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S.Tommaso commenta:1 Cor 11, 17-34

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2008 16:59
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16/11/2008 16:44

B. Lectio V ad vv 23-24.

Ego enim accepi a Domino quod et tradidi vobis, quoniam Dominus Iesus in qua nocte tradebatur accepit panem et gratias agens fregit et dixit: accipite et manducate, hoc est corpus meum pro vobis tradetur. Hoc facite in meam commemorationem.

Ora, Paolo tratta del sacramento in se stesso, prima dicendone la dignità e poi esortando i fedeli ad assumerlo in modo rispettoso (reverenter).

Per quanto riguarda la dignità dell'Eucaristia, Paolo sviluppa secondo due linee: l'autorevolezza di quanto egli sta per dire loro, (auctoritas doctrinae) e la dignità di questo sacramento (dignitas huius sacramenti).

1. Circa l'autorevolezza della dottrina:

Paolo esprime l'autorevolezza della dottrina, affermando di averla ricevuta egli stesso dal suo autore (auctor huius doctrinae), che è Cristo, e non da un altro semplice uomo. Inoltre è Paolo stesso che l'ha trasmessa ai Corinzi (Cfr. "che io vi ho trasmesso").

2. Per mostrare la dignità di questo sacramento, Paolo tramanda la stessa istituzione, ponendo in evidenza l'istituzione (institutio), il tempo (tempus) e il modo in cui l'Eucaristia è stata istituita (modus instituendi).

2.1. L'istitutore (Institutor) di questo sacramento è lo stesso Cristo. Egli ha la pienezza di potestà (excellentia potestatis) nei confronti dei sacramenti. Infatti, la potenza (virtus) e il merito di Cristo agiscono nei sacramenti; ogni sacramento è santificato nel suo nome; Cristo può concedere l'effetto del sacramento anche senza di esso; a Cristo appartiene l'istituzione dei nuovi sacramenti.

2.2. Il tempo dell'istituzione fu un tempo appropriato (congruus).Essa avvenne di notte, perché questo sacramento illumina l’anima. Inoltre, in quel momento, Cristo stava per essere consegnato alla passione, attraverso la quale passava al Padre, e di cui questo sacramento è il memoriale.

3. Quindi, Paolo mostra il modo dell'istituzione.

3.1. Paolo mette in evidenza ciò che Cristo disse e fece, istituendo questo sacramento.

3.1.1. Bisogna considerare la necessità di questo sacramento. I sacramenti sono stati istituiti per i bisogni (necessitas) della vita spirituale. Infatti, le cose corporali sono come similitudini di quelle spirituali e per questo i sacramenti si possono paragonare ai bisogni della vita corporale. Infatti, alla nascita è paragonabile il battesimo, che rigenera nella vita spirituale. Nella vita del corpo è necessaria la crescita, per mezzo della quale una persona è condotta alla piena maturazione del suo corpo: ad essa è paragonabile la confermazione, in cui lo Spirito è dato per irrobustire (ad robur). Ed infine, come nella vita corporale è richiesto il cibo, che alimenta il corpo dell'uomo, similmente (similiter) la vita spirituale è alimentata per mezzo del sacramento dell'Eucaristia.

A differenza però del battesimo e della confermazione nelle quali Cristo si comunica secondo la sua potenza (secundum virtutem), nell'Eucaristia egli si comunica secondo la sua sostanza, come il cibo si congiunge a colui che lo mangia. Infatti, nel sacramento dell'Eucaristia, Cristo è presente secondo la sostanza (secundum substantiam).

Egli è presente sotto un'altra specie per tre ragioni: perché non fosse motivo di orrore per i fedeli assumere la carne ed il sangue di un uomo; perché non fosse motivo di derisione agli occhi degli infedeli; perché cresca il merito della fede, che consiste nel credere in ciò che non si vede.

L'Eucaristia fu trasmessa in due specie per tre motivi: la sua perfezione, dal momento che, essendo alimento spirituale, deve essere cibo spirituale e bevanda spirituale; il suo significato, infatti esso è il memoriale della passione del Signore, per mezzo del quale il sangue di Cristo fu separato dal corpo; il suo effetto di salvezza, infatti per la salvezza del corpo si offre il corpo, mentre per la salvezza dell'anima si offre il sangue.

Questo sacramento si dà sotto le specie del pane e del vino per tre motivi: il pane ed il vino sono i più usati dagli uomini per la loro alimentazione; la potenza di questo sacramento si esprime dal fatto che il pane conferma il cuore dell'uomo e il vino lo allieta; il pane, che è fatto da molti chicchi, ed il vino, fatto da molte uve, significano l'unità della Chiesa, che è costituita da molti fedeli. L'Eucaristia è il sacramento dell'unità e della carità (Cfr. Agostino, Super Ioannem)

3.1.2. Ora dobbiamo considerare che cosa Cristo ha fatto e detto.

Cristo fa tre cose.

Egli "prese il pane". Ciò significa che accoglie volontariamente (voluntarie) la passione, di cui la cena è memoriale, e che riceve dal Padre il potere di rendere perfetto questo sacramento.

Quando "rese grazie", egli dà a noi l'esempio secondo il quale anche noi dobbiamo ringraziare Dio per tutto ciò che ci viene dato dal cielo.

E poi "spezzò il pane".

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Ora Tommaso apre una Quaestio circa la frazione del pane. Infatti, sembra che ciò sia contrario all'uso della Chiesa, secondo il quale prima si consacra e poi si spezza, e non viceversa.

Per questo motivo, alcuni dicono che Cristo prima consacrò il pane con altre parole e poi disse quelle parole, con le quali noi consacriamo. Ma ciò non può essere, perché il sacerdote, quando consacra, non dice queste parole ex persona sua, ma ex persona Christi consacrantis. Quelle parole con le quali noi consacriamo, devono essere le stesse con le quali Gesù stesso consacrò. Perciò, le parole "e disse" non si devono intendere conseguentemente (consequenter), quasi Gesù prendesse il pane e poi dicesse quelle parole, ma come in concomitanza (concomitanter), cioè, mentre prendeva il pane, disse quelle parole.

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Per quanto riguarda le parole che Gesù disse, egli impone l'uso del sacramento, ne esprime la verità e ne insegna il mistero.

Dicendo "prendete" è come se dicesse "non da un potere o da un merito umano spetta a voi l'uso di questo sacramento, ma da un eminente beneficio di Dio" (ex eminenti Dei beneficio).

Gesù determina la modalità d'uso dell'Eucaristia dicendo "Mangiate". A differenza degli altri sacramenti, l'Eucaristia contiene lo stesso Cristo, che è il fine di tutta la grazia santificante, e questa presenza si realizza con le parole "Questo è il mio corpo"

Ora, si deve considerare la cosa (res) significata attraverso queste parole.

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