Il Vaticano all'ONU: le religioni possono essere solo alleate della pace
Il Cardinal Tauran prende la parola davanti all'Assemblea Generale
NEW YORK, domenica, 16 novembre 2008 (ZENIT.org).- Le religioni, se fedeli alla loro natura, sono messaggere e artefici di fraternità, ha spiegato il rappresentante di Benedetto XVI davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dedicata al tema “Cultura della pace”, il 12 novembre. Il Cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, è tornato al Palazzo di vetro, in cui è intervenuto in varie occasioni durante i 13 anni in cui è stato segretario di Giovanni Paolo II per i Rapporti con gli Stati, per portare questa proposta: “Facciamo sì che la fraternità non sia solo un ideale, ma una realtà!”.
“Che possiamo tracciare tutti insieme, senza rinunciare ai nostri aspetti specifici culturali e religiosi, il cammino verso un mondo più sicuro e solidale!”, ha auspicato il porporato francese, che ha appena organizzato in Vaticano uno storico vertice con rappresentanti musulmani di varie correnti.
Il suo discorso si è concentrato sul mostrare come nella pratica “le religioni, nonostante le debolezze e le contraddizioni dei loro fedeli, siano messaggere di riconciliazione e di pace”.
“Nelle loro famiglie e scuole, così come nei rispettivi luoghi di culto, i credenti che pregano praticano la solidarietà e incoraggiano tutte le iniziative che contribuiscono alla difesa della persona e della terra, insegnando allo stesso modo il linguaggio e i gesti di pace”.
“Si sforzano di ascoltare, comprendere, rispettare l'altro, di avere fiducia in lui prima di giudicarlo. Tutti questi atteggiamenti educano e aprono uno spazio alla pace”, ha riconosciuto.
“Ogni settimana, milioni di credenti si riuniscono nelle loro sinagoghe, chiese, moschee e altri luoghi di culto per pregare. Fanno l'esperienza della fraternità. Realizzano l'unità nella diversità. Ricordano a tutti che l'uomo non vive di solo pane”.
Il Cardinale ha osservato che i credenti vogliono “mettere a disposizione di tutti questo 'saper fare'”.
“Invitando all'interiorità, all'armonia con se stessi, con gli altri e con la creazione, le religioni danno senso all'avventura umana”, ha detto davanti all'Assemblea dell'ONU parlando in francese.
Per questo, ha avvertito, in primo luogo “è necessario che i credenti siano coerenti e credibili. Non possono utilizzare la religione per limitare la libertà di coscienza, per giustificare la violenza, per promuovere l'odio e il fanatismo o per indebolire l'autonomia dell'aspetto politico e di quello religioso”.
Dall'altro lato, “partecipando al dialogo pubblico nelle società di cui sono membri, i credenti si sentono chiamati a cooperare nella promozione del bene comune, che segue la scia dei valori comuni a tutti, credenti e non credenti: il carattere sacro della vita, la dignità della persona umana, il rispetto della libertà di coscienza e di religione, l'attaccamento alla libertà responsabile, l'accoglienza delle opinioni nella loro diversità, il retto uso della ragione, l'apprezzamento per la vita democratica, l'attenzione alle risorse naturali, solo per citarne alcune”.
Il Cardinale ha concluso garantendo la volontà della Chiesa cattolica, dei suoi pastori e dei suoi fedeli di “continuare a offrire a tutti i suoi fratelli e le sue sorelle nell'umanità uno spirito – quello della fraternità –, una forza – quella della preghiera –, una speranza – quella offerta da Cristo”.
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