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Pio XII e gli ebrei: Verità storica senza pregiudizi

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2009 18:19
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Ecco un altro articolo sullo stesso tema:
Stalin e Hitler contro Pacelli
 di Antonio Gaspari 

INTERVISTA. Dagli anni Trenta agli anni Sessanta, l’ideale staffetta tra nazismo e comunismo per screditare la Chiesa: il j’accuse dello storico americano Patrick J. Gallo. «La campagna di calunnie sul Papa fu istigata anche dall’Urss, che manovrò un revisionismo interessato» Prima della guerra rossi e neri vedevano il Vaticano come nemico comune.

[Da "Avvenire", 21 aprile 2006]

Nazismo e comunismo sono stati i regimi che hanno fomentato la campagna di odiose calunnie contro Pio XII. Lo sostiene Patrick J. Gallo, professore aggiunto di scienze politiche all’Università di New York. Il professor Gallo, che insegna per il semestre primaverile all’Istituto Loyola di Roma ed è autore di 10 libri, ha appena pubblicato il saggio Pius XII, the Holocaust and the Revisionists («Pio XII l’Olocausto e i revisionisti») edito da McFalland & Company. In esso Gallo affronta le ragioni che stanno dietro alla «leggenda nera» diffusa contro Papa Pacelli, ripercorrendo le tappe della propaganda nazista negli anni della guerra e di quella comunista dopo il 1960. Il libro del professore statunitense rappresenta un solido contributo alla biografia di Pio XII e smantella il lavoro dei «revisionisti», dimostrando falsa l’idea che Pio XII fosse in sintonia con i nazisti e non facesse resistenza alle loro atrocità. Alla domanda se è plausibile l’ipotesi di alcuni storici secondo cui la campagna di calunnie contro il Pio XII fu istigata negli anni Sessanta dal regime sovietico, Gallo ha risposto: «La campagna non fu istigata solo dall’Unione Sovietica. Calunnie erano già state lanciate dai nazisti ed erano condivise dai comunisti all’inizio della guerra. Pio XII indicò nazismo e comunismo come le maggiori minacce per la Chiesa, per le democrazie, per la civiltà occidentale, per l’umanità tutta. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, tutti hanno potuto constatare come i regimi di Hitler e di Stalin sono stati i più sanguinosi della storia dell’umanità». 

Professore, alcuni autori sostengono che Pacelli fosse debole e timoroso nei confronti dei nazisti. C’è chi ha scritto che Pio XII è stato «il Papa di Hitler». 

«Per i nazisti Pio XII era chiaramente un nemico. Lo storico ebreo Richard Breitman, che ha investigato i documenti dell’Oss recentemente declassificati, ha affermato che «i nazisti consideravano il papa un nemico», avevano addirittura pianificato di arrestarlo e portarlo al Nord. La propaganda nazista non ha mostrato scrupoli nell’attaccare il Papa e la Chiesa. Berlino odiava il Vaticano anche perché sapeva che nascondeva e proteggeva gli ebrei. Il cardinale Pacelli come segretario di Stato parlò contro il nazismo nel 1935 e nel 1937 e fu abbastanza chiaro nel manifestare che la Chiesa non avrebbe mai accettato la filosofia razzista dei nazisti. Fu Pacelli che contribuì in maniera determinante alla stesura dell’enciclica Mit Brennender Sorge, che condannò il regime e la filosofia del nazismo. Egli continuò a esporre le sue critiche con le encicliche Summi Pontificus Christi e Mystici Corporis Christi. I nazisti non si accontentarono di condurre una campagna di discredito contro il Papa, ma iniziarono una vera e propria persecuzione dei cattolici sia in Germania che nei territori occupati. I nazisti provarono in tutti i modi a demolire l’autorità morale di Pio XII e della Chiesa». 

E i comunisti come c’entrano? 

«Gli attacchi sovietici contro la Chiesa cattolica iniziarono negli anni Venti e aumentarono negli anni Trenta, quando Pio XI e Pio XII mostrarono la loro opposizione al comunismo. I comunisti prima e dopo la seconda guerra mondiale accusarono Pio XII di aver taciuto mentre i nazisti commettevano atrocità. Ovviamente non facevano nessuna menzione della brutalità del regime staliniano e dei suoi orrori. Pio XII indicò chiaramente entrambe le ideologie come inconciliabili con la dottrina cattolica. Nell’immediato dopoguerra l’Urss era assolutamente determinata a distruggere la presenza della Chiesa cattolica nei Paesi dell’Est. Solo distruggendo l’influenza della cultura cattolica e dell’insegnamento del papa, i comunisti pensavano di dominare l’Europa e di poter espandere il comunismo ovunque. La propaganda accusò Pio XII in maniera sistematica di una varietà di crimini. Dalla metà degli anni Sessanta emerse la scuola revision ista che adottò molte delle accuse che i nazisti muovevano al pontefice. In questo contesto fu decisivo il lavoro di Rolf Hochhuth, che con il dramma teatrale Il Vicario - tradotto in 20 lingue e promosso massicciamente dai mezzi di comunicazione - diffuse il luogo comune di Pio XII «silenzioso» codardo, apatico e antisemita. Nello stesso periodo anche il movimento della nuova sinistra inserì una critica velenosa contro Pio XII, cercando di utilizzarlo come mezzo per attaccare la posizione della Chiesa sull’aborto, sul divorzio e su altri temi di morale». 

Perché ha scritto questo libro? 

«Pio XII divenne papa nel marzo 1939, con il mondo alle soglie di una guerra di inimmaginabili proporzioni. Le democrazie occidentali e la Chiesa si confrontavano con i regimi totalitari del nazismo e del comunismo. L’Olocausto, che il mondo conobbe nella sua mostruosa atrocità solo alla fine della guerra, pose un dilemma morale per nazioni, Chiese, organizzazioni e individui. Durante questi anni turbolenti Pio XII rappresentò l’unica luce, e questa considerazione era universalmente condivisa da uomini di governo, storici, diplomatici, giornalisti. Il Papa non solo s’impegnò a fondo per prevenire la guerra, ma - una volta che il massacro ebbe inizio - fornì aiuto e conforto ai perseguitati. Questa immane opera umanitaria è solidamente provata da documenti e testimoni. Poi però quest’interpretazione venne ribaltata dai "revisionisti", che accusarono il Pontefice di non aver parlato e agito per prevenire e fermare l’Olocausto. Nonostante la vasta documentazione storica vecchia e nuova, questa tesi è ancora diffusa. Più recentemente è venuto alla ribalta un selezionato e radicale gruppo di "revisionisti", rilanciando una quantità enorme di accuse contro Pio XII. Costoro hanno sostenuto tesi preconcette e fabbricato accuse senza preoccuparsi di verificare i fatti, si sono comportati come accusatori e come giudici, eliminando dal dibattito tutte le voci che non er ano d’accordo con le accuse. I libri di questi "revisionisti" sono stati accettati acriticamente e hanno ricevuto grande pubblicità. Obiettivo del mio libro è presentare un’altra prospettiva, incoraggiando una ricerca storica vera e un ragionevole dialogo, cercando di comprendere le motivazioni del comportamento di Pio XII nel contesto degli eventi e non fuori dalla storia. Evitando la tentazione di applicare criteri moderni a fatti accaduti 60 anni fa. Una complessità storica che manca nelle opere dei "revisionisti"».

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