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S.B.Bartolomeo I favorevole alla Liturgia antica Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2009 16:12
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08/01/2009 16:12

 Imbarazzato faccio prima osservare con sommo rammarico come esistano anche nel versante Ortodosso le censure....magari all'insaputa dello stesso Patriarca come avviene da noi a riguardo dei testi del Pontefici censurati in non pochi siti che si dicono cattolici...

Il testo che segue è la famosa Omelia del Patriarca Bartolomeo I per la Festa di sant'Andrea celebrata alla presenza di Benedetto XVI in visita appunto al Patriarcato nel Novembre del 2006....
Nel sito Vaticano il testo è integrale, nel sito Ortodosso ogni riferimento a Benedetto XVI è stato CENSURATO.... Occhi al cielo

qui il collegamento:
http://www.ortodoxia.it/La%20celebrazione%20della%20Divina%20Liturgia.htm

Piccole espressioni, ma ricche di significato che ora andremo a leggere dall'originale, comunque quel che mi premeva sottolineare sono i seguenti aspetti senza dimenticare che il testo è del Novembre 2006 Occhiolino prima del MP Summorum Pontificum, ossia il testo con il quale Benedetto XVI liberando la Messa antica detta san Pio V, ha cominciato la Riforma Liturgica condannando ogni abuso compiuto con le false interpretazioni del Concilio sulla Santa Messa[SM=g7535]



Dall'omelia di Sua Beatitudine  il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I durante la Divina Liturgia nella festa di Sant’Andrea Apostolo Cattedrale Patriarcale, alla presenza di S.S. Benedetto XVI - novembre 2006 -

Per grazia di Dio, noi abbiamo ricevuto, Santità, la benedizione di entrare nella gioia del Regno: “Abbiamo visto la vera luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste”. Ogni celebrazione della Divina Liturgia è una potente e spirituale celebrazione congiunta del cielo e della storia. Ogni Divina Liturgia è insieme memoria del passato e attesa del Regno. Siamo convinti che, durante questa Divina Liturgia, ancora una volta veniamo orientati spiritualmente verso tre direzioni: verso il Regno dei cieli, là dove gli angeli celebrano, verso la celebrazione di questa stessa Liturgia lungo i secoli passati e verso il Regno di Dio che attendiamo.

Questa mirabile unità del cielo con la storia manifesta che la Liturgia ortodossa è la mistica esperienza e la profonda convinzione che “Cristo era, è e sempre sarà in mezzo a noi”, poiché in Lui sussiste la piena unità di passato, presente e futuro. Per questo, la Liturgia è qualcosa di più che una semplice memoria delle parole e delle azioni di Cristo: essa è la realizzazione della presenza di Cristo stesso, egli che ha promesso di essere presente là, dove due o tre sono riuniti nel suo nome.

Nello stesso tempo, però, riconosciamo che la regola della preghiera è regola della fede (lex orandi lex credendi) poiché ciò che si insegna sulla persona di Cristo e sulla santissima Trinità ha lasciato una impronta indelebile nella Liturgia: esso è un dogma che non possiamo capire e “si è manifestato a noi nel mistero”, secondo la limpida espressione di San Basilio il Grande. Così la Liturgia ci ricorda la necessità di arrivare all’unità, tanto della fede quanto della preghiera. Noi ci inchiniamo con umiltà e pentimento davanti al Dio vivente e davanti al nostro Signore Gesù Cristo, del quale portiamo il Nome santissimo e la cui tunica, tessuta tutta di un pezzo, noi abbiamo diviso. Con molta tristezza confessiamo che non possiamo ancora celebrare insieme i Santi Misteri e preghiamo che venga il giorno in cui questa unità sacramentale possa compiersi pienamente.

Nonostante tutto questo, Santità e voi amati Fratelli in Cristo, questa celebrazione del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità, ci porta oggi più vicini gli uni agli altri, anche attraverso la benedetta presenza, insieme con tutti i santi, dei predecessori della nostra umile persona, San Gregorio il Teologo e San Giovanni Crisostomo. È per noi una benedizione poter venerare le sacre reliquie di questi due giganti spirituali, dopo la loro ricollocazione in questa venerabile Cattedrale, avvenuta due anni fa, quando ci furono gentilmente restituite dal Papa Giovanni Paolo II, di beata memoria. Come allora, proprio durante questa nostra festa patronale abbiamo ricevuto le sacre reliquie e le abbiamo collocate sulla Cattedra patriarcale, cantando “Ecco, o santi, il vostro trono!”, così anche oggi ci siamo riuniti alla loro viva presenza ed eterna memoria, celebrando la Liturgia che porta il nome di San Giovanni Crisostomo.

In questo modo, la nostra celebrazione coincide con la stessa gioiosa celebrazione nel cielo e lungo la storia. In effetti – come lo stesso San Giovanni Crisostomo afferma – “quanti sono in cielo e quanti sono sulla terra, compongono un unico rendimento di grazie, un sola esultanza, un'unica gioia” (PG 56, 97). Il cielo e la terra offrono una sola preghiera, una festa, una dossologia.

La Liturgia è allo stesso tempo il regno dei cieli e la nostra dimora, “un nuovo cielo e una nuova terra” (Apocalisse 21,1), il punto di convergenza dove tutte le cose trovano il loro vero significato. La Liturgia ci insegna ad ampliare il nostro orizzonte e la nostra visione, a parlare il linguaggio dell’amore e della comunione, ma anche ad imparare come convivere in amore gli uni con con gli altri, nonostante le nostre differenze e nonostante anche le nostre divisioni.

In questo grande abbraccio, è incluso il mondo intero, la comunione dei santi e tutta la creazione di Dio. L’intero universo diviene una “Liturgia cosmica” per citare l’insegnamento di san Massimo il Confessore. Una Liturgia tale non può mai diventare qualcosa di vecchio o antiquato. Di fronte a tanta ricchezza di beni celesti e alla misericordia di Dio, una sola può essere la nostra risposta: il rendimento di grazie (eucharistia). Dai nostri cuori sgorga uno speciale e caloroso ringraziamento, verso Dio misericordioso, perché oggi durante la festa dell’Apostolo fondatore e patrono di questa Chiesa e mentre si celebra la Divina Liturgia, è presente in mezzo a noi il Vescovo dell’Antica Roma, il santissimo Fratello Benedetto XVI, con il suo onorato seguito.

Salutiamo ancora una volta con riconoscenza questa Presenza, come una benedizione di Dio, come manifestazione di amore fraterno e di onore verso la nostra Chiesa, come segno della nostra comune volontà di continuare, senza tentennamenti, il nostro cammino, nello spirito di amore e fedeltà, verso la verità del vangelo e della comune tradizione dei santi Padri, per restaurare la piena comunione delle nostre Chiese: questo è volontà e comando di Cristo.
Amìn



                    



Alcune considerazioni che ritengo utili per un approfondimento perchè DATATE AL DICEMBRE DEL 2006 Ghigno:


1) Bartolomeo I ha preso a cuore, da anni, la "battaglia" dei cattolici che vorrebbero ripristinare l'antica Liturgia.....tanto è vero che nell'ultimo Sinodo Ortodosso (2005) c'è stato l'esplicito divieto a non rischiare di far NAUFRAGARE IL SENSO SACRO DELLA LITURGIA "COME E' AVVENUTO PER ALTRE CHIESE CRISTIANE".......inutile sottolineare che il riferimento virgolettato cade anche su di noi...come ci rammenta Ecclesia ed Eucharestia di Giovanni Paolo II.. Imbarazzato

2) in tal senso Bartolomeo I ha sempre apprezzato e seguito i discorsi di J.Ratzinger sullo sviluppo del Concilio in materia Liturgica.....lo ha riferito ad una recente intervista a Sofia in occasione dei preparativi per la visita del Santo Padre Benedetto XVI!

3) Il Patriarca sa benissimo che il Papa dovrebbe fare questo Motu Proprio (come vi ho detto, questi approfondimenti sono del dicembre 2006): come non prendere in esame serio l'omelia che ha fatto davanti al Papa tutta intessuta SUL VALORE DELLA LITURGIA NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA?
A mio parere in questa Omelia c'è esplicito l'invito a Benedetto XVI a riportare la Liturgia Cattolica AL SUO ANTICO SPLENDORE... Occhiolino.....(oggi che siamo agli inizi del 2009 possiamo dire che queste aspettative erano giuste)

4) Ho trovato assai importante che Bartolomeo I abbia usato il senso sacro della Liturgia PER RICONOSCERE, per la prima volta in forma così ufficiale....LE PROPRIE RESPONSABILITA' DELLA DIVISIONE.......dice il Patriarca: Così la Liturgia ci ricorda la necessità di arrivare all’unità, tanto della fede quanto della preghiera. Noi ci inchiniamo con umiltà e pentimento davanti al Dio vivente e davanti al nostro Signore Gesù Cristo, del quale portiamo il Nome santissimo e la cui tunica, tessuta tutta di un pezzo, noi abbiamo diviso.


5) Nella Sacra Liturgia c'è IL SEGNO TANGIBILE DELL'UNITA', dice il Patriarca: questa celebrazione del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità, ci porta oggi più vicini gli uni agli altri, anche attraverso la benedetta presenza, insieme con tutti i santi....


[SM=g8925]

qui intanto c'è il testo di Benedetto XVI dopo la Divina Liturgia

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