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I "FRATELLI" E LE "SORELLE" DI GESU’ NELLO SPECIFICO DELLA VERGINITA’ DI MARIA

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2008 22:42
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19/12/2008 22:32

I "FRATELLI" E LE "SORELLE" DI GESU’ NELLO SPECIFICO DELLA VERGINITA’ DI MARIA

 


Uno degli argomenti che suscitano maggiori perplessità intorno alla difesa della fede cattolica sulla verginità perpetua della madre del Signore è dato dalla possibilità che Questi possa aver avuto dei fratelli carnali, cosa che del resto non è inevitabile a riscontrarsi nelle Scritture neotestamentarie, che non di rado alludono alla presenza di soggetti che vengono definiti di stretta relazione carnale con Gesù Cristo, appunto suoi fratelli e figli di Maria.

La questione assume la sua importanza innanzitutto per l’apologetica della fede cattolica intorno ai due temi vitali: 1) la verginità perpetua di Maria; 2) L’attendibilità del Magistero della Chiesa nel proporre gli articoli di fede ai credenti, essendo questo un tema definito dal Concili . Se infatti sussistesse l’evidenza incontrovertibile della falsità di un’affermazione pontificia perderebbe di credibilità la cattedra di San Pietro e contemporaneamente si scatenerebbe nell’ambito dei fedeli una sorta di crisi religiosa e di sfiducia nei confronti dell’autorità ecclesiastica, che oltre che comportare la fuga di parecchie centinaia di fedeli susciterebbe per esteso una sorta di indifferenza e di lontananza che intaccherebbe anche altri articoli di fede, non esclusi quelli che si potrebbero accettare senza particolari difficoltà; il tema della verginità vitalizia di Maria rientra fra quelli che appunto potrebbero mettere in bilico l’attendibilità del Papa e dei Vescovi nel definire le asserzioni di fede.

L’esigenza di porre soluzione a tale quesito si evince però anche per quello che riguarda la comprensione e l’accurata meditazione della stessa verginità mariana quale prospettiva esemplare di consacrazione totale e dedicata al Signore: come legittimare la validità della verginità di Maria quando potrebbe essere smentito nell’evidenza dei dati scritturali che Ella non avrebbe avuto altri figli carnali oltre a Gesù? Come potremmo immedesimarci nella bellezza e nella profondità del dono unico della verginità della Madonna, quando l’aia resta ingombra di simili detriti che mettono non di rado in crisi anche noi fedeli e devoti nell’avventura della devozione mariana? Come poter tranquillamente continuare a persistere nella devozione generale alla Madonna alla presenza di codeste perplessità sulle quali comunque ogni credente che si rispetti è tenuto a porsi delle domande?

Come suggerisce del resto anche Pietro, è importante oltretutto che si renda ragione della nostra fede a chiunque ce lo domandi e che noi stessi si coltivino in profondità con rinnovato vigore di certezza determinati articoli di essa quali appunto quello della Verginità di Maria trattando del quale non si può fare a meno di affrontare l’argomento dei fratelli e delle sorelle di Gesù, andando alla ricerca della retta interpretazione di certi termini e della giusta considerazione di personaggi non indifferenti dei nostri Vangeli.

Come affermavamo in apertura, non si può affatto smentire il dato di fatto che le Scritture attribuiscano a Gesù dei fratelli e delle sorelle, e che non di rado li indichino anche riferendone i nomi,; le circostanze nelle quali essi vengono citati metterebbero in crisi quantomeno i credenti cattolici più labili nella fede visto che riguardano contesti in cui li si menziona accanto alla madre come in Matteo e Marco, e non di rado li si nomina con tale appellativo in modo del tutto disinvolto e senza difficoltà.

Urge allora trovare una decisa soluzione alla problematica rispondendo alla domanda: "Chi sono i fratelli e le sorelle di Gesù?"; "Si tratta di fratelli in senso uterino o in senso lato? Come intendere il termine fratello del resto indiscutibilmente presente nelle pagine scritturali del Nuovo Testamento?

Il problema diventa ancora più urgente soprattutto per il fatto che in tempi recentissimi è stato rinvenuto a Gerusalemme un ossario presumibilmente risalente al I secolo d. C, recante l’iscrizione aramaica: "Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù.", di cui ha dato notizia lo studioso Andrè Lemaire nel numero di Ottobre – Novembre 2002 della rivista Biblical Archaeology Review; nella stessa rivista non si da tuttavia per scontato che il Giacomo dell’epigrafe sia proprio un fratello uterino di Cristo, soprattutto perché non è affatto da escludersi l’ipotesi che nella Gerusalemme dell’epoca, costituita da una popolazione di almeno 80.000 abitanti e un elevato fenomeno di omonimia nei residenti, anche decine di persone potevano chiamarsi Giacomo ed essere figli di un tal Giuseppe. Scrive su questo Marta Sordi:" Non sono esperta di epigrafia e non posso entrare nella questione dell'autenticità dell'epigrafe: mi sembra però certo che essa non riguardi il Giacomo "fratello di Gesù" di cui Giuseppe Flavio (A. J. XX,1,9-199) ed Egesippo (apud Eusebio, H.E. II,23) riferiscono la morte nel 62.

Questo Giacomo, infatti, che anche Paolo (Gal 1,19) chiama "fratello del Signore", era uno dei dodici Apostoli (Paolo dice che "degli Apostoli egli aveva visto nella sua visita a Gerusalemme, solo Cefa e Giacomo") e, nell'elenco dei dodici Apostoli (in Mt 10, 2sgg., Mc 3,16sgg, Lc 6,14sgg), ci sono due soli Giacomo, il figlio di Zebedeo, fratello di Giovanni, e il figlio di Alfeo: poiché  Giacomo, fratello di Giovanni, fu ucciso da Erode Agrippa all'inizio del regno di Claudio (At 12,2), Giacomo "fratello" di Gesù ucciso nel 62 deve essere certamente il figlio di Alfeo.

Egli era anche figlio di quella Maria, che i Sinottici ricordano presente sotto la croce, con Maria di Magdala e la madre dei figli di Zebedeo, indicandola appunto come " Maria madre di Giacomo e di Giuseppe" (Mt 27,56; Me 15,40, che presenta Giacomo come Giacomo minore, per distinguerlo dal figlio di Zebedeo, e 16,1; Lc 24,10) e che Giovanni indica invece come Maria di Cleofa (19,25).

lo credo pertanto che, se l'iscrizione dell'ossario è autentica, essa non possa riferirsi a Giacomo figlio di Alfeo (o di Cleofa), ma ad un altro personaggio: la traduzione italiana, che rende perfettamente l'ambiguità presente, come mi è stato assicurato da esperti, anche nell'aramaico (in latino e in greco questa ambiguità non esisterebbe grazie alla diversa declinazione del nominativo e del genitivo), permette di individuare come "fratello" di Gesù sia Giacomo (in questo caso il greco direbbe adelphòs e il latino frater), sia Giuseppe (in questo caso il greco direbbe adelphou, il latino fratris) e noi sappiamo che Giuseppe era, insieme a Giacomo, Simone e Giuda, uno dei "fratelli" di Gesù (Mt 13, 55; Me 6,3).

Il Giacomo dell'iscrizione non è dunque "il fratello" di Gesù, ma il figlio di un'altro dei "fratelli" di Gesù, Giuseppe, figlio a sua volta di quella Maria moglie di Cleofa che i Sinottici indicano appunto come madre di Giacomo e di Giuseppe."

Aggiungiamo che l’epigrafe, piuttosto che mettere in crisi l’autenticità e il fondamento della dottrina della Verginità di Maria, potrebbe piuttosto anche darne conferma, sia pure secondo posizioni differenti da quelle consuete in ambito cattolico, avvalorando tradizioni come quella dello scritto apocrifo de "La storia di Giuseppe"; questo, ponendo Gesù stesso quale protagonista diretto dei racconti della vita e del trapasso del padre putativo, così si esprime nello scritto: "E Giuseppe prese Maria, mia madre, in casa sua. Ella vi trovò il piccolo Giacomo nella tristezza di orfano e si diede a vezzeggiarlo. E’ per questo motivo che fu chiamata Maria madre di Giacomo." (La storia di Giuseppe il falegname, 4, 4)

E’ molto più probabile tuttavia che l’ossario possa essere un falso.

Una vecchia impostazione di pensiero in ambito cattolico non si allontanava dall’ipotesi che Giacomo, Joses, Giuda potessero messere effettivamente fratelli naturali di Gesù, considerando che prima di unirsi a Maria Giuseppe aveva contratto un altro matrimonio dal quale era rimasto vedovo; essi sarebbero quindi i figli avuti dal precedente matrimonio di Giuseppe, in parole povere i fratellastri di Gesù.

Un esplicito riferimento è apportato nello scritto apocrifo del "Protovangelo di Giacomo" nel quale Giuseppe mentre si trova sul punto di sposare Maria confessa di avere avuto dei figli: "Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza!" (9,2).


A sostenere questa tesi di paternità naturale di Giuseppe in un matrimonio precedente a quello con Maria sono stati specialmente alcuni padri della Chiesa come il Vescovo Epifanio di Salamina, che attribuì a Giuseppe il carattere di custode di Maria piuttosto che sposo rendendolo pertanto privo di ogni rapporto sessuale con la fanciulla dopo la nascita di Gesù. Anche Ilario di Potiers afferma la perpetua verginità di Maria rifacendosi al Protovangelo di Giacomo, così pure San Giovanni Crisostomo. I primi due Padri osservano inoltre che se Maria avesse avuto davvero altri figli naturali oltre a Gesù non si potrebbe spiegare il motivo per cui questi, al momento di morire sulla croce, avesse affidato la propria madre al discepolo prediletto Giovanni. Questa tesi è stata tuttavia accantonata forse per la scarsa attendibilità dei Vangeli non ispirati (apocrifi) oppure per la possibilità non da escludersi di voler rendere vergine perpetuo anche lo sposo di Maria, come nel caso di Girolamo che, pur ammettendo l’impossibilità che Maria potesse aver avuto altri figli dopo Gesù Cristo, respinge l’idea della prole in un precedente matrimonio di Giuseppe. Il problema resta quindi insoluto e occorre ancora determinare chi siano codesti "fratelli e sorelle di Gesù", cosa che noi tenteremo di fare innanzitutto esponendo tutti quei passi biblici che ne fanno mensione per poi metterli a raffronto con altre documentazioni scritturali.


Continua....

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