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S.Tommaso commenta:1 Cor 11, 17-34

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2008 16:59
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16/11/2008 16:48

A questo punto, giunto alle parole della consacrazione, Tommaso apre una Quaestio circa la conversione del pane nel corpo di Cristo e propone le varie posizioni.

a. Alcuni dicono che il corpo di Cristo non è presente in verità (secundum veritatem), ma solo come segno e figura, perciò l'affermazione "Questo è il mio corpo" va intesa "Questo è segno e figura del mio corpo".

b. Altri affermano che il corpo di Cristo è presente insieme con la sostanza del pane.

c. Altri ancora dicono che c'è soltanto il corpo di Cristo e non rimane nulla della sostanza del pane, che si annichila.

Ma nessuna di queste posizioni è vera.

Dunque, si deve dire che il corpo di Cristo è veramente presente in questo sacramento, in forza della conversione (conversio) del pane in esso.

La conversione del pane nel corpo di Cristo è diversa da tutte le altre trasformazioni, che avvengono in natura. Dio, che è autore della materia e della forma, opera questa conversione: tutta la sostanza del pane non resta materia ma è trasformata in sostanza del corpo di Cristo. Questa trasformazione è detta trasformazione sostanziale (conversio substantialis) o transustanziazione (transubstantiatio). In questo caso unico, a differenza delle trasformazioni naturali, pur essendo modificata la sostanza, rimangono gli accidenti senza il loro soggetto proprio, per pura potenza divina, la quale sostiene gli accidenti senza la loro causa materiale.

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Quaestio circa la frazione del pane. Se la sostanza del pane è tutta trasformata in sostanza del corpo di Cristo, ci si potrebbe chiedere: se il corpo di Cristo dopo la resurrezione è stato glorificato, non dovrebbe essere anche infrangibile?

Il corpo di Cristo non è toccato dalla frazione del pane, poiché esso rimane intero sotto qualsiasi aspetto nelle particelle divise. Dopo la consacrazione, l'intero corpo di Cristo è presente in qualsiasi piccola parte del pane spezzato.

La divisione dell'ostia consacrata significa la passione di Cristo, per mezzo della quale il suo corpo fu ferito dai colpi ricevuti. Inoltre, essa vuole esprimere la distribuzione dei doni di Cristo e le tre diverse parti della Chiesa: i pellegrini in questo mondo, coloro i quali vivono nella gloria di Cristo e quanti aspettano la resurrezione finale nella fine del mondo.

Ora si deve considerare la verità della frase: "Questo è il mio corpo".

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Tommaso affronta la Quaestio circa la verità delle parole della consacrazione.

Sembra che la frase "Questo è il mio corpo" sia falsa, perché la trasformazione del pane nel corpo di Cristo avviene alla fine della recitazione di queste parole. Infatti, il significato di questa frase è completo solo alla fine. Dunque, quando si dice "Questo" si intende ancora la sostanza del pane e non la sostanza del corpo di Cristo, perciò l'affermazione si presenta falsa.

Altri dicono che il sacerdote proferisce queste parole in persona Christi, dunque "questo" non si riferisce alla presente materia (ma a quel pane che Gesù ha spezzato nell'ultima cena).

Se fosse vero che questa frase non si applica alla presente materia, non si farebbe nulla verso di essa. Invece, come dice Agostino, "Aggiungi la parola all'elemento e c'è il sacramento". Quindi, queste parole si riferiscono esattamente alla materia presente ed il sacerdote le pronuncia nella persona di Cristo, per dimostrare che ora hanno la stessa efficacia di quando Gesù le pronunciò per la prima volta. La forza di queste parole non svanisce né per il trascorrere del tempo, né per la diversità dei sacerdoti.

Per quanto riguarda la prima difficoltà, si deve dire che le forme dei sacramenti non sono solo significativae ma anche factivae: esse realizzano ciò che significano. Quando si dice "Questo" si afferma che ciò che è contenuto sotto questi accidenti "è il mio corpo", e ciò è quanto accade per mezzo delle parole della consacrazione. Infatti, prima della consacrazione, ciò che era contenuto sotto gli accidenti del pane non era il corpo di Cristo, ma lo diviene dopo la consacrazione.

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Ora si deve considerare in che modo la forma "Questo è il mio corpo" sia conveniente a questo sacramento. Si deve dire "questo è il mio corpo" perché attraverso queste parole viene significato il fine, che è realizzato con lo stesso significare, cioè la trasformazione di questo pane nel corpo di Cristo.

Quando dice "che è dato per voi", si tocca il mistero di questo sacramento: esso è infatti rappresentativo (repraesentativum) della divina passione, per mezzo della quale egli ha consegnato se stesso alla morte, per noi. E poi Gesù aggiunge "Fate questo in memoria di me", per sottolineare quale grande beneficio egli abbia lasciato a noi consegnando se stesso alla morte.

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