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Scott Hahn: da Pastore e Teologo alla Chiesa.

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2008 11:17
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28/11/2008 11:09

***Insegnamento nel Seminario Presbiteriano***

In quello stesso periodo da più parti arrivavano inviti e offerte di lavoro. Fui assunto così come docente al seminario presbiteriano. L’oggetto del mio primo corso fu il Vangelo di Giovanni, sul quale stavo anche conducendo una serie di sermoni in chiesa.

Nel mio studio preparatorio ero avanti di un paio di capitoli rispetto ai sermoni. Quando arrivai, nel corso della preparazione, al sesto capitolo del Vangelo, passai settimane di attento studio su questi versetti (Gv 6, 48- 68):

[48]Io sono il pane della vita. [49]I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; [50]questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. [51]Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». [52]Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». [53]Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. [54]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. [55]Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. [56]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. [57]Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. [58]Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». [59]Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. [60]Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». [61]Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? [62]E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? [63]E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. [64]Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. [65]E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». [66]Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. La confessione di Pietro [67]Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». [68]Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;

Mi stupii di ciò che i miei professori mi avevano insegnato – e di quel che io stesso predicavo alla mia congregazione – e cioè che l’Eucaristìa era un semplice simbolo: un simbolo profondo, certo, ma solo un simbolo. Ma, dopo molta preghiera e molta meditazione, mi resi conto che Gesù non avrebbe potuto parlare in senso figurato quando ci invitava a mangiare la Sua Carne e a bere il Suo Sangue.

Gli ebrei che lo ascoltavano non si sarebbero sentiti offesi e scandalizzati da un semplice simbolo. Inoltre, se avessero frainteso Gesù nel prendere alla lettera – mentre Lui intendeva che fossero prese in senso metaforico – Gesù avrebbe potuto facilmente chiarire questo punto. In effetti, il fatto che molti discepoli di Gesù smisero di seguirlo (Gv, 6, 60), Egli sarebbe stato moralmente obbligato a spiegare che parlava in termini puramente simbolici. Ma non lo disse mai. E nessun cristiano, per più di mille anni, negò mai la reale presenza di Cristo nell’Eucaristìa.

A questo punto non c’era da stupirsene. Perciò feci quel che avrebbe fatto qualsiasi pastore o professore di seminario che avesse voluto conservare il suo posto di lavoro: interruppi velocemente la mia serie di sermoni sul Vangelo di Giovanni alla fine del capitolo quinto e saltai a piè pari il capitolo sesto.

Benché il resto del mio insegnamento appassionasse molto i miei parrocchiani e i miei studenti delle superiori e i seminaristi, essi intuivano che quella non era l’impostazione dottrinale presbiteriana storica e tradizionale.

Una sera, dopo ore di studio e meditazione, mi fermai in salotto e annunciai a Kimberly che non pensavo saremmo rimasti presbiteriani. La Sacra Scrittura mi aveva persuaso profondamente della necessità di dare ai sacramenti e alla liturgia un’importanza maggiore di quella datagli dalla tradizione presbiteriana. Suggerivo di prendere in considerazione la Chiesa evangelica episcopaliana .

[NOTA: Per Episcopaliana si intende ogni chiesa protestante che assegni ai vescovi una funzione primaria (in opposizione alle tesi di Calvino che non ammetteva il sacramento dell’Ordine). Negli USA la Protestant Episcopal Church è nata come chiesa anglicana poi resasi autonoma.]

Kimberly si accasciò sulla poltrona e cominciò a piangere. “Scott, mio padre è ministro presbiteriano. Mio zio è un ministro presbiteriano. Mio fratello sta preparandosi a diventare un ministro presbiteriano. E tu sei un ministro presbiteriano. Non voglio smettere di essere presbiteriana!”

Aveva espresso la sua opinione. Era totalmente condivisibile ma quello che non sapeva è che io, a quel punto, speravo che il cammino potesse terminare nella Chiesa episcopaliana, pur non essendone certo.

Il corso sul Vangelo di Giovanni andò così bene che al seminario mi chiesero di tenere altri corsi nel semestre successivo. L’anno seguente vi lavorai a tempo pieno e i corsi andarono ancora meglio. Tenni un corso sulla Storia della Chiesa Cattolica, un corso che tentai di rifiutare con tutte le mie forze. Qui uno dei miei migliori studenti John (un ex-cattolico poi tornato alla Chiesa) fece un’esposizione del Concilio di Trento.

Dopo l’esposizione, mi pose una domanda enorme e paralizzante, che non mi avevano mai fatto prima. Disse: “Professor Hahn, lei ci ha dimostrato che il Sola Fide non è biblico, e che il grido di battaglia della Riforma è errato, se lo si confronta con le Lettere di Paolo. Come lei sa, l’altro grido di battaglia è il Sola Scriptura. Ebbene professore, mi può dire dov’è che la Bibbia insegna che la nostra autorità è solo la Bibbia?”

Lo guardai e mi vennero i sudori freddi.

Risposi come avrebbe risposto un qualsiasi professore colto impreparato: “Che domanda stupida!”.

Ma appena quella frase mi uscì dalla bocca, mi bloccai: avevo promesso che, da insegnante, non avrei mai detto quelle parole. Lo studente non si intimidì, sapeva che non era una domanda stupida. Mi guardò negli occhi e mi disse: “Mi dia allora una risposta stupida”.

Ci provai: “Prima leggerei Mt 5, 17. Poi leggerei 2 Tm 3, 16-17<TUTTA buona opera ogni per preparato ben e completo sia Dio di l’uomo perché giustizia, alla formare correggere convincere, insegnare, utile da ispirata è infatti Scrittura la>. Poi potremmo vedere che cosa dice Gesù sulla Tradizione in Mt 15”.

La sua risposta fu penetrante: “Ma professore, Gesù non stava condannando la Tradizione in quanto tale ma solo la tradizione corrotta! Poi 2 Tm 3 che mi ha citato dice che è utile “tutta la Scrittura”, non dice che è utile “solo la Scrittura”. E cosa ne pensa di 2 Tes 2, 15”?

“Vediamo cosa dice”, e prendemmo quel passo: “Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera”. Replicai in fretta: “John guarda che stiamo andando fuori tema. Adesso proseguiamo; poi ti dirò qualcosa la settimana prossima”.

Vidi bene la sua insoddisfazione. Non ero soddisfatto nemmeno io.

Quella notte mentre guidavo sull’autostrada, guardavo l’orizzonte e chiedevo: “Signore, che cosa sta succedendo? Dov’è che la Scrittura dice Sola Scriptura”? Erano due i pilastri su cui i protestanti basavano la loro Riforma: uno era già crollato, l’altro traballava.

L’angoscia aumentava.

Studiai tutta la settimana. Non conclusi niente. Telefonai a qualche amico. Non feci alcun progresso. Alla fina, telefonai a due dei migliori teologi americani, e a qualche mio ex-insegnante. Quelli che consultai erano sconvolti dal fatto che ponessi loro una domanda simile. Ed erano ancora più sbalorditi perché non ero soddisfatto delle loro risposte.

Ormai ero un fiume in piena.

A un professore chiesi: “Forse soffro di amnesie, ma ho dimenticato le semplici ragioni per le quali noi protestanti crediamo che la nostra sola autorità sia la Bibbia”

“Scott che domanda stupida!”

“Mi dia una risposta stupida!”

“Scott – rispose – sei orma uno dei teologi più ammirati. E’ impossibile dimostrare il Sola Scriptura con la Bibbia. La Bibbia non dichiara di essere la sola autorità del cristiano. Per farla breve, Scott, il Sola Scriptura è essenzialmente il credo storico della Riforma, oltre e contro la pretesa cattolica che l’autorità sia costituita dalla Bibbia e dalla chiesa e dalla Tradizione. Per noi, quindi, questo è un presupposto teologico, un punto di partenza, più che una conclusione provata”.

Poi mi indicò i passi che avevo indicato anch’io al mio studente e io gli diedi le stesse risposte penetranti.

“C’è qualcos’altro?” volli sapere.

“Scott, ma guarda quello che insegna la Chiesa Cattolica! E’ ovvio che la Tradizione cattolica è sbagliata!”

“E’ ovvio che è sbagliata” assentii. “Ma dov’è che è condannato il concetto-base di Tradizione? E Paolo in Tessalonicesi cosa voleva dire quando esortava a seguire la Lettera e l’insegnamento orale, poi Tradizione?”

Continuai a spingere: “Non è paradossale che noi pastori e teologi continuiamo a dire che i cristiani possono credere solo alla Bibbia e poi la stessa Bibbia non dice di essere la sola autorità?”.

A un altro teologo, mio amico, domandai: “Qual è la colonna e il sostegno della Verità?”

“La Bibbia naturalmente!”

“E allora perché la Bibbia stessa ci dice in 1 Tm 3, 15 che la colonna e il fondamento della Verità è la Chiesa?”

“Tu mi stai prendendo in giro Scott!”

“Sono io che mi sento preso in giro!”

“E poi Scott… quale Chiesa dobbiamo riconoscere in quel versetto?”

“Appunto: quanti aspiranti ci sono per questo posto di lavoro? Voglio dire, quante Chiese sostengono di essere la colonna e il sostegno della Verità?”

“Scott questo significa che diventerai cattolico?”

“Spero di no”.

Sentivo la terra tremare, come se mi stessero tirando il tappeto da sotto i piedi.

Poco tempo dopo, il presidente del Consiglio direttivo del seminario mi propose, dietro delibera del Consiglio, di accettare un incarico a tempo pieno come capo del Corpo insegnante del seminario. La proposta nasceva dal successo dei miei corsi e dall’entusiasmo che avevo suscitato tra i miei studenti. Quello era un posto che sogna di trovare un uomo a fine carriera e io ero giovanissimo! Ma lo rifiutai.

La sera tornai a casa e dovetti parlarne con Kimberly: “Tesoro, non c’è niente al mondo che preferirei all’insegnamento in un seminario. Ma voglio essere certo che sto insegnando la Verità. Perché un giorno dovrò stare davanti a Cristo e rendergli conto di quello che ho insegnato ai suoi figli. Non mi servirà a niente nascondermi dietro il nome della mia Chiesa o dei miei insegnanti. Devo potergli dire <SIGNORE Parola Tua nella lasciato hai che quello insegnato ho>. E io, Kimberly, in questo momento, non so più con sicurezza quello che ha detto. Finché non lo capirò, non potrò insegnare”.

Lei rispose con calma: “E’ questo che rispetto di te, Scott. Ma se le cose stanno così dovremo affidarci al Signore perché ci trovi un lavoro”.

Pensai: Dio la benedica.

Questa conversazione mi portò a un’altra decisione dolorosa. Annunciai le mie dimissioni da pastore agli anziani della Trinità Presbyterian Church. A quel punto, non sapevo cosa avrei atto, ma sapevo che dovevo essere onesto. Desideravo solo che il Signore mi rivelasse la strada giusta.

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