale, per il bene del
paziente, decidendo la strada migliore".

In questo senso, fondamentale è il concetto dell'alleanza terapeutica tra
paziente e medico, che non si trasforma in passivo esecutore: "Il medico non
può suggerire nè assecondare la volontà del paziente di morire", sottolinea
Bianconi.

Il ddl, dunque, nasce con l'ambizione di trovare un equilibrio tra la
libertà di cura assicurata al paziente e la sacralità della vita umana. E
con l'obiettivo di mettere un po' d'ordine in un universo complicato e
delicato, come quello che interessa le pratiche di fine vita, "lasciando il
minor tasso di ambiguità possibile", spiega il sottosegretario all'Interno,
Alfredo Mantovano, contro tutte le "interpretazioni" e gli "stiracchiamenti"
della legge.

In particolar modo, aggiunge, sui nodi principali del dibattito: "consenso e
sua attualità, cosa si intende per idratazione e alimentazione e ruolo del
medico".
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