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"La fede e le opere" di S.Agostino

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2008 18:01
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27/11/2008 17:56

LA FEDE E LE OPERE

Alcuni sostengono che il battesimo deve essere consentito a tutti senza condizione.

1. 1. Ad alcuni sembra giusto ammettere tutti, indistintamente, al bagno della rigenerazione in Cristo Gesù nostro Signore anche se rifiutassero di mutare la loro vita perversa e turpe, nota per scelleratezze e azioni disonorevoli evidentissime, e dichiarassero apertamente di voler perseverare in essa. Se uno, per esempio, ha un legame con una meretrice, non gli si ordini preventivamente di staccarsene e solo dopo di accostarsi al battesimo, ma venga pure ammesso e sia battezzato, anche se, come confessa pubblicamente, è tuttora con lei ed è intenzionato a rimanerci; non gli si impedisca di diventare membro del Cristo, benché persista nel restare membro della meretrice (Cf. 1 Cor 6, 15.). Soltanto dopo lo si informi quanto grave è questo peccato e, una volta battezzato, lo si istruisca sul modo in cui cambiare in meglio i suoi costumi. La giudicano infatti una cosa inconsueta e contraria all'ordine insegnare come il cristiano debba comportarsi e poi battezzare: a loro avviso, il sacramento del battesimo deve precedere, perché l'istruzione sulla condotta di vita possa seguire. E se il battezzato vorrà accettarla e osservarla, la cosa gli sarà di giovamento; se invece non vorrà farlo, purché conservi la fede cristiana senza la quale si perderebbe in eterno, si salverà ugualmente, come attraverso il fuoco, in qualunque peccato o impurità abbia continuato a vivere, allo stesso modo di chi, sul fondamento che è Cristo, abbia costruito non con oro, argento e pietre preziose, ma con pezzi di legno, fieno e paglia (Cf. 1 Cor 3, 11-12), cioè non con costumi giusti e puri, ma iniqui e contrari al pudore.

Mossi da una certa pietà, alcuni ammettono al battesimo anche i non pentiti.

1. 2. Sembra che siano stati spinti a sostenere questa tesi in quanto toccati dal fatto di vedere esclusi dal battesimo uomini che, ripudiata la moglie, avevano sposato un'altra donna o donne che, abbandonato il marito, avevano sposato un altro uomo. In verità, Cristo nostro Signore attesta senza possibilità di dubbio che queste unioni sono adultèri e non nozze (Cf. Mt 19, 9). Essi, dunque, non potevano negare che fosse adulterio ciò che la Verità con assoluta chiarezza dichiara tale; tuttavia volevano sostenere l'ammissione al battesimo di quelle persone che vedevano così prigioniere di tale laccio da preferire di vivere, o anche di morire, senza alcun sacramento - qualora non fossero state ammesse al battesimo - piuttosto che liberarsene spezzando la catena dell'adulterio. Mossi perciò da una certa pietà umana, si sono presi così a cuore la loro causa da trovare giusto che fosse ammesso al battesimo, insieme ad essi, ogni sorta di scellerato e di dissoluto, anche se non fosse stato prima ammonito con nessuna proibizione, corretto con nessuna istruzione, indotto a mutar vita con nessuna penitenza. Pensavano che, se non si fosse fatto così, quei peccatori si sarebbero perduti in eterno; se invece lo si fosse fatto, essi, pur perseverando nei loro peccati, si sarebbero salvati, sia pure attraverso il fuoco.

Nessuna attenuazione o addirittura soppressione della disciplina nella Chiesa.

2. 3. Rispondendo loro, prima di tutto dico: nessuno prenda quei testi della Scrittura, che lasciano intendere come già in atto o che preannunciano come futura la mescolanza dei buoni e dei cattivi nel seno della Chiesa, come se suggerissero un'attenuazione o addirittura una soppressione della severità della sua disciplina e della sua sorveglianza, perché dovrebbe ritenersi ingannato dalla propria opinione, non istruito da tali testi. È vero che Mosè, il servitore di Dio, tollerava con somma pazienza detta mescolanza nel popolo ai suoi inizi; pur tuttavia ne punì molti anche con la spada. E così fece Finees, il sacerdote, il quale trafisse con il ferro vendicatore gli adùlteri sorpresi in flagrante (Cf. Nm 25, 5-8.). Questo episodio sta a significare che qualche cosa si dovrebbe fare, almeno con degradazioni e scomuniche, in un tempo come questo in cui, nella disciplina della Chiesa, sarebbe cessato l'impiego della spada visibile. E se il beato Apostolo, pur affliggendosi, è molto tollerante con i falsi fratelli che ha intorno (Cf. 2 Cor 11, 26) e permette anche ad alcuni di loro, benché turbati dagli stimoli diabolici dell'invidia, di predicare il Cristo (Cf. Fil 1, 15-18), non per questo ritiene che sia da risparmiare colui che ha posseduto la moglie di suo padre, anzi, riunita l'assemblea ecclesiale, ordina di abbandonarlo a satana, a tormento della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù (Cf. 1 Cor 5, 1-5): del resto, non esitò egli stesso ad abbandonarne altri a satana, perché imparassero a non bestemmiare (Cf. 1 Tm 1, 20); né dice invano: Vi ho scritto nella mia lettera di non mescolarvi con i fornicatori; non mi riferivo di certo ai fornicatori di questo mondo o agli avari, o ai ladri o agli adoratori di idoli, altrimenti dovreste uscire da questo mondo. Vi ho scritto invece di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è fornicatore o adoratore di idoli o avaro o maldicente o ubriacone o ladro: non dovete nemmeno prendere cibo insieme con questi. Quanto a quelli di fuori, spetta forse a me giudicarli? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi (1 Cor 5, 9-13). In riferimento a questo testo, in verità, alcuni intendono le parole di mezzo a voi come se ciascuno sia tenuto a togliere il male da se stesso, cioè ad essere lui personalmente buono. Ma che si interpreti in un senso o nell'altro, e cioè sia che i malvagi debbano essere castigati con scomuniche dalla severità della Chiesa sia che ciascuno, mediante ammonizioni e correzioni, strappi il male da se stesso, il testo tuttavia non presenta ambiguità dove ordina di non mescolarsi con quei fratelli che siano ricordati per qualcuno dei vizi designati, vale a dire che siano conosciuti in quanto famigerati.

Con quale spirito di carità debba essere usata la misericordiosa disciplina.

3. 3. Con quale animo, poi, e con quale spirito di carità debba essere usata questa misericordiosa severità, l'Apostolo lo mostra in modo evidente non solo in quel passo in cui dice affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù (1 Cor 5, 5), ma anche altrove, come quando dice: Se qualcuno non obbedisce alle istruzioni di questa nostra lettera, prendetene nota e non abbiate più alcuna relazione con lui, perché se ne vergogni: non trattatelo però come un nemico, ma correggetelo come un fratello (2 Ts 3, 14-15).

3. 4. Il Signore stesso è un esempio straordinario di pazienza: sopportò la presenza del demonio addirittura fra gli stessi dodici Apostoli, fino alla passione; inoltre disse: Lasciate che l'uno e l'altro crescano insieme fino alla mietitura, purché non succeda che, raccogliendo la zizzania, non sradichiate con essa anche il grano (Mt 13, 29-30); e predisse che quelle reti, che rappresentano la Chiesa, avrebbero contenuto pesci buoni e pesci cattivi fino alla spiaggia, cioè fino alla fine dei tempi; e altro ancora, quando ha parlato dei buoni e dei cattivi sia direttamente sia in modo figurato. Non per questo, tuttavia, ritenne che dovesse essere soppressa ogni disciplina nella Chiesa; anzi raccomandò di farne uso quando disse: Fate attenzione: se tuo fratello ha commesso una mancanza contro di te, vai e riprendilo fra te e lui solo. Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se non ascolterà neppure loro, dillo all'assemblea. Se poi non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un gentile o un pubblicano (Mt 18, 15-17). Dopo di che, in quel passo ricorda anche la minaccia terrificante prevista da tale severità, dicendo: Quello che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo e quello che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo (Mt 18, 18). Vieta anche di dare ai cani ciò che è santo (Cf. Mt 7, 6). Né l'Apostolo, quando dice: Quelli che peccano, riprendili alla presenza di tutti, perché anche gli altri ne abbiano timore (1 Tm 5, 20), contraddice le parole del Signore: Riprendilo fra te e lui solo. Infatti, bisogna fare l'uno e l'altro, come suggerisce la diversità della malattia di coloro che ci siamo ripromessi non certo di lasciare andare in rovina, ma di correggere e curare: l'uno deve essere risanato in un modo, l'altro invece in un altro. Nella Chiesa, dunque, vige tanto il criterio del lasciar correre e del tollerare i peccatori quanto, di contro, il criterio del rimproverarli e del castigarli, del non ammetterli o dell'escluderli dalla comunione.

Gli uomini sbagliano perché non rispettano la misura.

4. 5. Ma gli uomini sbagliano perché non rispettano la misura: quando hanno cominciato ad andare in una direzione con zelo, non badano più agli altri testi dell'autorità divina, che li potrebbero far recedere da quel proposito e indurli a stabilirsi in quella posizione che risulta dall'equilibrio di verità e moderazione. E questo si verifica non soltanto per la questione di cui ora stiamo discutendo, ma anche per molte altre. Così alcuni, che tenevano presenti quei testi delle Sacre Scritture nei quali si dice che si deve adorare un solo Dio, credettero che il Padre fosse una stessa ed identica cosa col Figlio e così pure lo Spirito Santo; altri invece, come oppressi dalla malattia contraria, prestando attenzione a quei testi nei quali si annunzia la Trinità e non riuscendo a comprendere come Dio possa essere uno se il Padre non è il Figlio, né il Figlio è il Padre, né lo Spirito Santo il Padre o il Figlio, ritennero che si dovesse sostenere anche la diversità delle sostanze. Alcuni poi, cogliendo nelle Scritture la lode della santa verginità, condannarono il matrimonio, mentre altri, seguendo quei testi nei quali sono esaltate le caste unioni, posero la verginità sullo stesso piano del matrimonio. Alcuni infine, leggendo: È bene, o fratelli, non mangiare carne né bere vino (Rm 14, 21) e altre cose simili, giudicarono impuro quanto creato da Dio e, in particolare, i cibi che piacquero loro; altri, invece, leggendo Tutto ciò che Dio ha creato è buono e nulla è da rigettarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie (1 Tm 4, 4), sprofondarono nella voracità e nell'ubriachezza incapaci di strappare da sé i vizi, a meno di sostituirli con vizi contrari o altrettanto gravi o peggiori.

continua......

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