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Storie di conversioni

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2010 19:43
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02/12/2008 09:46

Blaise Pascal
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"Il pensiero fa la grandezza dell'uomo"

Ci sono nel tempo, nella storia dell’umanità, individui che paiono aver per missione la conoscenza e la divulgazione delle loro esperienze per il collettivo beneficio dell’umanità, uno di questi nacque a Clermon, Francia centrale, il 19 giugno del 1623.
Blaise Pascal è figlio di un alto magistrato di nome Étienne, uomo dotto ed onesto, che lo educò con affetto alle lettere classiche e ad una sana condotta.
Ebbe due sorelle, la maggiore, Gilberte, che nel 1662 scriverà una biografia morale del fratello e la minore, Jacqueline, che a ventisette anni entrerà nel monastero di Port-Royal, per la quale Blaise nutriva profonda ammirazione.
Sin dall’infanzia, Pascal dimostra un’acutezza ed un amore per il sapere fuori dal comune, tanto che il padre, incoraggiato dai portentosi risultati, finirà per dedicarsi interamente a lui.
Oltre alla grammatica, all’età di otto anni, Étienne incomincia col far conoscere al figlio le scienze ed il mondo fenomenico della natura; il fanciullo grazie ad una curiosità, frutto di una vigile ed attenta intelligenza, viene spinto a voler comprendere la ragione di ogni cosa, la sua mente non sembra soddisfarsi con nulla.
A tal proposito la sorella, nella sua biografia, dirà:
“[…]Mio fratello provava un grande piacere in questi colloqui, ma voleva sapere la ragione di tutte le cose; e poiché non sono tutte conosciute, quando mio padre non gliele diceva o gli diceva solo quelle che di solito si adducono, che propriamente sono ripieghi, ciò non lo accontentava;
egli infatti ebbe sempre un’ammirabile chiarezza di mente per discernere il falso;
e si può dire che sempre ed in tutte le cose la Verità è stata l’oggetto della sua mente, poiché nulla ha saputo e potuto soddisfarlo se non la conoscenza […]”.

Nel 1634, a undici anni, scrive il suo primo trattato sul fenomeno del suono!
Il padre si era sempre riservato di insegnare le matematiche in futuro, per non riempirgli la mente e rischiare di renderlo negligente rispetto alle materie umaniste.
Ma quando Blaise seppe che le scienze matematiche erano un mezzo per creare figure esatte e trovare le proporzioni che esse hanno fra loro, il ragazzo si mise, nelle ore libere, a pensare a quei concetti.
Così fu che, senza alcuna indicazione ed alcun libro, servendosi di bastoncini in legno, a quattordici anni arrivò da sé, alla trentaduesima preposizione del primo libro di Euclide!
D’ora in avanti studierà anche la logica e la fisica, a sedici anni scriverà un Trattato sulle coniche, il “Teorema di Pascal”.

Nel 1640 la famiglia si trasferisce in Normandia, dove il padre viene nominato commissario del re.
Per aiutare il genitore nei calcoli, crea la machine arithmétique; viene così inventata la prima calcolatrice della storia, definita “pascalina”!

Ma è il 1646 l’anno in cui avviene un cambiamento radicale in Pascal, la sua prima conversione.
Il tutto avviene per aver letto il Discorso sulla riforma dell’uomo interiore ed altri scritti dell’abate Saint-Cyran sulla pietà ed i doveri spirituali dell’individuo.
Entra in contatto con gli ideali giansenisti, con un cristianesimo austero d’impronta agostiniana.
Pascal sente il richiamo ad una vita santa, ma abbandona solo parzialmente i suoi studi matematici e fisici; inizia però a riflettere su Dio e sull’esistenza, su come impiegare i talenti donatigli per metterli al servizio di una causa più nobile delle speculazioni filosofiche o scientifiche rendendoli conformi alla Legge Universale.
Ne scaturirà una filosofia marcatamente esistenzialista.
Le sue ricerche proseguono, sullo spunto delle scoperte di Torricelli studia e fa esperimenti sul vuoto e sulle proprietà dei liquidi, e proprio sull’esistenza del vuoto ha una polemica con il padre gesuita Noël.

Nel 1647, a causa della salute cagionevole si concede un periodo di riposoin cui si distrae partecipando alla vita di società, certo più mondana di quella che era solito frequentare; entra nei circoli scientifici, discute e si confronta con altri ricercatori.
La volontà di cambiare le sue abitudini e di divenire più spirituale resta, Blaise continua a meditare e ragionare su problemi di tipo esistenziale, tanto che la sorella rimane toccata dai suoi discorsi e decide di abbandonare i vantaggi del mondo, consacrandosi a Dio divenendo monaca.

Il 23 novembre 1654, Pascal ha un’esperienza mistica che segnerà la sua definitiva conversione, verrà da lui definita “nuit de feu”, notte di fuoco, e sarà descritta nel “Memoriale”, un foglio che Pascal portava sempre cucito all’interno dei suoi abiti.
Si tratta di un’autentica rivelazione che darà inizio ad un progressivo cammino interiore:
"Fuoco Dio di Abramo Dio di Isacco Dio di Giacobbe non dei filosofi e dei dotti. Certezza. Certezza. Sentimento Gioia Pace Dio di Gesù Cristo Deum meum et Deum vostrum.
Il tuo Dio sarà il mio Dio. Oblio del mondo e di tutto, tranne Dio. Egli non si trova se non nelle vie indicate nel Vangelo. Grandezza dell'anima umana. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto. Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia. Me ne sono separato".

Da allora la sua vita cambia, si ritira frequentemente a Port-Royal-des-Champs, dove trova pace e solitudine e comincia ad applicare su se stesso due principi: rinunciare ai piaceri ed al superfluo, si dedicherà per il resto della sua vita al sostegno dei poveri e dei malati.
Il suo stato di salute si aggrava, ma egli sempre, tiene fisso il proposito di mortificarsi e di esercitare la pietà, cercando di rendere il più conforme la sua vita a quella del Cristo.
Le problematiche esistenzialiste prendono il primo posto nelle sue riflessioni e nei suoi pensieri, che si fanno più chiari e precisi.
Egli vede la sua malattia come un’opportunità di maturazione interiore.
Uno degli aspetti del suo pensiero filosofico si basa sul fatto che l’intero genere umano, sulla terra, è in una condizione di miserabile sofferenza senza via d’uscita:
i desideri e le delusioni, la fatica, le ansie, così è per tutti dalla nascita alla morte, ogni sforzo è vano, il destino della vita umana è tracciato come parabola in declino.
L’uomo rischia però di essere soverchiato da questa realtà, qualora vi riflettesse senza trovare risposte; allora, per non pensarci, si dedica al mondo e ai divertimenti, (“devertere”= allontanare), ed è così che passa l’esistenza senza che ci si renda conto della situazione.
Da qui il bisogno di stare in compagnia, di evitare la solitudine, dei discorsi vani o di circostanza; si evince che l’indifferenza dell’umanità a problemi tanto fondamentali è in realtà una fuga da essi.
"Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno creduto meglio, per essere felici, di non pensarci".
Quando si presenta una condizione di malattia però, la situazione cambia, messo di fronte ad una realtà più percepibile, l’uomo è costretto a pensare alla sua miseria ed al rapporto col divino, in questo senso la sofferenza diviene spinta di crescita.
Resta però il fatto che anche chi vive negli agi e nei piaceri soffre a livello esistenziale (e quindi nel profondo) tanto quanto un povero od un malato, questo pur essendone apparentemente ignaro.
Tutto ciò rende l’idea di quanto triste sia la condizione umana, di tutta l’umanità (tanto da ispirare pietà), ed ecco che la filosofia esistenzialista di Pascal cerca di mettere a fuoco questi aspetti, insieme all’atteggiamento più consono per accettare e superare una condizione, che è per suo stesso dire, angosciosa.
"L’uomo è manifestamente nato per pensare; qui sta tutta la sua dignità e tutto il suo pregio;
e tutto il suo dovere sta nel pensare rettamente.
Ora, l’ordine del pensiero sta nel cominciare da se stesso, dal proprio autore e dal proprio fine.
Ma a che cosa pensa il mondo? Non pensa mai a questo,
ma a danzare, a suonare il liuto, a cantare, a scriver versi, a far tornei, a battersi, a diventar re, senza pensare che cos’è un re e che cos’è un uomo".
E’ anche vero per Blaise, che la Meta non si può raggiungere con un’improvvisa folgorazione, ma con una lenta ascesa, fatta di riflessioni e rinunce.





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