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Scott Hahn: da Pastore e Teologo alla Chiesa.

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2008 11:17
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28/11/2008 11:16

*** I conflitti di un matrimonio misto ***

Iniziarono a telefonarmi amici curiosi.

La conversazione tipica procedeva più o meno così: “Scott, so che non può essere vero, ma mi sono arrivate voci assurde, che saresti diventato cattolico!”.
E io: “Sì per dono di Dio sono cattolico e non riesco a ringraziarne abbastanza il Signore”.
A questo punto la discussione terminava in modo drastico: “Ah, capisco. Beh Scott, ricordati di dire a Kimberly che la saluto e che prego per lei”.

Sospetto che quel che volevano realmente esprimermi fossero le loro condoglianze.

Amici intimi divennero di colpo distanti. Membri di famiglia si chiusero nel mutismo e mi girarono le spalle. Tutto nel giro di una notte.

L’aspetto paradossale era che tempo prima, io ero più anticattolico di ognuno di loro! In effetti, nessuno di loro si considerava anticattolico, anche se non avrebbero fatto una piega se avessi aderito al luteranesimo o al metodismo. Così, invece, mi facevano sentire un lebbroso.

Non c’era desiderio di dialogo e molto meno di discussione. Le mie ragioni non contavano visto che avevo fatto l’inconcepibile.

Ma il dolore e la desolazione non potevano essere paragonati al privilegio di andare a Messa ogni giorno e ricevere l’Eucaristìa. Imparai che questo dolore può essere unito al sacrificio eucaristico di Cristo con effetto reale e con molta consolazione.

La sofferenza rese il romanzo più reale.

Nel frattempo, Kimberly ed io navigavamo in acque sempre più agitate. Passavano giorni e settimane senza parlare di alcun argomento spirituale. Mentre la mia vita spirituale si elevava, il mio matrimonio crollava. L’aspetto più penoso era che, in passato, avevamo vissuto momenti così ricchi di apostolato. Il nostro matrimonio sarebbe sopravvissuto a quel periodo di prova e di angoscia?
Un giorno sentii un sacerdote dire: “Il matrimonio non è difficile; è umanamente impossibile. E’ per questo che Cristo lo ha rifondato come Sacramento”.

Nel frattempo arrivavano a casa numerosi pastori per studi biblici e Kimberly sperava potessero farmi rinsavire ma anche lei ascoltandoci non trovava punti deboli. Questo approccio indiretto provocò minori tensioni.

Per liberarmi dalle tensioni domestiche tenni un corso biblico settimanale nella mia parrocchia, la chiesa di San Bernardo. Monsignor Bruskewitz collaborò con entusiasmo: il che era naturale, dato che era stato il suo modo concreto di predicare che aveva stimolato l’appetito dei parrocchiani per una maggior conoscenza della Bibbia. Fu incoraggiante per me constatare – e per Kimberly apprendere – la loro fame insaziabile di Sacra Scrittura.
Alla fine di una lezione particolarmente appassionante un vecchio parrocchiano di nome Joe dichiarò: “Eh sì! Certe volte ci vuole un immigrato per spiegare queste cose ai nativi”.

Una cosa però mi tormentava. Mi ero suicidato a livello professionale e nella Chiesa Cattolica non avevo più “sbocchi professionali” come li potevo avere da pastore o teologo evangelico.

Telefonai a Pittsburgh a mio padre che stava ancora mandando avanti la nostra azienda di famiglia, la Helm & Hahn, piccola ditta che disegnava e produceva gioielli. Pochi anni prima aveva assunto mio fratello maggiore, Fritz. Speravo potesse esserci spazio anche per me. “Papà, non è che per caso avresti un posto in negozio per un ex teologo evangelico?”.
Fece una pausa e parlò con tono rincresciuto: “Scotty, sarei felicissimo di averti a lavorare qui con noi, lo sai. Ma l’azienda va davvero male, come tutta l’economia del paese. Non ce la facciamo”.
“Nessun problema papà. Cercavo di trovare un lavoro per mantenere la mia famiglia”.
“Scotty di che stai parlando? Mi ricordo di aver sentito dire chiaramente al rettore del tuo college che voleva che tu tornassi a insegnare là teologia il più presto possibile. E i tuoi professori del Gordon-Conwell? Non ti avevano chiesto di diventare coordinatore del corpo insegnante?”
“Sì papà ma questo è accaduto prima che divenissi cattolico. Adesso non sono persona “gradita” in entrambi i posti. Sono un pària papista che non prendono nemmeno in considerazione”.
“Scotty mi spiace sentire questo. Ma non rinunciare ancora alla teologia. A te piace molto studiarla e hai un dono particolare per insegnarla. Resisti ancora un po’”.

Dio sia ringraziato per la saggezza di mio padre.

Ricevetti consolazione da un vecchio e gentile prete e bibliotecario del Saint Francio Seminary, Ray Fetterer, il quale ebbe pietà di un povero presbiteriano che leggeva libri su libri per capire la Chiesa.
Ogni volta che nella zona un college o una High School cattolici chiudevano, le loro biblioteche erano spedite a Padre Fetterer al seminario diocesano, per essere suddivise per categoria e impilate nella palestra di un vecchio seminterrato.
Decine di migliaia di vecchi libri di teologia, esegesi biblica, storia e letteratura buttati in un angolo, perché persone interessate potessero sfogliarli e acquistarli a prezzi bassissimi, fissati da un vecchio sacrerdote filantropo.
Nel giro di un anno avevo acquistato decine di scatole di librie siccome quel prete era impietosito dalla situazione difficile che stavo attraversando, pagai solo una parte del prezzo già ridicolo che mi avrebbe chiesto.
Per me fu come se si realizzasse un sogno: per grazia di Dio, per generosità di un prete e per la fortuna sfacciata di un convertito.
Con poche centinaia di dollari, quindi, finii per portare via migliaia di libri, tra cui testi rari e pregiati. Ero proprietario di una biblioteca personale di teologia, filosofia e storia che avrebbero fatto la gioia di un seminario.

Una sera ricevetti una telefonata dal Dr. John Hittinger, un professore di filosofia del College of Saint Francio di Joliet, nell’Illinois. Rappresentava un comitato che cercava un docente di teologia di livello universitario.
Non mi sentivo particolarmente qualificato per insegnare in una università cattolica ma ci provai. Inoltre non avevo ancora scoperto come erano giunti a conoscenza del mio nome.

Quando domandai, il Dr. Hittinger mi rivelò che un “amico fidato” della Marquette University gli aveva consigliato me. Fui sorpreso, ma grato. Non mi sentivo pronto ma la situazione finanziaria era così critica che non potevo permettermi di rinunciare, anche per amore della mia famiglia.
C’erano trenta aspiranti e il mio colloquio andò bene.
Dopo un secondo colloquio fui accettato.

In quel periodo Kimberly e i bimbi non venivano a Messa con me, sicché monsignor Bruskewitz mi aveva consigliato di accompagnarli io nella chiesa evangelica di Elmbrook.

Una domenica mattina mentre eravamo nella chiesa di Elmbrook Kimberly si girò verso di me come un fantasma: “Scott, ho paura di stare molto male”.
Si sedette in stato di semi-incoscienza. Mentre tutti uscivano dalla chiesa mi afferrò la mano e mi disse: “Scott sto perdendo sangue, molto”.

In quel momento era a metà della terza gravidanza. La feci sdraiare sul banco e corsi verso il telefono a gettoni e tentai di mettermi in contatto col nostro ostetrico. L’avrei trovato di domenica mattina? E in quella città poi… Pregai San Gerardo (si tratta di San Gerardo Macella patrono delle donne incinte, ndR) e San Giuseppe.

La segretaria del dottore non sapeva dove fosse ma avrebbe provato a rintracciarlo col cercapersone. Quando misi giù il ricevitore mi sentii disperato: “Signore perché ci hai messo in questa situazione? Kimberly sis ente già abbastanza abbandonata da te”.
Meno di due minuti dopo il telefono a gettoni squillò. Sollevai il ricevitore: “Pronto?”
“Sono il Dr Marmion. Posso parlare con Scott Hahn?”
“Sono io!”
“Scott cosa c’è?”
“Kimberly ha una forte emorragia!”
“Scott dove sei?”
“Sono nella chiesa di Helmbrook in una cittadina di nome Brookfield”
“Dove sei nella chiesa?”
“Vicino alla porta d’ingresso”
“Vengo subito: Per caso stamattina stavo visitando Elmbrook; sono proprio sotto di te nel seminterrato!”

Mezzo minuto dopo fu da noi, le prestò le prime cure e andammo al Saint Joseph Hospital.

 Il Signore aveva risparmiato il nostro bambino e con un po’ di attenzione la condizione di “placenta previa” di cui soffriva Kimberly non ci avrebbe privati di nostro figlio”.

Per la prima volta dopo molto tempo, lodammo il Signore assieme dal profondo dei nostri cuori.

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