| | | OFFLINE | Post: 145 | Registrato il: 30/09/2006 Registrato il: 25/11/2008 | Sesso: Maschile | |
|
iyvan, 02/01/2009 21.05:
Ho citato il contenuto di una bolla papale, quindi di un documento ufficiale, e non qualcosa di astratto. L'intero testo di questa bolla non lo conosco, ma non credo che si possa impunemente indicare il nome dell'autore e i contenuto se si trattasse di un'invenzione.
La domanda la faccio io a chi è più documentato di me: Innocente VIII ha scritto oppure no la bolla "Summis Desiderantes Affectibus"? La bolla "Ad estirpanda", che autorizzava l'inquisizione all'uso della tortura, era anch'essa un'invenzione? Devo produrre anche questa?
Io sono cattolico, ma questo non è un buon motivo motivo per non prendere atto di una certa realtà storica, anche se questa può essere stata esageratamente enfatizzata.
Però, quando leggo ciò che scrivono certi revisionisti non posso non dissociarmi.
Un esempio è quanto scrive Vittorio Vaccardi http://www.franoi.net/scatechismo/miteinquisizione.htmDa notare il titolo: "La mite inquisizione".
alcuni passi:
E' vero: la procedura inquisitoriale ha fatto ricorso alla tortura, che fu ordinata con la bolla Ad extirpanda di Papa Innocenzo IV nel 1252: "ll podestà o il rettore della città saranno tenuti a costringere gli eretici catturati a confessare e a denunciare i loro complici". Ma nella bolla, tuttavia, si precisa - e questo si dovrà pur ricordare, qualche volta che la tortura degli imputati non doveva "far loro perdere alcun membro o mettere la loro vita a repentaglio". Dunque, una tortura, si, ma senza spargimento di sangue e senza mutilazione alcuna.
Beh, non credo di dover elencare quali terribili torture si possono eseguire senza far morire il condannato e senza spargerne il sangue.
Poi scrive: la tortura - era stabilito - si poteva utilizzare una sola volta, non doveva essere ripetuta e la confessione eventualmente ottenuta non aveva alcun valore ai fini del processo, se non era confermata dall'imputato dopo due giorni ed in condizioni normali. Ci sarebbe da stabilire come si potesse essere in condizioni normali due giorni dopo essere stati lasciati cadere più volte sul pavimento da una fune. Mah!
Quindi la ciliegina: la vita era ritmata da regolamenti severi ma non disumani. Era, per esempio, prescritto che le lenzuola e federe si cambiassero due volte la settimana: roba da grande albergo [...]. Una volta al mese i cardinali responsabili dovevano ricevere uno a uno i prigionieri per sapere di casa avessero bisogno". Insomma, il racconto sta sfiorando l'idilliaco.
Credo che ci sia un limite a tutto, ma non vorrei che questo limite fosse abbondantemente superato con questi tentativi di minimizzare e deresponsabilizzare.
Io, come cristiano, non posso che chinare umilmente il capo e dire soltanto: "Mio Dio, perdonaci per le orribili sofferenze che, nel Tuo Santo Nome, abbiamo inflitto a tanti nostri fratelli, e perdonaci anche per come cerchiamo ancora di giustificarle o di negarle. Abbi pietà della nostra terrena umanità.
Son pienamente daccordo!!! Chiudere gli occhi o dare inutili giustificazioni non mi sembra il caso!!
Gli errori vanno accettati come tali e bisogna porvi rimedio con al minimo chiedendo scusa!! e umile perdono a DIO.
Pace
Roberto
|
|
|
|
|