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Il Congresso Eucaristico Internazionale a Québec

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2008 20:00
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Benedetto XVI ha inviato un videomessaggio

Si apre a Québec
il Congresso eucaristico internazionale


Québec, 14. Alla vigilia dell'apertura, Benedetto XVI ha registrato stamane un videomessaggio che sarà proiettato durante il 49° Congresso eucaristico internazionale. Il gesto di vicinanza del Papa si aggiunge all'invio in Canada di un suo Legato, nella persona del cardinale Jozef Tomko, presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici internazionali.
Il porporato slovacco del resto aveva curato tutto il lavoro di preparazione, iniziato fin dal 2004 subito dopo il Congresso di Guadalajara, in stretta collaborazione con il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec e primate del Canada. Tema del Congresso - che avrà la durata di una settimana - "L'Eucaristia dono di Dio per la vita del mondo". Dopo la celebrazione di apertura, in programma domenica pomeriggio, ogni mattina sarà dedicata a una sessione plenaria con catechesi e testimonianze sull'argomento del giorno:  l'Eucaristica dono di Dio per eccellenza; l'Eucaristia memoriale del mistero pasquale; l'Eucaristia edifica la Chiesa, sacramento di salvezza; l'Eucaristia vita del Cristo nelle nostre vite; l'Eucaristia e la missione; testimoni dell'Eucaristia nel cuore del mondo. Ogni sessione del mattino sarà conclusa dalla celebrazione eucaristica. Il pomeriggio sarà dedicato all'approfondimento e agli aspetti pratici della tematica del giorno.
Ogni giorno inoltre sono previste la Liturgia delle Ore, l'adorazione eucaristica e la celebrazione del Sacramento della penitenza. Giovedì 19 giugno la messa sarà seguita dalla processione eucaristica per le strade della città, di cui ricorrono i quattrocento anni della fondazione; domenica 22 la Statio orbis conclusiva. Particolare attenzione e cura è stata dedicata alla scelta dei canti e dei testi in lingua latina e nelle lingue parlate, in modo che appaia evidente il carattere internazionale dell'evento.
Il Congresso costituirà un tempo forte di meditazione e di preghiera, perché la Chiesa diventi nel mondo testimone del dono della vita del Signore offerta e condivisa nella Santa Eucaristia:  "Fate questo in memoria di me".
Intanto l'Arca della nuova alleanza, simbolo del congresso canadese, ha concluso il lungo pellegrinaggio nelle diocesi del Paese, partito nel maggio 2006. Nel tratto finale ha visitato i grandi santuari nazionali:  quello dei santi martiri canadesi a Midland, l'Oratorio Saint Joseph di Montréal, Notre-Dame-du-Cap a Trois Rivières e Saint Antoine de Lac-Bouchette, la Basilica di Sainte Anne de Beaupré. Prima dell'inizio della peregrinatio l'arca fu benedetta dal Papa in occasione della visita "ad limina" dei vescovi canadesi. Realizzata da un artigiano locale, Alan Rioux, che l'ha costruita con legno proveniente da varie parti del mondo, la navicella è caratterizzata da una grande varietà di simboli che richiamano i tre grandi obiettivi del Congresso eucaristico:  catechetico, liturgico e di impegno personale in nome della fede. L'urna sovrastante la navicella è ornata di icone dipinte da monaci ortodossi romeni; le offerte raccolte per la loro realizzazione sono state in parte devolute a un orfanotrofio diretto dalle Suore Oblate dell'Assunzione in Romania.



(©L'Osservatore Romano - 15 giugno 2008)
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Al 49° congresso eucaristico internazionale di Québec

Se tutti comprendessero
il significato della messa


Québec, 19. Durerà fino al prossimo 22 giugno il 49° Congresso eucaristico internazionale a Québec, in Canada, sul tema "L'Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo" al quale hanno preso parte circa undicimila pellegrini, cinquanta cardinali e più di cento vescovi.


L'apertura formale è stata affidata al legato pontificio, il cardinale Jozef Tomko, presidente emerito del Pontificio comitato per i congressi eucaristici  internazionali,  che  ha  portato un messaggio speciale di Papa Benedetto XVI, il quale il 22 giugno pronuncerà via satellite l'omelia della messa di chiusura che sarà preceduta da una processione con circa milleduecento persone.


Lunedì, l'arcivescovo di Washington, monsignor Donald William Wuerl, ha affrontato il tema:  "L'Eucaristia, dono di Dio per eccellenza", subito dopo si è svolta una processione eucaristica per le vie di Québec, partendo dal Colisée Pepsi fino al Porto Vecchio, in un percorso di cinque chilometri.


Circa quindicimila persone hanno partecipato alla processione, preceduta da un veicolo sul quale era trasportato il Santissimo Sacramento. Per l'occasione, è stato dato al veicolo il nome Tabor. Hanno accompagnato la folla di pellegrini enormi striscioni e immagini giganti, tra cui quelle di santi e beati canadesi.
Durante il lungo tragitto sono state effettuate delle soste. La prima è stata fatta nella chiesa di saint-François-d'Assise, dov'erano già riunite alcune persone. Il cardinale Tomko è entrato in chiesa, accompagnato dal Santissimo Sacramento, e ha benedetto l'assemblea.


La seconda sosta è avvenuta nella chiesa di Saint-Roch, dov'è stato possibile l'ingresso di molte persone. La scelta di questo luogo è stata dettata dal sostegno che esso dà alle numerose attività sociali e comunitarie sorte nel quartiere di Saint-Roch. Come nella chiesa di Saint-François-d'Assise, il cardinale Tomko ha visitato il tempio. I pellegrini vi hanno potuto accendere un cero iniziando la tappa finale che li ha portati al Porto Vecchio.


"Se i cattolici comprendessero davvero il significato della messa domenicale non la perderebbero - ha affermato il cardinale Jozef Tomko, all'apertura del congresso -, l'Eucaristia è un dono di Dio. Non come oggetto, come gli altri doni di Dio, ma come un elemento molto speciale, perché è il dono di Dio stesso. L'Eucaristia è Cristo stesso, una Persona con la sua natura umana e divina, donata a noi. È il corpo e il sangue del Cristo Risorto presenti insieme a noi sotto i segni sacramentali del pane e del vino".


Il porporato ha spiegato che "prima di lasciare questo mondo, Gesù voleva lasciare alla sua Chiesa e all'intera umanità il dono della sua Presenza. Ha scelto la forma del pane e del vino. Dall'inizio della sua vita pubblica a Cafarnao, ha promesso il pane della vita:  "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Alla vigilia della Passione, nel Cenacolo, prese il pane e dichiarò solennemente:  "Questo è il mio corpo". Poi disse del vino:  "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati".

Ha realizzato appena poche ore prima e in modo incruento e sacramentale il sacrificio offerto con il sangue sulla Croce al Calvario. Gesù - ha aggiunto il cardinale Tomko - ha quindi istituito l'Eucaristia come suo sacrificio di redenzione. L'Eucaristia è una forma sacramentale del sacrificio di Gesù sulla croce, il Cenacolo e il Calvario sono un unico sacrificio "per la vita del mondo".

Questo sacrificio è avvenuto solo una volta, ma Gesù voleva realizzarlo e perpetuarlo nel corso dei secoli. Ha quindi dato un comandamento ai suoi apostoli:  "Fate questo in memoria di me". È un memoriale e un ordine:  ricordarlo non solo con discorsi e parole, ma fare ciò che egli ha fatto. Da allora - ha spiegato il porporato - i sacerdoti della sua Chiesa compiono questo sublime comandamento facendo la stessa azione e pronunciando le stesse parole. Le parole di Gesù che consacra il pane e il vino risuonano da duemila anni. In ogni celebrazione della santa messa, Gesù Cristo stesso è presente con noi nel sacrificio come l'agnello di Dio che prende su di sé i peccati del nostro mondo, della nostra comunità, i nostri peccati. Non è uno spettacolo, né una semplice commemorazione, ma la rappresentazione sacramentale di questo evento salvifico, un memoriale perseverante che dà i suoi frutti ai fedeli".


Infine, il cardinale Tomko ha concluso sottolineando come:  "Comprendendo a fondo il significato della nostra Eucaristia settimanale, ripenseremo a quanto e a come la frequentiamo. Sarà allora chiaro per noi perché i martiri di Abitene, nell'Africa del Nord, dichiararono al giudice pagano:  "Non possiamo vivere senza l'Eucaristia (domenicale)" e perché hanno donato la propria vita per questa convinzione".



(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2008)
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Quebec: "E' l'ora dell'Eucaristia”, afferma padre Nicolas Buttet (I)

Intervista al fondatore della Fraternità "Eucharistein"

QUEBEC, martedì, 17 giugno 2008 (ZENIT.org).- “Questa è l'ora dell'Eucaristia...è l'ora di Cristo...penso che possiamo intraprendere la 'rivoluzione profonda', quella dei cuori e della società”. E' questo il messaggio che padre Nicolas Buttet, fondatore della Fraternità "
Eucharistein", intende lanciare in occasione del Congresso Eucaristico Internazionale, a Québec, in Canada.

In questa intervista a ZENIT, il sacerdote condivide le sue prime impressioni sul congresso e spiega come ha scoperto il senso profondo dell'Eucaristia.

“E' meraviglioso quanto sta accadendo qui – dichiara –. E' un tempo di grazia, un kairós! Più di dieci mila i partecipanti, e già sono giunti una dozzina di Cardinali, 130 Vescovi, centinaia di sacerdoti...e Gesù. Tutto per Gesù Ostia”.

Padre Buttet è stato ordinato sacerdote dopo diversi anni di vita eremitica. La stessa scelta del seminario è giunta dopo aver militato politicamente tra le file dei democratici cristiani del suo Paese, in Svizzera.

La Chiesa del Canada si aspetta molto da questo congresso eucaristico. Pensate che esso possa rinnovare la Chiesa? In concreto, cosa può cambiare?

P. Nicolas Buttet: Giunto all’aeroporto di Montréal, un giovane impiegato, addetto al controllo delle valigie, mi interroga sul mio abbigliamento (indosso una casacca marrone ed una croce), dicendomi con il suo piacevole accento canadese: “Questo, cos’è?”. Gli rispondo: “E’ una veste talare, sono un religioso e un sacerdote”. Al che mi domanda: “ Davvero? Esistono ancora persone così?”, iniziando una piacevole conversazione, interessato a qualcosa che sembrava ignorare del tutto.

Sei mesi fa ero nuovamente a Montréal per un convegno di tre giorni con dei capi d’impresa. Il tema era il discernimento ed eravamo in due ad intervenire, un filosofo ed il “monaco”. Giunto al seminario, mi viene incontro un uomo e mi dice con entusiasmo: “Lei è un monaco?”. Rispondo: “Sì, in un certo senso”. “Monaco buddista?”, dice con una curiosità non dissimulata. Gli rispondo allora: “No, cattolico!”. “Cattolico… come il Papa?”, prosegue con un’aria un po’ preoccupata e sospettosa. “Sì”, rispondo con entusiasmo e mi sento ribattere un: “ah, noooo!”, che sgorga dal profondo della sua delusione! In seguito il seminario si è svolto in modo molto positivo ed abbiamo potuto discutere francamente di questo primo contatto… per lo meno alquanto freddo! Questi due esempi sono una testimonianza sulle pesanti conseguenze di ciò che si è deciso di chiamare qui la “rivoluzione tranquilla” degli anni Sessanta. Si è creato uno tsunami, lento, ma comunque uno tsunami ecclesiastico, religioso e culturale.

La GMG di Toronto ha già scosso questo torpore che pesa sulla società canadese ed in particolare su questa parte francofona che celebra quest’anno i 400 anni di Québec, chiamata all’inizio la “Città di Maria”. E’ stato il primo avvenimento ecclesiastico palese da quando la Chiesa era stata relegata al di fuori del settore pubblico. Il Congresso eucaristico è una tappa determinante in questo cammino verso la fede. Non è solo la visibilità dell’avvenimento, la portata dell’organizzazione e l’audacia di alcune iniziative del Cardinale Ouellet e dei suoi collaboratori. Ritengo che lo sia soprattutto per l’effetto spirituale, la mobilitazione di tante persone animate da buona volontà, di tante parrocchie. All’adorazione perpetua praticata in luoghi diversi, a questa preghiera iniziata già da molti mesi per questo congresso. Dio ascolta una Chiesa in preghiera. Dio moltiplica le Sue opere nei cuori che si aprono alla grazia.

Ci può anticipare qualche idea di ciò che dirà al Congresso?

P. Nicolas Buttet: Il Cardinale Ouellet mi ha chiesto di portare innanzitutto una testimonianza personale sull’eucaristia. Parlerò quindi del mio incontro con Gesù-Ostia, ma anche delle mie esperienze sconvolgenti in tutto il mondo che mi hanno consentito di portare Gesù a tante persone. Ricordo una Messa in Cina, celebrata in fondo ad una stalla, dietro alle mucche, dove la polizia non veniva certo a cercare... Ma ho anche chiesto a molti giovani che abbiamo accolto nella nostra comunità, giovani che venivano dalla strada, dall’ambiente della droga o erano stati vittime della depressione, di descrivermi con le loro parole il loro rapporto con Gesù, presente nel Santo Sacramento e ho chiesto cosa ricevevano dalla Messa e dall’adorazione. Quindi voglio parlarne. La mia conclusione è molto chiara: è l’ora dell’eucaristia! E’ il kairós, è l’ora del Cristo e nell’eucaristia noi abbiamo Gesù e tutto il mistero della salvezza.

Giovanni Paolo II aveva detto che non vi è alcun rischio di esagerazione nel culto reso a questo mistero, poiché è a Gesù stesso che si rivolge questo culto. Io penso che possiamo intraprendere la “rivoluzione profonda”, quella dei cuori e della società. Benedetto XVI aveva considerato un segnale e una missione il fatto di essere salito sulla Cattedra di Pietro in pieno anno eucaristico. E’ stata per il Papa l’occasione di fare dello sviluppo del culto eucaristico il centro del suo ministero petrino. E conosciamo la sua dedizione. E’ lui stesso che ha chiesto ai Vescovi di introdurre in tutte le diocesi almeno un luogo di adorazione perpetua del Santo Sacramento. Ne ha mostrato l’esempio istituendone 5 a Roma. L’eucaristia è una scuola di libertà ed una scuola di carità. Ma essa è soprattutto la fonte della vita soprannaturale del battezzato, senza la quale non resta che l’aspetto umano, anche “troppo umano” come avrebbe detto Nietzsche!

Ci può raccontare come ha scoperto l’importanza dell’Eucaristia?

P. Nicolas Buttet: Circa vent’anni fa, stavo svolgendo un apprendistato di avvocato ed ero impegnato in molteplici attività politiche come deputato in un parlamento cantonale in Svizzera e come segretario di un gruppo parlamentare nazionale. Mi trovavo ad affrontare importanti questioni societarie ma anche problemi personali, familiari e sociali. In particolare mi sono occupato nel quadro della mia attività da avvocato di un giovane che aveva violentato e bruciato sette bambini. Questo contatto fra questa realtà così dolorosa e la mia fede ha fatto sgorgare dal mio cuore un grido: “Se non vi è l’amore, il mondo non potrà continuare!”. Ho deciso allora di sperimentare questo amore più da vicino, passando le mie vacanze di Natale al Cottolengo di Torino, un istituto che accoglie persone affette da gravi handicap fisici e mentali.

Ho lasciato il parlamento svizzero e sono giunto – ignorante e povero – nel mondo – nuovo per me – dei nostri fratelli e sorelle handicappati. Sono stato immerso direttamente nella realtà del luogo, poiché poco dopo il mio arrivo, con un confratello religioso, abbiamo passato due ore a lavare 18 ammalati, che erano imbrattati dalla testa ai piedi. Dopo le prime reazioni agli odori e…ai colori, sono stato colpito dalla parola del Cristo che si faceva carne, e quale carne, in quella notte: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25). Dopo aver terminato di lavare questi fratelli handicappati, verso mezzanotte, sono sceso nella cappella, dove il Santo Sacramento era esposto giorno e notte. Per me, è stato uno choc, la certezza della Sua presenza, reale, corporale. Ho scoperto, allo stesso tempo, la presenza di Gesù, in alto, ai capezzali, nella persona dei miei fratelli costretti a letto e la presenza splendente di Gesù sull’altare, nel Santo Sacramento. Gesù era lì, sotto le apparenze del fratello e sotto le apparenze della sofferenza. Lo stesso ed unico Gesù. Da allora questa certezza non mi ha più lasciato, anche se ancora – sfortunatamente – e lo dico con cuore contrito – è balbettante e piena di incongruenze riguardo l’esercizio dell’amore. Mi consolo citando San Claude La Colombière che diceva: “E dire che ho superato solamente le 10.000 comunioni!”.

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Québec: “E' l'ora dell'Eucaristia”, afferma padre Nicolas Buttet (II)

Intervista al fondatore della Fraternità “Eucharistein”

di Gisèle Plantec

ROMA, mercoledì, 18 giugno 2008 (ZENIT.org).- Lo stesso Cristo presente nei poveri e nei malati è presente nell'Eucaristia, spiega nella seconda parte di questa intervista concessa a ZENIT padre Nicolas Buttet, fondatore della Fraternità “Eucharistein”, intervenuto questo martedì al Congresso Eucaristico Internazionale a Québec (Canada).

Padre Buttet è stato ordinato sacerdote dopo vari anni di vita eremitica. Prima di entrare in seminario, si era costruito una buona carriera politica tra i democratici cristiani del suo Paese, la Svizzera.

La prima parte dell'intervista è stata pubblicata martedì, 17 giugno.

Può dirci qualcosa sulla Fraternità “Eucharistein”, di cui è fondatore? Qual è il suo carisma principale?

P. Nicolas Buttet: La nostra piccola comunità è di ispirazione francescana per il suo stile di vita povero e vicino alla natura: costruiamo o ripariamo le case noi stessi, sviluppiamo l'agricoltura e la silvicoltura. Siamo radicati nella vita eucaristica. E' il cuore della nostra vita e della nostra vocazione. Nelle nostre case abbiamo soprattutto l'adorazione quotidiana dalle 5 del mattino alle 22 e due o tre notti a settimana. Abbiamo anche lanciato, insieme ai laici e previa autorizzazione del Vescovo, l'adorazione perpetua a Friburgo (Svizzera): 24 ore, 7 giorni a settimana.

L'ispiratore della nostra vita eucaristica è San Pierre-Julien Eymard, un grande profeta dell'Eucaristia del XIX secolo. Diceva: “Ho riflettuto spesso sui rimedi a questa indifferenza universale che si impossessa in modo preoccupante di tanti cattolici, e ne trovo solo uno: l'Eucaristia, l'amore di Gesù eucaristico. La perdita della fede deriva dalla perdita dell'amore”. In un'altra occasione diceva: “Ora bisogna mettersi all'opera, salvare le anime con la divina Eucaristia e risvegliare la Francia e l'Europa addormentate in un sonno di indifferenza perché non conoscono più il dono di Dio, Gesù, l'Emmanuele eucaristico. Questa è la torcia d'amore che bisogna portare alle anime tiepide, e che si credono devote e non lo sono più perché non hanno posto il loro centro e la loro vita in Gesù eucaristico”.

Accogliamo anche giovani in difficoltà. In questo ci ispiriamo alla beata Teresa di Calcutta, nella relazione tra il sacramento dell'altare e il sacramento del fratello. In ciò sperimentiamo quasi clinicamente, azzardo a dire, la forza e la potenza di ricostruzione e di grazia di Gesù nel suo sacramento d'amore.

Abbiamo infine missioni particolari, parrocchie, uomini politici e uomini d'affari, animazione spirituale dell'istituto Philanthropos... E ovviamente il nostro ispiratore in questa missione di essere tutto per tutti è San Francesco di Sales.

Ai cattolici, anche praticanti, a volte costa entrare nel mistero dell'Eucaristia. Si comunicano senza convinzione, per abitudine, ma l'Eucaristia è fondamentale nella fede di un cattolico. Come è possibile aiutare i credenti a comprendere il significato profondo dell'Eucaristia?

P. Nicolas Buttet: La beata del Québec Dina Bélanger, beatificata nel 1993 da Giovanni Paolo II, scriveva sul suo diario: “Se le anime comprendessero il tesoro che possiedono nella divina Eucaristia, bisognerebbe proteggere i tabernacoli con muri inespugnabili, perché nel delirio di una fame santa e divoratrice andrebbero esse stesse a nutrirsi del Pane degli Angeli. Le chiese traboccherebbero di adoratori consumati d'amore per il divino prigioniero, sia di giorno che di notte”. Non siamo arrivati a questo! E' vero che tra ciò che i nostri sensi percepiscono – il pane – e quello che la nostra fede crede – Gesù – il mistero è così grande, la frattura così enorme che non è facile penetrare nel mistero stesso. Penso che ci siano tre cose da sviluppare, innanzitutto una catechesi eucaristica che passa per le parole e gli esempi. Giovanni Paolo II, al termine della sua Enciclica sull'Eucaristia, esortava a mettersi “alla scuola dei Santi, grandi interpreti della vera pietà eucaristica”.

In secondo luogo, bisogna sottolineare la consacrazione nella Messa, e il tabernacolo nelle chiese. Mi colpisce sempre la scarsa devozione nella consacrazione durante la celebrazione eucaristica. E' un momento che viene trascurato. Si può credere con le parole, ma con i gesti che si compiono in quei momenti non si sbaglia mai.

Un giorno ero a casa di alcuni amici. I genitori avevano una bambina di tre anni; l'avevano battezzata, e quindi, per tradizione e per dovere, andavano a Messa con lei tutte le domeniche. La zia della bambina è una cattolica impegnata. Era ora di andare a Messa e la mamma ha chiesto alla bambina: “Con chi vuoi andare a Messa, con mamma o con la zia?”. E la bimba ha risposto senza esitazioni: “Con la zia!”. “E perché?”, le ha chiesto. “Perché lei crede!”, ha risposto la bimba ancor più decisa. Penso che ci siano gesti, atteggiamenti che sono una catechesi in sé.

Una volta mi trovavo in Cina. Un vecchio catechista, Zaccaria, che aveva rischiato la vita per annunciare Gesù ed era arrivato all'età di cent'anni, aveva conservato in un luogo nascosto della sua casa un tabernacolo con il Santissimo Sacramento. Felice, mi fece scoprire un tesoro dietro una porta segreta... Appena entrati in quel piccolo locale, Zaccaria si inginocchiò, si prostrò con la fronte a terra e iniziò a recitare alcune preghiere. Compresi che lì c'era Gesù! Senza dubbio!

In terzo luogo bisogna riscoprire l'adorazione eucaristica e la devozione eucaristica al di fuori della Messa. Questo mistero è così grande che solo la liturgia ci permetterà di approfondirlo sufficientemente. Solo un'esposizione prolungata al mistero della Presenza reale di Gesù nel Santo Sacramento permette di entrare progressivamente nello stupore eucaristico. Penso alla testimonianza di Maxime, 21 anni: “Per me l'Eucaristia è il centro della vita. Gesù-Eucaristia mi ha tirato fuori dall'inferno della droga. Grazie all'Eucaristia la mia vita è stata trasformata e ora sono felice di vivere per servire Cristo. L'Eucaristia è la mia forza per amare, seguire e servire Cristo attraverso gioie e dolori. Dio ci ama infinitamente e non ci abbandonerà mai”.


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Omelia del Papa per la messa conclusiva del Congresso in Québec



* * *

Signori cardinali,
Eccellenze,
Cari fratelli e sorelle,

Mentre siete riuniti per il quarantanovesimo Congresso eucaristico internazionale, sono lieto di raggiungervi attraverso la televisione e di unirmi così alla vostra preghiera. Desidero prima di tutto salutare il signor cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, e il signor cardinale Josef Tomko, inviato speciale per il Congresso, e tutti i cardinali e i vescovi presenti. Rivolgo altresì i miei saluti cordiali alle personalità della società civile che hanno tenuto a prendere parte alla liturgia. Il mio pensiero affettuoso va ai sacerdoti, ai diacono e a tutti i fedeli presenti, come pure a tutti i cattolici del Québec, dell'intero Canada e degli altri continenti. Non dimentico che il vostro Paese celebra quest'anno il quattrocentesimo anniversario della sua fondazione. È un'occasione perché ognuno ricordi i valori che hanno animato i pionieri e i missionari nel vostro Paese.

"L'Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo", questo è il tema scelto per questo nuovo Congresso eucaristico internazionale. L'Eucaristia è il nostro tesoro più bello. È il sacramento per eccellenza; essa ci introduce maggiormente nella vita eterna, contiene tutti i misteri della nostra salvezza, è la fonte e il culmine dell'azione e della vita della Chiesa, come ricorda il Concilio Vaticano II (Sacrosanctum Concilium, n. 8). È dunque particolarmente importante che i pastori e i fedeli s'impegnino costantemente ad approfondire questo grande sacramento. Ognuno potrà così consolidare la propria fede e compiere sempre meglio la propria missione nella Chiesa e nel mondo, ricordandosi che vi è una fecondità dell'Eucaristia nella sua vita personale, nella vita della Chiesa e del mondo. Lo Spirito di verità testimonia nei vostri cuori; testimoniate, anche voi, Cristo dinanzi agli uomini, come dice l'antifona dell'alleluia di questa messa. La partecipazione all'Eucaristia non allontana dunque dai nostri contemporanei, al contrario, poiché essa è l'espressione per eccellenza dell'amore di Dio, ci invita a impegnarci con tutti i nostri fratelli per affrontare le sfide presenti e per fare della terra un luogo in cui si vive bene. Per questo dobbiamo lottare incessantemente affinché ogni persona sia rispettata dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, le nostre società ricche accolgano i più poveri e riconferiscano loro tutta la loro dignità, ogni persona possa alimentarsi e far vivere la propria famiglia e la pace e la giustizia risplendano in tutti i continenti. Queste sono le sfide che devono mobilitare tutti i nostri contemporanei e per le quali i cristiani devono attingere  la  loro  forza dal mistero eucaristico.

"Il mistero della fede":  è questo che proclamiamo in ogni messa. Desidero che tutti si impegnino a studiare questo grande mistero, specialmente rivisitando ed esplorando, individualmente e in gruppo, il testo del Concilio sulla Liturgia, la Sacrosanctum Concilium, al fine di testimoniare con coraggio il mistero. In questo modo, ciascuna persona giungerà a capire meglio il significato di ogni aspetto dell'Eucaristia, comprendendone la profondità e vivendola con maggiore intensità. Ogni frase, ogni gesto ha un proprio significato e nasconde un mistero. Auspico sinceramente che questo Congresso serva da appello a tutti i fedeli affinché si impegnino allo stesso modo per un rinnovamento della catechesi eucaristica, di modo che acquisiscano essi stessi un'autentica consapevolezza eucaristica e a loro volta insegnino ai bambini e ai giovani a riconoscere il mistero centrale della fede e costruiscano la loro vita intorno a esso. Esorto specialmente i sacerdoti a rendere il dovuto onore al rito eucaristico e chiedo a tutti i fedeli di rispettare il ruolo di ogni individuo, sia sacerdote sia laico, nell'azione eucaristica. La liturgia non appartiene a noi:  è il tesoro della Chiesa.

La ricezione dell'Eucaristia, l'adorazione del Santissimo Sacramento - con ciò intendiamo approfondire la nostra comunione, prepararci a essa e prolungarla - significa consentire a noi stessi di entrare in comunione con Cristo, e attraverso di lui con tutta la Trinità, per diventare ciò che riceviamo e per vivere in comunione con la Chiesa. È ricevendo il Corpo di Cristo che riceviamo la forza "dell'unità con Dio e con gli altri" (cfr san Cirillo d'Alessandria, In Ioannis Evangelium, 11, 11; cfr. sant'Agostino, Sermo 577). Non dobbiamo mai dimenticare che la Chiesa è costruita intorno a Cristo e che, come hanno detto sant'Agostino, san Tommaso d'Aquino e sant'Alberto Magno, seguendo san Paolo (cfr 1 Cor, 10, 17), l'Eucaristia è il sacramento dell'unità della Chiesa perché tutti noi formiamo un solo corpo di cui il Signore è il capo. Dobbiamo ritornare continuamente indietro all'ultima cena del giovedì santo, dove abbiamo ricevuto un pegno del mistero della nostra redenzione sulla croce. L'ultima cena è il luogo della Chiesa nascente, il grembo che contiene la Chiesa di ogni tempo. Nell'Eucaristia il sacrificio di Cristo viene costantemente rinnovato, la Pentecoste viene costantemente rinnovata. Possiate tutti voi diventare sempre più consapevoli dell'importanza dell'Eucaristia domenicale, perché la domenica, il primo giorno della settimana, è il giorno in cui onoriamo Cristo, il giorno in cui riceviamo la forza per vivere quotidianamente il dono di Dio!

Desidero anche invitare i pastori e i fedeli a un'attenzione rinnovata per la loro preparazione alla ricezione dell'Eucaristia. Nonostante la nostra debolezza e il nostro peccato, Cristo vuole dimorare in noi. Per questo, dobbiamo fare tutto il possibile per riceverlo in un cuore puro, ritrovando costantemente, mediante il sacramento del perdono, quella purezza che il peccato ha macchiato, "armonizzando la nostra anima con la nostra voce", secondo l'invito del Concilio (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 11). Di fatto, il peccato, soprattutto quello grave, si oppone all'azione della grazia eucaristica in noi. D'altro canto, coloro che non possono comunicarsi per la loro situazione troveranno comunque in una comunione di desiderio e nella partecipazione all'Eucaristia una forza e un'efficacia salvatrice.

L'Eucaristia ha un posto molto speciale nella vita dei santi. Rendiamo grazie a Dio per la storia di santità del Québec e del Canada, che ha contribuito alla vita missionaria della Chiesa. Il vostro paese onora in modo particolare i suoi martiri canadesi, Jean de Brébeuf, Isaac Jogues e i loro compagni, che hanno saputo donare la propria vita per Cristo, unendosi così al suo sacrificio sulla Croce. Appartengono alla generazione degli uomini e delle donne che hanno fondato e sviluppato la Chiesa in Canada, con Marguerite Bourgeoys, Marguerite d'Younville, Marie de l'Incarnation, Marie-Catherine de Saint-Augustin, monsignor François de Laval, fondatore della prima diocesi in America del Nord, Dina Bélanger e Kateri Tekakwitha. Imparate da loro, e come loro, siate senza paura; Dio vi accompagna e vi protegge; fate di ogni giorno un'offerta alla gloria di Dio Padre e prendete parte alla costruzione del mondo, ricordandovi con orgoglio della vostra eredità religiosa e del suo irradiamento sociale e culturale, e preoccupandovi di diffondere attorno a voi i valori morali e spirituali che giungono a noi dal Signore.

L'Eucaristia non è solo un pasto fra amici. È mistero di alleanza. "Le preghiere e i riti del sacrificio eucaristico fanno continuamente rivivere davanti agli occhi della nostra anima, nel corso del ciclo liturgico, tutta la storia della salvezza, e ci fanno penetrare sempre più il suo significato" (Santa Thérèse-Bénédicte de la Croix, [Edith Stein], Wege zur inneren Stille, Aschaffenburg, 1987, p. 67). Siamo chiamati a entrare in questo mistero di alleanza conformando ogni giorno di più la nostra vita al dono ricevuto nell'Eucaristia. Questa ha un carattere sacro, come ricorda il Concilio Vaticano ii:  "ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado" (Sacrosanctum Concilium, n. 7). In un certo senso, essa è "liturgia celeste", anticipazione del banchetto nel Regno eterno, annunciando la morte e la resurrezione di Cristo, "finché Egli venga" (1 Cor, 11, 26).

Affinché il popolo di Dio non manchi mai di ministri per donargli il Corpo di Cristo, dobbiamo chiedere al Signore di fare alla sua Chiesa il dono di nuovi sacerdoti. Vi invito anche a trasmettere la chiamata al sacerdozio ai giovani, affinché accettino con gioia e senza paura di rispondere a Cristo. Non saranno delusi. Che le famiglie siano il luogo primordiale e la culla delle vocazioni!
Prima di terminare, è con gioia che vi annuncio il prossimo Congresso eucaristico internazionale. Si terrà a Dublino, in Irlanda, nel 2012. Chiedo al Signore di fare scoprire a ognuno di voi la profondità e la grandezza del mistero della fede. Che Cristo, presente nell'Eucaristia, e lo Spirito Santo, invocato sul pane e sul vino, vi accompagnino nel vostro cammino quotidiano e nella vostra missione! Che, sull'esempio della Vergine Maria, siate disponibili all'opera di Dio in voi! Affidandovi all'intercessione di Nostra Signora, di sant'Anna, patrona del Québec, e di tutti i santi della vostra terra, imparto a tutti voi un'affettuosa Benedizione Apostolica, e anche a tutte le persone presenti, venute da diversi Paesi del mondo.

Cari amici, mentre questo importante evento nella vita della Chiesa sta giungendo al termine, invito tutti voi a unirvi a me nel pregare per il buon esito del prossimo Congresso eucaristico internazionale, che si terrà nel 2012 nella città di Dublino! Colgo l'opportunità per salutare cordialmente il popolo d'Irlanda mentre si prepara a ospitare questo incontro ecclesiale. Sono fiducioso che, insieme a tutti i partecipanti al prossimo Congresso, vi troverà una fonte di rinnovamento spirituale duraturo.

   

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana   

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Messaggio del Papa ai giovani partecipanti al congresso eucaristico internazionale

Cristo non ostacola la vita né la libertà

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Un messaggio particolare il Papa ha voluto indirizzare ai giovani che, numerosi, hanno partecipato al quarantanovesimo congresso eucaristico internazionale celebratosi a Québec, in Canada, e conclusosi domenica 22 giugno. Nel messaggio il Papa ha invitato i giovani ad annunciare "senza paura" il Cristo che libera.


Cari giovani,
Da Roma, sono lieto di salutarvi e di assicurarvi della mia preghiera mentre siete riuniti in occasione del quarantanovesimo Congresso eucaristico internazionale di Québec. Gioisco nel vedere la vostra attenzione per il mistero dell'Eucaristia, "dono di Dio per la vita del mondo", come sottolinea il tema del Congresso. Vi invito a meditare incessantemente questo "grande mistero della fede", come noi lo proclamiamo in ogni Messa, dopo la consacrazione. In primo luogo, nell'Eucaristia riviviamo il sacrificio del Signore al termine della sua vita, mediante il quale salva tutti gli uomini. Restiamo così vicini a Lui e riceviamo in abbondanza le grazie necessarie alla nostra vita quotidiana e alla nostra salvezza. L'Eucaristia è per eccellenza il gesto dell'amore di Dio per noi. Cosa c'è di più grande di donare la propria vita per amore? In ciò Gesù è il modello del dono totale di sé, cammino lungo il quale dobbiamo ugualmente procedere nella sua sequela.
L'Eucaristia è altresì un modello del cammino cristiano, che deve forgiare tutta la nostra esistenza. È Cristo che ci invita a riunirci, per costituire la Chiesa, il suo Corpo in mezzo al mondo. Per accedere alle due mense della Parola e del Pane, dobbiamo innanzitutto accogliere il perdono di Dio, quel dono che ci risolleva nel nostro percorso quotidiano, che ripristina in noi l'immagine divina e che ci mostra fino a che punto siamo amati. Poi, come al fariseo Simone, nel Vangelo di Luca, Gesù si rivolge continuamente a noi attraverso la Scrittura: "Ho una cosa da dirti" (7, 40). In effetti, ogni parola della Scrittura è per noi una parola di vita, che dobbiamo ascoltare con molta attenzione. In modo particolare, il Vangelo costituisce il cuore del messaggio cristiano, la rivelazione totale dei misteri divini. Nel suo Figlio, la Parola fattasi carne, Dio ci ha detto tutto. Nel suo Figlio, Dio ci ha rivelato il suo volto di Padre, un volto di amore, di speranza. Ci ha mostrato il cammino della felicità e della gioia. Durante la consacrazione, momento particolarmente forte dell'Eucaristia perché ricordiamo il sacrificio di Cristo, siete chiamati a contemplare il Signore Gesù, come san Tommaso: "Mio Signore e mio Dio" (Giovanni, 20, 28). Dopo aver ricevuto la Parola di Dio, dopo esservi nutriti del suo Corpo, lasciatevi trasformare interiormente e ricevete da Lui la vostra missione. In effetti, Egli vi manda nel mondo, per essere portatori della sua pace e testimoni del suo messaggio d'amore. Non abbiate paura di annunciare Cristo ai giovani della vostra età. Mostrate loro che Cristo non ostacola la vostra vita, né la vostra libertà; mostrate loro al contrario che Egli vi dona la vera vita, vi rende liberi per lottare contro il male e per fare della vostra esistenza qualcosa di bello.
Non dimenticate che l'Eucaristia domenicale è un incontro amorevole con il Signore di cui non possiamo fare a meno. Quando lo riconoscete "nella frazione del pane", come i discepoli di Emmaus diventerete suoi compagni. Vi aiuterà a crescere e a dare il meglio di voi. Ricordate che nel pane dell'Eucaristia Cristo è realmente, totalmente e sostanzialmente presente. Pertanto, è nel mistero dell'Eucaristia, nella messa e durante la silenziosa adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento dell'altare che lo incontrerete in modo privilegiato. Aprendo il vostro stesso essere e tutta la vostra vita sotto lo sguardo di Cristo non verrete schiacciati, al contrario, scoprirete che siete infinitamente amati. Riceverete la forza di cui avete bisogno per costruire la vostra vita e per compiere le scelte che vi si presentano ogni giorno. Dinanzi al Signore, nel silenzio del vostro cuore, alcuni di voi potrebbero sentirsi chiamati a seguirlo in una maniera più radicale nel sacerdozio o nella vita consacrata. Non abbiate paura di ascoltare questa chiamata e di rispondere con gioia. Come ho detto all'inizio del mio Pontificato, Dio non toglie nulla a coloro che si donano a lui. Al contrario, dà loro ogni cosa. Riesce a tirare fuori il meglio che c'è in ciascuno di noi, affinché la nostra vita possa veramente fiorire.
A voi, cari giovani, e a tutti i partecipanti al Congresso eucaristico internazionale di Québec, imparto un'affettuosa Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 23-24 giugno 2008)
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Dono trinitario: incarnazione, mistero pasquale ed Eucaristia

QUEBEC, sabato, 28 giugno 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato dal Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, al Symposium internazionale di Teologia sull'Eucaristia (Quebec, 11 giugno 2008) incentrato sul tema L’Eucharistie, un don eschatologique dans l’histoire.






* * *

INTRODUZIONE

Rinnovamento eucaristico

1. Un’opportuna attenzione

La crescente attenzione riservata al mistero eucaristico nella vita della Chiesa e nella riflessione teologica degli ultimi decenni è ben documentata, tra l’altro, dai numerosi interventi del magistero ecclesiale sull’Eucaristia[1], dalla celebrazione, nell’ottobre 2005, della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi culminata con la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis[2] e dall’abbondante letteratura, non solo strettamente teologica, riguardante il significato dell’Eucaristia e della celebrazione eucaristica[3].

La natura salvifica del memoriale eucaristico è sorgente di dialogo con le istanze dell’uomo e della società contemporanea e si rivela particolarmente importante per mostrare la capacità dell’evento di Gesù Cristo di sciogliere l’enigma umano. Nel sacramento dell’Eucaristia, infatti, avviene, nel presente della storia, l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo. E a ben vedere l’autenticità dell’esperienza cristiana trova la sua verifica principale nella comprensione dell’Eucaristia[4].

La rilevanza eucaristica per la vita del mondo richiede però che non si concepisca il rito eucaristico in modo estrinseco rispetto alla quotidiana esistenza, come una sorta di elemento sacro in contrapposizione al profano. Abbiamo invece assistito a stagioni ecclesiali, anche recenti, in cui, pur non mancando l’assidua frequentazione sacramentale, si è stati largamente incapaci di mostrarne la piena portata esistenziale. Pertanto l’odierna urgenza di riscoprire il mistero eucaristico rappresenta una forte spinta a coglierne il nesso decisivo con la libertà dell’uomo sempre storicamente determinata nel suo rapporto con tutto il reale: «Il culto cristiano non è una parentesi all’interno di un’esistenza vissuta in un orizzonte profano. Non è neppure un puro atto sacrificale e riparatorio delle offese o delle prese di distanza dallo sguardo di Dio. Il nuovo culto cristiano diventa espressione di tutta l’esistenza rinnovata: “sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1Cor 10, 31). Ogni atto di libertà del cristiano è chiamato così ad essere atto di culto. Da qui prende forma la natura intrinsecamente eucaristica della spiritualità cristiana»[5].

2. Evento prima che dottrina, grazia prima che impegno

La decisione di Gesù Cristo, il «mandato dal Padre a fare la sua volontà»[6], di istituire, prima di concludere la Sua missione, l’Eucaristia come gesto anticipatore e partecipativo[7] del mistero pasquale, esprime il carattere di evento e di azione di tutta la rivelazione cristiana. L’Eucaristia, infatti, è propriamente azione eucaristica perché è comunicazione della verità ad modum actionis. Azione in cui sono coinvolte le libertà dei soggetti che vi prendono parte[8]. Riflettere sul mistero eucaristico, scoprendovi il dono del Deus Trinitas all’uomo di ogni tempo, vuol dire ritrovare la verità cristiana sia nel suo carattere di evento, prima che di dottrina, sia in quello di dono gratuito, prima che di impegno ascetico ed etico[9]. Se il rischio del cristianesimo, soprattutto a partire dall’epoca moderna, è stato ed è quello del concettualismo astratto, dello spiritualismo disincarnato e del riduzionismo etico, la riscoperta integrale del mistero eucaristico ci restituisce la rivelazione come evento e come dono di grazia che precede, senza escluderli, la nostra comprensione concettuale ed il nostro impegno[10].

Non si tratta di opporre tra loro evento e dottrina, e nemmeno grazia ed impegno, ma di rispettare l’ordine fondante l’esperienza cristiana che il sacramento dell’Eucaristia, sempre e di nuovo, assicura alla Chiesa stessa[11]. L’Eucaristia è pertanto il sacramento dell’evento Gesù Cristo, la Verità-in-Persona, come diceva De Lubac[12]. Infatti, la peculiare natura rituale dell’Eucaristia corregge alla radice ogni deriva intellettualistica e moralistica nella recezione della verità-dono di Dio. Nella liturgia noi cogliamo la parola nel gesto; l’esperienza cristiana investe tutto l’uomo, con la conseguenza che deve essere mediata da tutti i linguaggi, verbali e non verbali. Il mistero eucaristico, fin nella sua istituzione, si presenta a noi come il dono che Gesù fa di Se stesso nel Suo Corpo e nel Suo Sangue: non si tratta dunque della consegna di una idea, ma dell’offerta totale di Sé nella concretezza dei segni sacramentali del pane e del vino.

3. Evento-originario ed evento-mediazione

La forma (Gestalt) che caratterizza l’esistenza di Cristo ha il suo centro nel mistero pasquale, mistero di morte e di risurrezione. Essa trapassa, per così dire, nella forma eucaristica del pane spezzato e del sangue versato. In essa Gesù dà realmente il Suo Corpo e il Suo Sangue per noi. In tal modo l’evento originario della verità-dono di Cristo accade per noi nella forma dell’evento-mediazione costituito dal sacramento. Già Balthasar, nella sua riflessione sull’estetica teologica, aveva mostrato come l’Eucaristia faccia essenzialmente parte della forma della rivelazione cristologica. Costituisce una automediazione di questa forma stessa[13].

È possibile approfondire questo dato riprendendo quanto affermato da Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis circa la distinzione tra istituzione e rito eucaristico. Tale distinzione, carica di implicazioni teologiche, ecclesiologiche ed antropologiche, fornisce la ragione ultima del rapporto tra evento-originario (Pasqua) ed evento-mediazione (Eucaristia). Ciò che la Chiesa celebra nel rito non è la “copia” della istituzione[14] compiuta da Cristo, ma è la «novità radicale del culto cristiano» (SacrC. 11). «Dall’“unica volta” può venire il “per sempre”»[15] perché nell’istituzione eucaristica Cristo stesso implica originariamente la realtà della Chiesa, quale Sua sposa che accoglie incondizionatamente il dono che Egli fa di Se stesso. L’Eucaristia attira nell’atto oblativo di Gesù i suoi discepoli. Essa è quindi originariamente offerta alla libertà credente.

Nella liturgia eucaristica, le cui forme la Chiesa ha sviluppato nel tempo sotto la guida dello Spirito Santo, l’evento mediazione diventa la modalità costante con cui la comunità ecclesiale stessa può attingere l’evento originario. E questo senza mai poter arrivare a “disporre” dell’evento originario che, proprio in forza del rito, mantiene tutto il suo carattere trascendente e indeducibile. Lo si può comprendere a partire dall’incommensurabile differenza tra il dono trinitario che oggettivamente Cristo realizza con l’offerta di Se stesso e la fede nelle sacre specie posta in atto dalla libertà credente. Adoro Te devote latens Deitas.

Rivelazione e fede, evento originario ed evento mediazione, essendo iscritti nella storia, mostrano contemporaneamente quanto la libertà concreta dell’uomo sia implicata dall’evento fondante e quanto il fondamento rimanga sempre trascendente rispetto ad ogni mediazione[16].

4. La più decisiva di tutte le azioni umane

Con ciò possiamo affermare il carattere paradigmatico che l’azione eucaristica possiede anche dal punto di vista antropologico.

Infatti, che Cristo abbia implicato il soggetto ecclesiale ed in esso ogni libertà credente proprio nella istituzione dell’Eucaristia, illumina in profondità la dinamica stessa di ogni umana azione. A questo proposito, nella Relatio Ante Disceptationem all’inizio della XI Assemblea del Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia, ho avuto modo di affermare che: «Inserita temporalmente e spazialmente nella trama dell’esistenza quotidiana, ma nello stesso tempo proveniente “dall’alto” in quanto sacramento, cioè segno e strumento efficace della grazia divina, l’azione rituale eucaristica diventa paradigma dell’intera esistenza dell’uomo». E aggiungevo che: «Per la sua natura di sorgente della logikē latreía l’azione rituale eucaristica viene ad essere oggettivamente anche la più essenziale e decisiva di tutte le azioni umane»[17].

Le considerazioni svolte fin qui ci consentono di delineare i due elementi decisivi che occorre ora indagare per approfondire un poco il nesso del dono eucaristico con l’incarnazione e col Mistero pasquale ai fini di mostrarne la valenza escatologica all’opera nella storia.

Mi riferisco anzitutto al rapporto Eucaristia/Trinità. Infatti il carattere singolare dell’evento che il rito eucaristico ripresenta sacramentalmente rinvia al Deus Trinitas.

Il secondo tema da approfondire è quello della forma eucaristica dell’esistenza cristiana. L’accoglienza del dono e l’affidamento che la libertà credente è chiamata a realizzare a partire dal rito eucaristico, conferisce all’esistenza cristiana una forma eucaristica. In essa è lo stesso mistero trinitario a rispecchiarsi fino alla trasparenza testimoniale propria della santità.

Nel mistero eucaristico siamo chiamati a contemplare il dono trinitario che, nella transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, pone il principio di una trasfigurazione dell’uomo e di tutto il reale. Veramente l’Eucaristia si rivela dono di Dio per la vita del mondo.

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PRIMA PARTE

Azione trinitaria ed azione eucaristica

Non è superfluo notare come, in teologia, la comprensione della verità come evento sia andata storicamente di pari passo con un maggior approfondimento del mistero trinitario[18]. Infatti la riduzione tendenzialmente concettualistica della riflessione teologica sulla rivelazione ha rischiato in passato di riservare al Trattato sul mistero della Trinità uno spazio minimo ed estrinseco rispetto all’insieme della riflessione sui misteri cristiani. Al contrario, la concezione della verità come evento comporta una considerazione del mistero trinitario che lo rende orizzonte esplicito ed imprescindibile per la riflessione su tutti gli altri misteri del cristianesimo.

In questa prospettiva, per cogliere in profondità il mistero eucaristico, siamo condotti a mostrarne innanzitutto l’originaria dimensione trinitaria. Ultimamente non sarebbe possibile la relazione tra l’evento originario della morte-resurrezione di Cristo e l’evento-mediazione che si realizza nel rito sacramentale se si escludesse la considerazione della “singolarità” di Gesù Cristo, il protagonista che pone in atto questo dono. Ora, proprio una necessaria ed equilibrata fenomenologia dell’evento cristologico ci permette di cogliere la singolare umanità di Colui che era Figlio di Dio. Nello stesso evento di Gesù Cristo si offre così il fondamento trinitario. Nella Pasqua in particolare è all’opera la libertà di Cristo, totalmente affidata, per opera dello Spirito Santo, al Padre e alla Sua volontà salvifica.

1. Eucaristia come azione trinitaria

Il mistero eucaristico si rende intelligibile alla fede cristiana unicamente nella sua forma trinitaria: l’azione eucaristica è azione che vede come protagonista la Trinità. «In Essa il Deus Trinitas, che in Se stesso è amore (cfr. 1Gv 4,7-8), si abbassa nel Corpo donato e nel Sangue versato da Gesù Cristo, fino a farsi cibo e bevanda che alimentano la vita dell’uomo (cfr. Lc 22, 14-20; 1Cor 11, 23-26)»[19].

La stessa forma liturgica possiede in sé una struttura trinitaria. L’analisi del rito eucaristico mostra come al centro vi sia sempre il mistero di Cristo che si dona alla Sua Chiesa. Tuttavia, a nessuno sfugge il fatto che la liturgia eucaristica, in tutte le sue varianti, sia essenzialmente rivolta al mistero del Padre, Fons totius divinitatis e perciò di ogni dono perfetto.

A questo proposito basti una semplice osservazione basata sulla struttura dell’anno liturgico. Il ritmo è dettato dai misteri costitutivi dell’evento di Cristo: dal tempo dell’Avvento fino al Natale, dal Mercoledì delle Ceneri a Pentecoste, con al centro il Triduo Pasquale e con la sua sintesi esplicativa nel Tempo per annum, ricapitolato nella solennità di Cristo Re dell’universo. Intorno a questo nucleo si dispongono le festività espressive della comunione dei santi. Non sono un fatto periferico, ma radicato originariamente nell’evento di Cristo stesso. Al cuore di queste emergono le feste mariane, che mostrano la Madre di Dio come nucleo incandescente della Chiesa immacolata[20].

Il fatto poi che il canone romano incastoni nella struttura trinitaria del suo procedere le figure dei santi e dei martiri rivela che nel mistero eucaristico è ben presente, fin dai primi secoli, la coscienza ecclesiale dell’originaria reciprocità (ovviamente asimmetrica) tra Cristo e la Chiesa.

Tuttavia l’elemento determinante la forma liturgica è certamente il fatto di essere sempre rivolta verso la persona del Padre. Di ciò è particolare ed intensa espressione la dossologia che chiude il canone: «Per Cristo, con Cristo ed in Cristo a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli».

È sempre la liturgia eucaristica a mostrarci l’essenziale azione dello Spirito Santo (l’epiclesi). In essa sola è possibile la celebrazione del memoriale di Cristo e la transustanziazione del pane e del vino[21].

Di conseguenza, è la stessa fenomenologia del rito eucaristico a manifestare inequivocabilmente la dimensione trinitaria del dono. La Chiesa celebra questo “mistero della fede”, riconoscendo in esso il dono della Trinità e rivolgendosi alla Trinità[22].

Ci è data in tal modo una verifica assai preziosa della relazione tra evento-originario ed evento-mediazione: nella celebrazione eucaristica è l’azione stessa della Santissima Trinità a mediare sacramentalmente il carattere originariamente trinitario dello stesso evento cristologico.

2. Orizzonte trinitario della “forma” di Gesù Cristo

«Se si elimina la dimensione trinitaria dalla forma oggettiva della rivelazione, tutto diviene […] incomprensibile»[23]. Con questa espressione Balthasar vuol dire che la singolare forma di Cristo è intelligibile alla fede unicamente in senso trinitario. Con la parola “forma” si intende fare riferimento alla configurazione concretissima con la quale l’esistenza di Cristo si presenta nella storia. Essa non è semplicemente la somma delle parole pronunciate da Gesù e degli episodi che caratterizzano la Sua vita ma è la “figura” (forma, Gestalt) unificata e complessiva della Sua persona e della Sua storia, culminante nel dono eucaristico. È nella forma cristologica che la Parola di Dio “si abbrevia” per potersi esprimere nella condizione umana[24]. L’Eucaristia appare come la modalità sacramentale con cui il Verbo di Dio si “dice” in modo abbreviato: «Nell’esperienza cristiana – come ci insegna il tempo liturgico col suo valore simbolico, cioè di kairos inaugurato nell’Eucaristia – il frammento non lacera il tutto, ma lo veicola. “Il Figlio di Dio entrato nella forma brevissima del corpo umano” manifesta tuttavia in esso “l’immensa ed invisibile grandezza del Padre”. Il tutto nel frammento, cioè il frammento come sacramento del tutto»[25].

È possibile lumeggiare un poco di più questa struttura trinitaria del darsi del Verbo di Dio dentro il tempo, a cui la forma liturgica inevitabilmente rinvia? Per rispondere conviene considerare un’altra volta la peculiare caratteristica della forma di Gesù Cristo. La persona singolare di Gesù Cristo è tenuta armonicamente in unità dalla sua missione che rivela il rapporto con il Padre del Verbo incarnato. Una equilibrata cristologia della missione[26] è in grado di documentare come la coscienza che Gesù mostra di sé sia totalmente determinata dall’essere inviato dal Padre (l’apostolos, cfr. Eb 3, 1). In tal modo Egli si presenta come mandato dal Padre in dono al mondo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3, 16-17). Così Cristo rivela il volto del Padre.

Nondimeno, fin dall’incarnazione, Gesù appare determinato dalla relazione con lo Spirito Santo[27]. Il dono di Cristo è pertanto intimamente segnato dall’azione dello Spirito Santo. Nato da Maria di Nazareth per opera dello Spirito Santo, Cristo vive in statu exinanitionis, docile alla volontà del Padre e condotto dallo Spirito Santo, che scende su di Lui e su di Lui rimane[28].

In questo contesto possiamo vedere come la forma trinitaria del dono di Dio trapassi nella istituzione dell’Eucaristia. Ciò accade allo scoccare dell’ora di Gesù. Qui il carattere di “mandato dal Padre”, che caratterizza l’esistenza di Cristo, si manifesta nella Sua radicale e libera obbedienza fino alla morte di Croce. Nel sacrificio eucaristico vissuto come estrema obbedienza al Padre, Cristo fa dono di Se stesso a noi “fino alla fine”. In questo atto di spogliazione assoluta avviene la realizzazione della perfetta corrispondenza tra Gesù e il Mistero trinitario e dunque la perfetta logiké latreia, il culto perfetto a Dio e la consegna di questo dono alla Chiesa stessa. In estrema sintesi si deve dire che «l’Eucaristia, sacramento della Pasqua del Verbo incarnato, è il dono del Padre in quanto è il Padre che, in comunione perfetta con il Verbo e lo Spirito, consegna il Figlio incarnato al sacrificio della croce: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21). Da questo punto di vista il mistero pasquale di Gesù Cristo è opera della benevolenza misericordiosa e gratuita della Trinità. Tale benevolenza del Padre, tuttavia, non si attua da sola, ma incontra la cooperazione del mistero dell’obbedienza del Figlio incarnato»[29].

Pertanto, la prima modalità con cui la Chiesa potrà corrispondere al dono di Cristo e partecipare alla Sua stessa obbedienza salvifica sarà l’accoglienza del Suo comando: «Fate questo in memoria di me». L’azione eucaristica nella comunità cristiana diviene così espressione sacramentale dell’obbedienza della Chiesa, ed in essa di ogni libertà credente, a Cristo stesso. Nel sacrificio di Cristo la Chiesa, grazie all’azione dello Spirito, potrà ripresentare sacramentalmente lo stesso dono trinitario.

3. Il mistero pasquale come mistero salvifico

Fino ad ora abbiamo percorso un cammino circolare tra la forma trinitaria dell’Eucaristia e la forma trinitaria dell’evento di Cristo. Ciò ci ha consentito di cogliere anzitutto il rapporto intrinseco tra incarnazione ed Eucaristia. All’interno di questo orizzonte si impone ora la necessità di approfondire il dono fatto dal Deus Trinitas alla Chiesa attraverso il rapporto Eucaristia e salvezza (mistero pasquale). Sono le stesse espressioni neotestamentarie che identificano la forma trinitaria del dono eucaristico ad implicare questa dimensione soteriologica. Il riferimento è in particolare al pro nobis che sta al cuore di ogni riflessione teologica sull’azione di Cristo. Al pro vobis et pro multis con il quale Gesù esprime nell’Ultima Cena il significato dell’azione eucaristica, corrisponde la coscienza ecclesiale del pro nobis che giunge fino al personale pro me con cui san Paolo nella Lettera ai Galati descrive l’evento della salvezza: «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20).

Dal pro vobis / nobis scaturisce una duplice dimensione del mistero pasquale. Da una parte nel mistero pasquale, anticipato nell’istituzione dell’Eucaristia, si compie il disegno del Padre su tutta la creazione. Esso consiste nella predestinazione obiettiva di Gesù Cristo morto e risorto e nella nostra co-predestinazione ad essere figli e figli in Lui[30]. È questo l’ “ordine” cristico del tutto voluto dal disegno del Padre. Dall’altra parte tale mistero si compie col dono di Sé ad opera di Cristo per il riscatto dell’uomo dal male e dalla morte[31]. La predestinazione (ordine, disegno trinitario) implica, nella historia salutis, la redenzione.

Il fatto stesso che l’Ultima Cena, pur presentandosi come un novum, sia inserita nel pasto rituale ebraico, memoriale della liberazione dalla schiavitù di Egitto e legato al sacrificio degli agnelli, ci pone obiettivamente in relazione al dato che il disegno di Dio si attua mediante il sacrificio di Cristo: egli è il vero agnello, immolato fin dalla fondazione del mondo (1Pt 1, 19-20)[32]. Del resto, la dimensione salvifica era già stata riconosciuta da Giovanni il Battista all’inizio della missione pubblica di Cristo sulle rive del fiume Giordano: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1, 29).

Tuttavia, questo rilievo non può in alcun modo condurre a pensare che la historia salutis sia determinata dal peccato dell’uomo. La singolarità di Gesù Cristo impedisce di porre al centro dell’azione di Dio il peso del peccato dell’uomo. La storia della salvezza non è “necessaria” per il Dio Trinità. Occorre salvaguardare la assoluta libertà di Dio nei confronti della creazione e della redenzione del mondo. Il mistero trinitario è adeguatamente compreso solo se si mantiene contemporaneamente il Suo impegno nel mondo - dalla creazione libera fino alla incarnazione e al mistero pasquale escatologicamente inteso - e la sua trascendenza nei confronti di esso.

Contemplando il dono di Dio Trinità che si comunica a noi in particolare nel legame tra Incarnazione, Mistero Pasquale ed Eucaristia, si dovrà pertanto evitare ogni identificazione fra Trinità immanente e Trinità economica, che facesse del mondo una necessità per Dio stesso. Il rischio sarebbe quello di rendere immanente, attraverso una teologia del processo, il Fondamento stesso[33]. Il dono del Figlio nel mondo non è una necessità per Dio. Eppure non è indifferente per la Vita trinitaria, come se il Deus Trinitas potesse essere un mero spettatore rispetto a quello che accade sulla scena del “gran teatro del mondo”.

Il fondamento trinitario del dono di Cristo costringe piuttosto a pensare, con rinnovato stupore, come Dio stesso, offrendo all’uomo di partecipare liberamente alla Vita divina in Cristo, abbia da sempre incluso la possibilità di assumere la libertà umana nella sua concreta eventualità di rifiuto[34]. Solo in questa prospettiva, infatti, si può scorgere perché il dono divino, che libera l’umanità dalla condizione di peccato e di schiavitù, comunichi l’infinita vitalità della Vita trinitaria e ne sia la più intima rivelazione, mantenendo intatta la trascendenza e la libertà della Trinità stessa.

Infatti, da una parte la missione storica del Figlio di Dio si compie nel mistero pasquale, ossia in quella dedizione sacrificale in cui il male è definitivamente sconfitto, dall’altra tale missione non può che essere trinitariamente radicata nella eterna generazione del Figlio. Allora l’atto soteriologico supremo della missione redentrice del Figlio rivela l’intimo mistero della Vita divina come amore assoluto che liberamente si offre alla libertà dell’uomo. Balthasar nella sua Teodrammatica vede la dimensione trinitaria dell’Eucaristia proprio radicata nell’eterna generazione del Figlio. Questi, ricevendosi dall’eternità e per l’eternità dal Padre nel comune Spirito, risponde eucaristicamente a tale amore in un atto di totale disponibilità. In esso si fonda la possibilità della creazione di libertà finite e l’impegno di Dio in questa creazione fino al compimento del disegno del Padre nel mistero pasquale[35].

Appare rivelatore della dimensione trinitaria del dono di Cristo il rendimento di grazie che il Figlio compie nell’Ultima Cena. E non solo per l’antica liberazione ma soprattutto per ciò che Egli stesso è per il mondo: salvezza definitiva ed insuperabile: «Il Figlio ringrazia il Padre (eucharistêin, euloghêin) di aver permesso di disporre del Figlio in modo tale che ne risulta, nello stesso tempo, la rivelazione più alta dell'amore divino (la sua glorificazione) e la salvezza degli uomini»[36].

L’Eucaristia rivela in tal modo la precedenza assoluta dell’amore trinitario. Esso si può liberamente manifestare lungo la storia nella forma del sacrificio del Figlio (solidarietà) e, più ancora radicalmente, in quel supremo dono di Sé che Egli, innocente, compie prendendo il posto del peccatore con la morte di croce. In tal modo lo “scambio di posto” (sostituzione vicaria) manifesta tutta la densità soteriologia della divina liberalità: la «differenza che si manifesta nel mistero della croce tra il Padre ed il Figlio, che prende il nostro posto, nell’unità del loro Spirito Santo, manifesta la vitalità del mistero trinitario come fondamento del dono eucaristico»[37].

L’Eucaristia del Figlio si rivela pienamente nel Suo prendere su di Sé l’“antieucaristica” posizione dell’uomo peccatore. Costui, chiudendosi alla chiamata divina, ferisce mortalmente la propria umanità. Il dono radicale dell’evento pasquale restituisce all’uomo la possibilità di vivere la propria esistenza come dono. Il Figlio di Dio incarnato, realizzando nel modo più radicale il Suo essere dal Padre e verso il Padre, in forza del loro comune Spirito di Verità e di Amore, può smascherare l’essere da sé e verso di sé dell’uomo peccatore, riaprendo il percorso verso una umanità redenta, capace di risanare le ferite più profonde nell’uomo e tra gli uomini.

L’Eucaristia ci appare qui come supremo dono salvifico della Trinità che riapre all’uomo la via della guarigione dal peccato, della riscoperta della propria dignità filiale e della possibilità di una relazione autenticamente comunionale con le altre persone, anch’esse chiamate alla pienezza della figliolanza divina.

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SECONDA PARTE

Dono trinitario e forma eucaristica dell’esistenza cristiana

Ciò che Cristo ha compiuto una volta per sempre nel mistero pasquale si offre in ogni celebrazione eucaristica alla nostra libertà, perché nel tempo e secondo la sapiente pedagogia di Dio, la nostra umanità afferrata obiettivamente dalla grazia di Dio possa risanare le proprie ferite ed essere condotta a gustare in pienezza la libertà dei figli di Dio. Si apre qui la dimensione escatologica dell’eucaristico dono trinitario. È l’ultimo passaggio della nostra riflessione.

1. La forma eucaristica dell’esistenza cristiana nel tempo

Il mistero dell’Eucaristia ci fa comprendere l’economia sacramentale della nostra salvezza. La nostra libertà è continuamente educata dal sacramento al riconoscimento del dono trinitario fattoci una volta per sempre in Cristo ed al quale siamo chiamati a conformarci, giorno per giorno, fino al raggiungimento del banchetto celeste. Questa logica sacramentale ha come scopo il dono della forma filiale della libertà del cristiano. Mediante il Battesimo, che ci rende parte del Suo corpo ecclesiale, la nostra esistenza appare obiettivamente afferrata e inserita nel mistero della morte e risurrezione di Cristo; il sacramento della Confermazione, con il dono dello Spirito, consente l’assunzione della forma adulta della fede. È però l’Eucaristia il gesto sacramentale che realizza in noi, progressivamente, l’assimilazione alla libertà filiale, perfettamente compiuta, di Cristo[38].

In questa graduale conformazione alla libertà obbediente di Cristo il sacramento eucaristico manifesta anche il Suo carattere medicinale e salvifico. Accompagna nel tempo la nostra libertà imperfetta e ferita col dono del Corpo e Sangue di Cristo. Così, nell’Eucaristia, il dono trinitario diviene contemporaneo alla nostra esistenza. Non è mai mero passato, né solo promessa futura. La potente efficacia del mistero eucaristico è garantita dal suo essere memoriale e dunque evento-mediazione dell’evento-originario e anticipazione (segno prolettico) dell’escatologico cristiano.

In tale prospettiva si comprende anche la rilevanza antropologica del nesso tra sacramento eucaristico e riconciliazione sacramentale[39]. La nostra libertà, in quanto libertà in cammino, resta segnata dalla propria fragilità colpevole. Tuttavia il dono trinitario dell’Eucaristia si offre all’incompiutezza della nostra libertà ferita. L’Eucaristia ci permette, pur segnati ancora dal peccato, di essere qui ed ora obiettivamente in rapporto con ciò che è definitivo (dimensione escatologica): il dono di Cristo morto e risorto, datore dello Spirito, Signore della storia. In tal senso se è vero che «chi commette peccato è schiavo del peccato», è ancor più vero che «se il figlio vi farà liberi sarete liberi davvero» (Gv 8, 34-36). Pertanto, posti obiettivamente in rapporto con Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto, pur nella tensione insuperabile del già e non ancora, si può con verità affermare insieme a Paolo: «Non sei più schiavo ma figlio» (Gal 4, 7), figlio nel Figlio.

Tale esperienza si rinnova ogni giorno nel sacramento eucaristico, nel quale la nostra libertà in cammino è chiamata ad immedesimarsi con quella compiuta di Cristo: «Nell’azione eucaristica, pertanto, la libertà di Dio incontra effettivamente la libertà dell’uomo. A partire da questo incontro di libertà il cristiano, segnato dal riconoscimento del dono di Dio e della comunione con Lui e con i fratelli, è sospinto a dare a tutta la sua vita una forma eucaristica. E questo perché nell’Eucaristia si esprime in modo eminente quella che Fides et ratio chiama la “ratio sacramentalis della rivelazione” (FR 13). Essa consente al fedele di scoprire che, attraverso tutte le circostanze e tutti i rapporti di cui è obiettivamente costituita l’esistenza umana, l’evento di Gesù Cristo chiama la sua libertà ad un progressivo coinvolgimento con la vita della Trinità»ۚ[40].

2. Forma eucaristica come forma comunionale

Non potrà certo sfuggire alla riflessione teologica e alla preoccupazione pastorale della Chiesa che il sacramento dell’Eucaristia si presenta come sacramento della comunione. In esso l’esistenza cristiana è collocata in adeguata relazione con Dio e con quanti sono stati afferrati e resi partecipi del medesimo mistero di grazia. L’Eucaristia esplicita in tal modo la capacità del dono del Deus Trinitas di fondare un nuovo genere di relazione tra le persone. Nella celebrazione eucaristica si mostra con tutta evidenza come l’accesso alla verità di Dio si dà solo nella comunione. Questo dato intercetta una problematica antropologica decisiva – quella della relazione tra persona e comunità – e la pone obiettivamente in rapporto con la vita dell’Unitrino[41]. L’Eucaristia, infatti, mostra che la nostra libertà è chiamata ad esprimersi nell’essere-con e nell’essere-per l’altro[42].

La polarità “persona / comunità” costituisce da sempre una polarità drammatica con la quale la libertà dell’uomo deve confrontarsi. Chiunque viva attento alla propria condizione umana sa quanto la drammaticità di tale polarità sia esposta alla alternativa tra l’autochiusura narcisistica e l’estraneazione alienante. La libertà incompiuta e ferita dell’uomo porta a vivere, a volte in modo tragico, tale alternativa. Del resto, la storia del Novecento, con i suoi totalitarismi collettivistici ed i suoi individualismi libertari, è lì a ricordarcelo.

In definitiva possiamo dire che nel rapporto con il tu indeducibile dell’altro, la relazione tra la libertà creaturale ed il reale deve fare i conti con una delle sue espressioni più drammatiche. L’evento di Cristo, nella forma della kenosi gloriosa (cfr. Fil 2, 5-11), non ha evitato questa drammaticità propria dell’esistenza di ogni uomo; al contrario Egli l’ha assunta fino in fondo all’interno della forma trinitaria della Sua vita. La tensione tra persona e comunità, ultimamente, non può trovare risposta se non nel mistero della comunione. Ebbene questa ha il suo archetipo nel principio trinitario della differenza nell’unità, per cui ogni divina Persona è perfettamente e compiutamente Se stessa nell’essere per l’Altra. Certamente all’umano non è data la possibilità radicale dell’estasi propria delle Persone divine. Tuttavia, l’uomo può partecipare a tale mistero mediante quella comunione che ha proprio nell’Eucaristia la sua radice profonda[43]. Nel segno eucaristico, infatti, si offre alla libertà umana la verità di Dio nella forma della comunione. Da ciò consegue l’impossibilità di accedere alla verità se non nella forma della appartenenza ecclesiale[44].

La celebrazione eucaristica diviene così paradigmatica della dimensione comunionale della vita cristiana: qui infatti ognuno è chiamato personalmente a partecipare al divino banchetto, trovandosi nel contempo parte di una assemblea che è “una sola cosa” in Cristo (cfr. 1Cor 11). È nella comunione eucaristica che si esprime sacramentalmente l’essere della Chiesa come «popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»[45].

Pertanto, nell’Eucaristia il dono trinitario consente alla nostra libertà di aprirsi al rapporto con l’altro, senza perdersi e senza ridurre l’altro alla propria misura. La relazione con l’altro diventa in tal modo quasi sacramento del mistero trinitario che, nell’insuperabile dato della differenza, si offre a ciascuno di noi.

3. Dono trinitario e responsabilità sociale e cosmologica

È così posta la premessa per scoprire come il dono eucaristico abiliti la libertà credente a vivere in pienezza anche la responsabilità sociale, senza l’ombra di artificiosi dualismi e di estrinsecismi. Quando il cristiano si impegna con i diversi aspetti della vita associata che quotidianamente condivide con i suoi fratelli uomini, non avrà bisogno di mettere tra parentesi la propria fede e nemmeno di ridurla a “pretesto”, da lasciarsi alle spalle nel concreto dell’azione sociale. Come la dimensione antropologica, anche la dimensione sociale è implicata nel sacramento eucaristico grazie alla sua capacità di conformare l’esistenza del credente alla comunione ecclesiale dentro le circostanze del vivere comune. La libertà che ospita il dono di Cristo, fatto dalla Santissima Trinità e celebrato nella liturgia eucaristica, saprà riconoscere che in ogni circostanza anche di tipo sociale, anche la più complessa, contraddittoria o avversa, si offre il fondamento (Trinità) che chiama alla testimonianza di una vita redenta ed eucaristicamente formata[46]. La parola testimonianza lascia ovviamente aperto tutto il rischio della libertà. Le circostanze infatti sono sempre storicamente determinate e perciò ultimamente indeducibili.

In sintesi, nelle implicazioni sociali del sacramento dell’Eucaristia possiamo trovare un’ultima verifica dell’orizzonte sacramentale dell’economia della salvezza e della intera rivelazione cristiana: senza l’impegno della propria libertà con il gesto sacramentale non si può cogliere il valore sacramentale (in senso analogico) delle circostanze esistenziali date. D’altra parte, senza l’impegno reale della libertà esigito dalle circostanze, sarà impossibile cogliere la densità esistenziale del mistero eucaristico stesso.

Analoghe riflessioni possono essere fatte in merito alle implicazioni cosmologiche del mistero eucaristico. Afferma in proposito Benedetto XVI: «Le giuste preoccupazioni per le condizioni ecologiche in cui versa il creato in tante parti del mondo trovano conforto nella prospettiva della speranza cristiana, che ci impegna ad operare responsabilmente per la salvaguardia del creato. Nel rapporto tra l’Eucaristia e il cosmo, infatti, scopriamo l’unità del disegno di Dio e siamo portati a cogliere la profonda relazione tra la creazione e la “nuova creazione”, inaugurata nella risurrezione di Cristo, nuovo Adamo»[47].

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CONCLUSIONE

Dono eucaristico e vita come vocazione

Possiamo ora concludere la nostra riflessione. Come abbiamo più volte ricordato, nel sacramento eucaristico è il Deus Trinitas che si offre a noi nella forma della mediazione simbolica affinché ad esso la nostra libertà si possa affidare nella fede. Ciò che si dona sacramentalmente in questo mistero è pertanto il fondamento ultimo di tutto il reale. Qui la nostra libertà trova mediato simbolicamente l’evento originario in cui la verità di Dio si dà in quella differenza che permette, da una parte, il gioco della libertà dell’uomo e, dall’altra, la permanente trascendenza del fondamento stesso. L’uomo è così posto di fronte al mistero che rende la sua stessa vita, istante dopo istante, culto spirituale, santo e gradito a Dio, come afferma San Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 12, 1-2)[48].

Nessun istante della vita è estraneo al dono che la Trinità fa di Se stessa nel Corpo e Sangue di Cristo. La forma trinitaria della divina Eucaristia, che a sua volta media la forma trinitaria del mistero pasquale e dell’intera esistenza di Cristo, Verbo di Dio incarnato, rivela così che la stessa realtà creata, la storia ed il cosmo non sono ultimamente compresi nella loro verità fino a quanto non si coglie in essi l’effigie trinitaria. La creazione stessa, contemplata a partire da uno sguardo eucaristicamente determinato, si rivela essere creazione in Cristo (cfr. Col 1, 14) e dunque comunicazione ad extra della Santissima Trinità[49].

Da questo quadro sintetico emerge con chiarezza un dato imponente sul quale sia la pastorale che la teologia potrebbero riflettere con profitto. La vita è in se stessa vocazione: «Ogni circostanza (e ogni rapporto), infatti, provoca la libertà del fedele a rispondere alla libertà della Trinità che viene al suo incontro. In tal modo il tema della vocazione coincidendo con la vita e non potendo essere ridotto alla questione della scelta dello stato di vita, recupera il suo peso oggettivo»[50]. Parlare di vita come vocazione non significa sovraccaricare artificiosamente la realtà nella sua fatticità, ma assumere nel quotidiano quanto ci è donato nella rivelazione trinitaria, compiuta da Cristo e celebrata quotidianamente nel Sacramento dell’altare.

Solo a partire da questa riscoperta della vita come vocazione è possibile cogliere il pieno significato dei singoli stati di vita che diventano modalità stabili con cui la libertà risponde alla chiamata di Dio[51]. Matrimonio e verginità, come anche il ministero sacerdotale, ricevono nell’Eucaristia fondamento ed alimento permanente.

I coniugi troveranno nell’Eucaristia il sacramento nuziale dell’amore tra Cristo e la Chiesa, in cui custodire il senso della propria vicendevole fedele dedizione, nella insuperabile differenza sessuale e nella fecondità.

Il sacerdote ordinato incontra nell’Eucaristia la sua peculiare forma di vita. Egli offre completamente se stesso ad imitazione di Cristo, sacerdote, vittima ed altare, affinché al popolo santo di Dio non manchi mai il sacramento memoriale della propria redenzione.

Infine, dal dono eucaristico emerge il volto nuziale della chiamata alla verginità. In essa è dato quel «possesso nel distacco»[52] che rende partecipi fin d’ora della modalità con cui Cristo stesso si manifesta quale Signore di tutte le cose e centro del cosmo e della storia. Facendo eco alla nota espressione di Gregorio di Nazianzo, per la quale «Prima Virgo, Sancta Trinitas»[53], l’Eucaristia trova nella dedizione verginale la forma più acuta, dopo il martirio, di testimonianza cristiana. Manifesta la vittoria sul male e sulla morte, realizzata da Cristo nel Suo sacrificio d’amore.

Il dono trinitario comunicatoci in Cristo, Verbo di Dio incarnato, vero agnello immolato fin dalla fondazione del mondo, quotidianamente contemporaneo a noi in forza del sacrificio eucaristico, ci rende nuove creature.

Siamo uomini nuovi, animati dallo Spirito Santo, chiamati in Cristo Gesù a riconoscere, in ogni circostanza e in ogni rapporto, Dio come Padre e ad abitare la terra con libertà di figli per il bene del mondo.

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[1] Basti qui ricordare i documenti più importanti: Pio XII, Mediator Dei (20 novembre 1947); Paolo VI, Mysterium fidei (3 settembre 1965); Giovanni Paolo II, Dominicae Cenae (24 febbraio 1980); Id., Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003); Id., Mane Nobiscum Domine (7 ottobre 2004); Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Eucharisticum mysterium (25 maggio 1967); Id., Immensae caritatis (29 gennaio 1973); Id., Eucharistiae sacramentum (21 giugno 1973); Id., Inaestimabile donum (3 aprile 1980); Id., Liturgiam authenticam (28 marzo 2001); Id., Redemptionis sacramentum (25 marzo 2004).

[2] Benedetto XVI fa riferimento nel n. 5 dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis (22 febbraio 2007) alla «multiforme ricchezza di riflessioni e proposte emerse nella recente Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dai Lineamenta fino alle Propositiones, passando attraverso l'Instrumentum laboris, le Relationes ante et post disceptationem, gli interventi dei Padri sinodali, degli auditores e dei delegati fraterni». Sull’esortazione apostolica cfr.: J.-L. Bruguès, L’eucharistie et l’urgence du mystère, in Nouvelle Revue Théologique 130 (2008) 3-25; E. Malnati, Sacramentum caritatis: actuosa participatio, in Rivista Teologica di Lugano 12 (2007) 531-539; R. Tremblay, Attualità dell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis di Benedetto XVI, in Rivista di Teologia Morale 39 (2007) 547-554; M. Scheuer, Eucharistie und Nächstenliebe: zur Bischofssynode über die Eucharistie (2005) und das nachsynodale Schreiben von Benedikt XVI, in Heiliger Dienst 61 (2007) 70-84; A. Puig i Tàrrech – J. Fontbona i Missé - R. M. Serra – G. Mora, La exhortación apostólica Sacramentum caritatis de Benedicto XVI. Sesión de estudio de la Facultad de Teología de Catalunya, Barcelona 18 abril 2007, in Phase 47 (2007) 93-118; R. González, Sacramentum caritatis desde la perspectiva litúrgica, in ibid., 119-126; P. Turner, Benedict XVI ant the sequence of the sacraments of initiation, in Worship 82 (2008) 132-140; F. G. Brambilla, Sacramentum caritatis, in Teologia 32 (2007) 115-122; G. Marchesi, L’Eucaristia «sacramento della carità», in La Civiltà Cattolica 158 (2007) n. 3764, 169-178; N. Blázquez, El sacramento del amor, in Studium 47 (2007) 171-202;

[3] Per una introduzione generale alle problematiche relative all’Eucaristia si veda P. Visentin, Eucaristia, in D. Sartore – A.M. Triacca (edd.), Nuovo Dizionario di Liturgia, San Paolo, Cinisello Balsamo 19883, 482-508; E. Ruffini, Eucarestia, in S. De Fiores – T. Goffi (edd.), Nuovo dizionario di spiritualità, San Paolo, Cinisello Balsamo 19946, 601-622; M. Gesteira Garza, Eucaristia, in A. A. Rodriguez – J. M. Canals Casas, (edd.), Dizionario teologico della vita consacrata, edizione italiana a cura di T. Goffi – A. Palazzini, Ancora, Milano 1994, 69 5-721; N. Reali (ed.), Il mondo del sacramento. Teologia e filosofia a confronto, Paoline, Milano 2001; A. Catella, Eucaristia, in G. Barbaglio - G. Bof - S. Dianich (edd.), Teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, 621-643; M. Brouard (dir.), Eucharistia: encyclopédie de l'Eucharistie, Cerf, Paris 2002; R. A. Nicholas, The Eucharist as the center of theology: a comparative study, Lang, New York 2005; D. Borobio, Eucaristía, BAC, Madrid 2005; R. Sokolowski, Christian faith & human understanding : studies on the Eucharist, Trinity, and the human person, Catholic University of America Press, Washington 2006; M. Schneider, Das Sakrament der Eucharistie, Koinonia-Oriens, Köln 2007.

[4] Marion J. L., Dieu sans l’être, PUF, Paris 1991, 226-227; una conferma e contrario è data dall’affermazione dell’allora cardinal Ratzinger sullo smarrimento che a volte serpeggia nelle comunità cristiane, a causa di una perdita del senso eucaristico: «Nella crisi di fede che stiamo vivendo, il punto nodale risulta sempre più essere proprio la retta celebrazione e la retta comprensione dell’Eucaristia»: J. Ratzinger, Il Dio vicino. L’Eucaristia cuore della vita cristiana, Cinisello Balsamo 2003, 21.

[5] A. Scola, L’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, in Id., Stupore eucaristico. Conversazioni dal Sinodo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006, 63-118, qui 75.

[6] «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato» Gv 5, 36-38; «Io sono venuto nel nome del Padre mio» Gv 5, 43; «Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno»(Gv 6, 38-40); «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. … Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia» Gv 7, 16-18.

[7] Significativamente così la preghiera di colletta della Messa In Coena Domini del Giovedì Santo ci invita a pregare: «O Dio che ci hai riuniti per la santa cena, nella quale il tuo unico figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa che la partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita».

[8] Cfr. G. Bonaccorso, La liturgia e la fede. La teologia e l’antropologia del rito, Edizioni Messaggero, Padova, 2005.

[9] Si scorge qui un ambito di fruttuoso dialogo ecumenico. Infatti Jüngel, ad esempio, ricorda che «il culto è pertanto l’evento di una passività salvifica, di una passività in verità estremamente creativa, ma precisamente di una passività umana. Non si può però mettere in discussione che l’uomo nel culto si presenti come agente. Non a caso parliamo di azione cultuale. Fino a che punto possiamo però agire e tuttavia portare ad espressione il fatto che propriamente non noi, ma Dio è colui che agisce? Fino a che punto l’agire umano e la passività umana possono essere originariamente in unità?» E. Jüngel, Segni della Parola. Sulla teologia del sacramento, Cittadella Editrice, Assisi 2002, 206.

[10] In questo senso Benedetto XVI ha recentemente affermato che «il cristianesimo, in rapporto con il moralismo, è di più e una cosa diversa. All’inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale. Cristianesimo è innanzitutto dono: Dio si dona a noi - non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che egli ci dà» Omelia alla Messa in Coena Domini, 20 marzo 2008.

[11] In questa prospettiva possiamo vedere confermata l’affermazione perentoria di Benedetto XVI, di chiara impronta guardiniana, all’inizio della sua prima enciclica, Deus caritas est 1: «All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».

[12] Cfr. H. de Lubac, La rivelazione divina e il senso dell’uomo. Opera omnia 14, Jaca Book, Milano 1985, 49.

[13] Cfr. H. U. von Balthasar, Gloria 1. La percezione della forma, Jaca Book, Milano 1994, 535-538.

[14] «La tecnica produce delle copie e, quindi, ri-produce l’originale; il rito, invece, non produce delle copie, non ri-produce l’originale, ma lo ripete, ossia lo conserva nella sua unicità redendolo ripetutamente presente nell’atto cultuale» Bonaccorso, op. cit., 199.

[15] J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, 160.

[16] La differenza che in tale spazio teologico è data consente di affermare, senza ombra di relativismo, la verità di Dio in Cristo e, nello stesso tempo, di valorizzare ogni esperienza che ricerca e cerca di esprimere il vero culto nel confronti del mistero di Dio. Il carattere di rito dell’Eucaristia custodisce così la verità cristiana, oggettivamente data, e il dialogo testimoniale nei confronti di esperienza religiose e religioni diverse. Il fatto che l’identità cristiana venga custodita e restituita continuamente alla Chiesa nel rito dell’Eucaristia, impedisce di opporre radicalmente rivelazione/fede a religione.

[17] Scola, L’Eucaristia, fonte, op. cit., 77.

[18] Cfr. G. Colombo, Per una storia del trattato teologico di Dio, in La Scuola Cattolica 96 (1968) 203-227.

[19] Scola, L’Eucaristia, fonte, op. cit., 66.

[20] Cfr. Id., Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica e sacramentale per l’ecclesiologica, Biblioteca di Teologica Contemporanea 130, Queriniana, Brescia 2005, 53-70.

[21] Cfr. Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 12-13.

[22] Siamo qui dinanzi ad uno dei principali frutti della riflessione della teologia sacramentaria dopo il Concilio Vaticano II. Chauvet afferma che «se ne possono segnalare almeno quattro: ritorno all’azione liturgica stessa (la celebrazione) come primo “luogo teologico” della riflessione sacramentaria; ri-centratura dell’inseme della liturgia sul mistero pasquale di Cristo (morte, risurrezione e parusia), di cui i sacramenti sono il memoriale (cf. in modo particolare l’anamnesi eucaristica); riequilibrio del principio cristologico, predominante nella liturgia e nella sacramentaria latinaa, con un principio pneumatologico che ha sempre avuto un ruolo di impulso in Oriente, e del resto nella tradizione calvinista (le invocazioni dello Spirito – epiclesi – per la santificazione dell’acqua battesimale, del pane e del vino eucaristico o per le ordinazioni dei vescovi, preti o diaconi sono significative a questo proposito); intelligenza dei sacramenti all’interno della sacramentalità globale della Chiesa» L. Chauvet, Sacramento, in J.-Y. Lacoste (dir.), Dizionario Critico di Teologia, edizione italiana a cura di P. Coda, Borla-Città Nuova, Roma 2005, 1171-1177, qui 1177. Sul rapporto tra la Chiesa ed i sacramenti è d’obbligo citare i contributi di Karl Rahner. Fra tutti: K. Rahner, Chiesa e sacramenti, Morcelliana, Brescia 1969.

[23] Balthasar, op. cit., 437.

[24] Cfr. Id., La parola si condensa, in Communio 35 (1977) 31-35.

[25] A. Scola, Eucaristia. Incontro di libertà, Cantaglli, Siena 2005, 41.

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[26] In proposito resta paradigmatica la proposta di Hans Urs von Balthasar: H. U. von Balthasar, Teodramamtica 3, Jaca Book, Milano 1983.

[27] Cfr. M. Bordoni, La cristologia nell’orizzonte dello Spirito, Biblioteca di Teologica Contemporanea 82, Queriniana, Brescia 1995.

[28] È interessante notare come Sacramentum Caritatis 12, mettendo in relazione Cristo e l’Eucaristia, insista così fortemente sul legame tra Cristo e lo Spirito: «Il Paraclito, primo dono ai credenti, operante già nella creazione (cfr Gn 1,2), è pienamente presente in tutta l'esistenza del Verbo incarnato: Gesù Cristo, infatti, è concepito dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo (cfr Mt 1,18; Lc 1,35); all'inizio della sua missione pubblica, sulle rive del Giordano, lo vede scendere su di sé in forma di colomba (cfr Mt 3,16 e par); in questo stesso Spirito agisce, parla ed esulta (cfr Lc 10,21); ed è in Lui che egli può offrire se stesso (cfr Eb 9,14). Nei cosiddetti “discorsi di addio”, riportati da Giovanni, Gesù mette in chiara relazione il dono della sua vita nel mistero pasquale con il dono dello Spirito ai suoi (cfr Gv 16,7). Una volta risorto, portando nella sua carne i segni della passione, Egli può effondere lo Spirito (cfr Gv 20,22), rendendo i suoi partecipi della sua stessa missione (cfr Gv 20,21)».

[29] Scola, Eucaristia, op. cit., 16.

[30] Cfr. A. Scola – G. Marengo – J. Prades, La persona umana. Antropologia Teologica, Jaca Book, Milano 2000, 261-277.

[31] Cfr. ibid., 291-308.

[32] Cfr. Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 9-11.

[33] Cfr. J. Prades Lopez, "De la Trinidad econòmica a la Trinidad inmanente". A propósito de un principio de renovación de la teología trinitaria, in Revista Española de Teología 58 (1998) 285-344.

[34] Cfr. G. Colombo, Tesi sul peccato originale, in Teologia 15 (1990) 264-276.

[35] Per Balthasar l'acquisizione della forma eucaristica è radicata intratrinitariamente nell'eucaristico mettersi a disposizione del Padre: «Il Figlio, nell'accoglimento e nella risposta dell'autodonazione paterna, si mantiene sempre pronto ad accogliere ogni pensabile forma di prodigalità quanto a se stesso, e una di queste forme estreme, nella premessa che debbano sorgere delle creature libere, sarà quella dell'eucarestia, la quale, a quel modo che noi la conosciamo, è nel modo più intimo connessa con il pro nobis della passione» H. U. von Balthasar, Teodrammatica 4, Jaca Book, Milano 1986, 307.

[36] Id., Teologia dei tre giorni: mysteriuim paschale, Biblioteca di Teologia Contemporanea 61, Queriniana, Brescia 1990, 92. Medesimo concetto ripreso in Id., Teodramamtica 4, op. cit., 372: «Il suo grazie va alla divina concessione a donarsi sostitutivamente per i peccatori e a poter così manifestare l'amore estremo del Padre».

[37] Id., Teodramamtica 5, Jaca Book, Milano 1986, 281.

[38] Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 17: «Non bisogna mai dimenticare, infatti, che veniamo battezzati e cresimati in ordine all'Eucaristia. … Il sacramento del Battesimo, con il quale siamo resi conformi a Cristo, incorporati nella Chiesa e resi figli di Dio, costituisce la porta di accesso a tutti i Sacramenti. Con esso veniamo inseriti nell'unico Corpo di Cristo (cfr 1 Cor 12,13), popolo sacerdotale. Tuttavia è la partecipazione al Sacrificio eucaristico a perfezionare in noi quanto ci è donato nel Battesimo. Anche i doni dello Spirito sono dati per l'edificazione del Corpo di Cristo (1 Cor 12) e per la maggiore testimonianza evangelica nel mondo. Pertanto la santissima Eucaristia porta a pienezza l'iniziazione cristiana e si pone come centro e fine di tutta la vita sacramentale».

[39] Cfr. Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 20-21.

[40] Scola, L’Eucaristia, fonte, op. cit., 71-72.

[41] Cfr. Id., Chi è la Chiesa?, op. cit., 103-107.

[42] Cfr. H. U. von Balthasar, Teodrammatica 2, Jaca Book, Milano 1982, 360-370; Scola – Marengo - Prades, op. cit., 65-66, 179-182.

[43] Sul fatto che la ecclesiologia di comunione sia essenzialmente una ecclesiologia eucaristica cf. J. Ratzinger, La comunione nella Chiesa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004.

[44] Cfr. Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 76.

[45] Cipriano, De Orat.. Dom. 23, citato in Lumen gentium 4.

[46] «L'unione con Cristo che si realizza nel Sacramento ci abilita anche ad una novità di rapporti sociali: “la ‘mistica’ del Sacramento ha un carattere sociale”. Infatti, “l'unione con Cristo è allo stesso tempo unione con tutti gli altri ai quali Egli si dona. Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi”», Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 89.

[47] Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 92.

[48] A questo proposito ha affermato Benedetto XVI nella Sacramentum caritatis 71: «Il nuovo culto cristiano abbraccia ogni aspetto dell'esistenza, trasfigurandola: “Sia dunque che mangiate sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1 Cor 10,31). In ogni atto della vita il cristiano è chiamato ad esprimere il vero culto a Dio. Da qui prende forma la natura intrinsecamente eucaristica della vita cristiana. In quanto coinvolge la realtà umana del credente nella sua concretezza quotidiana, l'Eucaristia rende possibile, giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione dell'uomo chiamato per grazia ad essere ad immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29s). Non c'è nulla di autenticamente umano – pensieri ed affetti, parole ed opere – che non trovi nel sacramento dell'Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza. Qui emerge tutto il valore antropologico della novità radicale portata da Cristo con l'Eucaristia: il culto a Dio nell'esistenza umana non è relegabile ad un momento particolare e privato, ma per natura sua tende a pervadere ogni aspetto della realtà dell'individuo. Il culto gradito a Dio diviene così un nuovo modo di vivere tutte le circostanze dell'esistenza in cui ogni particolare viene esaltato, in quanto vissuto dentro il rapporto con Cristo e come offerta a Dio».

[49] Cfr. Scola – Marengo - Prades, op. cit., 78-86.

[50] Scola, Eucaristia, op. cit., 33.

[51] Si vedano in proposito gli insegnamenti di Benedetto XVI nella Sacramentum caritatis su matrimonio e famiglia (27-29; 79), sacerdozio ministeriale (23-26; 80) e vita religiosa (81).

[52] Cfr. L. Giussani, Affezione e dimora, Rizzoli, Milano 2001, 250.

[53] Carmi, II, 2.

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I miracoli eucaristici di Québec

Intervista a padre Thomas Rosica

di Jesús Colina

ROMA, mercoledì, 2 luglio 2008 (ZENIT.org).- Chi l'ha detto che per essere testimoni di un miracolo eucaristico bisogna visitare le antiche chiese europee.

Il sacerdote basiliano Thomas Rosica, direttore del Salt and Light Catholic Media Foundation and Television Network, ha rivelato di essere stato testimone di vari miracoli in Canada nel corso del 49° Congresso Eucaristico Internazionale, svoltosi dal 15 al 22 giugno a Québec.

Salt and Light Television ha coperto l'evento per il pubblico canadese, così come per EWTN e varie altre reti televisive del mondo, e lo replicherà questo mese.

In questa intervista rilasciata a ZENIT, padre Rosica parla della sua esperienza al Congresso.

Padre Rosica, lei è appena tornato da 10 giorni al Congresso Eucaristico Internazionale di Québec. Quali sono le sue prime impressioni su questo evento?

Padre Rosica: In molti momenti di crisi e turbolenza nella storia cristiana, il Signore ha confermato la sua presenza reale nel Santissimo Sacramento in qualche modo miracoloso. A Québec ho riscoperto storie straordinarie di miracoli eucaristici, ma questa volta non si trattava di chiese europee. Ho visto l'Eucaristia viva in modo molto potente in uno stadio di hockey al Pepsi Coliseum di Québec per un'intera settimana.

C'è già qualche statistica per il Congresso Eucaristico Internazionale?

Padre Rosica: Quasi 16.000 persone si sono registrate per qualche momento del Congresso di Québec, e 12.000 di queste si sono iscritte all'intero programma all'Expo Cité.

Due terzi dei partecipanti a tempo pieno (7.869) erano canadesi. I residenti di Québec erano i più numerosi, 4.898. La più ampia delegazione canadese era quella della Diocesi ospitante (2.449 persone), seguita da Montreal (789) e Toronto (538). La principale delegazione internazionale è stata quella degli Stati Uniti (704).

Le statistiche finali hanno rivelato che i giovani che si sono registrati per tutto l'evento sono stati 1.500. Altrettanti si sono registrati solo per le attività del weekend, che hanno incluso la veglia del sabato sera e la Messa di chiusura.

La presenza del “Service Jeunesse”, giovani di tutto il Canada che hanno lavorato per mesi per l'evento, è stata molto significativa.

Allo stesso modo, la gioiosa presenza di nuove comunità e movimenti e di molti altri gruppi ha apportato una dimensione unica e dinamica al Congresso di Québec.

Il programma per le famiglie del weekend ha attirato altre 1.000 persone. Altrettanti hanno partecipato al programma del weekend per adolescenti.

Tra le persone che si sono registrate c'erano circa 2.000 chierici, tra cui 42 Cardinali, 285 Vescovi, 1.500 sacerdoti e quasi 200 diaconi. Al Congresso sono stati affiancati da 1.800 religiosi. E' stata una grande esperienza della Chiesa universale.

Abbiamo sentito parlare della lunga processione del Santissimo Sacramento per le vie di Québec. Perché questo evento è stato tanto significativo per il Congresso?

Padre Rosica: Giovedì sera i partecipanti si sono uniti in una processione lunga tre miglia con il Santissimo Sacramento per le vie di Québec, partendo dal Pepsi Coliseum per terminare nell'Agorà nel vecchio porto della città. Più di 25.000 persone hanno preso parte alla grande processione, qualcosa che la gente del Québec non vedeva da più di 50 anni.

Il Cardinale Marc Ouellet ha predisposto una cerimonia di ordinazione sacerdotale durante il Congresso il venerdì sera. Com'è stato ricevuto questo evento dalla Chiesa in Canada?

Padre Rosica: L'intrinseco rapporto tra l'Eucaristia e il sacerdozio è stato sottolineato in questa cerimonia di ordinazione collettiva. In una zona del Canada e del Nordamerica che negli ultimi decenni ha registrato poche ordinazioni sacerdotali, quella di 12 giovani – otto dei quali della nuova comunità Famille Marie Jeunesse” – davanti a una folla di quasi 12.000 persone ha suscitato un'emozione straordinaria, gioia, applausi, gratitudine e molte lacrime tra i presenti.

Benedetto XVI ha rivolto uno speciale messaggio preregistrato alla veglia di preghiera dei giovani sabato sera. Com'è stato ricevuto dal pubblico?

Padre Rosica: Il messaggio di Benedetto XVI ha affermato che nell'Eucaristia i giovani scoprono di essere amati. Ha detto: “Aprendo il vostro stesso essere e tutta la vostra vita sotto lo sguardo di Cristo non verrete schiacciati, al contrario, scoprirete che siete infinitamente amati. Riceverete la forza di cui avete bisogno per costruire la vostra vita e per compiere le scelte che vi si presentano ogni giorno”.

La pioggia torrenziale di domenica mattina ha raffreddato l'entusiasmo di quanti assistevano alla Messa conclusiva del Congresso?

Padre Rosica: Di fronte a una folla di oltre 50.000 persone sulle storiche Pianure di Abraham del Québec, Benedetto XVI ha pronunciato la sua omelia via satellite dal Vaticano. Ha affrontato vari dei grandi temi del suo pontificato parlando alla gente sotto gli ombrelli e gli impermeabili di plastica. Al termine dell'omelia, il Santo Padre ha annunciato che il prossimo Congresso Eucaristico Internazionale si svolgerà a Dublino, in Irlanda, nel 2012.

Può offrire qualche conclusione del grande evento di Québec e condividere qualche speranza per il futuro della Chiesa in Canada?

Padre Rosica: In Québec, il vero problema è stato il vuoto spirituale provocato da una rottura religiosa e culturale, una significativa perdita della memoria che ha portato alla crisi familiare ed educativa, lasciando i cittadini disorientati, immotivati e destabilizzati.

Nessuno negli ultimi anni ha affrontato questa indifferenza in modo più coraggioso, eloquente e pubblico del Cardinale Marc Ouellet. Se l'Eucaristia è il dono di Dio per la vita del mondo, allora il Cardinale Marc Ouellet è stato davvero un dono di Dio per la vita della Chiesa in Canada, soprattutto in Québec.

Varie volte, durante la splendida settimana del Congresso Eucaristico Internazionale, il Cardinale Ouellet ha affermato con enfasi che il Congresso rappresentava un “punto di svolta”. All'animata veglia serale di sabato con i suoi giovani, il Cardinale ha detto che si sentiva come se fosse stato “risuscitato dai morti”.

Un giorno, durante il Congresso, la pioggia mi ha costretto a prendere un taxi fino al Pepsi Coliseum. Il giovane autista, un algerino musulmano, mi ha chiesto da dove venissi e poi mi ha parlato del Congresso, visto che aveva incontrato molti delegati per le vie di Québec.

“Cosa date da mangiare alla gente in questi giorni?”, mi ha chiesto. Sono rimasto perplesso e gli ho chiesto cosa volesse dire.

Mi ha detto: “Non ho mai visto così tanta gente felice a Québec da quando sono emigrato qui dieci anni fa. Dev'esserci qualcosa nel cibo e nelle bevande. Deve essere fantastico!”.

Gli ho detto che era sicuramente fantastico!

Il Congresso è stato un'opportunità privilegiata per il Canada di riaggiornare il patrimonio storico e culturale di santità e impegno sociale della Chiesa, che affonda le sue radici nel mistero eucaristico.

Nella sua Enciclica del 2003 “Ecclesia de Eucharistia”, Papa Giovanni Paolo II ha scritto: “L'Eucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucaristia”. Il Congresso Eucaristico Internazionale di Québec ha fatto solo questo.

[Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti]


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06/12/2008 20:00

Bilancio “altamente positivo” del Congresso Eucaristico di Québec

Secondo il Cardinale Marc Ouellet

di Miriam Díez i Bosch

QUÉBEC, giovedì, 3 luglio 2008 (ZENIT.org).- Sono stati 7.891 laici impegnati, 326 agenti di pastorale, 55 Arcivescovi, 17 canonici, 157 diaconi, 218 Vescovi, 61 novizi, 36 prelati d'onore, 863 sacerdoti diocesani, 1.271 religiose, 149 religiosi fratelli, 392 religiosi sacerdoti e 175 seminaristi gli iscritti al Congresso Eucaristico Internazionale di Québec (Canada), conclusosi il 22 giugno.

I dati sono stati presentati questo mercoledì nel corso di una conferenza stampa offerta a Québec dal Cardinale Marc Ouellet, Arcivescovo di Québec e primate del Canada, accompagnato dal segretario generale, monsignor Jean Picher, e dalla segretaria generale aggiunta, suor Doris Lamontagne.

Il Cardinale Ouellet, che ha presieduto il 49° Congresso Eucaristico, ha compiuto un bilancio “altamente positivo” dell'evento. “Missione compiuta!”, ha affermato con entusiasmo, sostenendo che “la partecipazione ha superato tutte le aspettative”.

I congressisti iscritti come pellegrini sono stati 11.611. In media, hanno assistito quotidianamente a tutti gli atti del Congresso 12.500 persone, il 68% delle quali provenienti dal Canada: 5.000 dalla provincia del Québec e 2.500 dalla stessa Diocesi.

I Paesi rappresentati sono stati 70: 20 dell'America, 22 Paesi europei, 19 africani, 10 asiatici e 3 dell'Oceania.

Alla Città Eucaristica (ExpoCité), il flusso di visitatori giornalieri è stato di 20.000 persone. Tra le attività più seguite c'è stata la processione eucaristica (20.000 partecipanti), terminata con un atto al quale hanno assistito 60.000 persone.

Le famiglie della Diocesi hanno accolto 5.000 pellegrini, e 1.000 famiglie hanno partecipato come volontarie al Congresso.

Nel corso della conferenza stampa, si è detto che l'evento “ha segnato la storia del Québec”.

Al primo Congresso Eucaristico Internazionale, celebrato in Francia nel 1881, parteciparono 300 persone, dirigenti delle opere eucaristiche nei Paesi europei.

Nel 125 anni successivi, i congressi hanno subito una notevole evoluzione, arrivando a riunire tra le 12.000 e le 15.000 persone per una settimana di celebrazioni, adorazione, catechesi, eventi culturali, incontri fraterni e impegni a favore dei più bisognosi.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]


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06/12/2008 20:00

Inattesa presenza di molti giovani alle giornate di riflessione e di preghiera

Dal congresso eucaristico
nuova speranza per il Québec


di Thomas Rosica

Sebbene non sia un segreto che la pratica religiosa nel Québec sia debole, circa sedicimila persone hanno preso parte ad alcuni eventi del quarantanovesimo Congresso eucaristico internazionale (Iec), conclusosi, nel giugno scorso, con una solenne celebrazione eucaristica a Québec City nelle storiche Piane di Abramo.
Il Congresso ha attratto più giovani di quanti gli organizzatori avrebbero mai immaginato. Tuttavia, i giovani non sono stati in grande evidenza durante i precedenti congressi eucaristici internazionali. Il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Quebec City, primate del Canada e presidente del Congresso eucaristico internazionale del 2008, ha più volte affermato che il Congresso in Québec si sarebbe potuto svolgere e avere successo a motivo del grande evento che lo ha preceduto nel 2002:  la Giornata mondiale della gioventù a Toronto. Vi hanno partecipato circa duemila ecclesiastici tra cardinali, vescovi, sacerdoti religiosi e diaconi. È stata un'esperienza incisiva della Chiesa universale.
Le suggestive cerimonie di apertura hanno avuto luogo domenica 15 giugno 2008 con la partecipazione di circa undicimila persone. In occasione della cerimonia di apertura un discorso coraggioso è stato pronunciato dal Segretario di Stato per il multiculturalismo e l'identità canadese, l'onorevole Jason Kenney, rappresentante del Governo federale. "Questo Congresso - ha affermato - non solo ricorda ai canadesi le nostre radici spirituali, ma riflette anche la nostra realtà contemporanea. Sono qui riunite persone provenienti dai quattro angoli del mondo, da più di settanta Paesi. In un certo qual modo, è una riflessione sulla realtà multiculturale del Canada odierno, che ospita persone di più di duecento nazionalità. Sebbene il Canada sia ufficialmente una società multiculturale, di fatto la sua istituzione più multiculturale è la Chiesa cattolica. I principi della dignità umana, della solidarietà e della fraternità che contribuiscono a unire una Chiesa caratterizzata da tanta diversità sono istruttivi per il Canada che cerca di creare un'unità nella sua diversità".
Il cardinale Jozef Tomko, legato pontificio presso il Congresso nel Québec, ha presieduto alla celebrazione eucaristica di apertura. "Gesù è il dono di Dio, è il cibo che ci nutre, ci colma e ci permette di vivere in eterno", ha affermato. "L'Eucaristia è una persona, non un oggetto, non un dono inanimato. Non dovremmo chiederci che cosa è, ma chi è l'Eucaristia. La risposta è:  Gesù nella forma sacramentale del pane e del vino a "indicare di voler divenire il nostro cibo e sostenere la nostra vita"".
Nella seconda giornata il cardinale francese Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, ha parlato del sacrificio di diciannove figli della Chiesa, tutti monaci trappisti uccisi nel 1996 durante le violenze dei fondamentalisti islamici in Algeria.
L'arcivescovo Lawrence Hukulak di Winnipeg, che ha celebrato la liturgia secondo il rito bizantino, ha sottolineato che "purtroppo, la diversità che sperimentiamo qui oggi non è sempre stata utilizzata per edificare l'unico Corpo di Cristo. A volte, noi, e chi ci ha preceduto, abbiamo usato i vari gradi di diversità per trattare ingiustamente i nostri fratelli e le nostre sorelle, per denigrarli e per criticarli".
La catechesi su "L'Eucaristia, la vita di Cristo nella nostra vita" è stata svolta dal vescovo di Imus, nelle Filippine, monsignore Louis Tagle. Il presule ha parlato del significato dell'adorazione spirituale e dell'adorazione autentica del Signore:  "Guardando Gesù riceviamo il mistero che adoriamo e ne veniamo trasformati. L'adorazione eucaristica è simile allo stare ai piedi della Croce di Gesù, testimoni del suo sacrificio di vita e da esso rinnovati" e ha citato il centurione romano che vigilava su Gesù in Croce come "modello di adorazione".
Dopo la celebrazione di giovedì pomeriggio venticinquemila persone hanno partecipato alla processione del Santissimo Sacramento per le strade di Québec City, cosa a cui non si assisteva da più di cinquanta anni.
Per molti, il culmine della settimana è stata la sera del venerdì con la cerimonia di ordinazione sacerdotale di dodici giovani. Un grande segno per un'area del Canada e del Nordamerica che ha avuto poche vocazioni negli ultimi decenni. Sabato 21 giugno è stato affrontato il tema "Testimoni dell'Eucaristia nel mondo" con una sessione di catechesi del Cardinale Christian Wijghan Tumi del Cameroun e con la testimonianza di Marguerite Barankise del Burundi, la quale ha dedicato la sua vita ai bambini vittime della guerra. Sabato sera, durante la veglia dei giovani, Benedetto xvi ha rivolto un messaggio, preregistrato, sottolineando che nell'Eucaristia i giovani scoprono di essere amati. Nel suo messaggio in lingua francese e inglese il Papa ha detto:  "Aprendo il vostro autentico essere e la vostra intera vita allo sguardo di Cristo, non ne rimarrete schiacciati, ma, al contrario, scoprirete di essere infinitamente amati. Riceverete la forza di cui avete bisogno per costruire la vostra vita e operare le scelte quotidiane". Nel concludere il messaggio il Papa ha annunciato che il prossimo Congresso eucaristico internazionale si svolgerà a Dublino, in Irlanda nel 2012.
Il Canada ha ottenuto grandi progressi nelle questioni sociali, ma è ancora fortemente caratterizzato da una profonda secolarizzazione espressa dalla forte indifferenza religiosa. Il problema reale nel Québec è stato il vuoto spirituale creato da una rottura religiosa e culturale e da una perdita di memoria che hanno portato a una crisi della famiglia e a una crisi dell'educazione, lasciando i cittadini disorientati, demotivati e destabilizzati. Le ancore sono state spostate o sono andate perdute.
Nessuno ha affrontato questa indifferenza negli ultimi anni più coraggiosamente del cardinale Marc Ouellet. Osservando che i "laici fondamentalisti" dominano la vita in Québec dalla quiet revolution, il primate canadese ha asserito che è stata una rottura storica:  "La società del Québec è sostenuta da due secoli da due pilastri, la cultura francese e la religione cattolica, che costituiscono la base che le permette di integrare altri elementi della sua attuale identità pluralista".
Il Congresso ha costituito una opportunità preziosa per il Canada di rendere di nuovo attuale il patrimonio storico e culturale di santità e l'impegno sociale della Chiesa, la cui origine è il mistero dell'Eucaristia.



(©L'Osservatore Romano - 12 luglio 2008)
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