Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

I "FRATELLI" E LE "SORELLE" DI GESU’ NELLO SPECIFICO DELLA VERGINITA’ DI MARIA

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2008 22:42
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:32

I "FRATELLI" E LE "SORELLE" DI GESU’ NELLO SPECIFICO DELLA VERGINITA’ DI MARIA

 


Uno degli argomenti che suscitano maggiori perplessità intorno alla difesa della fede cattolica sulla verginità perpetua della madre del Signore è dato dalla possibilità che Questi possa aver avuto dei fratelli carnali, cosa che del resto non è inevitabile a riscontrarsi nelle Scritture neotestamentarie, che non di rado alludono alla presenza di soggetti che vengono definiti di stretta relazione carnale con Gesù Cristo, appunto suoi fratelli e figli di Maria.

La questione assume la sua importanza innanzitutto per l’apologetica della fede cattolica intorno ai due temi vitali: 1) la verginità perpetua di Maria; 2) L’attendibilità del Magistero della Chiesa nel proporre gli articoli di fede ai credenti, essendo questo un tema definito dal Concili . Se infatti sussistesse l’evidenza incontrovertibile della falsità di un’affermazione pontificia perderebbe di credibilità la cattedra di San Pietro e contemporaneamente si scatenerebbe nell’ambito dei fedeli una sorta di crisi religiosa e di sfiducia nei confronti dell’autorità ecclesiastica, che oltre che comportare la fuga di parecchie centinaia di fedeli susciterebbe per esteso una sorta di indifferenza e di lontananza che intaccherebbe anche altri articoli di fede, non esclusi quelli che si potrebbero accettare senza particolari difficoltà; il tema della verginità vitalizia di Maria rientra fra quelli che appunto potrebbero mettere in bilico l’attendibilità del Papa e dei Vescovi nel definire le asserzioni di fede.

L’esigenza di porre soluzione a tale quesito si evince però anche per quello che riguarda la comprensione e l’accurata meditazione della stessa verginità mariana quale prospettiva esemplare di consacrazione totale e dedicata al Signore: come legittimare la validità della verginità di Maria quando potrebbe essere smentito nell’evidenza dei dati scritturali che Ella non avrebbe avuto altri figli carnali oltre a Gesù? Come potremmo immedesimarci nella bellezza e nella profondità del dono unico della verginità della Madonna, quando l’aia resta ingombra di simili detriti che mettono non di rado in crisi anche noi fedeli e devoti nell’avventura della devozione mariana? Come poter tranquillamente continuare a persistere nella devozione generale alla Madonna alla presenza di codeste perplessità sulle quali comunque ogni credente che si rispetti è tenuto a porsi delle domande?

Come suggerisce del resto anche Pietro, è importante oltretutto che si renda ragione della nostra fede a chiunque ce lo domandi e che noi stessi si coltivino in profondità con rinnovato vigore di certezza determinati articoli di essa quali appunto quello della Verginità di Maria trattando del quale non si può fare a meno di affrontare l’argomento dei fratelli e delle sorelle di Gesù, andando alla ricerca della retta interpretazione di certi termini e della giusta considerazione di personaggi non indifferenti dei nostri Vangeli.

Come affermavamo in apertura, non si può affatto smentire il dato di fatto che le Scritture attribuiscano a Gesù dei fratelli e delle sorelle, e che non di rado li indichino anche riferendone i nomi,; le circostanze nelle quali essi vengono citati metterebbero in crisi quantomeno i credenti cattolici più labili nella fede visto che riguardano contesti in cui li si menziona accanto alla madre come in Matteo e Marco, e non di rado li si nomina con tale appellativo in modo del tutto disinvolto e senza difficoltà.

Urge allora trovare una decisa soluzione alla problematica rispondendo alla domanda: "Chi sono i fratelli e le sorelle di Gesù?"; "Si tratta di fratelli in senso uterino o in senso lato? Come intendere il termine fratello del resto indiscutibilmente presente nelle pagine scritturali del Nuovo Testamento?

Il problema diventa ancora più urgente soprattutto per il fatto che in tempi recentissimi è stato rinvenuto a Gerusalemme un ossario presumibilmente risalente al I secolo d. C, recante l’iscrizione aramaica: "Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù.", di cui ha dato notizia lo studioso Andrè Lemaire nel numero di Ottobre – Novembre 2002 della rivista Biblical Archaeology Review; nella stessa rivista non si da tuttavia per scontato che il Giacomo dell’epigrafe sia proprio un fratello uterino di Cristo, soprattutto perché non è affatto da escludersi l’ipotesi che nella Gerusalemme dell’epoca, costituita da una popolazione di almeno 80.000 abitanti e un elevato fenomeno di omonimia nei residenti, anche decine di persone potevano chiamarsi Giacomo ed essere figli di un tal Giuseppe. Scrive su questo Marta Sordi:" Non sono esperta di epigrafia e non posso entrare nella questione dell'autenticità dell'epigrafe: mi sembra però certo che essa non riguardi il Giacomo "fratello di Gesù" di cui Giuseppe Flavio (A. J. XX,1,9-199) ed Egesippo (apud Eusebio, H.E. II,23) riferiscono la morte nel 62.

Questo Giacomo, infatti, che anche Paolo (Gal 1,19) chiama "fratello del Signore", era uno dei dodici Apostoli (Paolo dice che "degli Apostoli egli aveva visto nella sua visita a Gerusalemme, solo Cefa e Giacomo") e, nell'elenco dei dodici Apostoli (in Mt 10, 2sgg., Mc 3,16sgg, Lc 6,14sgg), ci sono due soli Giacomo, il figlio di Zebedeo, fratello di Giovanni, e il figlio di Alfeo: poiché  Giacomo, fratello di Giovanni, fu ucciso da Erode Agrippa all'inizio del regno di Claudio (At 12,2), Giacomo "fratello" di Gesù ucciso nel 62 deve essere certamente il figlio di Alfeo.

Egli era anche figlio di quella Maria, che i Sinottici ricordano presente sotto la croce, con Maria di Magdala e la madre dei figli di Zebedeo, indicandola appunto come " Maria madre di Giacomo e di Giuseppe" (Mt 27,56; Me 15,40, che presenta Giacomo come Giacomo minore, per distinguerlo dal figlio di Zebedeo, e 16,1; Lc 24,10) e che Giovanni indica invece come Maria di Cleofa (19,25).

lo credo pertanto che, se l'iscrizione dell'ossario è autentica, essa non possa riferirsi a Giacomo figlio di Alfeo (o di Cleofa), ma ad un altro personaggio: la traduzione italiana, che rende perfettamente l'ambiguità presente, come mi è stato assicurato da esperti, anche nell'aramaico (in latino e in greco questa ambiguità non esisterebbe grazie alla diversa declinazione del nominativo e del genitivo), permette di individuare come "fratello" di Gesù sia Giacomo (in questo caso il greco direbbe adelphòs e il latino frater), sia Giuseppe (in questo caso il greco direbbe adelphou, il latino fratris) e noi sappiamo che Giuseppe era, insieme a Giacomo, Simone e Giuda, uno dei "fratelli" di Gesù (Mt 13, 55; Me 6,3).

Il Giacomo dell'iscrizione non è dunque "il fratello" di Gesù, ma il figlio di un'altro dei "fratelli" di Gesù, Giuseppe, figlio a sua volta di quella Maria moglie di Cleofa che i Sinottici indicano appunto come madre di Giacomo e di Giuseppe."

Aggiungiamo che l’epigrafe, piuttosto che mettere in crisi l’autenticità e il fondamento della dottrina della Verginità di Maria, potrebbe piuttosto anche darne conferma, sia pure secondo posizioni differenti da quelle consuete in ambito cattolico, avvalorando tradizioni come quella dello scritto apocrifo de "La storia di Giuseppe"; questo, ponendo Gesù stesso quale protagonista diretto dei racconti della vita e del trapasso del padre putativo, così si esprime nello scritto: "E Giuseppe prese Maria, mia madre, in casa sua. Ella vi trovò il piccolo Giacomo nella tristezza di orfano e si diede a vezzeggiarlo. E’ per questo motivo che fu chiamata Maria madre di Giacomo." (La storia di Giuseppe il falegname, 4, 4)

E’ molto più probabile tuttavia che l’ossario possa essere un falso.

Una vecchia impostazione di pensiero in ambito cattolico non si allontanava dall’ipotesi che Giacomo, Joses, Giuda potessero messere effettivamente fratelli naturali di Gesù, considerando che prima di unirsi a Maria Giuseppe aveva contratto un altro matrimonio dal quale era rimasto vedovo; essi sarebbero quindi i figli avuti dal precedente matrimonio di Giuseppe, in parole povere i fratellastri di Gesù.

Un esplicito riferimento è apportato nello scritto apocrifo del "Protovangelo di Giacomo" nel quale Giuseppe mentre si trova sul punto di sposare Maria confessa di avere avuto dei figli: "Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza!" (9,2).


A sostenere questa tesi di paternità naturale di Giuseppe in un matrimonio precedente a quello con Maria sono stati specialmente alcuni padri della Chiesa come il Vescovo Epifanio di Salamina, che attribuì a Giuseppe il carattere di custode di Maria piuttosto che sposo rendendolo pertanto privo di ogni rapporto sessuale con la fanciulla dopo la nascita di Gesù. Anche Ilario di Potiers afferma la perpetua verginità di Maria rifacendosi al Protovangelo di Giacomo, così pure San Giovanni Crisostomo. I primi due Padri osservano inoltre che se Maria avesse avuto davvero altri figli naturali oltre a Gesù non si potrebbe spiegare il motivo per cui questi, al momento di morire sulla croce, avesse affidato la propria madre al discepolo prediletto Giovanni. Questa tesi è stata tuttavia accantonata forse per la scarsa attendibilità dei Vangeli non ispirati (apocrifi) oppure per la possibilità non da escludersi di voler rendere vergine perpetuo anche lo sposo di Maria, come nel caso di Girolamo che, pur ammettendo l’impossibilità che Maria potesse aver avuto altri figli dopo Gesù Cristo, respinge l’idea della prole in un precedente matrimonio di Giuseppe. Il problema resta quindi insoluto e occorre ancora determinare chi siano codesti "fratelli e sorelle di Gesù", cosa che noi tenteremo di fare innanzitutto esponendo tutti quei passi biblici che ne fanno mensione per poi metterli a raffronto con altre documentazioni scritturali.


Continua....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:35

I

I BRANI CHE LI MENZIONANO COME SUOI FRATELLI

Tener presente i passi biblici che riferiscono la presenza dei fratelli e delle sorelle del Signore è molto utile ai fini di una comprensione esplicita e dettagliata di quanto andremo commentando nelle pagine seguenti. Ecco i riferimenti neotestamentari che chiamano in causa la fede cattolica su questo argomento:

Matteo 12, 46 – 50

"Mentre (Gesù) parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: ‘Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che cercano di parlarti’. Ed egli, rispondendo a chi lo informava disse: ‘Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?’. Poi, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: ‘ Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli è per me fratello, sorella e madre’"


Marco 3, 31 - 33

Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. 32 Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano". 33 Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". 34 Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".

Matteo 28, 8 - 10

Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l`annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".

Matteo 13, 54- 55

"Pieni di ammirazione esclamavano: ‘ Donde gli vengono mai questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?"

Mc 6, 2 - 3

"Da dove gli vengono queste doti? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui con noi?" (Mc 6, 2-3).

Luca 8, 19 – 21

Ora, sua madre e i suoi fratelli vennero a trovarlo; ma a causa della folla non poterono avvicinarsi a lui. Gli fu riferito: ‘Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e desiderano vederti’. Egli rispose: ‘Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.

Gv 7, 3; 5, 10

"Perciò i suoi frateIli gli dissero: Partiti di qua e vattene in Giudea, affinché i tuoi discepoli vedano anch’essi le opere che tu fai... poiché neppure i suoi fratelli credevano in lui... Quando poi i suoi fratelli furono saliti alla festa, allora vi salì anche lui"

Gv 2, 12

"Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono lì solo pochi giorni"             
Atti degli Apostoli 1, 14

"Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui"

1 Cor 9, 5

"Non abbiamo diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?"

Galati 1, 18 - 21

In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, ma solo Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco."


Continua...

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:36

II

RAFFRONTI E PARAGONI


In modo ineluttabile ci si rende conto che nelle Scritture suddette esistano dei fratelli di Gesù, e il fatto che essi vengano menzionati accanto alla madre di lui lascerebbe intendere a prima vista che si tratti di fratelli in senso carnale, ossia di figli della stessa madre. Eppure, se si presta maggiore attenzione ai passi suddetti e li si mette a raffronto con altre proposizioni evangeliche, si noteranno alcune strane divergenze.


a)
Osserviamo infatti il rigo culminante del passo di San Paolo ai Galati, che riportiamo ad effetto zoom:

degli apostoli non vidi nessun altro, ma solo Giacomo, il fratello del Signore.

Dello stesso Giacomo fratello di Gesù nonché responsabile della Chiesa di Gerusalemme parla anche lo storico Giuseppe Flavio nelle Antichità Giudaiche (XX, 200) ma occorre notare che quando nei Vangeli sinottici si nominano gli apostoli, vengono riferiti solo due soggetti aventi per nome Giacomo; uno di essi è Giacomo figlio di Alfeo, l’altro Giacomo figlio di Zebedeo; mai si afferma che un Giacomo apostolo sia il figlio di Giuseppe o di Maria

Leggiamo infatti Matteo 10, 2 – 4

" I nomi dei dodici apostoli sono: primo Simone, chiamato Pietro, e Andrea sua fratello, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì"

Il Giacomo di cui parla Paolo è il figlio di Alfeo (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13) che Giuda (Taddeo) nella sua Lettera rivendica a sua volta come proprio fratello. Il Giacomo figlio di Zebedeo nonché fratello di Giovanni venne ucciso infatti da Erode Agrippa all'inizio del regno di Claudio (At 12,2)

Giacomo e Giuda sono quindi figli di Alfeo, fratelli carnali fra di loro ma non è mai possibile che possano essere fratelli nella carne di Gesù Cristo, visto che questi non viene mai definito il figlio di Alfeo. Entrambi apostoli di Gesù, essi avevano comunque con Lui strette relazioni di parentela sotto altri termini che chiariremo più avanti. Intanto ci basti concludere che Giacomo se pure così menzionato nel testo ai Galati non è figlio della stessa madre di Gesù.


b)
Giacomo e Joses (che viene nominato altrove Giuseppe), di cui parlano Marco 6, 3 e Matteo 13 54 – 55 non sono figli della stessa Maria madre di Gesù ma di un’altra Maria di cui parlano gli stessi evangelisti in altri passi, relativi alla morte di Gesù sulla croce:

Marco 15, 40 afferma:

"C’erano anche alcune donne che guardavano da lontano, fra le quali Maria di Magdala, Maria Madre di Giacomo il Minore (d’Alfeo) e di Giuseppe e Salome… "

Queste stesse donne si recheranno alla tomba di Gesù per ungere il cadavere con ilii aromatici: "Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome, comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù" (Mc 16, 1 e ss.)

Nello stesso capitolo 15 Marco definisce la stessa Maria come Madre di Joses (v. 47). Matteo invece definisce sempre la stessa donna madre di Giacomo e di Joses o Giuseppe:

"Vi erano anche là molte donne che stavano ad osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Magdala, Maria Madre di Giacomo e di Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo." (Mt 27, 56).

Soffermandoci ancora su Matteo 27, 61 noteremo che l’evangelista, dopo aver dato una descrizione dettagliata della sepoltura di Gesù da parte di Giuseppe di Arimatea, afferma che "Erano lì davanti al sepolcro, Maria di Magdala e l’altra Maria." Questo evidentemente per distinguere la Maddalena dalla madre dei due presunti fratelli di Gesù, ma anche per far notare che la Maria di cui sta parlando non è la stessa che ha partorito il Signore.

A nostro giudizio poi vi sarebbe un’altra motivazione non trascurabile per giustificare l’impossibilità che Maria madre di Giacomo e Giuseppe sia la stessa madre di Gesù, ed è determinata dal fatto che sia in Matteo che in Marco queste donne vengono osservate quasi alla stregua di persone estranee, lontane, o comunque prive di particolare rilevanza intorno a quello che sta capitando a Gesù sulla croce: si afferma con una vena di indifferenza che esse erano fra le molte donne che stavano a guardare da lontano, addirittura per Marco esse stavano ad osservare, senza essere per nulla coinvolte dall’evento. Cosa che non si addice neppure alla più serena e pacata delle madri di un figlio che è in procinto di morire, per di più ucciso da uno strumento barbaro come la croce! Una madre non sta certo a guardare da lontano la morte del proprio figlio e non si limita a guardare o ad osservare, ma piuttosto si premura quantomeno di accompagnare il suo figliolo in quell’ora così tremenda, sostando ai piedi della croce e non guardando da lontano… Come invece si verifica nella versione di Giovanni che fra poco analizzeremo. E’ lecito pensare fra l’altro che ai parenti più stretti di un condannato a morte quali i genitori anche allora fosse dato di poter assistere più da vicino al terrificante spettacolo e pertanto è insolito che Maria madre di Gesù non potesse presenziare accanto al figlio morente. D’altra parte gli stessi evangelisti, che saranno testimoni oculari della Resurrezione del Signore e che lo avevano seguito da parecchio tempo nella sua missione condividendo tante cose con lui e conoscendo ogni particolare anche della sua vita privata, nel redigere i fatti della morte del loro Maestro certamente non avrebbero omesso di indicare immediatamente e con solerzia Maria identificandola come la madre di Gesù qualora fosse stata davvero fra quelle donne lontane.

Ma tornado alla Maria di cui stavamo discutendo in precedenza chi era questa altra Maria o Madre di Giacomo e Giuseppe (Joses) che dir si voglia?

Per capirlo, bisogna cambiare orizzonte narrativo e spostarci dal racconto della passione e morte di Gesù voluto da Matteo e Marco alla versione che ci propone Giovanni, nella quale si nota una novità:

"Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di lei, Maria di Cleopa e Maria di Magdala." (Gv 19, 25)

Innanzitutto è da rilevare che (appunto) a differenza che in Matteo e Marco, Giovanni cita la madre di Gesù sotto la croce, e alla stressa egli darà in seguito una certa importanza, come vedremo. Inoltre cita anche una sorella di Gesù, Maria di Cleopa, che i Sinottici suddetti avevano identificato come la madre di Giuseppe e di Giacomo il che vuol dire che i presunti fratelli di Gesù erano in realtà dei cugini, ossia figli della sorella. Di Maria, che – guarda caso – aveva lo stesso nome della Vergine.

Inoltre " …dobbiamo notare che già in precedenza i due evangelisti (Matteo e Marco) avevano fatto i nomi dei due suddetti fratelli del Signore (Mc 6, 3 e Mt 13, 55). Questa Maria, pertanto, che fa’ la sua prima comparsa in scena è così meglio identificata in quanto viene messa in rapporto con due persone, Giacomo e Joses – Giuseppe) già conosciute dal lettore. Per giunta Marco conserva in tutti e tre i passi la dicitura ‘Joses’ (6, 3 ; 15, 40. 47) mentre nello stesso capitolo 15 ai versi 43 – 45… ritorna alla formula consueta di Iosef per Giuseppe di Arimatea. La variante ‘Joses’ non compare più per le altre otto persone del NT che portano il nome di Giuseppe."


c)
Fatta eccezione per il solo Cristo,in nessun caso del Nuovo Testamento avviene che una persona venga definita figlio di Maria o che un fratello venga immediatamente citato come "il figlio di sua madre", cosa che si verifica non di rado nella Scrittura, per esempio in quel famoso salmo in cui si afferma. "Getti fango contro il figlio di tua madre" identificato quest’ultimo poco prima espressamente come fratello; così pure Giudici, 8,18 afferma:"Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re". Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre"

E la stessa Madre del Signore non viene mai definita madre di Giovanni, Giacomo, Giuda ecc… Osserva poi Barrai: "…se quei fratelli di Gesù fossero stati veramente figli della Madonna, san Luca (in Atti 1, 14) avrebbe dovuto scrivere, molto più correttamente: "C'era Maria, Madre di Gesù con gli altri suoi figli". Invece no: san Luca non dice, non vuole dire che Maria è anche la madre dei "fratelli" di Gesù." Non si riscontra insomma l’uso di un linguaggio che in altri casi simili o analoghi è un luogo comune e questo on deve essere considerato casuale poiché è sufficiente in tal senso riscontrare come il termine fratello non per forza deve significare il figlio della stessa madre.


d)
Tutti sappiamo che Lot era il figlio del fratello di Abramo (Genesi 12, 5), vale a dire il suo nipote diretto. Eppure, in Genesi 13, 8 si afferma: " Abram disse a Lot: ‘ Non vi sia discordia fra me e te, fra i miei mandriani e i tuoi mandriani, perché noi siamo fratelli’"; al capitolo 14 dello stesso libro, vv. 13 – 16 Lot per ben due volte viene chiamato dall’autore sacro parente, quando in quella circostanza difficile quale era la sua prigionia sarebbe stato più umano e corretto definirlo nipote il che lascia intendere che la parola fratello nella Bibbia non serve solo ad indicare il parente dallo stesso grembo materno, ma assume un concetto più vasto. Lo stesso avviene sempre nel libro della Genesi al capitolo 29, 15 dove Labano, zio di Giacobbe, chiama il nipote fratello.In 1 Cronache. 15,5 si dice che: Davide radunò, dei figli di Cheat, Uriel e i suoi fratelli. In tutto 120. Poiché è inverosimile che vi sia mai stato un numero così elevato di fratelli in qualsivoglia famiglia umana, è evidente che in questo caso non si vuole parlare di fratelli in senso stretto.


e)
Anche nel Nuovo Testamento il termine fratello è adoperato per designare oltre che al membro della stessa famiglia naturale anche i confratelli o coloro che condividono la stessa fede.

Se il ragionamento che abbiamo fatto su tutti questi elementi ha la sua fondatezza, dobbiamo concludere che se da una parte è vero che compare nei brani biblici suddetti il termine fratello e sorella di Gesù, è altrettanto vero che nello stesso termine fratello qualcosa non quadra, ossia che esso non necessariamente vuol dire il figlio della stessa madre. Esso assume un concetto più vasto nell’indicare le relazioni di parentela, che si può evincere solo interrogando gli idiomi originali della Scrittura.


Continua....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:37

III

ALL’ ORIGINE DELLE LINGUE


I vangeli ci sono stati pervenuti in lingua greca. Il testo greco dei Vangeli che stiamo adoperando riporta, in tutti i punti i cui si parla di fratelli e sorelle di Gesù, il termine adelfos (adelfè per sorella).

Che cosa significa questa parola? Alcuni affermano che essa possa designare il cugino concludendo un po’ sbrigativamente che i fratelli presunti di Gesù siano soltanto suoi cugini. Il che non è da eludersi, ma ad onore della verità non è detto che adelfos possa significare (oltre che fratello carnale) soltanto cugino: non sempre cioè il termine designa il cugino di primo grado e questo fra l’altro è riscontrabile in parecchie testimonianze (vedi per esempio la nota 5) come anche dal fatto che esiste in lingua greca un altro termine più adatto per indicare il cugino di primo grado, che si potrebbe utilizzare con maggiore semplicità, cioè anepsios, che di fatto abbiamo visto presente in Col 4, 10 dove Marco viene definito cugino di Barnaba. Non vale la pena quindi tradurre con troppa facilità e in ogni caso adelfos con cugino, quando questo non dovesse corrispondere al fratello carnale, pertanto devono esserci soluzioni alternative. Non vogliamo affermare che sia sbagliato intendere adelfos con cugino, ma che questo non sempre si può dare.

Attingiamo il significato di adelfos dal Vocabolario Greco Italiano che ci dà alcune possibilità:


Adelfos
vuol dire fratello in senso carnale. E’ il primo significato che si riscontra nel Dizionario

Adelfos vuol dire fratello "nel senso di parente, confratello, connazionale, della stessa religione o tribù, amico intimo, socio"

Adelos – adelfè- adelfon può essere anche un aggettivo che significa fraterno, di fratello o di sorella.

Seguono poi altri significati che non è opportuno riportare perché estranei ai nostri argomenti. Come si evince, quindi, il termine fratello ha altre due possibilità di interpretazione che variano di contesto in contesto, ed è appunto immergendosi nella situazione contestuale di ogni singolo avvenimento biblico che si può determinare il vero senso del termine; occorre insomma calarsi nella profondità del testo singolo per comprendere il significato reale della parola fratello, che come si riscontra potrebbe anche significare quello che per noi oggi è inimmaginabile, come ad esempio il connazionale, o il membro di una stessa società. Così come potrebbe indicare il figlio del fratello.

La lingua greca antica non è mai unilaterale, ma assume differenti connotati, differenti desinenze e diverse declinazioni secondo le varie culture dell’epoca. Vi è infatti il greo attico, lo jonico e altre tipologie linguistiche. Inoltre il greco biblico costituisce un mondo del tutto a parte, perché assume dei connotati particolari di differenza rispetto a tutti gli altri. Ora, nota Incardina che " Il greco usato nei Vangeli è il greco koinè, vale a dire una forma linguistica sviluppatasi tardivamente dal greco classico e divenne una forma di dialetto parlato soprattutto in Attica (che era una regione della quale faceva parte anche Atene).La grammatica del Koinè appare semplificata rispetto all'Attico, le eccezioni sono presenti in numero minore e semplificate, le inflessioni sono tolte o armonizzate, e la costruzione sintattica resa più semplice. Il Koinè predilige frasi brevi, l’uso a volte esagerato della congiunzione kài (il Vangelo di Marco ne costituisce un esempio eclatante) un uso parsimonioso del participio, abbondanza di preposizioni. Tutto questo ne fa una lingua molto diversa dal greco classico. In quest’ottica si configura l’uso del termine adelfòs."

La differenza fra il greco Koinè e il greco classico è un particolare non trascurabile che aiuta a spiegare la differenza delle varie accezioni di adelfòs a proposito dell’uso biblico giacchè a causa della scarsità di espressioni nella lingua, un solo termine poteva indicare più concetti o elementi e pertanto anche il termine adelfòs poteva esprimere altri legami fra le persone vicine e conosciute e non per forza doveva significare fratello. Del resto, che il termine fratello possa essere applicato anche per esprimere altre relazioni di parentela è approvato anche da alcune versioni contemporanee della Bibbia, come quella Ecumenica TOB, che alla nota di Matteo 12, 46 così commenta: "Nella Bibbia, come ancora oggi in Oriente, la parola fratelli può indicare figli della stessa madre, ma anche i parenti prossimi." Nel greco delle Koinè si evince che il termine adelfòs assume i medesimi significati di cui sopra, ossia parente, connazionale, consanguineo, conterraneo.

Un’altra osservazione che viene avanzata dalla maggior parte degli studiosi è la seguente: i Vangeli, se pure pervenutici in greco, scaturiscono da un lungo itinerario di predicazione orale e di "catechesi" svolta dagli apostoli alle origini del cristianesimo, avvalentesi della lingua ebraica mista ad aramaico. Venivano espressamente narrati fatti, costumi, usanze e avvenimenti riguardanti il mondo ebraico e pertanto la successiva stesura dei Vangeli in lingua greca risente di tale influenza linguistica. Inoltre, una versione della Bibbia Ebraica in Greco era stata effettuata da 72 traduttori ad Alessandria di Egitto intorno al 150 a. C; appunto dal numero dei sapienti traduttori che la redassero viene tuttora definita Bibbia dei LXX e assume una notevole importanza storica per il fatto che di essa si servirono i fautori dei testi neotestamentari. Si deduce quindi che il greco biblico dovette "fare i conti" con l’ebraico e con l’aramaico.

Ora, la lingua ebraica, essendo povera di termini e di espressioni da appicarsi ai vari concetti specifici, adoperava un solo termine per esprimere tutti i vincoli di parentela e di vicinanza fra le persone, che era il termine Ah. Così anche l’aramaico aveva l’espressione simile 'aha.

Questo veniva ad indicare pertanto il fratello carnale, come anche il cugino, o il nipote, il parente, il connazionale, e altro che accomunasse le persone in un legame. E’ evidente che nel tradurre in greco il termine Ah i LXX come anche i redattori del Nuovo Testamento abbiano adoperato l’unico corrispettivo adelfòs solo perché più immediato senza considerare la contestualità dei vari argomenti biblici, ma va da se che Ah non esprime i soli fratelli carnali e pertanto è suscettibile di altre interpretazioni come nel caso del greco della Koinè. Non avrebbero senso altrimenti le evidenti divergenze nei passi da noi riportati che danno la prova inconfutabile che non è assodato che i cosiddetti "fratelli" di Gesù fossero i figli della stessa madre Maria. Anzi, possiamo asserire con convinzione che Gesù non ebbe altri fratelli uterini e che dovette essere unico figlio di Maria non soltanto in virtù delle argomentazioni sopra esposte ma anche in forza di altri ragionamenti che ci accingiamo ad esporre nei paragrafi seguenti.


Continua....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:38

IV

GUARDANDO ALCUNI PARTICOLARI


La prova concreta ed effettiva della perpetua verginità di Maria la si può evincere anche dalla lettura attenta e profonda di due brani evangelici ben noti già per implicito contengono in se medesimi la certezza che Maria non ebbe altri figli al di fuori di Gesù. La valutazione attenta di questi due brani biblici ci conduce ad affermare la verità della perpetua verginità della madre di Gesù.


IV. 1 Il vangelo dell’Annunciazione (Luca 1, 26 – 38)

"Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: ‘Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te’. A queste parole, ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: ‘Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.’

Allora Maria disse all’angelo: ‘Com’è possibile? Non conosco uomo’. Le rispose l’angelo: ‘ Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio.’ Allora Maria disse: ‘Eccomi, sono la serva del Signore.’ E l’angelo partì da lei."


Innanzitutto vi è in questo brano un particolare non trascurabile, che dà l’idea di come potrebbero essere interpretati, in certi casi, i rapporti di parentela: Il signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre.
Anche in altri contesti evangelici Gesù viene chiamato figlio di Davide, come per esempio nella circostanza in cui viene avvicinato dal cieco nato: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me." Evidentemente non si vuole affermare in questo caso che Davide sia il padre naturale di Gesù (Il che è facilmente smentibile) ma che questi provenga dalla stirpe del re Davide, come affermato da Isaia che prefigura la venuta del Messia dal ceppo di Davide e dal tronco di Iesse. In modo analogo, anche altre relazioni di parentela come quella del fratello e della sorella possono essere suscettibili di simili interpretazioni e riguardare, come più volte ripetuto, larghe schiere di parentela anche lontana.

Ma la frase che più ci deve interessare in questo assunto è quella da moltissimi anni resa oggetto di studio da parte di moltissimi esegeti:

Non conosco uomo in greco: andra ou ghinosco

Andra deriva dal sostantivo aner – andros che in greco vuol dire uomo in senso virile, sessuale, a differenza di antropos che invece designa l’uomo sotto tutti gli aspetti, quindi in senso generale. Ghinosco= conosco può riferirsi alla conoscenza concettuale (sapere), a quella intersoggettiva (aver visto, aver fatto amicizia con…), come anche a quella carnale, e quest’ultimo è certamente il nostro caso: Non conosco uomo vuol dire in pratica Non ho mai avuto relazioni carnali con uomo; qualsiasi altra traduzione sarebbe illecita ed insensata poiché è assurdo che una donna, per quanto giovane e inesperta, non abbia mai visto o conosciuto di persona un uomo. Il senso della pericope allora è il seguente:

Com’è possibile (come avverrà) che io concepisca dal momento che non ho mai avuto relazione con un uomo?

Tale interrogativo non fa’ riferimento soltanto al passato, ma attesta anche ad un proposito di verginità progettata anche in vista dell’avvenire e da osservarsi per tutta la vita, da interpretarsi sotto questi termini: Com’è possibile, visto che io non conosco uomo e non intendo conoscerne in futuro (Non ho avuto e non voglio avere mai rapporti con uomo)? Se Maria avesse messo infatti nel bilancio di dover avere relazioni sessuali con un uomo, non avrebbe alcun senso la sua relazione di stupore all’apparizione dell’angelo che fra l’latro sta turbando la tranquillità e la spensieratezza di una giovane fanciulla: avrebbe infatti potuto rispondere benissimo: Non ho mai avuto rapporti, tuttavia se questo è quel che mi sta chiedendo Dio (che diventi madre del Signore) allora perché no? mi unirò carnalmente ad uomo per generare un bambino.

Va’ rilevato del resto che, a differenza di Zaccaria a proposito di Giovanni il Battista (che per questo meriterà la punizione della carenza di parola per tre giorni) Maria non dubita della possibilità di poter diventare madre all’infuori del matrimonio e della relazione carnale, ma semplicemente si mostra partecipe e attiva alla proposta dell’angelo, senza voler affatto mettere in discussioni e progetti di Dio né la divina onnipotenza a proposito della sua prossima maternità; si limita semplicemente a fare un’osservazione intorno al procedimento con cui sta per diventare improvvisamente madre, dal momento che è sempre stata estranea ai rapporti carnali con persone dell’altro sesso e l’osservazione in se stessa lascia intendere che da parte sua vi sia l’intenzione di non aver relazioni in futuro. Quindi il suo è un proposito di verginità vitalizia.

Esso non viene affatto interdetto né messo in discussione dall’angelo Gabriele, il quale prontamente le spiega che non per opera della carne ma in virtù dello Spirito Santo ella dovrà generare il Salvatore discettando su tutti i particolari della pronta gravidanza di carattere divino. E’ plausibile quindi l’ipotesi che Maria possa aver contratto un voto di verginità perpetua prima del matrimonio con Giuseppe per il quale adesso sta mostrando la propria preoccupazione considerando quello che potrebbe comportare nel prossimo futuro l’essere madre, sia pure del Signore e cioè la prospettiva di dover abbandonare tale proposito che adesso si sta coltivando con convinzione ed interesse.


Continua.....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:39

IV.2 Il ritrovamento di Gesù nel tempio dopo tre giorni (Lc 2, 41 – 50)


"I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe 12 anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, federo una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo fra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua l’intelligenza e le sue risposte. Al vederlo, restarono stupiti e sua madre gli disse: ‘Figli, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e dio, angosciati, ti cercavamo’. Ed egli rispose: ‘Perché mi cercavate?Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?’ Ma essi non compresero le sue parole"



Commentando questo passo preferiamo lasciarci ispirare da Galot: "Dopo l’eccezionale intervento dello Spirito santo che l’aveva resa madre, (Maria) aveva una ragione di più per conservare la verginità e non desiderare un’altra maternità. L’episodio di Gesù smarrito e ritrovato nel tempio all’età di dodici anni lascia supporre che la famiglia si componeva soltanto di Giuseppe, di Maria e di Gesù." In linea generale, dopo che un evento speciale ha fatto irruzione nella nostra vita apportandovi una trasformazione e mutando le condizioni del nostro quotidiano, esso non di rado determina anche una modifica nelle scelte del nostro futuro, imponendo una mutazione dei nostri programmi e dei nostri progetti condizionando direttamente o indirettamente anche la nostra persona; questo avviene specialmente quando a caratterizzare la nostra vita è stato un evento estraneo all’ordinarietà, un fenomeno improvviso o comunque un fatto capace di lasciare un segno indelebile. Ora, questo è quanto è capitato a Maria: dover essere madre ad opera dello Spirito Santo e quindi in un modo del tutto differente da quello che di solito avviene a tutte le donne, che non poteva non suscitare in lei la scelta futura della castità perpetua essendo ormai stata affascinata dalla portata sensazionale di quella improvvisa maternità divina. Anche l’esperienza comune insegna che un grande successo improvviso ottenuto in un determinato campo suscita ottimismo e volontà di ripetere la medesima esperienza più volte, come ad esempio il grande esordio sulla scena da parte di chi non ha mai recitato è di sprone a che questi ripeta spesso l’esperienza del teatro; questo si verifica in particolar modo in tutti quei soggetti particolarmente sensibili e in modo del tutto speciale nei giovani e nei ragazzi, ed è pertanto il caso di concludere con estrema tranquillità che anche Maria ne fu soggetta e se anche ella non avesse avuto in precedenza il proposito di verginità vitalizia, le sarebbe comunque subentrato in quella circostanza singolare del post parto divino.


Quanto all’episodio del ritrovamento del piccolo Gesù nel tempio dopo tre giorni, anche se non costituisce la prova schiacciante per la legittimazione delle nostre affermazioni, non è comunque fuori luogo per la considerazione dell’inesistenza di altri fratelli e sorelle di Gesù avendo questi dodici anni: visionando il contesto degli avvenimenti dello smarrimento e ritrovamento fra i dottori, sembra che i personaggi interessati ai fatti siano solo Giuseppe, Maria e lo stesso Gesù fanciullo, senza che altro soggetto abbia parte in causa; neppure indirettamente o per implicito si menzionano altri fratelli o sorelle preoccupati della scomparsa del Signore Bambino, e questo lascerebbe intendere che non vi siano stai altri figli carnali di Maria e Giuseppe oltre a lui. Se è vero (com’è vero) che è del tutto inusuale che dei genitori possano mettere al mondo un secondo figlio a distanza di 12 anni dal primo, si deve concludere che non vi sono stati altri figli di Maria e di Giuseppe oltre a Gesù.


Continua....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:40

IV. 3 Ai piedi della croce (Gv 19, 25 – 27)


"Stavano presso la croce di Gesù sua madre; la sorella dì sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Intorno alla digressione apologetica sull’inesistenza di altri figli di Maria oltre a Gesù il brano di san Giovanni è quello che viene preso maggiormente in considerazione e anche noi lo abbiamo citato in precedenza notando come il quarto evangelista sottolinei la presenza della madre di Gesù accanto a Maria di Cleopa madre di Giacomo e Giuseppe e alla Maddalena, che già da soli spiegano come effettivamente sia infondato che Gesù possa avere dei fratelli e delle sorelle. Ma la pericope maggiormente addotta a testimonianza di questa apologia è quella che già abbiamo visto commentare a San Girolamo e che anche altr Padri della Chiesa adducono a testimonianza di attendibilità: "Donna, ecco il tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa."

Il senso spirituale ed ecclesiologico di questa frase è l’affidamento a Maria di tutta la comunità cristiana emblematicamente rappresentata dal discepolo prediletto di Gesù che Maria ha in dotazione ("figlio, ecco tua madre"): la madre del Signore diventa in senso lato la madre di tutti i credenti e della Chiesa per intero per l’edificazione dell’intero corpo mistico di Cristo sicchè la Chiesa per intero vive e procede nella continua intercessione e assistenza di Maria sua madre anche perché delle membra del corpo di Cristo che sono i battezzati; al contempo però Maria è anche la prima discepola nonché la credente e prima rendenta nell’ambito della stessa comunione ecclesiale. L’affidamento non è unilaterale ma reciproco: Maria viene affidata a Giovanni e contemporaneamente l’apostolo viene affidato alla maternità di questa donna che è la madre di Gesù.

Venendo però al contesto storico in cui si dimenano i fatti, che Gesù decida di affidare al suo discepolo prediletto e non ad altri la propria madre mentre muore sulla croce è significativo per la giustificazione dell’inesistenza di altri fratelli carnali di Gesù: se infatti questi avesse avuto altri fratelli, non avrebbe affidato la propria madre al discepolo perché ciò sarebbe stato illegale oltre che irriverente e sgarbato nei confronti dei propri familiari, mentre i presunti fratelli avrebbero potuto benissimo rivendicare per se stessi la tutela della propria mamma. Che il discepolo ora accolga immediatamente nella propria casa la madre del Signore in conseguenza dell’invito di Gesù, rende invece indiscutibile la certezza che Questi non aveva altri fratelli carnali che avrebbero potuto prendere con sé Maria.


Continua.....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:40

V

LE OBIEZIONI DEI NON CATTOLICI


Le analisi svolte finora prescindono dalle prese di posizione dei protestanti o di altre confessioni religiose che avversano la dottrina cattolica della perpetua verginità di Maria, giacchè sono state effettuate con il solo intento di chiarire il senso reale del termine fratelli e sorelle ai soli scopi di contribuire alla solidità della retta devozione a Maria e per la stessa dissipazione del dubbio intorno a questi argomenti. Qualora non fossimo stati espliciti, ribadiamo che le argomentazioni sopra esposte partivano dall’interrogazione dei testi evangelici e del loro originale greco e aramaico, senza preoccuparsi delle rimostranze di chi cattolico non è. Del resto, come affermavamo in apertura, la comprensione dell’ermeneutica biblica intorno ai fratelli e alle sorelle di Gesù ha come scopo non indifferente quello della propagazione, valorizzazione e approfondimento della stessa devozione mariana, che nell’aver delineati determinati dubbi, riscopre maggiormente l’importanza della figura della Vergine Maria per il singolo credente e per la vita ecclesiale in genere.

Soffermarci sulle obiezioni dei protestanti, Testimoni di Geova e altri culti religiosi intorno a questo argomento non è lungi dall’avere la sua importanza, visto che non di rado da parte non cattolica si lanciano sdrali di critica e di avversione per mezzo di illazioni, gratuiti giudizi e accuse di oltraggio all’intelligenza o di comodismo alla Chiesa Cattolica tutte le volte che questa si ponga a giustificare la dottrina mariana della perpetua verginità. Tutte le volte che si crede di avere in mano degli elementi contrastanti in funzione anticattolica si coglie al volo l’occasione per lanciare anatemi e insinuazioni contro il Magistero della Chiesa, tacciato di voler celare ai propri fedeli la verità obiettiva, ma a nostro giudizio determinate assurdità hanno la malcelata intenzione di non voler ammettere l’esistenza di determinate evidenze scritturali scaturenti da un’analisi accurata e non superficiale del testo sacro, nonché l’ostinazione a precludersi su determinate conclusioni di comodo come quella di non voler prendere in seria considerazione il fatto che il testo biblico possa risentire di precedenti ebraici e aramaici: da parte dei protestanti infatti, nell’emettere sentenze a sfavore della dottrina cattolica sulla perpetua verginità di Maria, ci si guarda bene dal prendere in considerazione che la Bibbia greca dei LXX è stata tradotta da esperti conoscitori della lingua greca ed ebraica e che il testo definitvo assume connotati di derivazione aramaica ed ebraica. Da parte non cattolica su questo argomento si è molto fugaci e sommari. Ci si domanda allora perché il mondo protestante, nella stessa misura e modalità con cui prende sul serio il termine fratello non prende in seria considerazione anche presenze testuali bibliche che costituiscono la prova schiacciante di determinate asserzioni cattoliche quali la particella estìn relativa al brano eucaristico (Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue), oppure l’indiscutibile certezza del participio trògon in Gv 6 dal verso 54 al v. 56, che esprime il mangiare in senso stretto (masticare) la carne di Cristo(= chi mastica la mia carne ha la vita eterna)? Perché accettare l’esegesi approfondita di certi passi come "chi non odia la propria madre e i…." ed essere restii ad altre valutazioni ermeneutiche? Perché fare apposito ricorso alle testimonianze extrabibliche e alla Tradizione solo quando si potrebbero smontare posizioni cattoliche come la presente e non in tutti gli altri casi in cui si potrebbero cofermare? E’ evidente allora che con il solo scopo di voler mettere il cattolicesimo con le spalle al muro si vuol prendere deliberatamente le distanze dalla vera interpretazione della Scrittura, che è sempre Parola di Dio in tutti i sensi, non escluso quello implicito che si accompagna a quello esplicito.

Una seconda motivazione che ci induce a prendere coscienza dei giudizi exttracattolici ci è data altresì dal fatto che in tutti i casi, poiché da parte nostra si è obiettivi, non si po’ smentire che determinate loro posizioni, sia pure non condivisibili, nei loro ragionamenti e nei procedimenti con cui sono esposte non fanno grinza, avendo un carattere di intelligibilità e di attendibilità: si tratta pur sempre di affermazioni che hanno il loro raziocinio e che per questo non vanno sottovalutate, fatta eccezione ovviamente per certe obiezioni geoviste o di altri movimenti religiosi settari la cui finalità unica è il proselitismo piuttosto che la ricerca del vero. Riportiamo qui di seguito i più comuni fra tutti gli argomenti contro i cattolici intorno alla tematica che ci interessa.


Continua....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:41

a) Primogenito e unigenito


Una delle motivazioni per cui i protestanti (o Tdg o altre Sette) rimproverano ai cattolici di professare la fede nella perpetua verginità di Maria è dovuta alla presenza, in Luca 2, 7 del termine primogenito con cui si suole indicare Gesù. Egli sarebbe solo il primo figlio di Maria al quale sarebbe subentrato un secondo figlio e altri di seguito. Se la Bibbia volesse indicare Gesù come unico figlio di Maria adopererebbe il termine unigenito.

Si deve controbattere a questa tesi considerando che nel mondo antico e orientale come anche nel mondo biblico il termine primogenito viene riferito semplicemente al primo figlio indipendentemente dal fatto se a questo seguano o meno altri figli; e questo anche nella Bibbia, per esempio nel libro del profeta Zaccaria, dove unigenito e primogenito si identificano: "Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione… ne faranno il lutto come si fa’ lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange un primogenito (Zaccaria 12, 10); presso gli Ebrei il primo nato era sempre detto primogenito perché a lui si dava l’obbligo specifico del riscatto come in Esodo 13, 2 - 12. Se Gesù viene definito primogenito, ciò non prova pertanto che a lui siano succeduti altri fratelli.


Continua....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:41

b) "Finchè non"


Un’altra osservazione che viene mossa dall’area non cattolica deriva dall’osservazione di Matteo 1, 25: "Ed egli (Giuseppe) non la conosceva finchè non diede alla luce un figlio…" L’imperfetto "non la conosceva" suona in greco ouk gignostken simile a famoso ghinosco da noi visto nel brano dell’Annunciazione che corrisponde al conoscere inteso come rapporto carnale. Il termine finchè non deriva invece dal greco eòs ou. Si riscontrerebbe dal contesto del brano evangelico che Giuseppe non avrebbe avuto rapporti con Maria fino a quando non generò Gesù; dopo questo parto eccezionale avrebbe però avuto con lei relazioni carnali per ottenere altra prole. Il finchè non confermerebbe quindi la verginità di Maria prima e durante il parto, smentendo tuttavia che la madre di Gesù potesse astenersi dal sesso in tempi successivi. Quindi ebbe altri figli.

La Bibbia di Gerusalemme al commento di questa frase (tradotta con: senza che egli la conoscesse) afferma che essa non fa riferimento ai periodi successivi e quindi non esplicita la perpetua verginità, che si coglierebbe tuttavia altrove nello stesso vangelo. Da parte nostra affermiamo che l’intero brano presente si riferisca solamente al concepimento verginale di Gesù e che l’intenzione dell’evangelista era quella di sottolineare il carattere prodigioso e miracolistico della gestazione di Maria senza di fatto affermare né negare la possibilità di successive relazioni sessuali e/o gravidanze; esso infatti si colloca nell’intero contesto di una profezia ben precisa: quella di Is 7, 14 in cui si afferma che la vergine concepirà e partorirà un figlio, che trova realizzazione nel grembo di questa semplice fanciulla di Nazareth e pertanto vuole asserire la fedeltà del bravissimo Giuseppe ai voleri de Signore a proposito di quel solo concepimento verginale, indipendentemente dal fatto se dopo, nel tempo, ve ne fossero stati altri. Quanto all’avverbio "incriminato" finchè non si può negare che esso ad onor del vero indica la conclusione di un periodo e l’inaugurazione di un altro, quindi una novità, e in questo caso potrebbe aprire la possibilità ad una nuova condizione. Né il brano per intero né l’avverbio finchè sono tuttavia sufficienti a giustificare la certezza di ulteriori rapporti sessuali di Maria, ragion per cui anche quando finchè volesse dire fino al momento che ciò non comporta necessariamente che al parto verginale di Gesù siano seguiti altri atti sessuali. Se non lo si smentisce, neppure lo si afferma. Per dirla con San Girolamo: "del fatto che è detto ‘Giuseppe non la conobbe’ (cioè non ebbe rapporti) non ne segue che la conobbe dopo. La Scrittura mostra solo ciò che non avvenne.

Gli studiosi della Bibbia affermano peraltro che l’espressione finchè o fino a quando nell’Antico Testamento non sempre inaugura una novità futura: in Genesi 8, 7 che narra un episodio specifico del diluvio universale si afferma che: "(Il corvo inviato da Noè) non tornò indietro finchè l’acqua non si era ritirata dalla terra lasciandola asciutta". Come si sa, il corvo non rientrò neanche dopo la fine del diluvio.2 Sam 6, 23 afferma: "Mikel, figlia di Saul, non ebbe figli finchè non morì"… Avrebbe potuto mai avere dei figli dopo morta!? Così anche la promessa del Signore agli apostoli: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"(Mt 28, 20) non vuole affermare che Gesù dopo la fine del mondo non sarà più con noi. Egli anzi sarà maggiormente vicino a noi al momento della retribuzione finale e la pienezza del Regno. In modo analogo a tutti questi casi (e altri che si potrebbero citare) non è detto che in Matteo 1, 25 il termine finchè indichi la fine di un’astinenza sessuale e l’inizio della dimensione coniugale nei rapporti carnali. Non serve cioè a spiegare che Giuseppe ebbe rapporti in seguito con Maria. Piuttosto, come detto prima, il brano è da considerarsi nell’ambito della descrizione dello straordinario parto verginale di Maria, senza che l’autore voglia affermare o smentire nulla intorno a successivi rapporti coniugali.


Continua.....

__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
19/12/2008 22:42

c) Syggenon



Altra obiezione dei non cattolici è quella per la quale tutte le volte che si voglia indicare i parenti e non ai parenti i vangeli fanno ricorso a syggenon, che vuol dire in greco parente, come nel caso di Luca 21, 16. Abbiamo già citato sopra alcuni passi che smentiscono questa teoria, ma possiamo anche considerare il caso di Paolo in Rm 9, 3 che chiama fratelli (adelfoi) quelli che poco dopo chiama anche consanguinei
(Syggenon)


d) Idea sconosciuta


Ancora un’osservazione da parte di quanti non ammettono la verginità perpetua della Madre del Signore è data dal fatto che la scelta della verginità a vita non rientrerebbe fra quelle consuete della mentalità giudaica e che sarebbe stata determinata da una sorta di misticismo o ascetismo religioso. Eppure quest’affermazione si smentisce da sola, visto che la vita celibataria era stata scelta da Giovanni, come anche da Paolo e lo stesso Gesù Cristo consiglio lo stato di estrema continenza per il Regno dei Cieli (Mt 19, 10 – 12). E’ riprovato in tante documentazioni, del resto, che già ai tempi di Gesù non erano rare le scelte di vita associata a scopo di consacrazione e dedizione totale a Dio, che comportassero scelte di tal fatta.

Alla conclusione del nostro studio riteniamo più che fondato affermare con veemenza la perpetua verginità di Maria e insieme l’impossibilità che questa possa aver avuto dei figli naturali dopo Gesù, tesi anche avvalorata dal fatto che essa è sempre stata presa in seria considerazione almeno nei primi 7 o 8 secoli di cristianesimo, il che pertanto costituisce una prova ulteriore della sua veridicità. Considerare la verginità a vita non è mai stato del resto un attentato alla libertà sessuale dell’uomo e della donna né si è considerato la vita sponsale come un dato aberrante e sconveniente. Semplicemente lo si è voluto come dono di Dio nello specifico della speciale vocazione alla continenza perfetta nella realizzazione della persona in vista della testimonianza del Regno di Dio. Che Maria sia stata la prima fra queste persone è un dato non solo assodabile ma anche serio nelle aspettative che Dio assiste in tutti i modo la sua Chiesa.


Tratto da; http://www.qumran2.net/s/indici/60_1.htm

__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:23. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com