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Libero esame delle Scritture?

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2009 15:27
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03/01/2009 13:10

Re:
iyvan, 02/01/2009 21.05:

Ho citato il contenuto di una bolla papale, quindi di un documento ufficiale, e non qualcosa di astratto.
L'intero testo di questa bolla non lo conosco, ma non credo che si possa impunemente indicare il nome dell'autore e i contenuto se si trattasse di un'invenzione.

La domanda la faccio io a chi è più documentato di me: Innocente VIII ha scritto oppure no la bolla "Summis Desiderantes Affectibus"?
 
La bolla "Ad estirpanda", che autorizzava l'inquisizione all'uso della tortura,  era anch'essa un'invenzione? Devo produrre anche questa?




Se mi citi un testo qualunque significa due cose: che lo hai letto ed è in tuo possesso o che lo hai copiato da qualche parte. Citare solo una parte di un testo qualsiasi è un metodo usato dai Testimoni di Geova o da altri movimento fondamentalisti cristiani. Mi pare che sia mio diritto legegre tutto il testo e non solo la parte che tu hai inserita. Con questo non voglio dire che il tuo sia un falso, voglio solo dire che per rispondere devo avere i, testo completo.

Se non ce l'hai e non ti sei mai premurato di cercarlo, allora forse avresti fatto meglio a non inserire nulla.





Io sono cattolico, ma questo non è un buon motivo motivo per non prendere atto di una certa realtà storica, anche se questa può essere stata esageratamente enfatizzata.

Però, quando leggo ciò che scrivono certi revisionisti non posso non dissociarmi.

Un esempio è quanto scrive Vittorio Vaccardi 
http://www.franoi.net/scatechismo/miteinquisizione.htm

Da notare il titolo:  "La mite inquisizione".

alcuni passi:

E' vero: la procedura inquisitoriale ha fatto ricorso alla tortura, che fu ordinata con la bolla Ad extirpanda di Papa Innocenzo IV nel 1252: "ll podestà o il rettore della città saranno tenuti a costringere gli eretici catturati a confessare e a denunciare i loro complici". Ma nella bolla, tuttavia, si precisa - e questo si dovrà pur ricordare, qualche volta che la tortura degli imputati non doveva "far loro perdere alcun membro o mettere la loro vita a repentaglio". Dunque, una tortura, si, ma senza spargimento di sangue e senza mutilazione alcuna.

Beh, non credo di dover elencare quali terribili torture si possono eseguire senza far morire il condannato e senza spargerne il sangue.

Poi scrive:
la tortura - era stabilito - si poteva utilizzare una sola volta, non doveva essere ripetuta e la confessione eventualmente ottenuta non aveva alcun valore ai fini del processo, se non era confermata dall'imputato dopo due giorni ed in condizioni normali.
Ci sarebbe da stabilire come si potesse essere in condizioni normali due giorni dopo essere stati lasciati cadere più volte sul pavimento da una fune. Mah!

Quindi la ciliegina:
la vita era ritmata da regolamenti severi ma non disumani. Era, per esempio, prescritto che le lenzuola e federe si cambiassero due volte la settimana: roba da grande albergo [...]. Una volta al mese i cardinali responsabili dovevano ricevere uno a uno i prigionieri per sapere di casa avessero bisogno". 
Insomma, il racconto sta sfiorando l'idilliaco.

Credo che ci sia un limite a tutto, ma non vorrei che questo limite fosse abbondantemente superato con questi tentativi di minimizzare e deresponsabilizzare.

Io, come cristiano, non posso che chinare umilmente il capo e dire soltanto: "Mio Dio, perdonaci per le orribili sofferenze che, nel Tuo Santo Nome, abbiamo inflitto a tanti nostri fratelli, e perdonaci anche per come cerchiamo ancora di giustificarle o di negarle. Abbi pietà della nostra terrena umanità.




Invece di fare dell'ironia potresti provare a dimostrare che quello che è stato scritto non è vero.

E' dimostrato che fu sotto l' inquisizione che apparve la figura dell'avvocato difensore.

Per il resto la tua è solo prosopopea dato che citi fatti senza documentarli e e riporti parti di documenti senza averli mai letti.

Io mi fermo qui perchè il dialogo sta diventando sterile.

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