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Storie di conversioni

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2010 19:43
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Storie di conversione:  Angela Pak, dalla Corea in Italia con una Bibbia in mano

Cammina adagio nella corsa della vita


di Giulia Galeotti

Alla fine degli anni Trenta, una bimba di appena quattro anni corre rapida per le strade di Sinuiju, un centro al confine settentrionale della Corea, che in quegli anni è ancora tutta sotto la dominazione giapponese. È Angela Pak, primogenita di una famiglia giunta da poco nella cittadina. Non conoscendo nessuno, la madre - che ha un'altra bimba di due anni e aspetta il terzo figlio - la manda a fare la spesa. Nonostante gli inviti, i rimproveri e gli ammonimenti, portando il cibo a casa, la bambina corre, corre sempre. "Non correre - le dice la madre - rischi di farti male". Ma Angela non smette, è sicura:  "non cadrò". "Non correre - le dice ancora la madre - vedendoti andare così velocemente con la spesa in mano, la gente crederà che hai rubato". Ascoltando queste parole, Angela si ferma un attimo:  per la prima volta, a soli 4 anni, la bimba sente chiaramente risuonare in lei la voce della coscienza. "Io so di non aver rubato, io so di essermi comportata con rettitudine:  cosa mi interessa di ciò che gli altri possono credere?".
Da allora e per tutta la sua vita, sempre correndo, Angela ha continuato a seguire quella voce. La voce che cerca la Verità. La voce che, in questa ricerca, le ha fatto conoscere la Chiesa cattolica, e l'ha condotta fino all'udienza privata da Giovanni xxiii. È il 1961:  ascoltata la sua storia, il Pontefice pronuncia due parole:  "Cammina adagio".
Trascorrono oltre vent'anni tra i due episodi. Da quelle prime corse all'ammonimento del Papa, si sono avuti grandi cambiamenti nel mondo, in Corea, nella Chiesa e nella vita di quella bimba, ormai diventata adulta. Attraverso nuovi incontri e nuove scoperte, tra enormi gioie e grandi dolori, Angela è sbocciata nella donna dallo sguardo appassionato che ci siede accanto raccontandoci della sua vita, e di una fede che lentamente rompe gli argini e trasforma ("la vita cristiana è vivere Cristo risorto"). Oltre che la forza del Signore - ci viene da aggiungere - questa donna minuta testimonia anche il coraggio di lasciarsi trasformare dalla fede.
Tornando agli anni Cinquanta, gli eventi internazionali sconvolgono la vita di Angela e della sua numerosa famiglia (i fratelli sono ormai cinque). Qualche anno dopo l'indipendenza (1943), la Corea è divisa in due:  il 15 agosto 1948 viene proclamata la Repubblica di Corea nel Sud sotto l'influenza americana, mentre il 9 settembre nasce la Repubblica Democratica Popolare di Corea nell'orbita sovietica. Angela si trova così a crescere in un Paese in cui non si può né pensare né parlare. Per l'adolescente curiosa, profonda e riflessiva che è diventata, la situazione è fonte di enorme sofferenza. Nel tempo, infatti, la voce della Verità ha continuato ad accompagnarla, mentre la rettitudine dei suoi genitori è per lei una guida e uno stimolo costante:  la famiglia, che non conosce il cristianesimo, vive animata da saldi principi. Il gesto di sua madre, che è buddista e prega regolarmente per il bene dei figli, sempre pronta ad aprire la porta e a spartire il riso con i monaci che passano lungo la via, rimane indelebilmente impresso nella mente della figlia maggiore.
Intanto, tra le due Coree scoppia il conflitto che durerà tre anni (1950-1953). La guerra vive fasi alterne. A un certo punto, quando sembra che il Sud stia per avere la meglio, la Cina scende in aiuto dei comunisti. Sebbene abbia solo 16 anni, Angela comprende perfettamente due cose:  bisogna fuggire, ed è arrivato il momento opportuno per farlo, approfittando della ritirata dell'esercito sudista. Sotto il 38 parallelo vive un lontano zio, e Angela è ferma nel volerlo raggiungere. Inizialmente i genitori sono contrari:  non è facile prendere la decisione di abbandonare la propria terra con tanti figli piccoli. Ma è anche difficile non ascoltare le parole di Angela, questa ragazzina così decisa, intelligente e saggia che, infatti, riesce a convincerli.
Il viaggio rocambolesco attraverso il Paese dilaniato e insanguinato segna così il traghettamento verso una nuova fase della vita.
Al Sud, Angela studia e lavora. Fa amicizia con una missionaria metodista americana che l'aiuta a realizzare il suo desiderio di imparare l'inglese. Il metodo scelto dalla sua nuova amica è profetico:  Angela lo apprende attraverso la Bibbia metodista che la donna le regala. Nonostante la curiosità e l'affetto che prova per l'amica - che, ogni tanto, la porta anche in chiesa - la ragazza, pur facendo tesoro di ciò che ascolta, non è attratta da quel messaggio.
Angela, intanto, fa un altro incontro decisivo. A Seoul conosce l'ambasciatore italiano, Giorgio Spalazzi, che un giorno - si frequentano per lavoro - arriva con una notizia grandiosa:  il Governo italiano ha stanziato due borse di studio per mandare due giovani coreani a studiare nella Penisola. Angela quasi non ci crede:  per lei - che è sempre stata attratta dall'Europa (non dagli Stati Uniti, meta invece di molti sudcoreani) - è un'occasione d'oro. Appresi i primi rudimenti di italiano, vinta la borsa, continua a fare esercizio sulla nave che, salpata da Hong Kong, la porta a Napoli. La destinazione finale è Roma.
Angela ha 24 anni quando arriva in Italia. È il 20 ottobre 1959. Non c'è molto tempo per ambientarsi:  il 15 novembre iniziano le lezioni alla Sapienza. Proprio alla facoltà di Lettere, Angela conoscerà "uno dei due sacerdoti che hanno segnato la mia vita". Si tratta di padre Ilarino da Milano - predicatore apostolico di Papa Giovanni - che insegna Storia del cristianesimo. Ascoltando e conoscendo il professore, Angela capisce che è la Chiesa cattolica ciò che lei cerca. La Verità parrebbe averla condotta qui.
A questo punto, però, il racconto di Angela ci chiama tutti in causa come fedeli, nel nostro dovere di testimoniare con gesti e comportamenti, piuttosto che attraverso parole o grandi proclami. Angela, che vive all'epoca in un istituto religioso di suore laiche, comunica entusiasta la decisione di ricevere il battesimo. "Brava, ottima decisione - le viene detto - così andrai in Paradiso". Questa frase ha su di lei l'effetto di una frustata. È un commento che proprio le non piace e che rifiuta con decisione. "Che ne sarà, infatti - si chiede - dei miei genitori e dei miei familiari che, pur non battezzati, vivono con coscienza e profonda onestà? Dove andranno loro, una volta morti? Se è solo la forma che conta per questo Dio, allora forse non è questo il Dio che sto cercando. Allora, non mi battezzo. Continuerò a seguire Gesù, conosciuto e amato attraverso la lettura del Vangelo".
Se dunque la voce della coscienza ha condotto questa giovane donna sino alle soglie del cattolicesimo, sono le parole e i comportamenti della comunità ad allontanarla, facendole dubitare che Dio la voglia realmente lì. Angela infatti - ed è un tratto distintivo della sua vita - guarda alla sostanza delle cose, ne cerca l'essenza più intima e profonda. Ascoltata la decisione, padre Ilarino da Milano, pur probabilmente soffrendo nel suo cuore, non dice nulla. Il momento per Angela non è ancora giunto.
Intanto a Roma la giovane donna conosce la presidentessa dell'associazione Italia-Corea, Antonietta Satta-Medici:  è l'avvio di una profonda amicizia, anche nella fede (la Satta-Medici sarà poi la sua madrina). Il tanto sofferto battesimo è, infatti, solo ritardato. L'episodio decisivo avviene durante un viaggio a Siena nell'agosto del 1960, quando, girovagando per la città, Angela entra per caso in una piccola chiesa, dove si sta celebrando la messa. È il momento della comunione. Improvvisamente, ella sente un vento che la spinge verso l'altare:  "È lui che cerchi", le dice la voce. Ancora una volta, l'anelito alla Verità ha la meglio sulle opinioni del mondo:  "Non mi interessa cosa dicono gli altri, voglio seguire te". Come quella bimba di quattro anni, è questa la risposta che l'adulta Angela dà alla voce della coscienza. Voce che ormai, chiaramente, è quella di Dio.
E così, nella nuova chiesa di via Tagliamento a Roma, la mattina del 25 marzo 1961 Angela riceve il battesimo e la comunione, mentre nel pomeriggio il cardinale Cento (giunto per l'inaugurazione) le impartisce la cresima. Padre Ilarino da Milano è presente, ma non si fa vedere. Angela lo saprà solo in seguito. La data del 25 marzo ritorna più volte nella storia della sua famiglia:  in quattro hanno ricevuto il battesimo proprio il 25 marzo (l'ultima, quarant'anni dopo quel lontano 1961, sarà Agnese, una pronipote che vive a Tokio).
Per Angela, comincia una fase di gioia profonda. Una gioia che va condivisa con le persone care:  ella scrive lunghe lettere alla sua famiglia in Corea in cui racconta e descrive la felicità e la benedizione di essere nella Chiesa. Pur nella grande distanza, le sue parole producono un'eco profonda:  semi vitali che nel 1962 portano alla conversione della prima sorella e poi, anno dopo anno, di tutta la famiglia. Solo il padre morirà senza aver ricevuto il battesimo, pur avendone più volte manifestato il desiderio. In punto di morte, però, gli cade una lacrima:  è quello che la Chiesa definisce il battesimo di desiderio.
Ed è la sua fede, forte seppur in costante cammino, che aiuta Angela a vivere il momento più duro della sua vita, ma anche quello più intenso, quello del maggior abbandono e della totale fiducia nel Signore, e nel suo amore:  il 12 agosto 1986 muore Cristina Chiara, detta Chicchi ("Cristina Chiara era un nome troppo lungo per una bimba appena nata!"), l'unica amatissima figlia - nata dal matrimonio con un italiano, compagno di studi - che su questa terra non arriva a compiere 17 anni. Animata a sua volta da un cristianesimo maturo e fecondo, Chicchi sa bene che solo con l'aiuto di Dio avrà la forza per affrontare e sostenere la sua prova, custodendosi "fedele alla sua vocazione cristiana". Questa forza Chicchi la desidera anche per le persone che ama maggiormente ("Avrai abbastanza coraggio da affrontare l'avvenimento?", chiede ad Angela). Durante la malattia, del resto, è proprio Chicchi che la incoraggia e, per certi versi, la guida.
Così, se quando ella chiude gli occhi sua madre tocca "il fondo del dolore", ecco però che, nel sentire che l'anima della figlia si sta avvicinando al cielo, Angela si sente pervasa da una serenità profonda:  il Signore vince la morte proprio nel momento in cui essa sembra strappare per sempre da noi le persone amate. Tempo dopo, leggendo le parole del salmo 117, ella comprenderà:  l'amore di Dio ha prevalso sull'amore di madre. "E compresi anche - racconta dolcemente - il volto di Maria nella pietà di Michelangelo". Sostenuta passo dopo passo da Chicchi, Angela continua a comunicare la gioia della fede, in particolare facendo catechismo ai bambini della parrocchia romana di Santa Felicita ai Figli Martiri e aiutando i poveri ai Santi Apostoli.
Undici anni fa, Angela inizia a studiare l'ebraico:  la sua vita entra così in una nuova fase. Da donna di profonda fede quale ella è, comprende che la parola di Dio è la cosa più importante ("Gesù dice tre volte a Satana "sta scritto", ma "sta scritto dove?" mi sono chiesta"). Avendo del resto ben chiaro che entrarvi da sola è troppo difficile, si avvia al vero incontro con la Scrittura attraverso il biblista padre Giovanni Odasso, professore di Esegesi e Teologia biblica alla Lateranense ("il secondo sacerdote che ha segnato la mia vita" racconta).
È davvero una sete profonda la sua:  Angela cita le parole di Girolamo secondo cui "l'ignoranza della scrittura, è l'ignoranza di Gesù" (è stato grande lo stupore di questa incredibile donna quando ha scoperto che ogni sacerdote non è anche un biblista).
E così, forte delle parole di Isaia "se crederete, avrete la stabilità", Angela vive quotidianamente "la liturgia della parola di Dio". Ringraziando costantemente a ogni respiro il Signore, nella sua ricerca della verità, del Regno di Dio e della sua giustizia, con gli occhi raggianti Angela invita anche noi "a vivere da risorti sulla terra".



(©L'Osservatore Romano - 11-12 agosto 2008)
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