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II Domenica di Avvento: Rito Ambrosiano

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2008 18:13
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22/11/2008 18:13

I figli del Regno
MESSA VIGILIARE II DOMENICA DI AVVENTO

VANGELO DELLA RISURREZIONE

Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Luca 24, 1-8

Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole.
Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!

 II DOMENICA DI AVVENTO - I figli del Regno

Messa del giorno

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 51, 7-12a

Così dice il Signore Dio: / «Ascoltatemi, esperti della giustizia, / popolo che porti nel cuore la mia legge. / Non temete l’insulto degli uomini, / non vi spaventate per i loro scherni; / poiché le tarme li roderanno come una veste / e la tignola li roderà come lana, / ma la mia giustizia durerà per sempre, / la mia salvezza di generazione in generazione. / Svégliati, svégliati, rivèstiti di forza, / o braccio del Signore. / Svégliati come nei giorni antichi, / come tra le generazioni passate. / Non sei tu che hai fatto a pezzi Raab, / che hai trafitto il drago? / Non sei tu che hai prosciugato il mare, / le acque del grande abisso, / e hai fatto delle profondità del mare una strada, / perché vi passassero i redenti? / Ritorneranno i riscattati dal Signore / e verranno in Sion con esultanza; / felicità perenne sarà sul loro capo, / giubilo e felicità li seguiranno, / svaniranno afflizioni e sospiri. / Io, io sono il vostro consolatore».

SALMO RESPONSORIALE
Sal 47

RIT.: Il tuo nome, o Dio, si estende ai confini della terra.

Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato.

Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l’ha fondata per sempre.

O Dio, meditiamo il tuo amore dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende sino all’estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra.

Circondate Sion, giratele intorno.
Osservate le sue mura,
passate in rassegna le sue fortezze,
per narrare alla generazione futura:
questo è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre.

EPISTOLA
Rm 15, 15-21

Fratelli, su alcuni punti, vi ho scritto con un po’ di audacia, come per ricordarvi quello che già sapete, a motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti, adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo. Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito. Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: «Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno».

VANGELO
Mt 3, 1-12

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».


Giovanni Battista,
un esigente maestro di ascesi
 
Commento al Vangelo di domenica 23 novembre
II Domenica di Avvento
(Lc 24,1-8; Is 51,7-12; Rom 15,15-21; Mt 3,1-12)
di Giuseppe GRAMPA
parroco di San Giovanni in Laterano
Nel nostro cammino di Avvento ci viene incontro la figura aspra di Giovanni il Battista. Ne conosciamo bene l’aspetto esteriore, i rozzi indumenti, il nutrimento poverissimo. Giovanni è l’uomo del deserto. E’ l’uomo dell’essenziale. La pagina odierna riferisce anche la predicazione infuocata, l’appello terribile alla penitenza minacciando l’imminente castigo divino, la collera divina: «Razza di vipere... la scure è posta alla radice degli alberi... si taglia e si mette al fuoco». Possiamo dire che Giovanni Battista è un grande moralista, un duro maestro di ascesi. Conosce il male e le sue radici nel cuore dell’uomo e sa che per combatterlo occorrono uomini intransigente con se stessi.

Giovanni è così duro con se stesso, col suo corpo che sottopone a penitenza perchè sa che la prima contestazione deve essere rivolta contro se stessi, contro il proprio io egoista, arrogante, sempre pronto al compromesso. Giovanni non sgrava la coscienza delle sue responsabilità anzi esige l’impegno della penitenza. Quella di Giovanni è una proposta educativa impegnativa e ci rammenta che senza disciplina interiore non c’è vera libertà. Una formazione, un lavoro educativo che rinuncia ad essere esigente, talora intransigente, produrrà solo personalità smorte e fragili. Proprio perchè esigente con se stesso Giovanni potrà alzare la voce nella denuncia, senza fermarsi davanti ai potenti, pronto a pagare di persona la sua coerenza con la verità.

Giovanni ci appare così come il campione di una religiosità che ha nello sforzo morale dell’uomo il suo cardine, una religione affidata alla durezza della disciplina. Ma Giovanni avverte altresì il suo limite, il suo esser chiamato a fare solo da battistrada che deve preparare ad un Altro la via, un Altro più forte di lui. Giovanni infatti si presenta come colui che è totalmente relativo a Gesù, come colui che mette sulla strada dell’incontro con Gesù.

In due modi Giovanni descrive la sua relazione con Gesù. Anzitutto il suo battesimo è nell’acqua, segno esteriore del desiderio di conversione, ma incapace di realizzare efficacemente tale conversione. Battesimo d’acqua appunto e non di Spirito Santo. Solo il dono dello Spirito di Gesù conferirà forza ri-creativa al battesimo. Inoltre Giovanni si pone rispetto a Gesù come il servo, anzi in posizione, se possibile, di ulteriore inferiorità. Slegare i legacci dei sandali era compito così umiliante che poteva esser esigito solo da uno schiavo. Un giudeo non lo poteva pretendere da un servo giudeo.

E Giovanni si presenta come indegno di compiere verso Gesù questo gesto perché Colui al quale prepara la strada è più forte di lui, toccherà a Lui solo compiere il giudizio definitivo: raccogliere il buon grano e bruciare la pula nel fuoco. Giovanni rappresenta lo sforzo umano, l’impegno umano per conseguire la giustizia mediante le opere della penitenza. Sta qui la sua grandezza e insieme il suo limite. Con Gesù noi sappiamo ormai che la salvezza prima che conquista mediante i nostri sforzi è dono, è grazia, è evangelo, alla lettera: buona notizia da accogliere a braccia aperte e con cuore libero. Non siamo noi gli artefici della nostra salvezza, possiamo attenderla, invocarla come un dono.

C’è qualcosa di grande e quasi di tragico in quest’uomo, nella sua ascesi rigorosa, nel suo moralismo intransigente e al tempo stesso nel saper riconoscere che l’ultima parola, quella risolutiva non è la sua, non è parola umana, parola di impegno intransigente: l’ultima parola sarà Gesù e il suo evangelo.

 
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