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Il motu proprio “Summorum Pontificum” un anno dopo

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2008 19:48
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06/12/2008 19:47

Il motu proprio “Summorum Pontificum” un anno dopo (I)

Padre John Zuhlsdorf ne analizza gli effetti

di Annamarie Adkins

MINNEAPOLIS (Stati Uniti), martedì, 8 luglio 2008 (ZENIT.org).- Il motu proprio di Benedetto XVI “Summorum Pontificum” sulla forma tradizionale della Messa ha suscitato un aumento dell'interesse nei confronti della liturgia in latino, soprattutto tra i sacerdoti, afferma un esperto di traduzioni liturgiche.

Padre John Zuhlsdorf, ex officiale della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, è un'autorità delle traduzioni liturgiche e del Messale del 1962. Scrive anche l'editoriale “What Does the Prayer Really Say?” (“Cosa dice realmente la preghiera?”) sul quotidiano The Wanderer ed è autore di un popolare blog con lo stesso nome.

Nella prima parte di questa intervista rilasciata a ZENIT, il sacerdote parla del nuovo interesse per la Messa in latino e delle varie questioni sollevate dal motu proprio

C'è stata una grande richiesta della Messa tradizionale in latino dopo il motu proprio “Summorum Pontificum”?

Padre Zuhlsdorf: Sì e no. Non abbiamo visto orde di fedeli battere alla porta dei rettorati per chiedere la Messa in latino, ma c'è stato un costante aumento delle parrocchie in cui la Messa tradizionale in latino viene ora celebrata regolarmente.

Le gocce stanno formando un ruscello.

All'inizio c'erano aspettative non realistiche. Molti di coloro che sostengono la Messa nel vecchio stile erano troppo ottimisti. Gli oppositori, spesso in posizioni di potere, hanno provato a fermare l'ondata parlando in modo molto negativo non solo della vecchia Messa, ma anche della gente che la desidera.

Molti Vescovi diocesani, incredibilmente, hanno posto ostacoli irragionevoli ai provvedimenti che il Santo Padre aveva generosamente promulgato. Questa resistenza si sta ora sgretolando sotto l'esame della gente e la pressione della Santa Sede.

L'altro fattore importante è che molti giovani sacerdoti vogliono imparare la Messa tradizionale in latino. Ad esempio, so che più di 1.000 sacerdoti hanno richiesto il nuovo DVD realizzato dalla Fraternità di San Pietro insieme a EWTN [Eternal World Television Network, ndt].

Molti sacerdoti stanno frequentando laboratori di formazione a Chicago e in Nebraska, a Oxford (Inghilterra) e in altri luoghi, dovunque siano proposti. Non appena i sacerdoti impareranno questa forma della Messa, inizieranno a implementarla nelle parrocchie.

Il Cardinale Darío Castrillón Hoyos, l'uomo di fiducia di Benedetto XVI nelle questioni di questo tipo, ha affermato che il Santo Padre spera che questa Messa verrà ampiamente offerta, anche se non è stata richiesta dai fedeli.

Si dice che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei stia preparando un documento per chiarire alcune ambiguità relative all'implementazione del “Summorum Pontificum”. Quali sono state finora le maggiori difficoltà che questo documento potrebbe affrontare?

Padre Zuhlsdorf: Il documento probabilmente chiarirà certi termini del motu proprio usati da alcuni Vescovi e sacerdoti diocesani per fermare ciò che il Santo Padre sta cercando di fare.

Ad esempio, il Summorum Pontificum”afferma che i sacerdoti devono essere idonei, capaci e competenti a dire Messa nel vecchio stile. Idoneo, un termine tecnico, si riferisce ai requisiti minimi per la competenza, non alla perizia.

Il Cardinale Edward Egan di New York, noto canonista, ha affermato giustamente che idoneo, per quanto riguarda il latino, significa che il sacerdote deve saper pronunciare le parole in modo adeguato. E' il minimo.

Ovviamente speriamo che ci sia più di questo, ma alcuni Vescovi stanno sottoponendo i sacerdoti a esami in latino prima di stabilire se possono esercitare il diritto di dire Messa usando il Messale Romano del 1962, o anche in latino con il Novus Ordo, cioè la Messa nel proprio rito, come sacerdote della Chiesa latina.

Un'altra questione è quanto debba essere numeroso un gruppo che richiede la Messa nel vecchio stile prima che il parroco debba accogliere la loro richiesta. Questa e altre questioni appartengono all'interpretazione del motu proprio.

Sono emerse anche questioni pratiche. Ad esempio, la Santa Sede dovrebbe dare delle direttive sul rapporto tra i due calendari liturgici. Penso che la Santa Sede dovrebbe emettere un ordo per la Messa tradizionale, un opuscolo annuale indicando quale Messa debba essere detta ogni giorno.

Potrebbero essere utili anche delle chiarificazioni sullo stile dei paramenti da usare, o sul tipo di musica. Ci sono questioni relative alla Comunione in mano o alle chierichette, su come si inseriscono nello spirito della Messa preconciliare.

Dovrebbero essere chiariti inoltre dettagli minori, come il cosiddetto secondo Confiteor prima della Comunione o alcune tradizioni precedenti al Messale del 1962 desiderate dai fedeli.

Questo documento, e le sue autorevoli risposte, aiuteranno a rendere l'implementazione del “Summorum Pontificum” ordinata e serena.

Lei ha affermato che il “Summorum Pontificum” è la base del “Piano Marshall” di Benedetto XVI per la Chiesa, ma la definizione “Piano Marshall” implica la ricostruzione dalle fondamenta. Può descrivere questo piano e il ruolo che crede abbia in esso la Messa tradizionale in latino?

Padre Zuhlsdorf: Per quanto possano essere utili, le analogie zoppicano un po'. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno ricostruito l'Europa devastata dalla guerra sia per ragioni umanitarie che per avere partner commerciali e un forte baluardo contro il comunismo.

Dopo il Concilio Vaticano II molte sfere della Chiesa sono state devastate e sconvolte dal dissenso interno, con una perdita di continuità con la nostra tradizione, e dall'erosione da parte del secolarismo e del relativismo del mondo moderno prevalente.

Il Cardinale Joseph Ratzinger si è preoccupato per anni della perdita dell'identità cristiana, che è alla base della civiltà occidentale. Ora credo che Papa Ratzinger stia lavorando per rinvigorire la nostra identità cattolica, all'interno della Chiesa stessa tra i suoi membri e le sue sfere d'azione, perché possiamo resistere alle influenze negative del secolarismo e del relativismo.

Solo con un'identità solida possiamo, come cattolici, avere qualcosa di positivo e salutare da offrire al mondo, una voce chiara per dare importanti contributi nella sfera pubblica.

La nostra identità come cattolici è indissolubilmente legata al modo in cui preghiamo come Chiesa. Per dare forma e forza alla nostra identità cattolica in questi tempi difficili, abbiamo bisogno di un autentico rinnovamento liturgico che ci riporti alla nostra tradizione, mantenendoci in continuità con le profonde radici della nostra bimillenaria esperienza cristiana.

Contrariamente a quanto sostengono i più progressisti, “la cosa cattolica” non è iniziata negli anni Sessanta. Benedetto XVI ci sta guidando verso una visione più salutare della dottrina della Chiesa, della storia, dell'adorazione pubblica e della nostra identità come cristiani. Non ci può essere vero cambiamento in vista di un futuro migliore senza continuità con il nostro passato. La liturgia è la punta della lancia.

Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti

[Mercoledì, la seconda parte dell'intervista]


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Il motu proprio “Summorum Pontificum” un anno dopo (II)

Il bilancio di padre John Zuhlsdorf

di Annamarie Adkins

MINNEAPOLIS (Stati Uniti), mercoledì, 9 luglio 2008 (ZENIT.org).- Nonostante sia apparso solamente un anno fa, il motu proprioSummorum Pontificum” di Benedetto XVI sulla forma tradizionale della Messa ha già avuto un forte impatto, sostiene un esperto di traduzioni liturgiche.

Padre John Zuhlsdorf, ex officiale della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, è un'autorità delle traduzioni liturgiche e del Messale del 1962. Scrive anche l'editoriale “What Does the Prayer Really Say?” (“Cosa dice realmente la preghiera?”) sul quotidiano The Wanderer ed è autore di un popolare blog con lo stesso nome.

Nella seconda parte di questa intervista, padre Zuhlsdorf parla con ZENIT dell'impatto che il “Summorum Pontificum” ha avuto sulla vita della Chiesa in questo suo primo anno.

La prima parte dell'intervista è stata pubblicata questo martedì.

Benedetto XVI ha affermato nella lettera che accompagnava il “Summorum Pontificum” di auspicare un arricchimento reciproco tra la forma ordinaria e straordinaria della Messa. In particolare, ha auspicato che la forma straordinaria ridoni un senso del sacro a quella ordinaria, o Novus Ordo. Un anno dopo il “Summorum Pontificum”, ha visto la forma straordinaria esercitare qualche “forza gravitazionale” sul Novus Ordo?

Padre Zuhlsdorf: Sì, possiamo vedere questa “forza” all'opera in alcuni luoghi, ma c'è ancora molta strada da fare. La gravità esercita una grande spinta, ma l'inerzia, soprattutto nella direzione sbagliata, deve ancora essere vinta.

La lettera è stata diffusa appena un anno fa, e solo da settembre è entrata in vigore. All'inizio ci sono stati scrosci di entusiasmo e critica, complimenti e panico.

Il testo doveva essere letto e assorbito. La Santa Sede doveva chiarire la formulazione autentica. I problemi e le domande sono ancora in fase di identificazione. Un documento con chiarificazioni rimane ovviamente in via di definizione.

La semplice consapevolezza dei provvedimenti del “Summorum Pontificum”, però, ha avuto un impatto. Si stanno costituendo “parrocchie personali” per l'uso della Messa e dei riti e dei sacramenti nel vecchio stile. I libri e il materiale di formazione dovevano essere creati. Stanno iniziando ora le pubblicazioni. Tutto questo richiede tempo.

Il Santo Padre ha anche introdotto dei cambiamenti relativi alla liturgia e a certe pratiche post-conciliari celebrando il Novus Ordo in modo più tradizionale, usando paramenti storici, tornando a distribuire la Comunione in bocca ai fedeli inginocchiati e così via.

La vera spinta della vecchia Messa e gli sforzi di Benedetto XVI verso la continuità con il Novus Ordo saranno tuttavia percepiti in futuro

Ad esempio, sempre più giovani sacerdoti mi dicono che dopo aver imparato la Messa in latino non celebrano la Santa Messa nel Novus Ordo allo stesso modo. Dalla Messa tradizionale in latino si imparano cose sul sacerdozio e sulla Messa che non si apprendono dal Novus Ordo, soprattutto per com'è celebrato in genere in tante delle nostre parrocchie e cappelle.

Il modo in cui un sacerdote dice Messa interessa profondamente una parrocchia, a livello di riverenza, di vocazioni, di tutto.

Anche se Roma non è stata distrutta in un giorno, non sarà nemmeno ricostruita rapidamente. Abbiamo subito una disastrosa perdita della formazione sacerdotale di base per quanto riguarda il latino e la teologia e la cultura che li accompagna. Ci vorrà tempo per recuperare.

I seminari hanno bisogno di tempo per far fronte ai nuovi bisogni a cui richiama la lettera. I seminaristi sono desiderosi di imparare. Chi insegnerà?

Nelle parrocchie, i giovani desiderano sempre più una maggiore continuità con il passato. Stanno scoprendo la loro eredità cattolica e che ne sono stati privati. Avranno delle posizioni di preminenza nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche.

Concretamente, alcuni Vescovi, sacerdoti, liturgisti e musicisti stanno ripensando al valore di alcune pratiche post-conciliari comuni.

Ad esempio, pochi giorni dopo che Benedetto XVI ha iniziato a distribuire la Comunione in bocca ai fedeli inginocchiati, un Vescovo degli Stati Uniti ha fatto la stessa cosa per il Corpus Domini.

Si stanno riconsiderando i grandi vantaggi della Messa celebrata “ad orientem”, con tutti che guardano nella stessa direzione verso l'altare e il Crocifisso. Il latino è stato rivalutato. I musicisti stanno recuperando il tesoro della musica liturgica sacra nascosto per decenni.

Il “motu proprio” sta esercitando pressioni, ma ci sono ancora resistenze e segni di pigrizia. Per far muovere le cose servono tempo, pazienza e mente aperta. La legge dell'inerzia in fisica afferma che i corpi in movimento o in quiete rimangono in quella situazione fino a che un'altra forza non agisce su di loro. Il “motu proprio” è una forza di questo tipo.

Quali sono stati alcuni sviluppi rilevanti, o forse inaspettati, nella Chiesa riferiti al “Summorum Pontificum” dalla sua diffusione?

Padre Zuhlsdorf: Un risultato notevole è il cambiamento dell'atteggiamento di e sulla gente che desidera la liturgia tradizionale.

Per molto tempo l'establishment ecclesiastico ha guardato dall'alto in basso e ha emarginato i cattolici più tradizionali, spingendoli “sul retro dell'autobus” a causa del loro attaccamento alla nostra tradizione. Alcuni dei più benevoli li consideravano parenti “strani” ma innocui.

Dall'altro lato molti tradizionalisti, forse a causa del profondo dispiacere e della delusione che provavano dopo tutti i cambiamenti nella Chiesa, per la sciocca stagione delle innovazioni illecite, l'eliminazione delle nostre belle chiese e musiche, dei paramenti, delle statue, delle devozioni, si sono sentiti gravemente feriti.

Con il tempo, molti di loro non hanno trovato altri modi per “negoziare” con Vescovi e sacerdoti se non porre domande critiche e dir loro con arroganza cosa fare. Si è arrivati a un punto in cui anche i chierici che erano aperti e favorevoli hanno iniziato a trasalire e a fare marcia indietro ogni volta che i tradizionalisti si avvicinavano. E così le acque delle buone relazioni gelano.

Visto che parte del dolore e dell'alienazione sta iniziando a svanire dal cuore di molti di loro, i tradizionalisti possono avere ciò che avrebbero potuto ottenere fin dall'inizio, ora che un sole caldo è fatto splendere nella loro direzione dal Santo Padre e da altri che condividono la sua visione e che i pastori di anime stanno iniziando ad aprirsi.

Il ghiaccio si sta sciogliendo e l'acqua è tornata a scorrere. Non è stato uno sviluppo inatteso. Ho creduto pienamente che si sarebbe verificato perché i tradizionalisti sono per la maggior parte brave persone che amano la Santa Chiesa e vogliono il meglio per le loro famiglie, i sacerdoti e i Vescovi.

I Vescovi e i presbiteri, anche quando non sono personalmente inclini alle cose più tradizionali, sono prevalentemente uomini che amano il loro gregge e desiderano sinceramente il suo bene. Sono tutti d'accordo su ciò che conta davvero. Quello che mi sorprende è che la rottura del ghiaccio – anche se c'è ancora molta strada da fare – stia avvenendo in modo così rapido.

Ho sottovalutato il calore della luce del sole e l'apertura di cuore, soprattutto da parte di alcuni Vescovi che, come corpo, non si sono mostrati in passato molto amichevoli nei confronti della liturgia tradizionale. Questo mi ha fatto rivedere i miei atteggiamenti.

[Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti]

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13/07/2008 14.49.40



A Roma, la parrocchia per i fedeli che vogliono assistere alla Messa in latino, secondo il "Summorum Pontificum" del Papa. Intervista con don Jospeh Kramer

da Radio Vaticana








A un anno dalla pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, una conseguenza pastorale concreta del documento papale è stata la creazione, l’8 giugno scorso, della parrocchia "personale" della Santissima Trinità dei Pellegrini, nel settore Centro della Diocesi di Roma. Si tratta della prima comunità parrocchiale costituita in Italia in applicazione dell’art. 10 del Motu Proprio e dunque non sulla base del territorio ma del rito, in quanto composta da fedeli legati all’antica forma del rito romano. La parrocchia, eretta per decreto dal cardinale vicario su disposizione del Papa, è stato affidata a don Joseph Kramer, religioso australiano della Fraternità sacerdotale di San Pietro, in Italia ormai da tren’tanni. Eccolo al microfono di Fabio Colagrande.
 
R. - L’apertura è andata molto bene: erano tutti contentissimi. Questo ha suscitato molto interesse - anche la stampa ne ha parlato - e da quel giorno la gente è venuta in Chiesa ogni giorno a vedere di cosa si tratta. Questa è una parrocchia personale che non dipende dal territorio. E’ aperta a tutti i fedeli che vogliono frequentare i Sacramenti e la Santa Messa, secondo la forma antica del rito romano. E’ una parrocchia che bisogna creare a distanza. La difficoltà è, infatti, che la gente abita lontano e deve venire da fuori. L’idea è di avere non solo la Messa, ma tutti i Sacramenti - battesimi, matrimoni - oltre alla Quaresima e al Triduo pasquale.

 
D. - Chi sono i vostri parrocchiani, don Joseph?

 
R. - Molto vari: gente di tutte le età, molti giovani, famiglie con bambini, persone oltre i 50 anni, che ricordano il rito antico e che sono contente di riacquistare un posto nella vita normale della Chiesa. E anche la gente locale è contenta di vedere che siamo lì, con la forma antica del rito, e che teniamo aperta una chiesa rimasta chiusa per molti anni.

 
D. - Il cardinale Castrillon Hoyos ha ricordato che l’erezione di questa parrocchia personale ha un valore esemplare per le altre diocesi, sia in Italia che nel mondo...

 
R. - Sì, perché Roma è sempre un esempio, una città centrale per tutto il cattolicesimo. E già altri vescovi hanno deciso di aprire delle parrocchie seguendo l’esempio dato qui a Roma, ed è molto importante.

 
D. - Padre Kramer è corretto dire che la sua è una parrocchia di fedeli tradizionalisti?

 
R. - Questa parrocchia è per tutti i fedeli cattolici normali, che apprezzano la forma antica, ma non appartengono ad una categoria diversa, dei tradizionalisti appunto. Seguire la forma antica non vuol dire diventare necessariamente tradizionalisti. Il nostro desiderio è di essere integrati nella vita quotidiana della Chiesa. E siamo molto, molto grati al cardinale vicario per questa opportunità di entrare nella vita della Chiesa e di non essere considerati un "branco" al di fuori della normativa.

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