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LA CHIESA CATTOLICA FU L'UNICA CHE PARLO' CONTRO LE LEGGI RAZZIALI

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2008 16:52
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18/12/2008 12:54

Fini ha fatto uno scivolone "storico" nel senso che il suo sfondone resterà nella storia e che contemporaneamente parla di storia.

All'epoca delle leggi razziali in Italia nessunosi espresse contro la loro attuazione tranne che la Chiesa Cattolica. Non i socialisti, non i comunisti la laggior parte dei quali erano fuggiti all'estero e non avrebbero sicuramente patito ripercussioni.

Pio XII scrisse in quell'occasione che "Esiste una sola razza, la razza umana" e a lui fecero eco vescovi e cardinali.

Proprio stamattina un giornalista del Manifestoè stato intervistato su RAI 3 e ha ammesso che non è vero che la Chiesa si oppose alle leggi razziali ma che avrebbe potuto fare di più. E' vero. Ma è il solito vizio di giudicare con la mentalità di oggi e con il metro di giudizo del 2008, fatti avvenuti 60 prima.

Detto questo bisogna però aggiungere che un certo antisemitismo serpeggiava anche in Vaticano ( come del resto in tutta Europa) , è inutile nasconderlo. Era molto cauto e strisciante ma c'era.

Tuttavia questo non impedì la presa di posizione della Chiesa Cattolica che, ripeto, fu l'unica a farlo.

Lascio spazio adesso ad AVVENIRE
18/12/2008 12:55

Continua la polemica dopo il discorso di ieri del presidente della Camera Gianfranco Fini a Montecitorio in occasione dell'anniversario dell'approvazione delle leggi razziali. «L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali - aveva dichiarato Fini in un passaggio del suo intervento -. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo da parte della Chiesa cattolica». Affermazioni che il presidente della Camera ha ribadito anche nel pomeriggio, nonostante le numerose e trasversali critiche.

L'Osservatore Romano: «Approssimazione storica e opportunismo politico». «Sorprende e amareggia il fatto che uno degli eredi politici del fascismo, che dell'infamia delle leggi razziali fu unico responsabile e dal quale pure da tempo egli vuole lodevolmente prendere le distanze, chiami ora in causa la Chiesa cattolica. Dimostrando approssimazione storica e meschino opportunismo politico»: durissimo l'attacco de L'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, nei confronti del presidente della Camera. In un articolo non firmato pubblicato sull'edizione odierna, l'Osservatore parla di «stupore e molte polemiche» per il discorso di Fini di ieri. «Politici, storici e media sono intervenuti per correggere o sostenere le affermazioni di Fini», prosegue il quotidiano, che elenca poi i principali interventi di ieri in difesa della Chiesa.

LE REAZIONI DI IERI

Radio Vaticana: «Non è vero». «Non è vero che la Chiesa italiana non si oppose alle Leggi razziali del 1938». Lo afferma la Radio Vaticana sottolineando che «dal mondo cattolico arriva secca la smentita alle parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che oggi a Montecitorio ha definito le Leggi razziali un'infamia verso la quale neanche la Chiesa cattolica manifestò resistenza». «Mi sembra - dice ai microfoni dell'emittente il professor Francesco Malgeri, docente di storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma - un'affermazione eccessiva. Le reazioni ci furono e furono immediate, basti pensare all'articolo sull'Osservatore Romano nel quale si denunciava un provvedimento che innanzitutto veniva a colpire il Concordato. Si parla in questo articolo di vulnus al Concordato. E inoltre, tutta un'altra serie di interventi e di prese di posizione che certamente non condividevano il provvedimento che era stato adottato dal governo fascista». Secondo Malgeri negli ultimi tempi «si è particolarmente accentuata questa forma di giudizio, che non tiene conto poi della realtà storica. Penso - conclude - a tutta la polemica che è sorta anche recentemente sulla figura di Pio XII di fronte allo sterminio degli ebrei. Forse bisognerebbe interrogare gli autori di queste polemiche per cogliere il senso e il significato dei loro atteggiamenti».

La replica di Giovagnoli: «La Chiesa le condannò fermamente». «Le dimensioni della tragedia seguita alla promulgazione delle leggi razziali costituiscono ancora una ferita aperta di fronte alla coscienza di tutti e continuano a porre l’interrogativo se si sia fatto abbastanza per contrastarle, ma non vedo ragione alcuna per muovere accuse alla Chiesa, che anzi condannò apertamente e con assoluta fermezza la legislazione antiebraica». Agostino Giovagnoli, docente di storia contemporanea all’Università Cattolica, commenta in questi termini al Sir le dichiarazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini, nel 70° anniversario della promulgazione delle leggi razziali, secondo il quale allora la Chiesa non fece abbastanza.

Padre Sale: «Parole sconcertanti». In precedenza era intervenuto anche padre Giovanni Sale scrittore della Civiltà Cattolica definendo le dichiarazioni di Fini «sconcertanti», evidentemente il presidente della camera aveva aggiunta padre Sale «non conosce una pagina di storia nazionale che vede contrapposti Mussolini e Pio XI o forse sono frutto di una "svista", di un cercare un correo a delle responsabilità che il presidente Fini vuole in parte coprire che fanno parte della sua storia, anche se non di quella recente».

Farina (Pdl): «Errore storico». Polemico anche Renato Farina (Pdl): «Che la Chiesa non si sia opposta alle leggi razziali è una leggenda nera, e dispiace che il presidente Fini si adegui a questa versione della storia politically correct. In realtà Pio XI insitette pesantemente perchè le leggi razziali non passassero. Dopo di che solo l'Osservatore romano denunciò l'infamia. In seguito conventi e canoniche furono porto di rifugio per gli ebrei. Non si fece abbastanza? Può essere. Ma è proprio ingeneroso unirsi al coro indifferenziato. Piuttosto, anche se è meno di moda, conviene ricordare che in Senato nemmeno Benedetto Croce si oppose a queste leggi, e neanche Enrico De Nicola, gli ex direttori di grandi giornali Albertini, Frassati e Bergamini, ancora il generale Badoglio. E persino Luigi Einaudi si astenne dal far udire la sua voce. Nessun accenno a questo nel discorso di Fini... Peccato».

Veltroni: «Quella di Fini è verità palmare». Le parole pronunciate dal presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo il quale neanche la Chiesa nel 1938 si oppose alle leggi razziali, «sono una verità storica, una verità palmare» su cui sono incomprensibili le polemiche. Ne è convinto Walter Veltroni, che è intervenuto sulla polemica durante la presentazione del libro di Renato Venditti "La Cricca", a cui è intervenuto anche Fini.
18/12/2008 13:00

ROMA.

L’articolo è in pagina interna e un po’ defilato, ma la durezza della replica dell’Osservatore Romano alle parole di Gianfranco Fini sul silenzio della Chiesa di fronte alle leggi razziali del 1938 è tutt’altro che nascosta. «Sorprende e amareggia il fatto che uno degli eredi politici del fascismo – che dell’infamia delle leggi razziali fu unico responsabile e dal quale pure da tempo egli vuole lodevolmente prendere le distanze – chiami ora in causa la Chiesa cattolica», scrive il quotidiano della Santa Sede. Nel far questo il presidente della Camera avrebbe dimostrato «approssimazione storica e meschino opportunismo politico». Parole inequivocabili quelle rivolte alla terza carica dello Stato italiano. Prima della conclusione, l’articolo ha passato in rassegna le parole di Fini, pronunciate in occasione di un convegno per il 70° dei provvedimenti razziali, e le ha fatte seguire da alcune delle repliche che ha provocato, suscitando, si sottolinea, «stupore e molte polemiche». «Politici, storici e media sono intervenuti per correggere o sostenere le affermazioni di Fini», ricorda il quotidiano diretto proprio da uno storico, Giovanni Maria Vian. Tra gli esempi di confutazione che vengono citati, le interviste degli storici Francesco Malgeri e Andrea Riccardi alla 'Radio Vaticana' e il corsivo di Pierluigi Battista apparso sulla prima pagina del 'Corriere della Sera' di ieri con il titolo «I silenzi di un Paese intero». Di recente anche il direttore del giornale milanese Paolo Mieli era intervenuto, in un’intervista proprio al giornale vaticano, a favore di Pio XII nelle ricorrenti polemiche sui suoi presunti silenzi. Infine, viene ricordata anche l’edizione on line di 'Avvenire', che martedì parlava di uno scivolone di Fini, associandolo nella critica a Walter Veltroni, il quale si era detto d’accordo con lo storico avversario politico. Il presidente della Camera ha provato a replicare, facendo trapelare dal suo entourage una dichiarazione secondo la quale «opportunismo sarebbe stato far finta di nulla di fronte a una questione storica più volte discussa in ambienti vaticani».
Di quale discussione si parli, tuttavia, non viene precisato.

Gianni Santamaria
18/12/2008 14:14

Dal GIORNALE di oggi - A. Tornielli
Per Gianfranco Fini l’ideologia fascista «non spiega da sola l’infamia delle leggi razziali». Il presidente della Camera chiama in correità nella vergognosa decisione presa dal governo di Mussolini non soltanto «la società italiana» che si adeguò (e qui Fini forse sorvola troppo in fretta sul fatto che il fascismo era un regime poco propenso alle opposizioni, come insegna il caso Matteotti), ma anche la Chiesa. Leggendo le sue parole si può avere l’idea di una Chiesa cattolica acquiescente nei confronti delle decisioni del Duce. Le cose, però, non stanno affatto così, come ha precisato Radio Vaticana, correggendo Fini attraverso i commenti degli storici Francesco Malgeri e Andrea Riccardi: «La Chiesa reagì subito alle Leggi razziali del 1938». Mentre lo storico di Civiltà Cattolica Giovanni Sale ha dichiarato: «Pio XI è stato la sola personalità pubblica del suo tempo a opporsi apertamente a Mussolini per la sua politica antisemita».

La questione è complessa, densa di sfumature. Pio XI non è rimasto in silenzio, ma ha parlato pubblicamente contro il «Manifesto della razza». Il 15 luglio 1938, il giorno dopo la pubblicazione, durante un’udienza a delle suore, Papa Ratti dice: «Oggi stesso siamo venuti a sapere qualcosa di molto grave: si tratta, ora, di una vera apostasia». E aggiunge parole contro «quel nazionalismo esagerato, che ostacola la salvezza delle anime, che innalza barriere tra i popoli». Il 21 luglio, ricevendo in udienza gli assistenti ecclesiastici di Azione Cattolica, ritorna sulla questione: «Cattolico – dice il Papa – vuol dire universale, non razzistico, nazionalistico, separatistico». Queste ideologie – continua – finiscono «con il non essere neppure umane». Il 28 luglio rivolgendosi agli alunni di Propaganda Fide, Pio XI ribadisce: «Il genere umano non è che una sola e universale razza di uomini. Non c’è posto per delle razze speciali... La dignità umana consiste nel costituire una sola e grande famiglia, il genere umano, la razza umana».

Negli ultimi mesi del 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali, la linea della Santa Sede è quella di cercare di attenuarne gli effetti, come dimostrano le trattative serrate e spesso tesissime, tra Vaticano e governo. La Civiltà Cattolica non condanna pubblicamente la legislazione antisemita, anche se in vari articoli pubblicati in precedenza aveva preso le distanze dalle teorie razziste. Il «silenzio» dell’autorevole rivista dei gesuiti è provocato da un decreto ministeriale che impone «la proibizione di pubblicare commenti sulla questione razziale divergenti dal senso del Governo nazionale». È il fascismo, dunque, a imbavagliare gli organi di informazione cattolici proibendo loro di intervenire contro il manifesto della razza e anche di rendere note le parole già pronunciate da Pio XI. L’8 agosto 1938 Montini, sostituto della Segreteria di Stato, informa il governo americano di questi provvedimenti, in modo che all’estero non si dica che il Vaticano e la stampa cattolica tacciono sui provvedimenti per pusillanimità o per complicità con il regime. Dai documenti degli archivi vaticani risulta dunque che il Papa aveva fatto il possibile per evitare la promulgazione di leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei, e poi aveva tentato di limitarne gli effetti. In quei mesi la Santa Sede metterà in moto iniziative per aiutare gli ebrei discriminati, chiedendo attraverso le nunziature che fossero accolti in vari Paesi, come dimostrano i dispacci inviati dal Segretario di Stato Pacelli. Su input del cardinale Bibliotecario Mercati, il Papa sottoscriverà un appello in favore degli scienziati e degli studiosi che avevano perso il posto, chiedendo ai porporati d’oltreoceano di favorire il loro inserimento.
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19/12/2008 13:42

E Pensare che i TDG vogliono avere il primato in tutto!!

poveri illusi

ciao
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19/12/2008 21:59

Re:
Robenz, 19/12/2008 13.42:

E Pensare che i TDG vogliono avere il primato in tutto!!

poveri illusi

ciao



Il primato di cosa? [SM=g8862]


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20/12/2008 07:34

Da Avvenire


19 Dicembre 2008

La Chiesa accusata di collusione
Così si cancellano i documenti più solenni


A parlano dell’antitesi radicale tra totalitarismo e cattolicesimo, che a nulla giovi ricordare che la Chiesa cattolica, con Pio XII, con Angelo Roncalli, e mille altri sacerdoti, religiosi, semplici fedeli, ha messo in opera negli anni bui dell’antisemitismo, la più vasta e capillare opera di salvezza che potesse fare un’istituzione a favore degli ebrei perseguitati, in Europa e nel mondo, nascondendoli dovunque si poteva, favorendone la fuga, intervenendo in tanti casi per alleviarne le sofferenze. Si vuole sempre e comunque distillare la tesi velenosa di collusione con il totalitarismo con lapidarie battute. Ma così facendo non si rende ragione alla storia, si cancellano i documenti più solenni, si nega la lungimirante opera della Chiesa quando ha preparato una classe dirigente che ha combattuto il fascismo ed ha costruito e guidato la democrazia in Europa dopo la catastrofe bellica.

È papa Pio XI, non altri, che nel 1937 formula la condanna inappellabile della sostanza più intima del regime nazista, affermando nell’enciclica Mit Brennender Sorge che «chi eleva la razza, il popolo o una determinata sua forma, i rappresentanti del potere statale (…) a norma suprema di tutto, anche dei valori religiosi, perverte e falsa l’ordine delle cose create e volute da Dio». Aggiunge con toni quasi apocalittici che «verrà il giorno in cui invece dei prematuri inni di trionfo dei nemici di Cristo, si eleverà al cielo dai cuori e dalle labbra dei fedeli il Te Deum: un Te Deum di ringraziamento all’Altissimo, un Te Deum di giubilo, perché il popolo tedesco (…) piegherà di nuovo il ginocchio dinanzi al Re del tempo e dell’eternità». Nazismo e razzismo sono nemici di Dio. È ancora Pio XI che, quando Mussolini nel maggio del 1938 invita solennemente a Roma Adolf Hitler, se ne va a Castelgandolfo perché non vuole vedere Roma profanata «da un’altra croce (la svastica) che non è quella di Cristo». Sull’Osservatore Romano del 2-3 maggio si legge: «Il Santo Padre non si è recato a Castelgandolfo per piccola diplomazia, ma semplicemente perché l’aria di Castelgandolfo gli fa bene, mentre questa gli fa male».

C’è da chiedersi chi mai abbia pronunciato parole simili, o fatto scelte del genere, nel momento di massima potenza del nazismo e dell’alleanza nazi-fascista. Però nel 1937-38 tutto il mondo le ascoltò e le comprese, oggi qualcuno vuole dimenticarle. Già Avvenire ha ricordato altre parole di Pio XI nel settembre 1938 quando disse «siamo tutti spiritualmente semiti», e altre condanne contro antisemitismo e nazismo che avvelenavano l’Europa in quegli anni. C’è da chiedersi come sia possibile che tutto ciò venga rimosso, negato, e si preferisca il giudizio affrettato, non dimostrato, ad analisi più meditate, articolate, come richiederebbero le grandi tragedie del secolo XX. Il secolo XX è stato attraversato dal totalitarismo di destra e da quello di sinistra, e la Chiesa cattolica, e altre Chiese cristiane hanno pagato un prezzo durissimo in termini di contrapposizione storica e ideale, di sacrificio di martiri, di attesa e preparazione per il superamento delle dittature. Altri hanno osservato che a rivolgere l’accusa di debolezze verso il totalitarismo sono intellettuali o politici che fino a ieri (alcuni ancora oggi), esaltavano quegli stessi regimi totalitari che hanno dilagato in Europa e ancora esistono in altre parti del mondo. Una ragione di fondo di questa perdita del senso della storia, sta nel fatto che è andata crescendo una superficialità culturale, ed ogni cosa viene piegata alla convenienza del momento, all’immediato interesse politico. Ma probabilmente c’è un’altra ragione nel voler svilire la realtà storica ed è che si cerca in qualche modo di intaccare l’autorevolezza che la Chiesa ha acquisito ovunque nel mondo proprio difendendo i diritti della persona contro ogni dittatura, contro ogni legge che umilia i più deboli e indifesi.

Non si può escludere che certi attacchi tentino in qualche modo di appannare la presenza e la voce della Chiesa. Ma se così fosse, si tratterebbe di un calcolo miope, perché oggi le cose non si possono nascondere come un tempo, tutti sanno e vedono cosa è e come agisce la Chiesa in ogni parte del mondo. Tutti sanno che la sua missione è quella di diffondere il proprio messaggio a favore della persona umana, delle vittime delle dittature e di tutti gli egoismi. Questa, non altra, è la missione cristiana, e non potrà cambiare.

Carlo Cardia
20/12/2008 07:44

Da AVVENIE


18 Dicembre 2008

Quella bislacca chiamata di correità

PIO CEROCCHI

Quando i politici discettano sulla storia, in particolare su fatti che non ricadono sotto una conoscenza personale diretta, dovrebbero adottare criteri di grande cautela. Tanto più quando si tratta di eventi controversi, la cui interpretazione tocca inevitabilmente la sensibilità di molti altri cittadini. Una cautela ancora più necessaria se le valutazioni storiche che si producono includono accuse gravi; un’eventualità quest’ultima che impone senz’altro il dovere di sostenere le accuse con riferimenti precisi, rigettando cioè la pretesa di giudicare fatti, istituzioni e persone in modo generico e improvvisato. Su questi argomenti, insomma, se proprio si deve parlare, occorre ricordarsi dei criteri di prudenza che usano gli stessi storici, i quali – proprio perché consapevoli dei limiti delle loro ricerche, rispetto alla quantità dei documenti delle testimonianze inesplorati – lasciano di norma uno spazio al dubbio critico e, soprattutto, alla provvisorietà del loro giudizio, sempre suscettibile di ulteriori aggiustamenti. In altre parole, ciò che oltre i giudizi improvvisati i politici non possono permettersi è la iattanza, la quale ha come effetto fatale quello di moltiplicare i riscontri negativi. Il 'secolo breve' appena trascorso ha ben insegnato infatti che la trasformazione della storia in un campo di battaglia ideologica, non solo allontana dalla verità, ma non serve neppure al mantenimento del potere (ne sono prova i libri di storia dell’Accademia delle Scienze Sovietica, tradotti allora in Italia dall’editrice Teti, i quali nel ricostruire la vicenda millenaria dell’Europa, non dedicano neppure una citazione alla Chiesa). Queste osservazioni di tipo generale valgono ovviamente, come Avvenire
ha già evidenziato nelle sue pagine di ieri, per il presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, che in un discorso commemorativo si è lasciato andare a una sorta di parallelismo bislacco. Queste, per la precisione, le sue parole: «C’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza.
Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica».
Dunque, rispetto all’infamia delle leggi razziali, non solo ci sarebbe stata una colpevolezza indubitabile del regime fascista ma anche una sorta di correità da parte della società italiana nel suo insieme e specificamente della Chiesa cattolica. Ora, lasciamo ad altri di reagire per conto della società italiana. Qui ci preme fissare l’attenzione sulla specifica chiamata di correità riservata alla Chiesa. Ma solo per respingerla nettamente al mittente. E non perché ignoriamo che a livello di tessuto ecclesiale ci possa essere stata qua e là qualche colpevole tiepidezza, se non addirittura qualche connivenza con le teorie fasciste. Tra l’altro proprio a queste slabbrature si riferiva un intervento della Commissione Cei sull’ecumenismo e il dialogo che, una decina di anni fa, prese ufficialmente le distanze da una acritica coltivazione di pregiudizi a carico dei fratelli ebrei.
Ma alcune componenti di base non sono la Chiesa, la quale nel suo Pontefice e nel suo episcopato fu in quei frangenti esemplarmente chiara e netta nelle sue denunce come nella sua opera educativa. Per questo colpisce l’apoditticità del giudizio finiano che sembra non conoscere né gradazioni, né distinguo, né sfumature. Ma quanto sopra dicevamo circa la cautela necessaria quando a parlare in sede storica sono i politici, vale anche per il leader del Pd, on. Walter Veltroni, che altrettanto incautamente s’è affrettato a condividere le accuse del collega che fino a ieri l’altro gli era ideologicamente agli antipodi. Con un’aggiunta, per il segretario del Pd, di natura più politica. A parte la sgradevolezza lessicale di accusare con avventatezza aggiungendo subito dopo che «nessuno si deve sentire offeso», basterà osservare che le sue parole non sono state certamente un atto di delicatezza nei confronti dei cattolici del suo partito. E a distanza di 36 ore, ci si dovrà pur domandare perché mai, oltre alle lodevoli dichiarazioni della senatrice Baio, e dei deputati Paola Binetti ed Enzo Carra, nessun altro cattolico abbia sentito il bisogno di pronunciare una parola di critica nei suoi confronti. Possibile che nessuno tra i tanti che tutti vediamo nelle più disparate (e talvolta discutibili) comparsate televisive, non abbia avvertito, se non spontaneamente, almeno sì per calcolo politico, la necessità di dire agli italiani di essere in dissenso con il segretario? Sì. In modo da far capire all’opinione pubblica - ed era pure una ghiotta occasione - che loro, almeno loro, non sono d’accordo con questa cupa sceneggiata che unisce destra e sinistra, vedi caso, proprio contro la Chiesa?
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20/12/2008 09:31

Re: Re:
Cattolico_Romano, 19/12/2008 21.59:



Il primato di cosa? [SM=g8862]






Dicono che contrariamente alla chiesa ufficiale loro promuovono la fratellanza mondiale e la cristianità fomenta odio!


ciao
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20/12/2008 14:48

LETTERA ENCICLICA
MIT BRENNENDER SORGE
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO XI



Ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi e agli altri Ordinari di Germania aventi pace e comunione con la Sede Apostolica.

Il Papa Pio XI. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione

leggete!!



www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_14031937_mit-brennender-sorge...
[Modificato da Robenz 20/12/2008 14:49]
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Re: Re: Re:
Robenz, 20/12/2008 9.31:

Dicono che contrariamente alla chiesa ufficiale loro promuovono la fratellanza mondiale e la cristianità fomenta odio! ciao



Infatti contrariamente a quanto sostengono i TdG che i soli morti nei campi di sterminio erano TdG, Ebrei e omosessuali...c'erano moltissimi cattolici e protestanti.

Il Nazismo non risparmiò nessuno.
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