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IL SINCRETISMO RELIGIOSO è UNA RELIGIONE?

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2008 17:07
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15/11/2008 17:06

La forza del Cristianesimo come religione vera

Quando si diffuse il cristianesimo l’ambiente culturale aveva non pochi aspetti in comune con quello dell’occidente moderno. Nell’Impero Romano le religioni pagane non godevano di buona salute ma allo stesso tempo non erano del tutto decadute. Le persone di cultura, per quanto non fossero completamente indifferenti al paganesimo, aderivano per lo più ad una sorta di religiosità filosofica che tendeva al monoteismo e manteneva elementi diversi del paganesimo con una certa dose di sincretismo.
I ceti sociali più bassi cercavano la salvezza negli antichi culti misterici o in quelli nuovi provenienti dall’oriente nei quali la caratteristica comune era che l’unione con la divinità si raggiungeva attraverso pratiche suggestive e pseudo-magiche.
La civiltà ellenistico-romana portò ad una straordinaria mescolanza di popoli e delle loro diverse concezioni religiose soprattutto nelle grandi città come Alessandria e Roma. Si generarono quindi profonde assimilazioni di culti e dèi differenti. Complice di questo anche l’unità politica dell’Impero con la sua amministrazione unitaria e la sua rete commerciale.
L’intero modo di parlare e di pensare dell’Impero erano permeati di politeismo e panteismo, di culti differenti fusi insieme, insomma una situazione di confuso sincretismo. Si era talmente abituati a pensare al divino come una serie di dimensioni e gradi intermedi, che non c’era posto per un Dio assoluto, sostanzialmente distinto da ogni altro, ma tutto sembrava derivare e ritornare ad un ciclo cosmogonico.
Proprio per questo il Cristianesimo apparve alla gente dell’epoca come qualcosa di inaudito, una novità senza precedenti. Il monoteismo del tempo non era mai riuscito a raggiungere la chiarezza e l’esclusività, tendeva in qualche modo alla conoscenza del Dio unico, ma rimaneva legato alla presenza dei numerosissimi dèi intermedi. Il concetto di Dio più che all’unicità si rifaceva alla supremazia sugli altri dei.
Un altro aspetto di rottura e novità del cristianesimo era l’esigenza di unità tra la vita e la dottrina, cosa che nel paganesimo sincretizzante non era mai stata raggiunta a pieno, in quanto la religione aveva più a che fare con l’esteriorità che con la convinzione interiore. Il cristianesimo non si poneva come semplice conoscenza, esigeva di essere vissuto pienamente e coerentemente.
In qualche modo il cristianesimo portava il concetto di religione ad essere inteso in senso nuovo: la verità coincide con una persona, Gesù Cristo, e questa verità è accessibile a tutti proprio per il disegno salvifico di Dio.
Se questo è il panorama con cui doveva avere a che fare la prima evangelizzazione, non furono meno impegnative le sfide che la giovane Chiesa dei primi secoli dovette affrontare soprattutto nei confronti della gnosi.
Di fatto la gnosi nacque prima dell’avvento del cristianesimo ma proprio per la sua natura sincretistica generò, nell’incontro con il nuovo messaggio evangelico, una serie di eresie complesse. Ecco come lo descrive Joseph Lortz nella sua Storia della Chiesa: “Questo sincretismo, nelle sue mistificazioni spesso indistricabili o non distinguibili e nelle sue molteplici varietà, nella sua mescolanza di raffigurazioni religiose, è uno dei più vasti movimenti di carattere psico-culturale del mondo; sorto in Oriente, viene importato in Occidente con la spedizione di Alessandro Magno in India e poi di nuovo, come conseguenza della diffusione dell’Impero Romano, si espande nelle regioni delle antiche civiltà orientali. In questo processo durato per secoli, le religioni popolari, ma anche certe teorie filosofiche si compenetrano a vicenda; si ebbe così uno scambio di immagini, nomi, figure, miti e processi di origine cosmica, relativi alla liberazione dal peccato e al conferimento della grazia. Tutto fu fuso e interpretato a proprio modo da parte di persone colte, scettiche, ma religiosamente affamate, oppure fu grossolanamente materializzato dal popolo superstizioso”.
Gnosi significa conoscenza, ma una conoscenza che assume un valore salvifico, di natura religiosa. La tendenza della gnosi è quella di proporre una conoscenza segreta, accessibile solo a pochi “illuminati”, una conoscenza diversa dalla fede e ad essa superiore.
Questo è uno dei punti di principale differenza dalla dottrina cristiana: la liberazione, la redenzione è operata attraverso tecniche esoteriche e magiche e consiste nell’emancipare lo spirito buono dalla materia, che è fondamentalmente cattiva, e non comporta, come nel cristianesimo, una liberazione interiore dell’anima dal peccato.
Sono molti i motivi per cui lo gnosticismo ha avuto grande presa sulle persone dell’epoca. Da una parte questo suo esaltare il pensiero umano rendendolo la fonte della salvezza, dall’altra il fatto che queste dottrine nel loro contenuto religioso puntavano molto sulla fantasia, stimolando una sorta di creatività spirituale supportata da un esegesi allegorica e fantastica.
Il sincretismo dell’epoca, che si manifestava principalmente in teorie gnostiche, era una vera e propria epidemia spirituale che manifestava quanto gli influssi di secoli di paganesimo fossero vivi e ancora influenti nella vita delle persone. Insomma un’epoca che difficilmente riusciva a slegarsi dalla superstizione e da dottrine misteriche occulte.
Allo stesso tempo, però, un’epoca caratterizzata da un forte anelito alla redenzione, da una ricerca di salvezza e purificazione che, sebbene costituì con le varie eresie che ne sorsero, un pericolo per la purezza originaria del messaggio di Cristo, fu anche il vero humus in cui la Chiesa seppe mostrare la sua unità e la sua capacità di rispondere alle esigenze dei tempi.
Ne è in qualche un modo il simbolo la professione di fede romana, la più antica a noi nota che risale al 125 d.C., che corrisponde sostanzialmente al Credo, che afferma positivamente e chiaramente la reale Incarnazione del figlio di Dio, nato da Maria Vergine che è stato crocifisso in un preciso momento storico “sotto Ponzio Pilato”, in netto contrasto con le distorsioni spiritualistiche e allegoriche della persona e della vita di Gesù operate dagli gnostici.
È sempre in questo clima che i Pastori vengono a stabilire il canone neotestamentario come garanzia per i fedeli di corretta dottrina, giacché i vari esponenti delle dottrine sincretistico-gnostiche spesso manipolavano e riadattavano gli scritti degli apostoli se non addirittura componevano vangeli ad hoc per avallare le loro dottrine.
La Chiesa insomma fu capace di rispondere agli attacchi “esterni” e alle confusioni dottrinali “interne” fondando la purezza della dottrina fin da subito sul criterio della diretta trasmissione dai primi Apostoli a oggi della Parola di Dio senza distorsioni, aggiunte e modifiche, perché il cristianesimo era, più che una religione tra le altre, il fondamentale incontro tra l’uomo e il Cristo-Verità.
L’allora Card. Ratzinger nel suo intervento a al Convegno “2000 anni dopo cosa?” a Parigi affrontò proprio questo tema del cristianesimo come fondamentalmente diverso dalle religioni. Il messaggio cristiano non ha a che fare semplicemente con il mondo della religione, sostiene Ratzinger, ma si pone allo stesso livello della ricerca razionale della verità. Cosa che all’epoca in cui il cristianesimo si affacciò nel mondo era un’assoluta novità.
Nei primi secoli dell’era cristiana nell’Impero Romano “l'ordine cultuale, il mondo concreto della religione, non apparteneva all'ordine della res, della realtà in quanto tale, ma a quella dei mores - dei costumi. Non erano gli dei che avevano creato lo stato, era lo stato che aveva istituito gli dei, la cui venerazione era essenziale per l'ordine dello stato e la buona condotta dei cittadini”. Dio non era altro che l’anima del mondo, il Cosmo, che non era oggetto di religione ma che riguardava la ricerca razionale e filosofica della verità ed era cosa ben diversa dagli dèi a cui si rendevano i più disparati culti.
Filosofia, mito e culti religiosi erano visti su piani completamente diversi. La filosofia, la ricerca della verità aveva un ruolo quasi di demitologizzazione, di indagine razionale che di certo non credeva, anzi confutava, la nutrita schiera di dèi e divinità che popolavano le credenze popolari.
Prosegue Ratzinger: “culto e conoscenza si separavano completamente l'uno dall'altra. Il culto restava necessario nella misura in cui era una questione di utilità politica; la conoscenza aveva un effetto distruttivo sulla religione e pertanto non avrebbe dovuto essere messa sulla pubblica piazza”.
Ma il cristianesimo in questo panorama si posizionava proprio a livello della filosofia, della ricerca della verità e non nella dimensione della religione e del culto. Il cristianesimo si poneva come conoscenza razionale delle verità divine, come religio vera, ricucendo definitivamente la separazione tra razionalità e religione. Il cristianesimo si presentava come forza demitologizzante, come vittoria della conoscenza e della verità sulla superstizione e sul mito. Si proponeva al mondo come universale e valido per tutti, “non come una religione particolare – scrive Ratzinger - che ne reprimeva delle altre, non come una sorta di imperialismo religioso, ma piuttosto come la verità che rendeva superflua l'apparenza”.
I cristiani dell’epoca erano visti come “atei”, perché non si limitavano a riformulare in nuove dottrine le figure del mito o i diversi culti. Il cristianesimo rompeva il sistema sincretistico e tollerante dei politeismi perché “non voleva essere una religione tra le altre, ma la vittoria dell'intelligenza sul mondo delle religioni. (…) Le due dimensioni della religione, che erano sempre state separate tra loro, la natura nel suo regno eterno e il bisogno di salvezza dell'uomo che soffre e che lotta, erano state congiunte tra loro. La razionalità poteva diventare religione perché il Dio della razionalità era entrato egli stesso nella religione”.
Non più l’uomo che cerca attraverso il culto e il mito di dare una risposta al suo anelito di felicità e salvezza, non più il filosofo che indagando la natura arriva ad intuire un ente supremo da cui tutto trae origine e significato. È Dio stesso che entra nella storia, si rivela, si rivolge all’uomo rendendolo partecipe del suo piano di redenzione attraverso Gesù Cristo. Non un anelito religioso umano che si fa dottrina, ma un uomo-Dio che rivela suo Padre all’uomo.
Tutto questo non basta a spiegare la forza dirompente che ebbe il cristianesimo sul mondo delle religioni. C’è un’altra componente: il cristianesimo proprio per la sua qualità di religione vera, che pone l’uomo di fronte alla conoscenza di se stesso, del cosmo e di Dio, indica anche una Via da percorrere, indica all’uomo come essere pienamente uomo. Non rimane pura dottrina teorica ma diviene stile di vita incarnato secondo il precetto della carità, dell’amore. “Possiamo dire – prosegue Ratzinger - che la forza che ha trasformato il cristianesimo in una religione mondiale sta nella sintesi da esso operata tra ragione, fede e vita".
Il sincretismo religioso che pervade le coscienze di molti uomini al giorno d’oggi non differisce da quella situazione di “epidemia spirituale” – come la definisce Lortz - presente agli inizi del cristianesimo. Anche oggi il razionalismo portato alle sue estreme conseguenze ha estromesso il discorso religioso dalla sfera del razionale, riconfigurando quella separazione tra religio e verità presente in epoca precristiana.
Allora bisogna ripartire proprio da quella sfida che i primi cristiani affrontarono: "Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie". Sono parole tratte dall'omelia del Card. Ratzinger alla vigilia del Conclave che lo eleggerà Papa.
A queste si potrebbero aggiungere quelle di Giovanni Paolo II che parlando ai Vescovi americani a proposito del proliferare di nuovi atteggiamenti religiosi sottolineò come “in mezzo a questa confusione spirituale (…) bisognerebbe essere in grado di individuare un'autentica sete di Dio e un intimo e personale rapporto con Lui. In sostanza la ricerca del significato è il meraviglioso bisogno della Verità e della Bontà che hanno il loro fondamento in Dio stesso Creatore di tutto ciò che esiste. Infatti è Dio stesso che risveglia questo desiderio nei cuori delle persone”.


Sincretismo, evangelizzazione e dialogo

Il diffuso sincretismo religioso che pervade la società, soprattutto quella occidentale, come abbiamo visto, richiama la Chiesa ad una attenta considerazione di quel bisogno religioso che c’è nell’uomo moderno, a quella sete di Dio che oggi come in passato non cessa di manifestarsi seppure in forme differenti.
Lo sforzo della Chiesa deve essere, come sempre, ancora una volta, evangelico e deve particolarmente concentrare i suoi sforzi, come indica Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio, per “portare gli uomini alla scoperta della loro capacità di conoscere il vero e del loro anelito verso un senso ultimo e definitivo dell'esistenza”. Anelito che può trovare risposte proprio nella verità di Cristo.
In questo tempo in cui sembra che l’uomo “dovrebbe ormai imparare a vivere in un orizzonte di totale assenza di senso, all'insegna del provvisorio e del fuggevole” è necessario che i cristiani sappiano riscoprire il valore dell’”intellectus fidei”, della verità che è conoscibile dall’uomo proprio perché creatura ad immagine e somiglianza di Dio. Questa rappresenta la vera cura agli eccessi dell’”ottimismo razionalista” che è stato fonte di numerose sofferenze nel XX secolo e che sta vivendo una profonda crisi gettando molte coscienze nella “tentazione della disperazione”.
Allo stesso tempo, avverte Giovanni Paolo II, “credere nella possibilità di conoscere una verità universalmente valida non è minimamente fonte di intolleranza; al contrario, è condizione necessaria per un sincero e autentico dialogo tra le persone. Solamente a questa condizione è possibile superare le divisioni e percorrere insieme il cammino verso la verità tutta intera, seguendo quei sentieri che solo lo Spirito del Signore risorto conosce”.
La proposta delle fede deve essere condotta con un atteggiamento di dialogo e il dialogo non può che fondarsi su una riscoperta della ragione umana come strumento valido per discernere la verità.
In questa stessa direzione procede la dichiarazione Dominus Iesus del 2000 che fu scritta proprio per ribadire che la salvezza può essere raggiunta solo in Gesù Cristo. Nella dichiarazione si fa riferimento al rapporto con altri credi religiosi affermando l’opportunità e la bontà di riconoscere in questi “elementi di religiosità, che procedono da Dio e che fanno parte di quanto opera lo Spirito nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni". Ma questo riconoscimento non può scadere certo nel sincretismo, confondendo il piano del dialogo e del rispetto della dignità dell’altro con il piano della verità: “Il dialogo perciò, pur facendo parte della missione evangelizzatrice, è solo una delle azioni della Chiesa nella sua missione ad gentes. La parità, che è presupposto del dialogo, si riferisce alla pari dignità personale delle parti, non ai contenuti dottrinali né tanto meno a Gesù Cristo, che è Dio stesso fatto Uomo, in confronto con i fondatori delle altre religioni”.
La Chiesa ha da sempre avuto questo atteggiamento nei confronti di altre concezioni filosofiche e di altre religioni: riconoscerne gli elementi che hanno valore di verità senza rinunciare a discernere ciò che si allontana dal vero. E questo è possibile solo dal momento in cui si ha fiducia che una verità unica esista, perché in questo ogni elemento può essere spunto e ricchezza per avvicinarla.
Nella lettera ai vescovi dal titolo Alcuni aspetti della meditazione cristiana, della Congregazione per la Dottrina della Fede datata 1989, si legge: "la chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni, non si dovranno disprezzare pregiudizialmente queste indicazioni in quanto non cristiane. Si potrà, al contrario, cogliere da esse ciò che vi è di utile, a condizione di non perdere mai di vista la concezione cristiana della preghiera, la sua logica e le sue esigenze, poiché è all'interno di questa totalità che quei frammenti dovranno essere riformulati ed assunti”.
Si tratta di un atteggiamento opposto a quello del sincretismo. Il sincretismo ha di fondo l’idea che un credo vale l’altro, una dottrina non ha altro valore se non quello che gli dà l’individuo o, al massimo, una ristretta cerchia di persone. Pertanto si finisce di fatto nell’annullamento di qualsiasi possibilità di individuare la validità di ciascuna concezione. Questo, a ben vedere, minaccia soprattutto la possibilità di un autentico dialogo giacché finisce per svuotare di significato ogni cosa e getta l’umanità in un irrazionalismo dell’individuo ripiegato su se stesso.
Il cristianesimo invece, come disse l’allora Card. Razinger a Subiaco nel 2005, ha “davvero delle buone carte da giocare” essendo “la religione secondo ragione (..) che ha sgombrato la strada dalle tradizioni per volgersi alla ricerca della verità e verso il bene, verso l’unico Dio che sta al di sopra di tutti gli dèi.” Ma il pensiero dell’attuale Papa si spingeva anche oltre: “l’illuminismo è di origine cristiana ed è nato non a caso proprio ed esclusivamente nell’ambito della fede cristiana”.
Il cristianesimo può proporre anche all’uomo moderno una ricerca autentica di verità perché è “religione del logos”, è fede “nello Spirito creatore, dal quale proviene tutto il reale”. La fede cristiana riconosce che il mondo viene dalla mente di Dio e per questo razionale e razionalmente conoscibile.
Vale la pena riportare per intero le parole dell’allora Card. Ratzinger che rappresentano un richiamo per tutti i fedeli: “Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”.
Il sincretismo di oggi è la conseguenza di quell’anelito dell’uomo alla ricerca di un senso più alto, che nell’epoca contemporanea si rifugia in forme confuse proprio perché è in crisi oltre alla fede anche la fiducia nella capacità dell’uomo di conoscere la verità. Il compito di mostrare all’uomo moderno che questa fiducia può essere ritrovata, spetta ai cristiani che con il loro esempio, con la loro dedizione possono mostrare lo splendore della verità della fede.
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