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Il commento di S.Cipriano al Padre Nostro

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2008 11:07
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13/11/2008 11:06

Dal trattato "Sul "Padre nostro" di San Cipriano

PADRE NOSTRO

La preghiera prorompa da un cuore umile

Per coloro che pregano, le parole e la preghiera siano fatte in modo da racchiudere in sé silenzio e timore Pensiamo di trovarci al cospetto di Dio. Occorre essere graditi agli occhi divini sia con la posizione del corpo, sia con il tono della voce. Infatti è da monelli fare fracasso con schiamazzi, così al contrario è confacente a chi è ben educato pregare con riserbo e raccoglimento. Del resto, il Signore ci ha comandato e insegnato a pregare in segreto, in luoghi appartati e lontani, nelle stesse , abitazioni. E'infatti proprio della fede sapere che Dio è presente ovunque, che ascolta e vede tutti, e che con la pienezza della sua maestà penetra anche i 1uoghi nascosti e segreti, come sta scritto: Io sono il Dio che sta vicino, e non il Dio che è lontano. Se l’uomo si sarà nascosto in luoghi segreti, forse per questo io non lo vedrò? Forse che io non riempie il cielo e la terra? (cfr. Ger 23, 23-24). Ed ancora: In ogni luogo gli occhi del Signore osservano attentamente i buoni e i cattivi (cfr. Pro 15, 3). E allorché ci raduniamo con i fratelli e celebriamo con il sacerdote di Dio i divini misteri dobbiamo rammentarci del rispetto e della buona educazione: non sventolare da ogni parte le nostre preghiere con veci disordinate, né pronunziare con rumorosa loquacità una supplica che deve essere affidata a Dio in umIle e devoto contegno. Dio non è uno che ascolta la voce, ma il cuore. Non è necessario gridare per richiamare l’attenzione di Dio, perché egli vede i nostri pensieri. Lo dimostra molto bene quando dice: "Perché mai pensate cose malvage nel vostro cuore?" Mt 9, 4). E in altro luogo dice: " E tutte Queste chiese sapranno che io sono colui che scruta gli affetti e i pensieri " (Ap 2, 23). Per questo nel primo libro dei Re, Anna, che conteneva in sé la figura della Chiesa, custodiva e conservava quelle cose che chiedeva a Dio, non domandava a gran voce, ma sommessamente e con discrezione anzi, nel segreto stesso del cuore. Parlava con preghiera nascosta, ma con fede manifesta. Parlava non con la voce ma con il cuore, poiché sapeva che così Dio ascolta. Ottenne efficacemente ciò che chiese, perché domandò con fiducia. Lo afferma chiaramente la divina Scrittura: Pregava in cuor suo e muoveva soltanto le sue ma la voce non si udiva, e l’ascoltò il Signore (cfr. i Sam 1, 13). Allo stesso modo leggiamo nei salmi: Parlate nei vostri cuori, e pentitevi sul giaciglio (cfr. Sal 4, 5). Per mezzo dello stesso Geremia lo Spirito Santo consiglia e insegna dicendo Tu, o Signore, devi essere adorato nella coscienza (cfr. Bar 6, 5). Pertanto, fratelli dilettissimi, chi prega non in quale modo il pubblicano abbia pregato al fariseo nel tempio. Non teneva gli occhi cielo con impudenza, non sollevava smodatamente le mani, ma picchiandosi il petto e condannando i peccati racchiusi nel suo intimo, implorava della divina misericordia. E mentre il fariseo si piaceva di se stesso, fu piuttosto il pubblicano meritò di essere giustificato, perché pregava nel modo giusto, perché non aveva riposto la speranza salvezza nella fiducia della sua innocenza, dai mento che nessuno è innocente. Pregava dono confessato umilmente i suoi peccati. E così e perdona agli umili ascoltò la sua preghiera.

La nostra preghiera deve essere pubblica e universale

Innanzitutto il dottore della pace e maestri l’unità non volle che la preghiera fosse mente individuale e privata, cioè egoistica quando uno prega soltanto per sé. Non " Padre mio, che sei nei cieli ", nè: " Dammi oggi il mio pane ", né ciascuno chiede che sia rimesso soltanto il suo debito, o implora per sé solo di essere indotto in tentazione o di essere liberato male. Per noi la preghiera è pubblica e universale quando preghiamo, non imploriamo per un ma per tutto il popolo, poiché tutto il popolo una cosa sola. Il Dio della pace e maestro della concordia, ha insegnato l’unità, volle che ciascuno tutti, così come egli portò tutti nella per uno solo. Osservarono questa legge della preghiera fanciulli rinchiusi nella fornace di fuoco, quando accordarono all’unisono nella preghiera e unanimi nell’accordo dello spirito. Lo afferma la divina Scrittura. Dicendoci che hanno pregato uniti, ci dà un modello da seguire, perché facciamo così anche noi. Allora, dice, quei tre a una sola voce cantavano un inno e benedicevano Dio (cfr. Dn 3, 51). parlavano come a una sola voce, e Cristo non aveva ancora insegnato loro a pregare.Proprio perché pregavano così, le loro parole furono efficaci ed esaudite: la preghiera ispirata alla pace semplice e interiore si guadagna la benevolenza di Dio. Troviamo scritto che gli apostoli pregavano così assieme ai discepoli dopo l’ascensione del Signore. " Erano ", si dice, " tutti assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui (At 1, 14). Erano assidui e concordi nella preghiera, manifestando sia con l’assiduità della loro preghiera sia con la concordia, che Dio, il quale fa abitare unanimi (cfr. Sai 67, 7) nella casa, non ammette nella divina ed eterna dimora se non coloro che pregano in fusione di cuori. Quali e quante poi sono, fratelli carissimi, le rivelazioni della preghiera del Signore! Esse si trovano raccolte in una invocazione brevissima, ma carica di spirituale potenza. Non c’è assolutamente nulla che non si trovi racchiuso in questa nostra preghiera di lode e di domanda. Essa, perciò, forma un vero compendio di dottrina celeste.L’uomo nuovo, rinato e rifatto dal suo Dio per mezzo della sua grazia, in primo luogo dice "Padre ", perché ha già incominciato ad essergli figlio. "Venne tra la sua gente ", è scritto, " ma i suoi non l’hanno accolto A quanti però l’hanno accolto, ha dato il Potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome)" (Gv 1, 11-12).Chi, dunque, ha creduto nel suo nome ed è diventato figlio di Dio, deve cominciare di qui, dal rendere grazie e professarsi figlio di Dio allorché indica che Dio gli è Padre nei cieli.

Sia santificato il tuo nome  

Quanto è preziosa la grazia del Signore, alta la sua degnazione e magnifica la sua bontà verso di noi! Egli ha voluto che noi celebrassimo la preghiera davanti a lui e lo invocassimo col di Padre, e come Cristo è Figlio di Dio, così noi ci chiamassimo figli di Dio. Questo nome nessuno di noi oserebbe pronunziarlo nella preghiera, se Egli stesso non ci avesse permesso di pregare cosi. Dobbiamo dunque ricordare e sapere, fratelli carissimi che, se diciamo Dio nostro Padre, dobbiamo portarci come figli di Dio perché allo stesso con cui noi ci compiacciamo di Dio Padre, ch’egli si compiaccia di noi. Comportiamoci come tempio di Dio, perché si veda che Dio abita in noi. E il nostro agire in contrasto con lo spirito, perché, dal abbiamo incominciato ad essere creature spirituali e celesti non abbiamo a pensare e compiere se non se spirituali e celesti, giacché lo stesso Signore dice: "Chi mi onorerà, anch’io lo onorerò; chi mi disprezzerà sarà oggetto di disprezzo " (1 Sam 2, 30). Anche il beato Apostolo in una sua lettera ha scritto:Non appartenete a voi stessi; infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo! " (1 Cor 6, 20). Dopo questo diciamo: Sia santificato il tuo nome ", non perché auguriamo a Dio che sia santificato dalle nostre preghiere, ma perché chiediamo al Signore che in noi sia santificato il suo nome. D’altronde da chi può essere santificato Dio, quando è lui stesso che santifica? Egli disse: " Siate santi, perché anch’io sono santo " (Lv 11, 45). Perciò noi chiediamo e imploriamo che, santificati dal battesimo, perseveriamo in ciò che abbiamo incominciato ad essere. E questo lo chiediamo ogni giorno. Infatti abbiamo bisogno di una quotidiana santificazione. Siccome pecchiamo ogni giorno, dobbiamo purificarci dai nostri delitti con una ininterrotta santificazione. Quale sia poi la santificazione che viene operata in noi dalla misericordia di Dio lo annunzia l’Apostolo dicendo: " Né immorali, né idolatri, né adulteri, nè effeminati, né sodomiti, nè ladri, nè avari, nè ubriaconi, nè maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete Stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio! " (1 Cor 6, 9-11). Ci dice santificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio. Noi preghiamo perché rimanga in noi questa santificazione E poiché il Signore e giudice nostro impone a chi è stato da lui guarito o risuscitato di mai più peccare, perché non abbia ad accadergli qualcosa di peggio, chiediamogli giorno e flotte di custodire in noi quella santità e quella vita, che viene dalla sua grazia.  

Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà

"Venga il tuo regno ". Domandiamo che venga a noi il regno di Dio, così come chiediamo che sia santificato in noi il suo nome. Ma ci può essere un tempo in cui Dio non regna? O quando presso di lui può cominciare ciò che sempre fu e mai cessò di esistere? Non è questo che noi chiediamo, ma piuttosto che venga il nostro regno, quello che Dio ci ha promesso, e che ci è stato acquistato dal sangue e dalla passione di Cristo, perché noi, che prima siamo stati schiavi del mondo, possiamo in seguito regnare sotto la signoria di Cristo. Così egli stesso promette, dicendo: " Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo " (Mt 25, 34). In verità, fratelli carissimi, lo stesso Cristo può essere il regno di Dio di cui ogni giorno chiediamo la venuta, di cui desideriamo vedere, al più presto, l’arrivo per noi. Egli infatti è la risurrezione, poiché in lui risorgiamo. Per questo egli può essere inteso come il regno di Dio, giacché in lui regneremo. Giustamente dunque chiediamo il regno di Dio, cioè il regno celeste, poiché vi è anche un regno terrestre. Ma chi ha ormai rinunziato al mondo del male, è superiore tanto ai suoi onori quanto al suo regno. Proseguendo nella preghiera diciamo: " Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra ", non tanto perché faccia Dio ciò che vuole, ma perché possiamo fare noi ciò che Dio vuole. Infatti chi è capace di impedire a Dio di fare ciò che vuole? Siamo noi che non facciamo ciò che Dio vuole, perché di noi si alza il diavolo ad impedirci di orientare il nostro cuore e le nostre azioni secondo il divino. Per questo preghiamo e chiediamo si faccia in noi la volontà di Dio. E perché faccia in noi abbiamo bisogno della volontà cioè della sua potenza e protezione, poiché è forte per le proprie forze, ma lo diviene per la benevolenza e la misericordia di Dio. Infine anche Signore, mostrando che anche in lui c’era la debolezza propria dell’uomo, disse: " Padre mio, se possibile, passi da me questo calice! " (Mt 26,39) E offrendo l’esempio ai suoi discepoli perché facessero la volontà loro, ma quella di Dio, aggiunse :" Però non come voglio io, ma come vuoi tu ". La volontà di Dio dunque è quella che Cristo ha eseguito e ha insegnato. E' umiltà nella conversazione, fermezza nella fede, discrezione nelle parole, nelle azioni giustizia, nelle opere misericordia, nei costumi severità. Volontà di Dio è non fare torti e tollerare il torto subito, mantenere la pace con i fratelli, amare Dio con tutto il cuore, in quanto è Padre, temerlo in quanto è Dio, assolutamente anteporre a Cristo, poiché neanche lui ha preferito qualcosa a noi. Volontà di stare inseparabilmente uniti al suo amore, rimanere accanto alla sua croce con coraggio e dargli ferma testimonianza quando è in discussione il suo nome e il suo onore, mostrare sicurezza della buona causa, quando ci battiamo per accettare con lieto animo la morte quando essa verrà per portarci al premio.Questo significa voler essere coeredi di questo è fare il comando di Dio, questo è compiere la volontà del Padre.

continua........

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